A BASSANO, SEPOLCRI IMBIANCATI PARTIGIANI
Negli ultimi giorni di guerra, la classe dirigente locale dette prova di saper tenere saldamente in mano le redini del potere, transitando indenne dal fascismo alla democrazia.
Per riuscire nello scopo, dovette necessariamente assumere anche il controllo dell’ambito partigiano.
L'operazione più eclatante fu senz'altro l’omicidio dei due massimi comandanti partigiani della zona, Chilesotti e Masaccio, attuato, in perfetta sincronia, con la "riesumazione" di Filato e Moro, scelti e custoditi allo scopo, dalle “SS italiane” Carità e Perrillo (vedi, per esempio, una testimonianza scritta del secondo).
E presumibile che i partigiani, traditori e criptofascisti, che presero allora il potere nel movimento, abbiano continuato a scegliere soggetti compiacenti, come loro successori.
In questo modo, tutto torna, per esempio si spiega bene come mai il "partigiano", prof. Tessarolo, abbia scelto il titolo "La pietra sopra", per un suo libriccino che narra quei giorni, dove omette completamente la vicenda dei due delitti.
Come sanno fare i criminali più intelligenti, non è tanto sprovveduto da raccontare bugie, che l'investigatore potrebbe facilmente smascherare.
Il suo raggiro viene attuato per oculata sottrazione di parti fondamentali di verità.
Frequento da 5 anni i suoi “Venerdì di storia” sulla resistenza, non ricordo di aver mai sentito parlare di Masaccio o Chilesotti.
Sono parente di Masaccio, fin dall’inizio ho chiesto al professore di esporre il mio punto di vista sul suo omicidio, preferibilmente in un confronto civile e non becero, trovando sempre un immotivato, invalicabile, muro di gomma.
UN FENOMENO REPLICATO IN TUTTA LA PEDEMONTANA VENETA E FRIULANA
Questa è l’introduzione ad una lunga serie di files audiovisivi, liberamente consultabili e scaricabili nel web.
Non troverete nessun scoop sulla meccanica degli eventi, prendo per buone le cronache condivise.
L’originalità del mio studio sta tutta nella pluralità di prospettive, cercate e selezionate salendo, via via, più in alto, per inquadrare meglio tutto il contesto.
I questo modo, mi sono balzati subito agli occhi altri omicidi, come quelli di Adami e Maset, per non parlare di Porzus e ritengo di aver individuato un modello interpretativo abbastanza polivalente per tutti.
Ovviamente, il contesto va ritoccato, ogni volta, in funzione delle peculiarità locali, ma l’operazione è più facile di quanto si immagini, se si sa scegliere l’essenziale.
Basta tener conto di alcune differenze, spesso molto appariscenti, per scoprire poi quanti altri elementi essenziali risultino perfettamente condivisi.
Resistenza veneta, la strage dei comandanti laici Introduzione rev. 03
1. INTRODUZIONE
Resistenza veneta, il cattocomunismo e la strage dei comandanti laici
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PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE
“ecce deus ramum Lethaeo rore madentem
uique soporatum Stygia super utraque quassat
tempora, cunctantique natantia lumina soluit.
Vix primos inopina quies laxaverat artus,
et super incumbens cum puppis parte revulsa
cumque gubernaclo liquidas proiecit in undas
praecipitem ac socios nequiquam saepe vocantem”
E’ notte fonda, Enea e compagni,
stremati, dormono.
Solo il giovane Palinuro veglia,
tenendo saldamente il timone della
nave e può gioire alla visione della
terra promessa.
Ma il dio, ingannevole e crudele,
vince brutalmente la sua volontà.
Lo addormenta, agitando un ramo
intriso di sonnifero, divelle il timone,
insieme con la poppa alla quale si è
legato, lo scaraventa nei flutti.
Morte di Palinuro (Eneide, libro V)
Palazzo del Bo, Arturo Martini (1946)
La statua, a lui dedicata, è posta al pianterreno del palazzo del Bo, nel "sancta sanctorum" della cultura veneta.
