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LA PLASTICA NELL’AMBIENTE
La plastica si è guadagnata una pessima immagine durante il boom euforico e
consumista del dopoguerra, certi comportamenti pubblici oggi verrebbero
immediatamente sanzionati dall’opinione pubblica.
Il cittadino maleducato, il grande inquinatore di mestiere, devono stare attenti,
operare di nascosto; ma la vigilanza esige molta più competenza.
“Ogni popolo ha il governo che si merita”
Lo ripeteva sempre il mio professore di lettere, la classe dirigente non migliora
se replica semplicemente i vizi della massa che la esprime.
Almeno nell’ambito della coscienza ambientalista collettiva, la nostra società ha
fatto indubbiamente enormi progressi in questo senso.
Le buone intenzioni non mancano, difettano trasparenza e competenza.
Per cercare argomenti collegati, vedi i link a pag. 7
Gli ambientalisti sono nemici del progresso e della scienza?
Ho un’esperienza di 50 anni nel settore materie plastiche e sono nauseato dal
pressapochismo e dalla superficialità della divulgazione su questo tema.
Se la confusione ed il pregiudizio sono così sistematici, secondo me dipende
dall’atteggiamento culturale delle stesse organizzazioni ecologiste, che curano
più la pancia che la testa della gente.
LA PLASTICA E’ FATTA DI CARBONIO ED IDROGENO
Tutto il materiale organico è costituito da Carbonio, Idrogeno ed Ossigeno, viene prodotto mediante la
fotosintesi, utilizzando gli stessi rifiuti del metabolismo, animale e vegetale, cioè anidride carbonica ed acqua.
I BATTERI ANAEROBICI CONSUMANO OSSIGENO E PRODUCONO IDROCARBURI
Se il materiale organico degrada sotto terra o in un ambiente privo di ossigeno, questi batteri
scindono le molecole più complesse in composti via via più semplici, arrivando fino al metano.
Per fare questo lavoro, consumano energia e la ricavano “bruciando” parte della stessa biomassa,
utilizzandone anche l’ossigeno, come comburente.
L’uomo riproduce e controlla questo processo naturale con il biogas.
Il quale contiene circa il 50% di CO2 ed acqua, un testimone dell’energia “sprecata” dai batteri.
PETROLIO = IDROCARBURI = PLASTICA = CARBONIO + IDROGENO
Gli idrocarburi sono un combustibile molto migliore della biomassa di partenza; sia il carbonio
che l’idrogeno hanno tutti i legami disponibili per combinarsi con l’ossigeno e ne sono avidissimi.
Sono poche le materie plastiche che contengono qualche altro elemento, oltre a C ed H:
N=nylon, F=teflon, Cl= pvc.
i batteri anaerobici lo consumano
LA FRAZIONE GASSOSA DELLA DISTILLAZIONE
IL GENIO ITALICO
Dal gas si possono ricavare le poliolefine, pp e pe, in passato spesso veniva bruciato perché non
esistevano possibilità di utilizzarlo per altri impieghi, succede ancora, in Africa p.e.
Folle rilasciarlo in aria tal quale, il metano ha un effetto serra 23 volte maggiore della CO2.
gas: metano, etano,
propano ecc.
benzina avio
benzina per
autotrazione
Kerosene ( jet)
gasolio
olio lubrificante
olio combustibile
bitumepetrolio
UNA FAVOLA ANTIGLOBALIZZAZIONE (1)
Prima che Mattei e Natta realizzassero il “Moplen”,
le poliolefine avevano prestazioni scadentissime,
non si vendevano, a Marghera c’era sempre la
fiamma del camino accesa.
Anche grazie al loro genio e coraggio, l’Italia è stata
proiettata ai vertici mondiali nel settore delle
materie plastiche, come tecnologia e business.
Plastica : 1,7%Plastica : 2,7 %
Petrolio,faseliquida
altriimpieghi:97,3%
Petrolio,fasegassosa
altriimpieghi:98,3%
(1) Leggi : “Le sette sorelle: Esso, Gulf, Shell & C.”
LCA
ANALISI DEL CICLO DI VITA
Acquisiz. materie prime
Trasformazione
Uso, riutilizzo, ripristino
Riciclo, gestione rifiuti
Rifiuti gassosi
Rifiuti liquidi
Rifiuti solidi
Sottoprodotti
Altri effetti
Materie prime
Energia
Altre risorse (H2O)
La problematica ambientale nella scelta tra diversi materiali competitivi come prestazioni
d’uso, non deve valutare solo l’impatto ambientale come problematiche della sua
separazione e smaltimento, ma anche delle risorse consumate.
lca
RICICLO
E’ difficile, ma non impossibile, sconfiggere la demenziale cultura dell’ “usa & getta”.
In questo documento utilizzo per la mia analisi il caso del packaging, in particolare delle
bottiglie per l’acqua, perché mi pare particolarmente didattico.
Esistono molte realtà comunitarie che erogano acqua “sfusa” eccellente, a bassissimo
costo, eliminando il confezionamento/trasporto in bottiglia.
Serve un’opinione pubblica con le idee molto chiare contro lo strapotere delle lobbies.
Nell’attesa di eliminare il confezionamento in bottiglia, si potrebbe ottimizzare il riciclo.
Il riutilizzo del contenitore, tal quale, previa sanificazione, sembra la soluzione ideale.
In realtà, ad un esame attento, è una colossale mistificazione, vedremo perché.
Macinare le bottiglie di PET e ri-processare il materiale, è la soluzione migliore come
LCA, però, come vedremo, bisogna tenere a bada le stupide pretese del marketing.
RICICLO TAL QUALE O NEL PROCESSO?
IL VETRO PESA E COSTA TROPPO
Gode di un’immagine meno “famigerata” del PET, ma è molto penalizzato come LCA,
basta considerare il rapporto peso contenitore/volume contenuto, che incide molto
anche nei consumi per il trasporto.
Bisogna per forza riutilizzare la bottiglia tal quale, previa sanificazione.
Sono stato in un reparto dove si lavano, “igienizzano”, le bottiglie di vetro; bisogna
garantire il contenitore contro ipotetici “usi impropri”, detergenti e disinfettanti a manetta.
Bisogna trattare anche l’esterno, togliere l’etichetta, soprattutto la colla.
