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PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
IL CONTESTO POLITICO DEL SUO OMICIDIO
Con la scomparsa degli ultimi protagonisti, un racconto manipolato della resistenza veneta rischia di venire archiviato senza
un minimo di revisione critica.
Eppure, una verità utile, pedagogica, è alla portata di chiunque la cerchi onestamente.
Sono un compaesano di Masaccio, anche parente, alla lontana, mio padre si vantava suo vero amico e confidente.
Era convinto del movente politico dell’omicidio, in questo documento sintetizzo quanto ho scoperto sul contesto e l’identità
dei protagonisti: nessun scoop, tutte informazioni che chiunque può trovare nelle biblioteche pubbliche della zona.
PROFETA E RIBELLE
Perché è ancora amato dalla sua gente? Per le gesta militari?
A Bassano e dintorni c’erano i ministeri e spadroneggiava la
borghesia fascista, i partigiani importanti, marcati stretti.
La resistenza vale soprattutto come esperienza culturale di massa,
fondamento del nostro patto di convivenza sociale.
Pochi eroi e molta merda, da entrambi i lati, come in ogni guerra.
Masaccio ha lottato per un reale rinnovamento culturale e sociale.
Non cattolico, laico, ma non mangiapreti.
Non comunista, sperimentò, con successo, forme di riscatto sociale.
Lottò per una società più avanzata, più vicina al nord Europa.
A pag. 6 i links per argomenti correlati
INDICE
PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE
A: INTRODUZIONE
A1 CERCARE LA VERITA’ NELLA PATTUMIERA
A2 VOX POPULI VOX DEI
A3 IL FASCISMO IN VENETO
A4 LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO AL CATTOCOMUNISMO
A5 L’ELIMINAZIONE FISICA DEI LAICI
CAPITOLO 1: IL VERO VOLTO DI MASACCIO
1.1 ANCHE L’ANPI “INDORA”
1.2 L’INTELLETTUALE ED IL SOGNO TRADITO
1.3 ELENA POVOLEDO, “MARIANNA”
1.4 IL SUO VERO VOLTO
1.5 NEL CUORE DEI SUOI PARTIGIANI
1.6 LA SUA IMPRONTA IN CHI L’HA AMATO
1.7 IL MASACCIO RESTAURATO
1.8 INEVITABILMENTE RIBELLE
CAPITOLO 2: LO STUDIO DEL CONTESTO
2.1 MUSSOLINI E LE GUERRE
2.2 NEL DNA CULTURALE DEL POPOLO VENETO
2.3 IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO
2.4 CHIESA E FASCISMO
2.5 LE RADICI DELLA NOSTRA LAICITA’
2.6 L’UNIVERSITA DI PADOVA: CULLA E CERVELLO DELLA RESISTENZA
2.7 I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS
2.8 I MILITARI DI CARRIERA NELLA RESISTENZA
2.9 IL CONTROSPIONAGGIO: MRS
2.10.11.12 LA RESISTENZA CATTOLICA
2.12 LA RESISTENZA LAICA: AZIONISTI, AUTONOMI, COMUNISTI
2.13 I MISTERI DELLE CARCERI NAZI-FASCISTE
2.14 QUALCHE RIEDUCATO: FILATO, FARINA, MORO, PIEROTTI ECC.
2.15 INFILTRATI MULTITASKING: IL METODO DEMOCRISTIANO
INDICE
PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE
CAPITOLO 3: LA SUA IDENTITA’ CULTURALE
3.1 I MAESTRI
3.2 DON GIUSEPPE MENEGON, “PARTIGIANO”
3.3 DON GIUSEPPE SULLA SCENA DELL’ESECUZIONE
3.4 PUNITO PER IL RIFIUTO DI OMOLOGARSI CATTOLICO
3.5 MONARCHICI CONTRO REPUBBLICANI
CAPITOLO 4 : LA SCENA DEL DELITTO
4.1 IL PERCORSO DA POGGIANA AI PIOTI
4.2 BASSANO, CHIASSO NAZIFASCISTA E SALO’ VENETA
4.3 LA COMUNITA’ FASCISTA SULL’ALTARE DELLA RESISTENZA
4.4 CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE?
4.5 CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE?
CAPITOLO 5 : L’EREDITA’
5.1 IL MILITARE
5.2 L’UOMO DI CULTURA
5.3 QUALCHE INSEGNAMENTO UTILE
5.4 AL FUNERALE, DOV’ERANO I SUOI COMPAESANI?
5.5 UN ANNO DOPO: GELO TRA IL POTERE ED IL SUO PAESE
5.6 I NOMI DELLE DUE BRIGATE INVISIBILI SUI CIPPI
COMPLESSO DI COLPA?
APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
6.1 LA GUERRA E’ IL MALE
6.2 SOLDATI BUONI E CATTIVI
6.3 CODARDI E VALOROSI
6.4 I FANTI, GLI ALPINI
6.5 TANTI MODI DI RIFIUTARE LA GUERRA
6.6 LA TESTIMONIANZA DI UN INTERNATO ENRICO VANZINI A DACHAU
6.7 LA MORALE DELLA SUA STORIA NON STA IN UN TWEET
6.8 LA BELLEZZA DELLA GUERRA: NIKOLAJEWSKA RACCONTATA DA VON RUNDSTEDT
Questo è un omaggio a Primo Visentin, l’eroe della mia infanzia, l’amico di mio padre.
In quella che sarà poi la mia camera, sostarono prigionieri americani, nel mio granaio
stazionava spesso Masaccio, oppure altri partigiani.
Era una postazione eccellente: si possono vedere perfino le campane di Poggiana,
Cendrole e Loria, un sentiero, ben visibile, impedirebbe ad un aggressore di avvicinarsi
non visto, a meno che non cammini dentro il boscoso Muson.
Secondo un racconto dettagliato, unanime, ascoltato cento volte dai miei famigliari,
Primo è passato da casa mia, pochi minuti prima di andare a morire dai “Pioti”.
Ha bevuto un uovo fresco, fermandosi anche a scambiare qualche battuta.
Anche Lorenzo Bon, che abitava all’inizio della via, afferma di averlo visto passare.
La nostra strada era l’unica diretta e molto breve, non aveva senso andare per Ramon.
Peraltro, non ho trovato testimonianze del passaggio di tutti questi vip (Masaccio,
Crestani, Hannig, Andretta), per una Ramon affollata di partigiani, di domenica poi.
Un dettaglio insignificante per l’indagine giudiziaria, solo una conferma della sistematica
inaffidabilità, direi del marasma, delle testimonianze ufficiali.