Quali imprese gli hanno fatto meritare un onore tanto speciale? Certamente non le gesta militari.
Secondo il modello prospettico che propongo, il suo omicidio, come quelli di altre grandi figure carismatiche laiche, venne
commissionato da una fazione partigiana che prese il sopravvento negli ultimi giorni, in combutta con la classe dirigente fascista.
Il loro libero pensiero ed il grande ascendente sulla base, li rendeva pericolosi per questa élite di falsi partigiani, cattocomunisti.
Al link, una serie di documenti audiovisivi, dove l’omicidio di Masaccio viene
comparato a quello di altre tre grandi figure laiche della resistenza veneta.
Documento pdf dedicato esclusivamente a Masaccio
2. INTRODUZIONE
Resistenza veneta, il cattocomunismo e la strage dei comandanti laici
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IL COMANDANTE MASACCIO, PEDAGOGO E MEDIOCRE MILITARE
L'abbattimento del ponte sul Brenta è senz’altro l’azione di maggior impatto, nella memoria collettiva, compiuta dalla sua formazione.
Un sabotaggio "umanitario", nel senso che la distruzione del ponte era ineludibile, decretata dagli alleati, i quali, in linea di massima,
avrebbero provveduto con il bombardamento a tappeto.
Chi capisce di cosa parlo, sa che avrebbe significato radere al suolo gran parte dell’abitato di allora ed una strage di vite umane.
Ben più duratura ed importante è l’eredità del maestro di cultura e di vita, per una grande massa di giovanissimi renitenti alla leva, per lo
più semianalfabeti e relegati fuori dal mondo.
Molti di loro andarono poi a costituire la componente innovativa della classe dirigente democratica.
MASACCIO VIVE
Questo verbo era di moda nel 68, esprimeva quanto sentissimo vivi, nel nostro animo, alcune figure carismatiche, pur decedute.
Mi rappresenta bene la percezione che ho avuto in occasione del 70° anniversario della morte di Masaccio, quando, nel mio paese, a
Poggiana, è stata organizzata una festa bellissima, indimenticabile.
All’imbrunire, una processione laica è partita dal luogo dove è stato ucciso, dai “Pioti” ed ha percorso la strada che porta al paese.
La piccola folla era munita di fiaccole e si fermava in alcune tappe, durante le quali veniva proiettato del materiale audiovisivo, utilizzando
come sfondo gli edifici del paese.
In un centro del paese, affollato come ho visto raramente, la celebrazione è proseguita, fino a mezzanotte, con spettacoli di canti,
recitazioni e proiezione di documenti commemorativi, in un’atmosfera di intensa partecipazione.
“E tu, onore di carmi Ettore, avrai”
3. INTRODUZIONE
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PROFETA
Perché è ancora amato dalla sua gente?
Certamente non per le gesta militari.
A Bassano e dintorni c’erano i ministeri e spadroneggiava la
borghesia fascista, i partigiani importanti, marcati stretti.
La resistenza vale soprattutto come esperienza culturale e
formativa di massa, fondamento del nostro patto di
convivenza sociale.
RIBELLE
Non cattolico, né mangiapreti, non comunista, contro la
guerra
Laico, nemico di ogni forma di integralismo.
Puntava , concreto e deciso, ad una società evoluta e pluralista
4. INTRODUZIONE
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PROFETA CREDUTO DAGLI UMILI
Alcuni individui hanno il privilegio di vedere più lontano degli altri, ma talvolta, come Cassandra, sono condannati a non essere creduti.
Certo questo non accadde a Masaccio, nel rapporto con i suoi compaesani e partigiani.
La sua risorsa era un’empatia profonda con gli umili, in mezzo ai quali era nato e vissuto.
Quasi tutti molto consapevoli della loro ignoranza culturale e del mondo, segregati nella ristrettissima ed asfittica prigione del paesello
natale o di un ristretto circondario.
I pochi, che avevano le risorse per evadere, raramente ritrovavano poi la strada del ritorno.
Il futuro, che prospettava loro Masaccio, era meraviglioso, ma possibile e loro gli credettero.