Allora c’era un operaio che controllava a vista le bottiglie “sporche”, eventualmente
sfuggite al controllo della macchina, la sua presenza era indispensabile..!
MACINARE LE BOTTIGLIE E RICICLARE IL PET PER PRODURNE DI NUOVE
Le bottiglie di plastica sono contese dai rigeneratori, le macinano e stampano altre cose.
E’ un business drogato dai generosi incentivi che paghiamo acquistando le bottiglie, se
venisse autorizzato il contatto con gli alimenti, sarebbe ancora più difficile trovare
materiale da riciclare sul mercato.
Qualche paese ha concesso di riciclare il PET per produrre di nuovo bottiglie, la
tecnologia è pronta.
RICICLO NEL PROCESSO
Ri-processare la plastica è conveniente, grazie al basso consumo energetico.
Però esistono molte famiglie, che, di norma, non sono compatibili fra di loro.
La filiera di selezione del PET funziona bene grazie all’economia di scala.
Tutta l’altra plastica è complicato, oneroso, selezionarla e finisce negli inceneritori, che
se la contendono, come ottimo stabilizzante e coadiuvante della combustione.
Fanno eccezione le poliolefine (PE e PP), che hanno un duplice vantaggio: sono
facilmente separabili per flottazione e limitatamente compatibili tra di loro.
Costituiscono circa la metà di tutto il mercato delle materie plastiche.
LA PROTERVA PREPOTENZA DEL MARKETING
A tutela dell’ambiente e del portafoglio, sarebbe obbligatorio bandire drasticamente
qualsiasi colorante, additivo od accessorio che non sia assolutamente indispensabile.
Oltre ad aumentare il costo dei prodotti, introducono pesanti incognite tossicologiche,
qualsiasi sia la forma di riciclo.
LA COLLA DELLE ETICHETTE
Il problema della colla per l’etichetta, è un esempio perfetto di idiozia ambientale,
imposta dai capricci del marketing, un disastro asportarla con i prodotti chimici.
Nel PET, finalmente, si è imposta una pellicola retraibile, che si auto-sostiene e viene
mantenuta in posizione anche da una goccia di collante, facilmente asportabile.
LCA : IL CONSUMO ENERGETICO NEL PROCESSO
STAMPAGGIO AD INIEZIONE PP (Mj/Kg)
STAMPAGGIO
Essiccamento Generale TOTALE
Oleodin. Ibrida Elettrica
11.3 5.6 4.9 0.7 1 13(O)- 7.3(I) – 6.6(E)
PLASTICA
1,5 LT
36 grVETRO
1 LT
560 gr
La trasformazione della plastica è imbattibile come
consumo nella trasformazione.
Questo vantaggio, rispetto al vetro, si moltiplica
con il riciclo nel processo, perché si abbatte
drasticamente la componente per il trasporto.
Recentemente, alcuni governi hanno autorizzato
l’impiego del macinato, opportunamente trattato,
per la produzione di nuove bottiglie.
La tecnologia è disponibile, ivi compreso, se
necessario, l’upgrade del peso molecolare.
(1) Peso bottiglia/acqua (%)
Vetro Plastica
56% 2,4%
(1) Valori indicativi, non riferiti ad una marca specifica
SEPARAZIONE DALL’ACQUA
Circa il 50% dei polimeri non galleggia, rimane sul fondo, non si fa vedere, ma è
l’aspetto ben più grave del problema.
Ricordo solo il PVC, i polimeri contenenti plastificanti o altri additivi tossici ecc.
L’altra metà, la famigerata “isola galleggiante”, è costituita anzitutto da poliolefine, la
famiglia più atossica delle materie plastiche, preferita nel contatto con gli alimenti.
Poi c’è il polistirolo espanso, isolante (i contenitori usati dai pescatori), galleggia fino a
quando la frammentazione meccanica distrugge le inclusioni d’aria e poi va a fondo.
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
BIOGAS PIROGASSIFICATORE
SE SI ABBANDONA NEI FIUMI E NEL MARE
dl
LE ISOLE DI PLASTICA GALLEGGIANTI
Dunque è la plastica più “virtuosa” che galleggia, però degrada troppo lentamente.
Nel primo stadio c’è una frammentazione meccanica, relativamente veloce; le isole sono
costituite prevalentemente da particelle quasi invisibili ad occhio nudo.
Sarebbe un’impresa titanica definire una mappa precisa della sua estensione.
I sognatori ipnotizzano l’opinione pubblica su una velleitaria depurazione del mare,
mentre si potrebbe iniziare subito ad intercettare la plastica trasportata dai fiumi.
QUALCHE FAKE SU CIO’ CHE GALLEGGIA
La degradazione della plastica è lentissima, ma i composti intermedi prodotti non
possono essere composti che da C, H, O, come per qualsiasi biomassa.
Al netto degli additivi! P.e. anche il legno verniciato o trattato ha gli stessi problemi.
Si insiste con la fake del BPA nel materiale dell’isola, sciocchezza.
Questa sostanza tossica è presente nel PC (policarbonato), che non galleggia.
Continuo a sentire pomposi pappagalli ipotizzare un effetto di accumulo di metalli pesanti
o altri veleni nelle microparticelle galleggianti.
Le materie plastiche hanno una permeabilità molto ridotta, perfino per i gas!
INVECE I POLIMERI PIU’ PERICOLOSI GIACCIONO TUTTI SUL FONDO!!!
Come vedremo, le famiglie da bandire immediatamente sono poche e ben identificate.
Sono gli additivi, spesso affatto indispensabili, che possono rendere pericolosa qualsiasi
materia plastica.
Un semplice bacino di decantazione, alla foce dei fiumi, risolverebbe il problema.
SEPARARE LA PLASTICA PRIMA DEL MARE
dl
A Treviso, sul Sile, c’è un piccolo bacino, con un sistema di separazione automatico di
tutto il materiale galleggiante: plastica , rami, carcasse animali ecc.
In bacini simili, va evacuato periodicamente anche il materiale decantato sul fondo
Nelle nostre spiagge, ogni mattina c’è un grande dispiego di mezzi per pulire la
spiaggia dal materiale galleggiante, abbandonato dopo l’alta marea.