INTRODUZIONE
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE
CERCARE LA VERITA’ NELLA PATTUMIERA
CRONACA (dal lat. chronĭca, dal gr. χρονικά(βιβλία) «annali, cronache»)
Narrazione di fatti esposti secondo la successione cronologica, senza alcun tentativo di interpretazione o di critica.
ERUDIZIÓNE (dal lat. eruditio -onis «insegnamento»)
Complesso di cognizioni acquisite in uno o più campi del sapere, attraverso la ricerca ampia e minuta di dati e notizie, non
sempre accompagnata da originalità di pensiero e finezza di gusto.
STORIA (dal lat. historia, gr. ἱστορία, «ricerca, indagine, cognizione»)
Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da un’indagine critica volta ad accertare sia la
verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi un’unità di sviluppo
Cronaca, erudizione, storia
Inutile cercare la verità nelle testimonianze e nelle cronache, sempre piene zeppe di errori, talvolta
involontari, per la fallacia della memoria umana, oppure maliziosi, per l’irrefrenabile vizio di “indorare”.
Gli analfabeti sono più timidi, è più facile sfrondare il superfluo o fasullo, i più colti taroccano ed osano
mentire molto di più, una fatica improba discernere il vero.
Gli eruditi ti stordiscono con la marea straripante di notizie insignificanti, ma quanto sono inutili e noiosi!
La storia guarda il mondo dall’alto, definisce le linee essenziali per cercare un filo logico rigoroso.
Non spiega tutto, ma quel poco che aiuta a capire, ha fondamenta più solide, così diventa “maestra di vita”.
La cattiva divulgazione
Il vincitore grida sempre più forte e può mentire più spudoratamente dello sconfitto.
Qualche anno fa, il divulgatore Pansa, ex comunista, intollerante, dalla condanna facile, ha fiutato il vento e
voltato gabbana, continuando, con più fanatismo di prima, però adesso denigrando la resistenza.
Topo di fogna, si pasce delle peggiori schifezze che può compiere l’uomo, convinto di fare opera di verità.
Troppo truculento, il pubblico si stava stancando di lui, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo.
Affabile, mellifluo, produce un suono suadente, buonista, ma da campana fessa, vedi pag 3/2.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A1
Ad un esame generale appare evidente che una vera guerra è stata combattuta all’interno del
movimento partigiano , con un forte crescendo, negli ultimi mesi e giorni.
Capi e figure di grande rilievo, entravano ed uscivano indenni dalle famigerate carceri
nazifasciste, con una logica tempistica cronometrica, in una girandola che disorienta chi non si
rassegna ad una buona dose di malizia.
In realtà il quadro appare relativamente chiaro e ripetitivo, basta decodificare il racconto di
questi protagonisti, ricordando che obbediscono alla necessità di depistare.
I miei compaesani hanno assistito, indignati e per decenni, al teatrino del potere politico e
giudiziario, che ha mentito ed insabbiato per sempre l’indagine sull’omicidio di Masaccio.
Che l’autore sia stato Andretta, è opinione scontata nei nostri paesi, le bugie, raccontate in tutti
questi anni, hanno accresciuto un vago, confuso, disprezzo verso il mondo della resistenza.
Anche i più semplici hanno capito benissimo che una fazione aveva vinto sull’altra, all’interno del
movimento e che, proteggendo Andretta, questa se ne confermava il mandante.
VOX POPULI VOX DEI
DON GIUSEPPE
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
REITA, I RETII, RIESEVAJONT
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PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A2
La pancia del Veneto cattolico è in perfetta simbiosi con il fascismo, che qui si sente a casa sua.
Qui ci sono alcuni ministeri, qui Graziani e Volpi dormono sotto lo stesso tetto, mentre il secondo
gestisce, con il denaro, la sua personale “transizione indolore”, finanziando i “suoi” partigiani.
La X MAS di Borghese, ma forse la banda Carità (quante bugie!), conduce, in questa zona
particolarmente amica, le ultime trattative dove, regista il torbidissimo Farina, muore Chilesotti.
La vicinanza della chiesa al fascismo è molto evidente, qualche eccezione conferma la regola.
Lasciando perdere le gerarchie, i nostri parroci vivevano in una simbiosi così stretta con la loro
comunità, che si spendevano davvero, spesso eroicamente, per salvare vite umane.
Per cercare di capire meglio, io penso alla figura moderna del “peace keeper”.
Sabadin deve gestire una transizione morbida, dal fascismo alla democrazia, scalpita negli
ultimi mesi, prova ad accaparrarsi con i soldi la zona di Masaccio, assume lui, con suoi uomini, il
pieno controllo regionale del CLN, il laico Meneghetti è stato “misteriosamente” eliminato.
Un regalo tempestivo della provvidenza al mondo cattolico veneto
IL FASCISMO IN VENETO
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A3
I CATTO-COMUNISTI NAZIONALI
Durante il fascismo, la chiesa ha allevato, con attentissimo e rigoroso controllo diretto, la futura classe
dirigente del nostro paese, De Gasperi ed Andreotti se li è tenuti addirittura sotto la gonna, cioè in vaticano.
Stalin non è stato da meno con i leader comunisti, non dimentichiamo che è stato educato dai gesuiti.
Andreotti e Togliatti sembrano politicamente gemelli, campioni assoluti di cinismo macchiavellico, il
predominio della ragion di stato non lascia alcun spazio a controproducenti scrupoli e tentennamenti.
Il comunista, con la svolta di Salerno, si allea alla monarchia ed alla Chiesa, spiazzando tutti gli altri laici.
Togliatti e poi Berlinguer, tengono bloccata la politica nazionale per trent’anni, illudendosi di sedurre il
vaticano, con le loro profferte amorose, ma è tutto perfettamente inutile.
Si cronicizza nel paese una tara culturale opportunista, detta allora “compromesso storico”.
I COMUNISTI DI CASTELFRANCO VENETO E LA MORTE DI MASACCIO
Bossum, avvocato, ricco, primo sindaco comunista della città, assume incredibilmente la difesa di Andretta.
Sandro Pasqualetto, partigiano, poi sempre ai vertici del PC, si batte, indomito, fino alla morte, per lo stesso
“nobile” ideale, di difendere Andretta, esponendosi a figuracce incredibili.
Racconta una sua visita a Masaccio, impaziente di entrare in Bassano, per dissuaderlo da quell’impresa e
proporgli invece un incontro con un generale tedesco. Vero o no che sia, nessuno gli ha mai creduto.
Perché il partito si è addossato, sempre, ostinatamente, questa vistosa brutta figura?
Difendere a spada tratta l’innocenza di un torbido personaggio, universalmente condannato dalla gente.