AVEVA UN PROGETTO CONCRETO ED ASSOLUTAMENTE REALISTICO
Colto, intelligente, ma anche realista, concreto, grande comunicatore e trascinatore, il suo esempio ed i suoi insegnamenti sono rimasti
vivissimi, anche molto tempo dopo la sua morte.
Ovviamente, una persona simile era ben lontana da ogni esaltazione fanatica, certamente non comunista.
Prefigurava un modello di società assolutamente concreto e realistico, fondato davvero sui valori di cui si riempiono la bocca i cantori
della resistenza: rifiuto della guerra, giustizia sociale, libertà di espressione politica, ma soprattutto religiosa ecc.
Tutt’altro che un utopista, proprio per quello era un concorrente politico pericoloso, sia per l’utopia cattolica, che comunista.
Prosaicamente, condivideva un modello diffuso ed attuato, con ammirevole successo, in tutta l’Europa del nord protestante.
Come mai, invece, la parte sud, cattolica, rimane profondamente arretrata, marchiata dal cancro della corruzione e dell’inefficienza?
5. INTRODUZIONE
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IL RIBELLE MASACCIO
Primo era insofferente della cappa di piombo clericale, era antimonarchico, antimilitarista, lottò contro lo strapotere dei padroni.
Spesso, i primi gruppi partigiani si aggregavano spontaneisticamente attorno a qualche personaggio carismatico come lui e si trattava di
leaders, in media, più colti della massa, spesso vicini al partito d’azione, più di quanto fosse la presenza numerica del partito in loco.
I fondatori, tranne forse i comunisti, si proclamavano apolitici, ma l’orientamento politico traspariva lo stesso, già nella scelta del nome:
Pellico per i “patrioti”, vicini alla monarchia ed al CLN, Gramsci per i “partigiani” comunisti, Mazzini per i repubblicani come Masaccio, il
quale invece amava proclamarsi “ribelle”.
Tutte le sue scelte ribelli l’hanno avvicinato alla condanna a morte, però io credo che la laicità fosse quella più irritante, scandalosa.
Infatti, il capo democristiano del CLN, Sabadin, provò, anche formalmente, con il denaro, a convertirlo alla futura democrazia cristiana.
Il “ribelle”, cocciuto e spavaldo, non solo rifiutò, ma ostentò il suo diniego, facendolo mettere a verbale.
In uno scenario complesso, aggiungo solo un cenno all’enorme rilevanza strategica che assumeva l’imminente scelta elettorale tra
monarchia e repubblica, specie per gli inglesi, negli ultimi tempi, la loro MRS, è permanentemente installata "in casa" di Masaccio.
Rocco passò gli ultimi giorni nella stanza del “tino”, dove veniva gettata l’ingente quantità di denaro, sottratta ai tedeschi fatti prigionieri.
IL RIBELLE CHILESOTTI
Quanto era ribelle Chilesotti, religiosissimo cristiano? So molto poco di lui.
Ho solo scoperto che intitolò a Mazzini la sua prima formazione ed a Sandrigo, con lui, venne assassinato anche il comandante Sergio,
non comunista e, proprio in quanto tale, sotto la sua protezione, dopo essere stato condannato a morte dai comunisti.
6. INTRODUZIONE
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HISTORIA MAGISTRA VITAE: LA VERITA’ STORICA PUO ESSERE PIU UTILE DI QUELLA GIUDIZIARIA
Secondo me, la magistratura ingaggiò una sfida folle, per cercare di inchiodare Andreotti, per vari reati di collusione con la mafia.
Ho seguito con rabbia questo goffo e presuntuoso tentativo, uno spreco gigantesco di risorse ed una caduta di credibilità, per una delle
istituzioni, marchiate come più inefficienti, del nostro povero stato.
Essendo arcinota la diabolica astuzia di Beelzebub, davvero credevano di poterlo coglierlo in fallo plateale, "mentre baciava Reina"?
La storia può procedere anche senza l’"habeas corpus", non è una scienza esatta, i suoi verdetti ammettono un margine di incertezza.