Quanto costerebbe la soluzione alternativa di realizzare e gestire un bacino di
decantazione, perfettamente ingegnerizzato, presso la foce di ogni fiume?
COMBUSTIONE
LA PLASTICA, SENZA ADDITIVI, BRUCIA COME UN BUON GASOLIO
La sua combustione, in impianti adeguati, può avere un impatto ambientale
approssimativamente paragonabile a quello del gasolio.
La plastica “mista” è molto ricercata per gli inceneritori, è un prodotto a basso costo che
facilita e stabilizza la combustione di altri materiali ben più problematici.
PVC (cloruro di polivinile) : proibitissimo bruciarlo!!!
Il cloro presente rende altamente tossico il suo monomero (VCM) nel processo.
Peggio ancora, scatena la produzione delle famigerate diossine nella combustione.
Chissà perché questo polimero è ancora a “piede libero”…!
ADDITIVI, COLORANTI , TRATTAMENTI ECC.
Introducono una componente di rischio elevata, difficile da controllare efficacemente a
posteriori; il legislatore dovrebbe normare preventivamente, severissimamente.
COMBUSTIONE CONTROLLATA VS BIODEGRADAZIONE
BRUCIANDO, ALMENO NON SI SPRECA ENERGIA
Dal punto di vista tossicologico, la biodegradazione all’aria è un’ossidazione lentissima.
E’ meno “nociva” di una combustione a regola d’arte? Bella domanda!
Credo che, neanche un premio nobel, possa dare una risposta tranchant.
Di sicuro, biodegradando, si spreca il potere calorico e non cambia l’effetto serra.
UNA COMBUSTIONE TECNOLOGICAMENTE BEN CONTROLLATA
La degradazione nel terreno può avvenire con vari meccanismi, p.e. l’idrolisi, ma, lo
stadio finale si conclude comunque con la generazione di CO2 ed acqua.
Nella combustione invece, le reazioni sono molto veloci, ma il processo può essere
controllato, gli inquinanti monitorati e filtrati.
Nel compostaggio dell’umido il trattamento delle emissioni in aria può andare dalla
semplice filtrazione degli odori, fino alla produzione di biogas.
Tema scottante e molto complicato, puoi approfondire al link sotto.
BIOGAS
LA PLASTICA DEMONIZZATA PER LE DIOSSINE?
La famiglia del PVC è quella in cui il cloro è presente in quantità rilevanti, c’è anche in qualche
altro polimero, molto meno importante come diffusione.
Questo elemento è il principale attivatore (catalizzatore) delle reazioni che portano alla
formazione di diossina, nella combustione di qualsiasi sostanza organica.
Significa che, quando brucia un deposito di plastica, basta la presenza di una piccola quantità di
PVC, per generare un enorme rischio generale. Cosa si aspetta a bandirlo definitvamente?
IL PVC (POLIVINILCLORURO)
Il componente di partenza è il VCM (Vinil Cloruro Monomero), un composto molto cancerogeno,
che ha causato tutti i morti di Marghera.
Ora, la produzione continua nel terzo mondo, non so con quali standard di sicurezza.
Ha buone prestazioni nell’uso, omologato nelle apparecchiature per le endovene.
Abbiamo già visto che la sua combustione può generare facilmente diossine, dovrebbe essere
rigorosamente separato da qualsiasi altro materiale in tutti i magazzini!!
Nella plastica mista si può separare per flottazione, ha una densità elevata = 1,4 ca.
LA PLASTICA, LA CARTA, IL LEGNO E ……. IL SALE DA CUCINA
In realtà c’è un altro agente pericolosissimo, in qualsiasi incendio di qualsiasi materiale organico:
il sale da cucina (NaCl), presente nei contenitori sporchi di alimenti!
Le autorità preposte hanno lucida consapevolezza di questi dettagli fondamentali?
BIODEGRADAZIONE NEL TERRENO
BIO-polimero non vuol dire anche BIO-degradabile
Tutti i polimeri sono bio!! Derivano dal petrolio, un bio-materiale “stagionato”.
Alcuni bio-polimeri da “fonte rinnovabile”, sono stati studiati per essere bio-
degradabili velocemente, cioè adatti ad essere utilizzati nel compostaggio.
Finora, la ricerca sui polimeri, ha inseguito l’obiettivo opposto; prolungare il più
possibile l’integrità dei materiali e le relative prestazioni nell’uso.
Adesso bisogna cercare un difficile compromesso tra le due esigenze opposte.
Come vedremo, la legge, definisce biodegradabili, quei materiali che arrivano ad uno
stadio di decomposizione sufficiente, nei tempi e nelle condizioni previste, in un
impianto di compostaggio standard.
DISINTEGRAZIONE O FRAMMENTAZIONE
Nel compost, dopo 3 mesi, sono accettati frammenti con un ingombro non > 2 mm, in una
percentuale non > del 10% iniziale.
BIODEGRADAZIONE
-La decomposizione avviene grazie agli enzimi presenti nell’ambiente
-Non c’è solo una disintegrazione meccanica, ma soprattutto una decomposizione chimica con
trasformazione dei componenti iniziali in CO2, acqua, metano.
-La plastica proviene spesso da petrolio raffinato, quindi non contiene alcuni inquinanti tipici della
combustione da biomasse, come i Nox p.e.
-Può contenere metalli pesanti ed altri composti nocivi se sono stati introdotti come additivi, p.e. i
coloranti.
La normativa in materia è sempre più severa, ma non viene applicata sempre, né ovunque.
IDROLISI + BIODEGRADAZIONE
Come sopra; il primo stadio della decomposizione avviene accelerato con additivi soggetti all’idrolisi.
UV + BIODEGRADAZIONE
Come sopra; l’ossidazione e diminuzione del peso molecolare avviene accelerata dall’esposizione
agli UV
COMPOST
I polimeri devono avere due requisiti :
- I prodotti finali non devono contenere componenti tossici ad un livello tale da inibirne l’impiego
come concime
-la velocità del processo deve essere compatibile con quella tipica degli altri materiali di scarto che
di solito vengono introdotti nel compost
Sono tali i sacchetti forniti per il verde, tipicamente si tratta di polimeri derivati dall’amido (Mater BI)
METODI DI BIODEGRADAZIONE
INQUINAMENTO VISIVO
ecm
La plastica abbandonata ovunque è diventato il simbolo stesso dell’inciviltà ambientale e
l’educazione ha prodotto grandi progressi, che lasciano ben sperare per il futuro.