Senza conoscere la svolta di Salerno, il comportamento del PC locale appare stupefacente.
Questi comunisti della real politik, continueranno, per decenni, il felice inciucio con la Dc dei Sartor.
Masaccio, laico, sinistrorso, era l’unica pecora nera, per la nostra vandea fascista, pardon, catto-comunista.
LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO AL CATTOCOMUNISMO
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A4
L’ELIMINAZIONE FISICA DEI LAICI
I laici idealisti, primi trascinatori nella resistenza
In Veneto il movimento inizialmente nasce e si alimenta nelle università e nei licei ecc.
I primi trascinatori sono intellettuali laici, né cattolici, né comunisti, molti vicini al PdA.
Laici sono anche molti quadri dirigenti militari, inviati dal governo del sud, senza dei quali,
nessuna attività bellica strategica è immaginabile.
La monarchia organizza anche un’importantissima rete spionistica, la quale, dotata di ingenti
risorse, sarà, tra molto altro, determinante anche nell’assetto di tutta la struttura resistenziale.
I cattolici patrioti
Verso il finire della guerra emergono esigenze nuove che sconvolgono gli equilibri precedenti.
Obiettivo prioritario dei cattolici non è la cacciata dei tedeschi, ma il controllo politico della
minaccia comunista, nel nord-est incarnata anche dalla cupidigia di Tito.
La conclamata sintonia della chiesa con il fascismo pone i cattolici come interlocutori
rassicuranti, ideali, per gli ex fascisti, in transizione verso democrazia.
Negli ultimi giorni avviene l’eliminazione fisica dei competitori politici
Nella cartina della pagina seguente illustro didatticamente gli schieramenti dei “belligeranti”, i
laici erano accerchiati, isolati, anche nella zona comunista.
Però, alle elezioni, avrebbero potuto spostare una parte importante dell’elettorato cattolico, un
buon motivo per farli fuori e quello è stato il momento adatto, ovunque.
A prima vista, pare più complicato capire l’eliminazione di Maset ed Adami, in casa comunista,
ma basta ricordare la svolta di Salerno, l’inciucio catto-comunista.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A5
Sabadin
VolpiMinisteri Graziani
Gruppo dirigente regionale
Chilesotti Masaccio
Maset
L’EPURAZIONE DEI LAICI, DAL FASCISMO AL CATTO-COMUNISMO
Mandanti : i vincitori (nella mappa i fascisti travestiti da democristiani)
-Sabadin: “cattolico, patriota, no partigiano”, nel gennaio 45, “spodestato”
Meneghetti, comanda lui in Veneto
-Ministerali: dislocati tra Bassano ed Asolo
-Sartor: “partigiano “disarmato”, poi astro della DC
-Anselmi : staffetta diciottenne, poi ai vertici della politica nazionale
-Graziani: generale e ministro, vive con Volpi
-Volpi: ex ministro fascista (Porto Marghera, SADE,Vajont), link a pag. 7
Ospita Graziani mentre finanzia la “sua” resistenza.
Eliminati : l’intero gruppo dirigente laico
-CLN regionale (Meneghetti)
Arrestati, tutti insieme, nel gennaio 45, si dice per una delazione.
Sabadin scalpitava da un po’ per avere maggior peso nel comitato e così,
negli ultimi mesi, se lo prende tutto
-Chilesotti e Masaccio: comandano una vasta zona pedemontana,
rispettivamente a sx e a dx del Brenta.
-Maset e Adami: il primo compagno di classe di Masaccio, entrambi laici,
moderati, in sinergica coabitazione iniziale con i comunisti.
Adami viene ucciso da “partigiani travestiti da tedeschi” (vox populi, vox
dei), Maset mentre abbandona, su ordine del CLN, il comando del
gruppo misto comunisti-osovani, da lui guidato fino a quel momento.
Sartor Anselmi
Budoia
Adami
Orfano di guerra, allevato da mons. Bianchini fino ai vent’anni, poi don Giuseppe
Menegon fu un suo interlocutore fondamentale durante la resistenza.
Ma Primo ebbe abbastanza autonomia e curiosità per cominciare a guardare presto
oltre la palude culturale, frequentando i circoli intellettuali dell’università.
La guerra partigiana è stata l’occasione per mettere in pratica nuovi modelli socio-
politici, che ha saputo sperimentare con coraggio e successo.
Mangiapreti o baciapile?
I suoi rapporti con don Giuseppe Menegon non sono facili da indagare.
Diversi, antitetici, l’eccezionale intelligenza di entrambi produsse buoni frutti.
Ho conosciuto ed apprezzato il prete, secondo me li sintonizzava il forte e comune
amore per la nostra gente.
Chi l’ha ucciso?
In generale, le tensioni ideologiche e culturali accumulate durante la resistenza sono
sfociate in regolamenti di conti, subito dopo la fuga dei tedeschi.
In Emilia vinsero i comunisti ed ammazzarono un po’ di preti, da noi vinse la D.C. e morì
Masaccio.
1 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
IL VERO VOLTO DI MASACCIO
ANCHE L’ANPI “INDORA”
La gente semplice può “bere” una fandonia, ma, prima o poi, fiuta i “caccia balle”.
Queste manipolazioni sono in parte veniali, ma a me risultano disgustose, come il volto noto
e bellissimo di una donna, deturpato da un trucco volgare.
Un tipico esempio dell’irrefrenabile
tendenza ad “abbellire” la verità.
Ho segnalato inutilmente ad ANPI
queste stupide invenzioni, ma non
hanno risposto.
Tutto il racconto della resistenza
gronda di bolsa retorica, emulando in
piaggeria e faziosità anche il regime
fascista.
(1)Non risulta si sia rifugiato sul Grappa
(2 Impossibile una sintesi meno reticente, mafiosa
(1)
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/primo-visentin
(2)
1.1 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
L’INTELLETTUALE ED IL SOGNO TRADITO
“ecce deus ramum Lethaeo rore madentem
uique soporatum Stygia super utraque quassat
tempora, cunctantique natantia lumina soluit.
Vix primos inopina quies laxaverat artus,
et super incumbens cum puppis parte revulsa
cumque gubernaclo liquidas proiecit in undas
praecipitem ac socios nequiquam saepe vocantem”
Soggetto proposto da Elena Povoledo, l’ultima compagna
La statua è posta al pianterreno del Palazzo del Bo.
Qui operò la prima sede clandestina del CLN Veneto
E’ notte fonda, i compagni dormono, stremati.
Palinuro, giovanissimo, solo, veglia, tiene
saldamente il timone della nave di Enea,
quando vede finalmente la terra promessa.