In compenso, può insegnare, con un grado di sicurezza accettabile, una semplice regoletta: quando Andreotti governava a Roma, il suo
luogotenente Lima diventava, automaticamente, il principale referente per la mafia.
Questa assunzione, presa da sola, è relativamente incerta, ma, se lo studio della storia ci dimostra che il fenomeno si ripete
pedissequamente, ad ogni cambio nella stanza dei bottoni, il margine di errore si riduce, proporzionalmente ai casi esaminati.
CUI PRODEST? ANDRETTA FU L’OMICIDA DI MASACCIO, PER I MANDANTI UN IMPENETRABILE, OMERTOSO, MURO DI GOMMA
I processi a Masaccio, Chilesotti, Adami e Maset, furono spudoratamente manipolati, già in fase istruttoria, come prassi allora.
Figuriamoci se, in quel pattume giuridico, sarebbe stato possibile trovare le prove che inchiodassero i mandanti.
Con l’occhio dello storico, è importante notare come, per l’impopolare compito di difendere l’omicida, conclamato tale per la gente, i
comunisti di Castelfranco abbiano offerto l’avvocato, Bossum, premiato con la poltrona di primo sindaco dopo la liberazione.
Costui sbrigò, con pieno successo e velocemente, la formalità, mandando assolti i sospetti esecutori degli omicidi di Masaccio ed Adami.
Cui prodest? Adami e Maset operavano in zona comunista, anche Masaccio poteva essere inviso a quelli di Castelfranco e Chilesotti,
abbiamo già visto, venne ucciso insieme con comandante Sergio, condannato a morte dai predetti.
Però è il cattolico Farina, ubiquo e mago delle finte evasioni, a portare Chilesotti nella trappola di Sandrigo ed a presenziare
all’interrogatorio di Masaccio, condotto da Perrillo.
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ALLA PRIMA COMMEMORAZIONE : VOX POPULI VOX DEI
Questa è una foto della prima commemorazione
dell’omicidio, credo sia più eloquente di tanti discorsi.
Mio padre rifiutò, indignato, la tessera partigiana, proposta a
fine guerra e disertò sempre tutte le commemorazioni.
Una tessera, nuova, fiammante, me la esibì, volendo
scandalizzarmi, un parente, uno tra i pochissimi che parlava
con Moro, che ostentò la camicia nera, fino agli ultimi giorni.
Moro era vistosamente odiato, da quasi tutti a Poggiana,
però non si spaventò, non si ritrasse, anzi, si mosse molto
bene, ben collegato ad un certo ambiente elitario.
II feeling tra Ermenegildo Moro ed il paese
Togliere i comandati a presenziare ( 2 camion ed 1 corriera)
I TRADITORI E LA PISTA DEGLI ARRICCHIMENTI INGIUSTIFICATI
Facevo le elementari negli anni 50, però, perfino un bambino, poteva notare i segni evidenti di una frattura, che separava,
nettamente, la cricca, dei “traditori”, dal resto della comunità locale e proseguiva anche tra la componente emigrata in Canada.
Bastava seguire le tracce evidenti degli arricchimenti improvvisi ed ingiustificati.
I miei compaesani, non sapevano quasi nulla sui vertici del movimento partigiano, l’unico tema di investigazione, alla loro
portata, non poteva essere altro che quello delle ruberie, che certamente ci sono state.
Su questo filone si è gettata avidamente un’abbondante e pessima memorialistica.
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LA MIA PECULIARITA’ PROSPETTICA: LA FULL IMMERSION NEL CATTOCOMUNISMO
Il mio insegnante alle medie era Padre Lagazzi, partigiano, cofondatore e segretario politico della brigata Pontida di Bergamo.
Personaggio gigantesco, nel mio immaginario di adolescente; osava sfidare il mitico Pajetta, durante i suoi comizi in piazza Maggiore.
L’attività antifascista dei frati domenicani, nella Bologna rossa, fu importante e complessa da sintetizzare, ebbe un inizio molto precoce e si svolse
al di fuori dei soliti stereotipi, vedi "La resistenza a Bologna" di Bergonzini (Istituto Parri).