I più giovani non possono immaginare, in quale degrado, le famiglie di villeggianti,
lasciavano il posto dopo il pic nic, oggi scatenerebbero l’indignazione collettiva.
OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE
La biodegradazione accarezza la pancia della gente, gratifica il suo inconscio.
Se lo “sporco” non si vede, non c’è!
E’ davvero una soluzione intelligente? I penso di no!
Ho già detto che bisogna concentrarsi sulla lotta all’abbandono e sulla separazione.
Cosa fare poi del materiale di scarto?
Meglio affidarne la gestione ad enti, rigorosamente, di assoluto “controllo” pubblico, che
dispongano delle economie di scala e delle competenze migliori.
LA FRAMMENTAZIONE MECCANICA CON IL LEGNO
La decomposizione della plastica inizia con la rottura in frammenti sempre più piccoli e
poi il processo chimico prosegue molto lentamente.
Se il problema fosse solo estetico, la frammentazione potrebbe essere facilmente
accelerata additivando legno od altre biomasse, come fonti rinnovabili.
WPC= WOOD PLASTIC COMPOUND
Naturalmente parliamo di sottoprodotti non valorizzabili diversamente, p.e. la corteccia
ed altri scarti della lavorazione del legno.
Una fibra a bassissimo costo, come la segatura, può essere aggiunta/sostituita alla
plastica, fino al 50%, con un risparmio di prodotto di origine fossile, molto rilevante.
Il polimero così additivato, si frammenta molto più velocemente nell’ambiente,
diventando meno visibile, ma soprattutto accelera la decomposizione chimica.
L’aggiunta di fibra vegetale ha un’ulteriore vantaggio; può migliorare enormemente
alcune proprietà d’uso, come la rigidità.
BIODEGRADAZIONE MEDIANTE ADDITIVI
I bio-polimeri non hanno una crescita confortante sul mercato, non sarebbero affatto
competitivi, senza la spinta degli incentivi.
Il Mater-Bi è costoso ed ha proprietà meccaniche più scadenti del polietilene “fossile”.
E’ inevitabile che i produttori di quest’ultimo tendano a competere, correggendo la sua
ridottissima biodegradabilità, mediante additivi.
Il fronte del conflitto è sulla velocità minima di decomposizione richiesta, più aumenta e
maggiore è l’onere dell’additivazione.
La maggioranza dei bio polimeri sul mercato riesce a degradarsi in 6-9 mesi, mentre
quelli di origine “fossile” sono additivati per completare il processo in 12-36 mesi.
In funzione dell’uso previsto, si sono sviluppate strategie specifiche.
Alcuni additivi velocizzano il processo in un prodotto esposto ad una forte irradiazione
solare (UV), altri sono più efficienti in ambienti umidi, accelerando l’idrolisi ecc.
https://stampaggioiniezione.wordpress.com
CONFRONTO BIODEGRADABILI
FAMIGLIA VANTAGGI LIMITI APPLICAZIONI
POLIOLEFINE ADDITIVATE CON OSSIDANTE
PE – PP OXO -
DEGRADABILI
Prezzo basso, mantiene le
proprietà originali del polimero,
facile da trasformare, degrada
come un normale rifiuto organico.
Lento come compostaggio Imballaggi, posate ecc.
POLIMERI DA RISORSE RINNOVABILI
AMIDO O MISCELE CON
HDPE
Buona compostabilità
Scadenti proprietà meccaniche,
solubile in acqua, poco
trasparente, non riciclabile, rende
non riciclabile I polimeri con cui
viene mescolato.
Imballi a perdere
POLIESTERI ALIFATICI SINTETICI
POLICAPROLATTAME
CON AMIDO MODIFICATO
Buona compostabilità
sacchetti per compostaggio,
bottiglie, film
PHA – PHB – PHBV
POLI-IDROSSI-ALCANOATI
Buona compostabilità
Prezzo elevato,scadente resis-
tenza meccanica e proprietà
barriera, non riciclabile
Bottiglie, medicale
PLA -ACIDO POLILATTICO
Trasparente, stabile, bio compa-
tibile
Costo elevato, processo più
difficoltoso, fragilità, scadente
flessibilità, non riciclabile
Imballaggi alimentari,
bottiglie, medicale
ALTRI POLIMERI DEGRADABILI DI ORIGINE SINTETICA
PVA -POLIVINIL ALCOOL Buona compostabilità, trasparenza
Solubile in acqua, prezzo elevato,
processo difficile, non riciclabile
Solubile in acqua, igiene
personale, monouso
IL PUNTO DI DARIO FO: IL MONDO WEBETE, LA REALTA’ IN 2D
Il planisferio rappresenta utilmente un solido, la terra, in due dimensioni, una descrizione
parziale, ma sintetica ed utile, di un corpo tridimensionale.
L’assordante starnazzare di Twitter mi rappresenta bene la vacua superficialità della rete.
Con l’aereo e l’aiuto del planisferio mi posso spostare ovunque velocemente.
Ma, se non so scavare sotto il suolo, non troverò mai il petrolio, ma nemmeno le patate.
La superficialità degli ignoranti (etim.) è “fuoco amico”, può fare più danni delle lobbies
petrolifere: penso a Legambiente p.e. quando promuove il biogas e boccia le “trivelle”.
Ho trovato formidabile la rete quando ho avuto bisogno di divulgare alcuni
miei contenuti, in una battaglia contro un impianto per il biogas.
Nei diversi dibattiti pubblici, ho ascoltato, con gioia, sconosciuti sostenere,
con grande vigore e convinzione, tesi che ritenevo originali e solo mie…
Dopo la morte di Casaleggio, ho letto questo libro che mi ha aiutato a
capire le sue idee sulla democrazia della rete.
In questo confronto con Fo e Grillo, è espresso bene il potenziale della sua
utopia, ma intravedo anche i limiti intuibili e confermati dalla cronaca.
L’AMBIENTE E LA RETE
Nel web c’è “roba” ottima sull’ambiente, ma, quanto tempo e pazienza, per selezionare il buono
dalla marea di fuffa! Non basta la pazienza, ci vuole molta competenza.