Solo il dio ingannevole e crudele può vincere la
sua indomita volontà.
Lo addormenta agitando un ramo intriso di
sonnifero, poi divelle il timone con la poppa
alla quale si è legato, lo scaraventa nei gorghi.
Morte di Palinuro (Eneide, libro V)
Opera di Arturo Martini (1946)
1.2 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
ELENA POVOLEDO, “MARIANNA”
Veneziana, classe 1920, compagna di studi di Masaccio, prenderà la laurea a fine guerra, in storia dell’arte.
Arriva a Poggiana come staffetta, stabilmente insediata in casa con Primo, nell’ultimo periodo della guerra.
Immaginavo fosse la sua amante ufficiale, invece, mi dicono che era un’altra.
Ho scoperto il suo vero nome ed il ruolo militare solo recentemente, in paese si sapeva poco di lei.
LA FUGA NEL SILENZIO
Dopo l’omicidio, come altri più legati a Primo, si eclissa, e non vuol più saperne di quell’ambiente.
Agisce come se avesse vinto la fazione avversa, silente, come fosse troppo pericoloso perfino sussurrarlo.
E’ lei a scegliere il soggetto di “Palinuro” ed a concordare gli aspetti artistici con Arturo Martini.
La statua è collocata nel luogo più prestigioso dell’Università, al pianterreno del palazzo del Bo.
Dedica tutto il resto della sua vita all’arte, l’interesse che condivideva con Masaccio, è morta nel 2013.
LA STATUA DEL PALINURO AL BO
Ecco il dio scuotesopra entrambele tempiaun ramo inzuppatodi
rugiadaleteae drogatodi forza Stigia, scioglie,a lui esitante, gli
occhi natanti.Appena la quiete improvvisa aveva rilassatole
primemembra,quandosaltandoglisopra, divelta una parte della
poppa, lo gettò nellelimpideonde col timonea capo fittoe spesso
invocante invanoi compagni
Palinuro non si addormenta per propria debolezza,
ma perché il dio vince la sua volontà con la droga.
Non cade in acqua intontito dal sonno, ma perché si
è legato al timone e questo è fissato alla poppa.
Per farlo annegare, il dio malvagio furiosamente
divelle il timone, con parte della poppa e lo precipita
in mare, con il nocchiero ancora legato.
1.3 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Palinuro
per Elena Povoledo
intellettuale seduttore
Le foto disponibili sono tutte in posa, come si usava allora: una personalità aperta,
disinvolta, libera, complessa, sfaccettata.
In sintonia profonda con le proprie origini, ma anche emancipato dagli aspetti più
chiusi: sarebbe morto di asfissia culturale, relegato per sempre nei nostri paesi.
Inquieto, ribelle, scelse il nome di un rivoluzionario in pittura, morto a 27 anni!
scanzonato
sportivo
santo e contadino
secondo Comacchio
Ad ognuno il suo
Spesso gli autori, che si sono cimentati con
la sua figura, preferiscono esibire la propria
sensibilità prospettica, anziché essere
interessati davvero a capire l’uomo.
Le biografie che ho letto finora, aggiungono
poco all’opera oggettiva di Corletto.
Mi emoziona la statua del Palinuro, voluta
da Elena Povoledo; ha colto suggestiva-
mente la sua parabola esistenziale.
IL SUO VERO VOLTO
1.4 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Te asso qua sto sasso
e so che nol fiorisse.
Ghe sarà sempre un osto,
un prete, un fiol de troja
pronto a mandarte in scena
e quando no te servi
spararte drio a schena
Parchè par tutto el mondo
chi che fa pì paura
xe quei coe scarpe grose
e anca a testa dura
Ma caro comandante
A cossa xe servio, na lapide sol muro
o un gran eroe morto,
se no ghe xe futuro
Ma posso dir na roba,
a chi che passa e resta,
a chi serca na facia sincera,
a raixa xe ancora qua,
tra i crepi de sta tera.
Ma qua me vardo intorno
e libero a me mente,
dei tosi del Vial nò ghe‘ ntaressa gnente,
ai morti soto i rovi,
I ga cambia camixa,
comanda sempre lori
Ma caro comandante no i gò
desmentegai quei attimi de gloria,
de miseria tanti, xa pasai,
quei giorni in cui se jera
imbriaghi sensa paura dea gaera,
de tanti sogni de strana libertà,
dell’illusion de far na nova era,
mentre se jera dentro
a storia vera
Testo autenticamente anonimo.
L’ho “decifrato”, trascrivendolo da un foglio di
carta fradicio e scolorito.
Stava piegato e nascosto sotto il sasso, citato nei
versi, vicino alla tomba di Masaccio.
E stato scoperto da un bambino, venuto a
salutare il nostro partigiano, in una giornata di
pioggia .
Beati i puri di cuore
Il mio “odorato” mi dice che queste parole sono
vere e sincere, rappresentano in modo
insuperabile il sentimento dei “puri di cuore”, dei
più giovani ed ingenui, tra i suoi partigiani.
Ogni anno, il celebrante di regime, toglie questa
poesia dalla tomba e la nasconde!
Primo amerebbe di più questi versi veri o le
orazioni ufficiali?
Con il suo senso dello humour, mi diverto ad
immaginarlo balzare fuori dalla tomba per
terrorizzare l’ipocrita oratore di turno.
NEL CUORE DEI SUOI PARTIGIANI
1.5 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Talvolta una musica, una vecchia foto, un odore, hanno un potere evocativo molto superiore alle parole.
Non ero nato nel 45, ma l’ ”odore” di Masaccio è inconfondibile ed emana intensamente dalle persone che
l’hanno veramente conosciuto ed amato.
L’unica sua sorella bilaterale appartiene al mio clan, i “gniche”, perché ha sposato il fratello di mio padre.
La casa dove sono nato era intestata a lui, Virgilio, anche se era stata acquistata da tutti i fratelli.
Quindi, se Primo veniva così spesso a dormire a casa nostra, ne aveva buon diritto, era quasi a casa sua.
Nel mio “granaro” ha disegnato con il carbone il profilo di un uomo, che mi incuriosiva molto.
Mio padre, credo per prendermi un po’ in giro, diceva che Primo aveva rappresentato il duce.
Verso la fine della guerra, un gruppo di tedeschi in ritirata pernottò a casa nostra; al mattino la nonna e la
zia, con la scusa della Messa, avvertirono i partigiani in paese.
Questi si avvicinarono, camminando nel Muson e circondarono la casa: i tedeschi si arresero pacificamente.