Nel settembre del 67 mi sono iscritto alla Cattolica, proprio nel giorni in cui fu espulso Capanna, ovvero sono stato dentro il big bang della
contestazione, ho conosciuto il cattocomunismo per full immersion fisica, piuttosto che per un approfondimento intellettuale.
Andando oltre la banale cronaca, quando bisognava affinare il profilo di certi protagonisti standard, fondamentali, come quello di alcuni religiosi,
che ho definiti "peace keepers", questa conoscenza, quasi animale, credo mi abbia aiutato molto, a discernere alcune sfumature.
UNA PROSPETTIVA DALL’ALTO, SOPRA LE MINUZIE DELLA CRONACA
Ritengo la memorialistica resistenziale veneta autocelebrativa, poco affidabile, un pessimo punto di partenza per lo studio della storia.
Apprezzo invece alcuni esperti di cronaca, che hanno svolto un meritorio lavoro di comparazione ed integrazione delle testimonianze.
Ritengo affidabile la loro sintesi della meccanica degli eventi e trascurabili le ben note divergenze tra di loro.
Però non li ho visti volare in alto, tanto quanto sarebbe indispensabile, oltre la cronaca, verso la storia.
In mancanza d’altri, pur conscio dei miei limiti, ho sentito il dovere di provarci io.
Il soldatino, immerso nella battaglia, non distinguerebbe nemmeno il nemico, se i generali non avessero fatto indossare, a tutti, una divisa.
Figuriamoci quanto confuso, inaffidabile ed incompleto, può essere il suo racconto.
Il generale, osserva la battaglia dall’alto, non si cura di lui, né di altri dettagli, ma, alla fine, capisce meglio perché ha perso o vinto.
Ho comparato diverse prospettive, focalizzate a diverse altezze, fino al livello regionale e nazionale, integrando le loro diverse informazioni.
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UNA BUONA RIPETIBILITA MIGLIORA LA VALIDITA DI UN MODELLO INTERPRETATIVO
La storia non è una scienza esatta, non può ambire alla meravigliosa sintesi e precisione della fisica di Einstein: E=MC2.
Questa aspirazione è negata dall’insuperabile complessità dei modelli, di cui sarebbe necessario disporre.
Come si può schematizzare il prevedibile comportamento dell’uomo?
Figuriamoci quale grado di incertezza può assumere il mio modello, realizzato da un autodidatta!
Però, ho potuto aumentarne il grado di confidenza, comparando le più illuminanti prospettive dello stesso evento.
Ho scelto alcuni casi, a prima vista simili, verificatesi nella pedemontana veneto/friulana e ne ho valutato la ripetibilità.
La statistica convive con il tema dell’incertezza, contenerla si deve aumentare la numerosità del campione.
Quando non è possibile, si può ridurla, se si riesce a disporre di altri campioni, appartenenti allo stesso universo.
Grazie al calcolo della variabilità statistica tra questi ultimi, si può ridurre, con criteri scientifici, il margine di errore.
Al link, una serie di documenti audiovisivi, dove l’omicidio di Masaccio e
comparato a quello di altre tre grandi figure laiche della resistenza veneta.
Documento pdf dedicato esclusivamente a Masaccio
LA STERILITA’ DELLA STORIOGRAFIA ACCADEMICA
Ho sondato l’atteggiamento dei docenti universitari regionali su questi temi; silenzio tombale.
Sono troppo incompetente per poter dialogare con le loro supreme altezze? Oppure i miei temi sono irrilevanti?
Visto che li manteniamo con le nostre tasse, forse dovrebbero preoccuparsi di trovare una maggior sintonia con la gente comune.
A chi, per primi, se non a loro, va imputata la colpa, se, nelle nostre scuole, il racconto della storia si ferma a circa un secolo fa.
Poi qualcuno si scandalizza se il fascismo appare più vivo che mai!
Certamente, la catechesi manichea del vincitore non può sostituire la verità, ma può solo rinvigorire lo spirito di parte.