Conviene esplorare temi già ben noti, grazie a qualche competenza personale consolidata.
LA DEMOCRAZIA DELLA RETE : UNO VALE UNO
L’AMBIENTE, CASALEGGIO E LA GENERAZIONE 2D

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La plastica nell'ambiente

  • 1. LA PLASTICA NELL’AMBIENTE La plastica si è guadagnata una pessima immagine durante il boom euforico e consumista del dopoguerra, certi comportamenti pubblici oggi verrebbero immediatamente sanzionati dall’opinione pubblica. Il cittadino maleducato, il grande inquinatore di mestiere, devono stare attenti, operare di nascosto; ma la vigilanza esige molta più competenza. “Ogni popolo ha il governo che si merita” Lo ripeteva sempre il mio professore di lettere, la classe dirigente non migliora se replica semplicemente i vizi della massa che la esprime. Almeno nell’ambito della coscienza ambientalista collettiva, la nostra società ha fatto indubbiamente enormi progressi in questo senso. Le buone intenzioni non mancano, difettano trasparenza e competenza. Per cercare argomenti collegati, vedi i link a pag. 7 Gli ambientalisti sono nemici del progresso e della scienza? Ho un’esperienza di 50 anni nel settore materie plastiche e sono nauseato dal pressapochismo e dalla superficialità della divulgazione su questo tema. Se la confusione ed il pregiudizio sono così sistematici, secondo me dipende dall’atteggiamento culturale delle stesse organizzazioni ecologiste, che curano più la pancia che la testa della gente.
  • 2. LA PLASTICA E’ FATTA DI CARBONIO ED IDROGENO Tutto il materiale organico è costituito da Carbonio, Idrogeno ed Ossigeno, viene prodotto mediante la fotosintesi, utilizzando gli stessi rifiuti del metabolismo, animale e vegetale, cioè anidride carbonica ed acqua. I BATTERI ANAEROBICI CONSUMANO OSSIGENO E PRODUCONO IDROCARBURI Se il materiale organico degrada sotto terra o in un ambiente privo di ossigeno, questi batteri scindono le molecole più complesse in composti via via più semplici, arrivando fino al metano. Per fare questo lavoro, consumano energia e la ricavano “bruciando” parte della stessa biomassa, utilizzandone anche l’ossigeno, come comburente. L’uomo riproduce e controlla questo processo naturale con il biogas. Il quale contiene circa il 50% di CO2 ed acqua, un testimone dell’energia “sprecata” dai batteri. PETROLIO = IDROCARBURI = PLASTICA = CARBONIO + IDROGENO Gli idrocarburi sono un combustibile molto migliore della biomassa di partenza; sia il carbonio che l’idrogeno hanno tutti i legami disponibili per combinarsi con l’ossigeno e ne sono avidissimi. Sono poche le materie plastiche che contengono qualche altro elemento, oltre a C ed H: N=nylon, F=teflon, Cl= pvc. i batteri anaerobici lo consumano
  • 3. LA FRAZIONE GASSOSA DELLA DISTILLAZIONE IL GENIO ITALICO Dal gas si possono ricavare le poliolefine, pp e pe, in passato spesso veniva bruciato perché non esistevano possibilità di utilizzarlo per altri impieghi, succede ancora, in Africa p.e. Folle rilasciarlo in aria tal quale, il metano ha un effetto serra 23 volte maggiore della CO2. gas: metano, etano, propano ecc. benzina avio benzina per autotrazione Kerosene ( jet) gasolio olio lubrificante olio combustibile bitumepetrolio UNA FAVOLA ANTIGLOBALIZZAZIONE (1) Prima che Mattei e Natta realizzassero il “Moplen”, le poliolefine avevano prestazioni scadentissime, non si vendevano, a Marghera c’era sempre la fiamma del camino accesa. Anche grazie al loro genio e coraggio, l’Italia è stata proiettata ai vertici mondiali nel settore delle materie plastiche, come tecnologia e business. Plastica : 1,7%Plastica : 2,7 % Petrolio,faseliquida altriimpieghi:97,3% Petrolio,fasegassosa altriimpieghi:98,3% (1) Leggi : “Le sette sorelle: Esso, Gulf, Shell & C.”
  • 4. LCA ANALISI DEL CICLO DI VITA Acquisiz. materie prime Trasformazione Uso, riutilizzo, ripristino Riciclo, gestione rifiuti Rifiuti gassosi Rifiuti liquidi Rifiuti solidi Sottoprodotti Altri effetti Materie prime Energia Altre risorse (H2O) La problematica ambientale nella scelta tra diversi materiali competitivi come prestazioni d’uso, non deve valutare solo l’impatto ambientale come problematiche della sua separazione e smaltimento, ma anche delle risorse consumate. lca
  • 5. RICICLO E’ difficile, ma non impossibile, sconfiggere la demenziale cultura dell’ “usa & getta”. In questo documento utilizzo per la mia analisi il caso del packaging, in particolare delle bottiglie per l’acqua, perché mi pare particolarmente didattico. Esistono molte realtà comunitarie che erogano acqua “sfusa” eccellente, a bassissimo costo, eliminando il confezionamento/trasporto in bottiglia. Serve un’opinione pubblica con le idee molto chiare contro lo strapotere delle lobbies. Nell’attesa di eliminare il confezionamento in bottiglia, si potrebbe ottimizzare il riciclo. Il riutilizzo del contenitore, tal quale, previa sanificazione, sembra la soluzione ideale. In realtà, ad un esame attento, è una colossale mistificazione, vedremo perché. Macinare le bottiglie di PET e ri-processare il materiale, è la soluzione migliore come LCA, però, come vedremo, bisogna tenere a bada le stupide pretese del marketing.