LA SUA IMPRONTA IN CHI L’HA AMATO
Rita Visentin
Mia zia era in Canada nel 45, qui appare in una foto con i miei, quando è tornata in Italia.
La nobiltà d’animo, l’atteggiamento solare e dimesso, evocavano perfettamente il vivissimo
ricordo del fratello, trasmesso da mio padre.
E’ morta costantemente ignorata dai retori di regime.
Mario Scapin
Maestro elementare, uno dei pochissimi testimoni viventi che può raccontare, non solo il
grande amico, ma anche l’intellettuale.
Ha visionato l’importante documentazione, ancora non catalogata, tuttora in possesso della
famiglia di Corletto, l’autore dell’unica, vera, biografia di Masaccio.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE1.6 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
IL MASACCIO RESTAURATO
A LORIA IL RACCONTO DI MARIO SCAPIN, REGISTRATO IN UN VIDEO.
Maestro come lui, amico e compagno di scorribande a Bassano, punto di appoggio ed uomo di assoluta
fiducia, nelle mansioni più delicate, però “partigiano disarmato”.
In un ottimo video, recentemente prodotto, racconta il personaggio, con calore e grande schiettezza.
Ho parlato con lui, discutendo anche gli interrogativi più scottanti, motivati in questo documento.
Su molti di questi temi si è diffuso ampiamente, senza peli sulla lingua.
Non voglio qui tirarlo dalla mia parte, dico solo che le sue risposte sono state schiette e condivisibili per me.
Un maestro per quei tempi era un personaggio culturalmente importante in un mondo di analfabeti.
Mario Scapin, con il suo ascendente in zona, ci aiuta ad immaginare il rapporto di Masaccio con la sua
comunità.
ANCHE A RIESE SI APPROFONDISCE LA SUA FIGURA
Sono in programma ulteriori, interessanti, iniziative per rivitalizzare ed arricchire la sua memoria.
Per l’ultimo anniversario è stato prodotto un filmato con le testimonianze dei sopravissuti, alternate ad una
parte creativa, dove sono stati ricostruiti alcuni episodi più salienti.
Infine, la proiezione è stata intervallata da alcune scene teatrali.
Un lavoro divulgativo eccellente, a mio parere.
Sono entusiasta della qualità dell’opera, ma ancor di più della grande folla e del religioso silenzio.
La sorpresa più bella? Ho visto al lavoro molti “giovani “ che non conosco .
1.7 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
INEVITABILMENTE RIBELLE, UN PROBLEMA PER IL POTERE LOCALE
NEL 2015, FINALMENTE, LA PAROLA A MASACCIO
Per un anno niente discorsi retorici, Primo rivive attraverso le sue parole.
Nell’ora dell’omicidio, una folta processione laica ha ripercorso la strada dai “Pioti” a Poggiana.
Le immagini venivano proiettate un po’ ovunque, anche sulla canonica.
POLITICI E MILITARI “ASSERAGLIATI” ED IL GELO DELLA GENTE
IL PRIMO ANNIVERSARIO Siamo a Poggiana: i soldati asserragliati, l’oratore al
centro, pochi civili, quattro gatti, per lo più in disparte.
Nella nostra zona, si è perpetuato al potere lo stesso
gruppo che ne ha imposto l’eliminazione.
Per 70 anni ha dovuto mentire, sapendo di non essere
creduto, cercare di annacquare il ribelle, santificandolo.
Primo è stato amato soprattutto dai semplici, da chi l’ha
conosciuto di persona.
1.8 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
CAPITOLO 2
LO STUDIO DEL CONTESTO
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Perché la storia diventi maestra di vita,
bisogna andare oltre la cronaca, spesso
fallace e menzognera, come quella
prodotta sulla resistenza locale.
Meglio guardare le cose più da lontano,
dall’alto, per non farsi stordire da mille
dettagli insignificanti o fuorvianti.
Normalmente è manipolata dal
narratore, dunque bisogna filtrarla
accuratamente, in base al suo
individuabile interesse.
Più utile studiare casi reali, già indagati
con rigore storico in altre regioni,
ricalibrare quel modello in base alla
nostra specificità e la trama, il filo logico,
appare piuttosto chiaro e ripetitivo.
IL GRATICOLATO VISTO ALL’ALTEZZA GIUSTA
I particolari inutili e fuorvianti scompaiono, il rigore
geometrico del graticolato appare evidente……
L’ANALISI STORICA CON RIFERIMENTI SICURI
La letteratura della resistenza insiste su valori piccolo borghesi: l’anelito alla democrazia, la libertà ecc.
Motivazioni reputate stravaganze, capricci da “siori”, dai poveri partigiani semianalfabeti che ho conosciuto
io, i quali avevano ben altre priorità, come non andare a morire in una guerra sbagliata e riempirsi la pancia.
Una fattiva aggressività verso i nazifascisti si sviluppò solo dopo le prime azioni punitive.
I comunisti erano spinti da una fede autentica nella rivoluzione, per un mondo più giusto.
UN POPOLO COSI AVIDO DI SOGNI, DA NON VOLER ESSERE DISILLUSO DALL’INCANTATORE
Il duce ha potuto orientare, a favore della prima guerra mondiale, l’opinione dei “siori”, dei “studiai”.
Poi , il filo conduttore della sua vicenda politica, diventa la preparazione della seconda: fucile e moschetto,
otto milioni di baionette, era convinto di poterci trasformare in un popolo di guerrieri.
La facilità con la quale ci ha plagiato, dovrebbe farci riflettere, su questa nostra tragica tara nazionale.
Infatti il costo spaventoso di sofferenze e lutti, insieme con il risultato catastrofico, la vittoria “mutilata”, non
hanno generato anticorpi critici nel nostro popolo, che l’ha seguito, molto docilmente, nella seconda.
Mussolini, più lucido del suo gregge, il 25/7/43 ha almeno provato a staccare la spina, ma la maggior parte
degli italiani ha fatto finta di non capire, è rimasta a guardare.
La sua appare un’auto-defenestrazione, la scelta praticabile più coraggiosa, per far cessare il conflitto.
La regia degli eventi rimase costantemente e saldamente nelle sue mani, fino all’arresto.
L’INFAMIA DELLA MONARCHIA
Grandi, regista ufficiale della sceneggiata, si era assicurato un accordo di pace separato con gli inglesi.
Ben più arduo sottrarsi, con il minor danno possibile, al mortale abbraccio germanico.
A mio modesto parere, in questa difficilissima impresa, il re e Badoglio hanno dato il peggio di sé, scrivendo
insieme una delle pagine più infami della nostra storia.
MUSSOLINI E LE GUERRE
2.1 LO STUDIO DEL CONTESTO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
NEL DNA CULTURALE DEL POPOLO VENETO
Il tema nel titolo richiede ben altro spazio e competenza, io qui sintetizzo didatticamente gli elementi
indispensabili, per cercare di capire come l’università di Padova sia diventata culla e cervello della resistenza.
CELTI?
Sembra passato un secolo, da quando l’illustre storico, Umberto Bossi, pontificava sul Monviso, celebrando
la nostra identità di Celti, in ginocchio, tra i chierichetti, ricordo anche il presidente della nostra regione.
Le biblioteche pubbliche rigurgitano di pomposi approfondimenti sul tema, nessun fremito di vergogna!
PAFLAGONI
Il nostro profilo è scritto nell’Iliade, noto e condiviso in tutto il mondo mediterraneo, ribadito da Tito Livio.
Come altre comunità agricole, abbiamo una cultura pacifica, una divinità femminile, il matriarcato.
Commercianti, sviluppiamo una grande attitudine alla convivenza ed un proporzionato opportunismo.
I romani invidiano il nostro pedigree: incaricano Virgilio, mantovano, di replicarne il modello con l’Eneide.
Roma non ha conquistato il Veneto, il nostro fu un matrimonio d’amore e soprattutto d’interesse reciproco.
La manipolazione della nostra identità comincia intorno al mille nelle campagne, con la cristianizzazione.
Ad azzerare la nostra identità, provano poi gli ottusi piemontesi e soprattutto il fascismo.
Risultato? Ancora oggi, nei musei, i nostri reperti sono definiti, misteriosamente, preromani…
LE TRACCE NASCOSTE DELLA NOSTRA IDENTITA’ STORICA
I reperti archeologici preziosi si trovano nelle zone ricche, negli insediamenti commerciali, cioè lungo i fiumi.
L’attracco delle barche, durante le tempeste, era molto più pericoloso nei porti di mare.
Pochi oggetti preziosi nella pedemontana: tumuli, motte, l’antropizzazione dei prai, solo pico e paea!
Molto diffusi invece i santuari dedicati a Reita, riciclati con un culto alla Madonna.
A Cendrole, il principale reperto pagano è stato abilmente camuffato, confuso con la paccottiglia del museo.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.2 LO STUDIO DEL CONTESTO
Reita a Cendrole, i Retii a Riese I Veneti dei praiclicca per approfondimenti su
IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO
I CONTADINI VENETI: MAGARI MORTI DI FAME, MA SEMPRE “PARONI”
Impossibile capire il nostro mondo, se si adottano modelli importati da altre regioni.
Il legame tra popolo e pastore era totalizzante; il prete, unica guida, suppliva a molte carenze dello stato sociale.
Quasi non esistevano i proletari, i salariati: i contadini, sfruttati e miserabili quanto si vuole, piccoli proprietari,
fittavoli o mezzadri, si potevano sempre sentire padroncini a casa propria.
Una peculiarità socio economica frutto di vicende storiche, ma anche un obiettivo consapevolmente perseguito
dalla classe dirigente, proprio per sottrarre la materia prima ai rivoluzionari comunisti.
IL CLERO: UN ESERCITO CHE NON FACEVA PRIGIONIERI
Con l’annessione all’Italia, il potere della chiesa venne drasticamente messo in discussione.
Essendo esclusi dal diritto di voto gli analfabeti, il predominio clericale nelle campagne veniva azzerato.
Nel collegio di Asolo e Castelfranco, i “cittadini” laici coalizzati determinavano la scelta del candidato al parlamento.
Giuseppe Sarto addestrò il suo clero ad una guerra spregiudicata e dura, dove non si facevano prigionieri.
Lo condusse spesso alla vittoria come cardinale, da papa ne tenne saldissime le redini, attraverso i suoi vescovi.
I PARROCI: DON CAMILLO, MA ANCHE PEPPONE
Il controllo delle campagne era basato su un confronto serrato con i proprietari terrieri, il secondo pilastro, senza il
quale il sistema di potere sarebbe frantumato immediatamente.
Tuttavia non sudditanza, quando il sistema rischiava di crollare, era la chiesa a comandare.
Solo così si può comprendere la straordinaria vicenda del sindacalismo cattolico, di Corazzin.
Il vescovo, che aveva allevato e lasciato crescere il movimento, allungò il guinzaglio fino a consentire forme di lotta
molto violente, emblematico il braccio di ferro a Castion di Loria, nel 1908, con i padroni Manfrin.
Al momento opportuno dovette accorciare il guinzaglio, senza mai smettere di “consigliare” o imporre le soluzioni di
compromesso ai proprietari.
Da Roma, il papa aveva sempre l’ultima parola nella regia degli eventi, anche nei dettagli.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.3 LO STUDIO DEL CONTESTO
CHIESA E FASCISMO
LEGHE BIANCHE
Dopo la prima guerra mondiale, anche da noi ci furono gravi turbolenze sociali.
L’originalità del mondo veneto si confermò anche in questa occasione: il colore delle nostre leghe fu il
bianco anziché il rosso!
Non si trattava di un fenomeno accidentale, ma della coerente prosecuzione delle esperienza sindacali
dell’anteguerra, con gli stessi attori, Corazzin in particolare.
L’ ADESIONE AL FASCISMO
Anche qui avvenne la fase dello scontro con le camice nere, forse un po’ meno drammatica che altrove.
Il clero accorciò prestissimo il guinzaglio ai suoi, lasciando tutto il campo libero ai fascisti.
Quando poi Mussolini acconsentì al matrimonio, al concordato, fu amore pieno.
Su un punto il clero non indietreggiò con successo, sulla supremazia della formazione cristiana.
L’ASSE FASCISMO + MONDO CATTOLICO
A questa scelta di campo corrispose lo scontro totale con il marxismo, in tutto il mondo.
Per stare all’Italia, la chiesa appoggia la guerra coloniale di aggressione all’Etiopia, inviando i cappellani
militari, come don Giuseppe Menegon, a sostenere il morale delle truppe, tranquillizzandone le coscienze.
Non fa trasparire tentennamenti, neanche di fronte all’orrore dei gas asfissianti.
Dopo il 43, il dialogo con l’occupante nazifascista è ininterrotto, efficace , costruttivo.
La guerra senza quartiere contro il mondo laico, ma sopratutto contro quello che puzza di marxismo, un
obiettivo assolutamente prioritario e condiviso sia dal vertice che dalla base.