  • 6. RICICLO TAL QUALE O NEL PROCESSO? IL VETRO PESA E COSTA TROPPO Gode di un’immagine meno “famigerata” del PET, ma è molto penalizzato come LCA, basta considerare il rapporto peso contenitore/volume contenuto, che incide molto anche nei consumi per il trasporto. Bisogna per forza riutilizzare la bottiglia tal quale, previa sanificazione. Sono stato in un reparto dove si lavano, “igienizzano”, le bottiglie di vetro; bisogna garantire il contenitore contro ipotetici “usi impropri”, detergenti e disinfettanti a manetta. Bisogna trattare anche l’esterno, togliere l’etichetta, soprattutto la colla. Allora c’era un operaio che controllava a vista le bottiglie “sporche”, eventualmente sfuggite al controllo della macchina, la sua presenza era indispensabile..! MACINARE LE BOTTIGLIE E RICICLARE IL PET PER PRODURNE DI NUOVE Le bottiglie di plastica sono contese dai rigeneratori, le macinano e stampano altre cose. E’ un business drogato dai generosi incentivi che paghiamo acquistando le bottiglie, se venisse autorizzato il contatto con gli alimenti, sarebbe ancora più difficile trovare materiale da riciclare sul mercato. Qualche paese ha concesso di riciclare il PET per produrre di nuovo bottiglie, la tecnologia è pronta.
  • 7. RICICLO NEL PROCESSO Ri-processare la plastica è conveniente, grazie al basso consumo energetico. Però esistono molte famiglie, che, di norma, non sono compatibili fra di loro. La filiera di selezione del PET funziona bene grazie all’economia di scala. Tutta l’altra plastica è complicato, oneroso, selezionarla e finisce negli inceneritori, che se la contendono, come ottimo stabilizzante e coadiuvante della combustione. Fanno eccezione le poliolefine (PE e PP), che hanno un duplice vantaggio: sono facilmente separabili per flottazione e limitatamente compatibili tra di loro. Costituiscono circa la metà di tutto il mercato delle materie plastiche. LA PROTERVA PREPOTENZA DEL MARKETING A tutela dell’ambiente e del portafoglio, sarebbe obbligatorio bandire drasticamente qualsiasi colorante, additivo od accessorio che non sia assolutamente indispensabile. Oltre ad aumentare il costo dei prodotti, introducono pesanti incognite tossicologiche, qualsiasi sia la forma di riciclo. LA COLLA DELLE ETICHETTE Il problema della colla per l’etichetta, è un esempio perfetto di idiozia ambientale, imposta dai capricci del marketing, un disastro asportarla con i prodotti chimici. Nel PET, finalmente, si è imposta una pellicola retraibile, che si auto-sostiene e viene mantenuta in posizione anche da una goccia di collante, facilmente asportabile.
  • 8. LCA : IL CONSUMO ENERGETICO NEL PROCESSO STAMPAGGIO AD INIEZIONE PP (Mj/Kg) STAMPAGGIO Essiccamento Generale TOTALE Oleodin. Ibrida Elettrica 11.3 5.6 4.9 0.7 1 13(O)- 7.3(I) – 6.6(E) PLASTICA 1,5 LT 36 grVETRO 1 LT 560 gr La trasformazione della plastica è imbattibile come consumo nella trasformazione. Questo vantaggio, rispetto al vetro, si moltiplica con il riciclo nel processo, perché si abbatte drasticamente la componente per il trasporto. Recentemente, alcuni governi hanno autorizzato l’impiego del macinato, opportunamente trattato, per la produzione di nuove bottiglie. La tecnologia è disponibile, ivi compreso, se necessario, l’upgrade del peso molecolare. (1) Peso bottiglia/acqua (%) Vetro Plastica 56% 2,4% (1) Valori indicativi, non riferiti ad una marca specifica
  • 9. SEPARAZIONE DALL’ACQUA Circa il 50% dei polimeri non galleggia, rimane sul fondo, non si fa vedere, ma è l’aspetto ben più grave del problema. Ricordo solo il PVC, i polimeri contenenti plastificanti o altri additivi tossici ecc. L’altra metà, la famigerata “isola galleggiante”, è costituita anzitutto da poliolefine, la famiglia più atossica delle materie plastiche, preferita nel contatto con gli alimenti. Poi c’è il polistirolo espanso, isolante (i contenitori usati dai pescatori), galleggia fino a quando la frammentazione meccanica distrugge le inclusioni d’aria e poi va a fondo. STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE BIOGAS PIROGASSIFICATORE
  • 10. SE SI ABBANDONA NEI FIUMI E NEL MARE dl LE ISOLE DI PLASTICA GALLEGGIANTI Dunque è la plastica più “virtuosa” che galleggia, però degrada troppo lentamente. Nel primo stadio c’è una frammentazione meccanica, relativamente veloce; le isole sono costituite prevalentemente da particelle quasi invisibili ad occhio nudo. Sarebbe un’impresa titanica definire una mappa precisa della sua estensione. I sognatori ipnotizzano l’opinione pubblica su una velleitaria depurazione del mare, mentre si potrebbe iniziare subito ad intercettare la plastica trasportata dai fiumi. QUALCHE FAKE SU CIO’ CHE GALLEGGIA La degradazione della plastica è lentissima, ma i composti intermedi prodotti non possono essere composti che da C, H, O, come per qualsiasi biomassa. Al netto degli additivi! P.e. anche il legno verniciato o trattato ha gli stessi problemi. Si insiste con la fake del BPA nel materiale dell’isola, sciocchezza. Questa sostanza tossica è presente nel PC (policarbonato), che non galleggia. Continuo a sentire pomposi pappagalli ipotizzare un effetto di accumulo di metalli pesanti o altri veleni nelle microparticelle galleggianti. Le materie plastiche hanno una permeabilità molto ridotta, perfino per i gas! INVECE I POLIMERI PIU’ PERICOLOSI GIACCIONO TUTTI SUL FONDO!!! Come vedremo, le famiglie da bandire immediatamente sono poche e ben identificate. Sono gli additivi, spesso affatto indispensabili, che possono rendere pericolosa qualsiasi materia plastica. Un semplice bacino di decantazione, alla foce dei fiumi, risolverebbe il problema.
  • 11. SEPARARE LA PLASTICA PRIMA DEL MARE dl A Treviso, sul Sile, c’è un piccolo bacino, con un sistema di separazione automatico di tutto il materiale galleggiante: plastica , rami, carcasse animali ecc. In bacini simili, va evacuato periodicamente anche il materiale decantato sul fondo Nelle nostre spiagge, ogni mattina c’è un grande dispiego di mezzi per pulire la spiaggia dal materiale galleggiante, abbandonato dopo l’alta marea. Quanto costerebbe la soluzione alternativa di realizzare e gestire un bacino di decantazione, perfettamente ingegnerizzato, presso la foce di ogni fiume?