Si consolidò allora un blocco conservatore, borghesia laica + possidenti terrieri + clero, che ha poi governato,
con pugno di ferro, le finte trasformazioni, dal fascismo alla democrazia cristiana ed infine alla lega.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.4 LO STUDIO DEL CONTESTO
LE RADICI DELLA NOSTRA LAICITA’
Il Veneto è perseguitato dallo stereotipo di un certo opportunismo servile, che Goldoni ha reso celebre ed
anche simpatico, con il personaggio di Arlecchino, servitore di due padroni.
Per me rappresenta bene la nostra peculiarità: come i commercianti veneziani, allenati a convivere con un
mondo conflittuale e fanatizzato, rifuggiamo ogni inutile rigidità e cerchiamo sempre il miglior tornaconto.
VENEZIA, INTERFACCIA TRA ORIENTE ED OCCIDENTE
Ponte economico tra due mondi in conflitto permanente: trasporta i crociati e continua imperterrita a
mercanteggiare con i loro nemici, non sviluppa solo un’attitudine commerciale e di puro profitto.
Diffonde e garantisce la floridezza di un modello molto avanzato di civiltà, per circa un millennio.
Emula, in piccolo, la gloria dell’impero romano, però con meno guerre, maggior benessere e sicurezza.
OASI DI LIBERTA’ LAICA NEL MEDIO EVO
Prima di Lutero, è l’unico territorio europeo dove l’inquisizione ha gli artigli spuntati.
Coniuga magistralmente il rispetto della religione con la rigorosa autonomia dello stato laico.
Vi trovano rifugio i perseguitati per varie forme di intolleranza, si realizza il primo ghetto.
Con l’invenzione della stampa rimane il principale faro di luce e di scambio con il movimento protestante,
allora nella sua fase nascente, ma, soprattutto, durante il buio profondo della controriforma.
L’UNIVERSITA’ DI PADOVA, HABITAT IDEALE PER IL RIBELLE GALILEO
Il toscano è un ambizioso “rompiscatole”, finché parlò di scienza agli scienziati, una chiesa, sempre cinica e
disinvolta, l’ha rabbonito e coccolato, penso ai vertici dei domenicani, al futuro papa.
Alla fine lui andò cercar rogne, pontificando nell’ambito teologico.
Tanto ostinato ardimento poteva svilupparsi solo in un habitat culturale fieramente laico e libero.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.5 LO STUDIO DEL CONTESTO
Chi era Giuseppe sarto?clicca per approfondimenti su
L’UNIVERSITA DI PADOVA: CULLA E CERVELLO DELLA RESISTENZA
IL CLN DI MARCHESI, TRENTIN, MENEGHETTI
Il primo è un insigne letterato, rispettato dal regime, replica ad alta voce a Gentile, iscritto al PC da Livorno.
A nome del partito, prima e dopo il luglio 43 e fino all’arrivo di Togliatti, dialoga con la monarchia.
Questa l’insedia rettore all’università di Padova, poi la RSI lo conferma.
Subito dopo l’ 8 settembre, crea il CLN veneto, ma è personaggio troppo famoso ed esposto, lascia Padova
nel novembre, rimarrà ai vertici della politica italiana, grande guru di Togliatti nella fase costituente.
Oltre ai personaggi componenti il CLN, a Padova ha radunato altri intellettuali come Valeri e Valgimigli.
Trentin è un generoso militante socialista, con una vasta e profonda cultura socio-politica, diffusa mediante
un’imponente bibliografia. Il figlio Bruno è il famoso sindacalista.
LA CATTURA DI MENEGHETTI & C, NEL GENNAIO 45
Scienziato, pro rettore, rimpiazza Marchesi, fino all’arresto, ufficialmente provocato da una delazione.
Ho qualche perplessità per questo gruppo di cospiratori, che si riuniscono in centro città, sempre nello
stesso posto: adesso abbiamo infinite prove dell’osmosi continua di informazioni tra fascisti e cattolici.
A pag 2.10 cerco di rappresentare il contesto politico nel movimento resistenziale, trovo ragionevole
ipotizzare che Carità abbia scelto il momento suggerito da Sabadin.
TOGLIERE LA CROSTA RETORICA
C’è troppa enfasi sull’influsso di questo ambiente nella formazione culturale di Masaccio; si capirà meglio
quando saranno accessibili tutti i suoi scritti.
Escluso Trentin, una vita tutta spesa, coerentemente, in sintonia tra pensiero ed impegno sociale, gli altri mi
paiono piuttosto benestanti filantropi: si sentono buoni perché amano il povero, ma non lo bazzicano.
Come il ribelle Francesco, Primo praticava fieramente una povertà estrema ed amava stare con gli umili.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.6 LO STUDIO DEL CONTESTO
I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Allora il prete era la persona più colta, il vero leader del paese, con tutti quei renitenti alla leva e sbandati in
giro, nessuno meglio di loro poteva tenere le fila di una società disgregata e forze armate e contrapposte,
serviva senz’altro un lavoro di “peace keeping”, come si dice oggi.
A vantaggio militare dell’occupante tedesco, che evitava di distogliere forze dall’impegno bellico.
UNA CHIESA, NEI FATTI, SOLIDALE CON IL FASCISMO E FERMAMENTE ANTICOMUNISTA
La contrapposizione capitalismo/comunismo era profonda e lacerante, la vicinanza al fascismo evidente e
motivata, basta pensare alla guerra civile di Spagna.
Gli antifascisti trattavano i preti come nemici di classe, ne ammazzarono molti con crudeltà esemplare.
In questo clima, la folle aggressione alla Russia, “atea e comunista”, trovò un buon consenso popolare.
PADRE NICOLINI CON I FASCISTI A BASSANO, DON MENEGON CON I TEDESCHI A PADOVA
Entrambi hanno un ruolo ufficioso abbastanza esplicito e sistematico, la differenza nei ruoli appare
chiaramente determinata dai diversi obiettivi dei due poteri.
Kaiser ha bisogno di tenere tranquilla un vasta zona, senza sprecare preziose risorse militari.
Perrillo sarà molto più focalizzato sulla transizione, sul futuro assetto politico della zona, i suoi migliori
interlocutori i “patrioti”, militari “badogliani” come Moro, o “democristiani” come Sabadin.
DON GIUSEPPE FINISCE IL LAVORO QUALCHE SETTIMANA PRIMA
La promessa liberazione dei suoi parrocchiani imprigionati ad Asolo è il suo primo fallimento, ma, è nella
vicenda di Spineda, che il primo intermediario diventa decisamente padre Nicolini.
Ormai i tedeschi stanno per scappare, hanno altro a cui pensare, mentre i fascisti sono in piena, frenetica,
attività, interlocutori principali, nella determinazione dell’assetto politico della zona nel dopoguerra.