  • 12. COMBUSTIONE LA PLASTICA, SENZA ADDITIVI, BRUCIA COME UN BUON GASOLIO La sua combustione, in impianti adeguati, può avere un impatto ambientale approssimativamente paragonabile a quello del gasolio. La plastica “mista” è molto ricercata per gli inceneritori, è un prodotto a basso costo che facilita e stabilizza la combustione di altri materiali ben più problematici. PVC (cloruro di polivinile) : proibitissimo bruciarlo!!! Il cloro presente rende altamente tossico il suo monomero (VCM) nel processo. Peggio ancora, scatena la produzione delle famigerate diossine nella combustione. Chissà perché questo polimero è ancora a “piede libero”…! ADDITIVI, COLORANTI , TRATTAMENTI ECC. Introducono una componente di rischio elevata, difficile da controllare efficacemente a posteriori; il legislatore dovrebbe normare preventivamente, severissimamente.
  • 13. COMBUSTIONE CONTROLLATA VS BIODEGRADAZIONE BRUCIANDO, ALMENO NON SI SPRECA ENERGIA Dal punto di vista tossicologico, la biodegradazione all’aria è un’ossidazione lentissima. E’ meno “nociva” di una combustione a regola d’arte? Bella domanda! Credo che, neanche un premio nobel, possa dare una risposta tranchant. Di sicuro, biodegradando, si spreca il potere calorico e non cambia l’effetto serra. UNA COMBUSTIONE TECNOLOGICAMENTE BEN CONTROLLATA La degradazione nel terreno può avvenire con vari meccanismi, p.e. l’idrolisi, ma, lo stadio finale si conclude comunque con la generazione di CO2 ed acqua. Nella combustione invece, le reazioni sono molto veloci, ma il processo può essere controllato, gli inquinanti monitorati e filtrati. Nel compostaggio dell’umido il trattamento delle emissioni in aria può andare dalla semplice filtrazione degli odori, fino alla produzione di biogas. Tema scottante e molto complicato, puoi approfondire al link sotto. BIOGAS
  • 14. LA PLASTICA DEMONIZZATA PER LE DIOSSINE? La famiglia del PVC è quella in cui il cloro è presente in quantità rilevanti, c’è anche in qualche altro polimero, molto meno importante come diffusione. Questo elemento è il principale attivatore (catalizzatore) delle reazioni che portano alla formazione di diossina, nella combustione di qualsiasi sostanza organica. Significa che, quando brucia un deposito di plastica, basta la presenza di una piccola quantità di PVC, per generare un enorme rischio generale. Cosa si aspetta a bandirlo definitvamente? IL PVC (POLIVINILCLORURO) Il componente di partenza è il VCM (Vinil Cloruro Monomero), un composto molto cancerogeno, che ha causato tutti i morti di Marghera. Ora, la produzione continua nel terzo mondo, non so con quali standard di sicurezza. Ha buone prestazioni nell’uso, omologato nelle apparecchiature per le endovene. Abbiamo già visto che la sua combustione può generare facilmente diossine, dovrebbe essere rigorosamente separato da qualsiasi altro materiale in tutti i magazzini!! Nella plastica mista si può separare per flottazione, ha una densità elevata = 1,4 ca. LA PLASTICA, LA CARTA, IL LEGNO E ……. IL SALE DA CUCINA In realtà c’è un altro agente pericolosissimo, in qualsiasi incendio di qualsiasi materiale organico: il sale da cucina (NaCl), presente nei contenitori sporchi di alimenti! Le autorità preposte hanno lucida consapevolezza di questi dettagli fondamentali?
  • 15. BIODEGRADAZIONE NEL TERRENO BIO-polimero non vuol dire anche BIO-degradabile Tutti i polimeri sono bio!! Derivano dal petrolio, un bio-materiale “stagionato”. Alcuni bio-polimeri da “fonte rinnovabile”, sono stati studiati per essere bio- degradabili velocemente, cioè adatti ad essere utilizzati nel compostaggio. Finora, la ricerca sui polimeri, ha inseguito l’obiettivo opposto; prolungare il più possibile l’integrità dei materiali e le relative prestazioni nell’uso. Adesso bisogna cercare un difficile compromesso tra le due esigenze opposte. Come vedremo, la legge, definisce biodegradabili, quei materiali che arrivano ad uno stadio di decomposizione sufficiente, nei tempi e nelle condizioni previste, in un impianto di compostaggio standard.
  • 16. DISINTEGRAZIONE O FRAMMENTAZIONE Nel compost, dopo 3 mesi, sono accettati frammenti con un ingombro non > 2 mm, in una percentuale non > del 10% iniziale. BIODEGRADAZIONE -La decomposizione avviene grazie agli enzimi presenti nell’ambiente -Non c’è solo una disintegrazione meccanica, ma soprattutto una decomposizione chimica con trasformazione dei componenti iniziali in CO2, acqua, metano. -La plastica proviene spesso da petrolio raffinato, quindi non contiene alcuni inquinanti tipici della combustione da biomasse, come i Nox p.e. -Può contenere metalli pesanti ed altri composti nocivi se sono stati introdotti come additivi, p.e. i coloranti. La normativa in materia è sempre più severa, ma non viene applicata sempre, né ovunque. IDROLISI + BIODEGRADAZIONE Come sopra; il primo stadio della decomposizione avviene accelerato con additivi soggetti all’idrolisi. UV + BIODEGRADAZIONE Come sopra; l’ossidazione e diminuzione del peso molecolare avviene accelerata dall’esposizione agli UV COMPOST I polimeri devono avere due requisiti : - I prodotti finali non devono contenere componenti tossici ad un livello tale da inibirne l’impiego come concime -la velocità del processo deve essere compatibile con quella tipica degli altri materiali di scarto che di solito vengono introdotti nel compost Sono tali i sacchetti forniti per il verde, tipicamente si tratta di polimeri derivati dall’amido (Mater BI) METODI DI BIODEGRADAZIONE
  • 17. INQUINAMENTO VISIVO ecm La plastica abbandonata ovunque è diventato il simbolo stesso dell’inciviltà ambientale e l’educazione ha prodotto grandi progressi, che lasciano ben sperare per il futuro. I più giovani non possono immaginare, in quale degrado, le famiglie di villeggianti, lasciavano il posto dopo il pic nic, oggi scatenerebbero l’indignazione collettiva. OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE La biodegradazione accarezza la pancia della gente, gratifica il suo inconscio. Se lo “sporco” non si vede, non c’è! E’ davvero una soluzione intelligente? I penso di no! Ho già detto che bisogna concentrarsi sulla lotta all’abbandono e sulla separazione. Cosa fare poi del materiale di scarto? Meglio affidarne la gestione ad enti, rigorosamente, di assoluto “controllo” pubblico, che dispongano delle economie di scala e delle competenze migliori.
  • 18. LA FRAMMENTAZIONE MECCANICA CON IL LEGNO La decomposizione della plastica inizia con la rottura in frammenti sempre più piccoli e poi il processo chimico prosegue molto lentamente. Se il problema fosse solo estetico, la frammentazione potrebbe essere facilmente accelerata additivando legno od altre biomasse, come fonti rinnovabili. WPC= WOOD PLASTIC COMPOUND Naturalmente parliamo di sottoprodotti non valorizzabili diversamente, p.e. la corteccia ed altri scarti della lavorazione del legno. Una fibra a bassissimo costo, come la segatura, può essere aggiunta/sostituita alla plastica, fino al 50%, con un risparmio di prodotto di origine fossile, molto rilevante. Il polimero così additivato, si frammenta molto più velocemente nell’ambiente, diventando meno visibile, ma soprattutto accelera la decomposizione chimica. L’aggiunta di fibra vegetale ha un’ulteriore vantaggio; può migliorare enormemente alcune proprietà d’uso, come la rigidità.
  • 19. BIODEGRADAZIONE MEDIANTE ADDITIVI I bio-polimeri non hanno una crescita confortante sul mercato, non sarebbero affatto competitivi, senza la spinta degli incentivi. Il Mater-Bi è costoso ed ha proprietà meccaniche più scadenti del polietilene “fossile”. E’ inevitabile che i produttori di quest’ultimo tendano a competere, correggendo la sua ridottissima biodegradabilità, mediante additivi. Il fronte del conflitto è sulla velocità minima di decomposizione richiesta, più aumenta e maggiore è l’onere dell’additivazione. La maggioranza dei bio polimeri sul mercato riesce a degradarsi in 6-9 mesi, mentre quelli di origine “fossile” sono additivati per completare il processo in 12-36 mesi. In funzione dell’uso previsto, si sono sviluppate strategie specifiche. Alcuni additivi velocizzano il processo in un prodotto esposto ad una forte irradiazione solare (UV), altri sono più efficienti in ambienti umidi, accelerando l’idrolisi ecc.
  • 20. https://stampaggioiniezione.wordpress.com CONFRONTO BIODEGRADABILI FAMIGLIA VANTAGGI LIMITI APPLICAZIONI POLIOLEFINE ADDITIVATE CON OSSIDANTE PE – PP OXO - DEGRADABILI Prezzo basso, mantiene le proprietà originali del polimero, facile da trasformare, degrada come un normale rifiuto organico. Lento come compostaggio Imballaggi, posate ecc. POLIMERI DA RISORSE RINNOVABILI AMIDO O MISCELE CON HDPE Buona compostabilità Scadenti proprietà meccaniche, solubile in acqua, poco trasparente, non riciclabile, rende non riciclabile I polimeri con cui viene mescolato. Imballi a perdere POLIESTERI ALIFATICI SINTETICI POLICAPROLATTAME CON AMIDO MODIFICATO Buona compostabilità sacchetti per compostaggio, bottiglie, film PHA – PHB – PHBV POLI-IDROSSI-ALCANOATI Buona compostabilità Prezzo elevato,scadente resis- tenza meccanica e proprietà barriera, non riciclabile Bottiglie, medicale PLA -ACIDO POLILATTICO Trasparente, stabile, bio compa- tibile Costo elevato, processo più difficoltoso, fragilità, scadente flessibilità, non riciclabile Imballaggi alimentari, bottiglie, medicale ALTRI POLIMERI DEGRADABILI DI ORIGINE SINTETICA PVA -POLIVINIL ALCOOL Buona compostabilità, trasparenza Solubile in acqua, prezzo elevato, processo difficile, non riciclabile Solubile in acqua, igiene personale, monouso
  • 21. IL PUNTO DI DARIO FO: IL MONDO WEBETE, LA REALTA’ IN 2D Il planisferio rappresenta utilmente un solido, la terra, in due dimensioni, una descrizione parziale, ma sintetica ed utile, di un corpo tridimensionale. L’assordante starnazzare di Twitter mi rappresenta bene la vacua superficialità della rete. Con l’aereo e l’aiuto del planisferio mi posso spostare ovunque velocemente. Ma, se non so scavare sotto il suolo, non troverò mai il petrolio, ma nemmeno le patate. La superficialità degli ignoranti (etim.) è “fuoco amico”, può fare più danni delle lobbies petrolifere: penso a Legambiente p.e. quando promuove il biogas e boccia le “trivelle”. Ho trovato formidabile la rete quando ho avuto bisogno di divulgare alcuni miei contenuti, in una battaglia contro un impianto per il biogas. Nei diversi dibattiti pubblici, ho ascoltato, con gioia, sconosciuti sostenere, con grande vigore e convinzione, tesi che ritenevo originali e solo mie… Dopo la morte di Casaleggio, ho letto questo libro che mi ha aiutato a capire le sue idee sulla democrazia della rete. In questo confronto con Fo e Grillo, è espresso bene il potenziale della sua utopia, ma intravedo anche i limiti intuibili e confermati dalla cronaca. L’AMBIENTE E LA RETE Nel web c’è “roba” ottima sull’ambiente, ma, quanto tempo e pazienza, per selezionare il buono dalla marea di fuffa! Non basta la pazienza, ci vuole molta competenza. Conviene esplorare temi già ben noti, grazie a qualche competenza personale consolidata. LA DEMOCRAZIA DELLA RETE : UNO VALE UNO L’AMBIENTE, CASALEGGIO E LA GENERAZIONE 2D