2 .7 LO STUDIO DEL CONTESTO
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.8 LO STUDIO DEL CONTESTO
LO SPIONAGGIO DEL TANDEM SABADIN + ROCCO
La resistenza è seguita con attenzione sia da agenti dello spionaggio degli alleati che della monarchia.
Non sono semplici spie, ma molto di più: utilizzando le potenti leve del denaro e degli aviolanci possono
determinare il quadro delle diverse e contrastanti forze della resistenza.
Gli americani puntano agli obiettivi militari, gli inglesi sono più attenti ai futuri assetti politici.
I nostri monarchici, sotto la maschera dell’unità patriottica, si occupano ovviamente del pericolo sovversivo,
cioè innanzitutto comunista: questo vale certamente in Veneto, per il tandem Sabadin(DC)+Rocco(MRS).
GLI AVIOLANCI
Con qualche eccezione iniziale, Masaccio non ne ottiene quasi mai da MRS, che pure gli sta alle costole,
proprio nei giorni dell’omicidio: una volta arrivano bombe al posto del materiale, un’altra gli aerei
“sbagliano” e scaricano a Cendrole, anziché ai prai, i contadini (avvisati?) fanno in tempo a trafugare tutto.
C’EST L’ARGENT QUI FAIT LA GUERRE
Il duo MRS+Sabadin, il gatto e la volpe, dispone di molto denaro, Sabadin ne elargisce, con il raggiro, anche a
Masaccio, andando poi a dire in giro che è passato alla DC e questi, indignato, smentisce formalmente.
La brigata Martiri del Grappa è in fase di “democristianizzazione” forzata, vedi pag. 2.11.
ALLE COSTOLE DI MASACCIO, NEI GIORNI DELL’OMICIDIO (ad 1 km di distanza circa)
Negli ultimi giorni, il suo gemello siamese, Sabadin, mette in rotta, tutto solo, le armate tedesche….
Che ci fa Rocco, relegato nell’insignificante paese di Ramon, in compagnia di Moro e Crestani?
In quei giorni, una sua lettera all’omicida, rivela intimità ed un rapporto gerarchico irregolare tra i due.
Cocco descrive i tre ceffi asserragliati nella “stanza del tino”, dove viene raccolto tutto il contante requisito ai
tedeschi in fuga. Moro, suo comandante, esce solo per impartire qualche disposizione e poi rientra subito.
I MILITARI DI CARRIERA NELLA RESISTENZA
Garantiscono l’efficienza strategica indispensabile per la moltitudine di giovani sbandati, alla macchia.
Sabadin vuole solo loro tra i suoi “patrioti”, è arrivato in Veneto apertamente accompagnato da MRS, quindi
per salvaguardare esplicitamente gli interessi della monarchia e della conservazione e non lo nasconde.
ERMENEGILDO MORO
Non è visibilmente legato allo spionaggio come Sabadin, è un tenente alpino, fieramente monarchico, ha
combattuto in Russia, verrà premiato con la promozione a generale nel dopoguerra!
Grazie alla moglie è inserito nella Bassano che conta, ovvero in grande intimità con il fascismo locale.
Prevede il suo arresto, quella sera convince Cocco a non dormire a casa, precauzione che lui usa da tempo.
Il fedelissimo sfugge alla cattura, lui invece, guarda caso, quella sera ritorna nel suo letto e viene arrestato…
Il suo battaglione viene annientato completamente, salvo il piccolo nucleo attorno a Cocco.
“Rieducato”, vedi pag 2.12, riappare a Ramon il 20/4/45, Masaccio viene ucciso una settimana dopo.
Abbiamo appena visto, nella pagina precedente, come partecipa alla lotta di liberazione.
In evidente antagonismo con Masaccio, da Bassano ancora non liberata, impartisce direttive scritte al povero
Cocco, servitore di due padroni, per entrare lui per primo.
CRESTANI
Capitano degli alpini, promosso colonnello per meriti resistenziali.
Nel febbraio 45, incarcerato il CLN veneto, Sabadin corona il suo sogno di un grande accorpamento
moderato e Masaccio si trova questo militare come superiore gerarchico.
Ricapitolando, nella stanza del tino, se la spassano tre eroi; il suo superiore Crestani, il suo vice Moro e la
spia Rocco di MRS, l’omicidio avviene a circa 1 km di distanza.
Crestani è sul luogo del delitto, si contraddice senza ritegno, mente spudoratamente.
Comandante militare della brigata Italia Libera sul Grappa, è sfuggito misteriosamente al rastrellamento.
Andretta gli scrive e lo minaccia di raccontare ignobili verità; il ricatto funziona perfettamente.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.9 LO STUDIO DEL CONTESTO
LA RESISTENZA CATTOLICA
PARTITO CRISTIANO SOCIALE
A pag. 2.2 e 2.3 abbiamo visto quale preziosa ed importante esperienza sia stata quella di Corazzin,
dell’impegno dei cattolici nel sociale: questo partito ne è l’erede, ma sta per essere soppiantato dalla DC.
LA DC DI SABADIN
E’ il personaggio più rappresentativo del partito durante la resistenza; ambizioso, efficiente, invadente ecc.
Mi pare intellettualmente rozzo, seduce gli ignoranti ma imbarazza i volponi politici, i quali, a lavoro finito, se
ne sbarazzeranno abbastanza in fretta.
Patriota ed anticomunista al 100%
Nato in Istria, educato a Cittadella, vi ritorna come dirigente industriale, vive drammaticamente il conflitto
etnico+politico con il comunismo iugoslavo: questa esperienza sarà il principale vettore della sua vita.
Grande trascinatore come sindacalista
Prima del fascismo, si merita un grande successo con le sue battaglie sindacali, un tesoro di consensi che
valorizzerà poi politicamente, a partire dall’ 8 settembre 43.
Anti tedesco?
Il peggior nemico del mio nemico è il mio migliore amico? Domanda troppo semplicistica, ma aiuta a capire.
I tedeschi sono i suoi migliori alleati, certamente molto scomodi e sgraditi, prima se ne libera, meglio è.
Anti fascista?
Ci vorrebbe una bilancia di precisione per misurare eventuali tracce mentali di avversione.
Nei fatti, i suoi fedelissimi, Farina ed il frate Nicolini, fanno apertamente “lingua in bocca” con i fascisti.
Lui, a dire il vero, confermando la sua sagacia, non mi pare si esponga personalmente.
Spia del governo monarchico
In simbiosi con MRS, si presenta a Meneghetti proprio con questo biglietto da visita.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.10 LO STUDIO DEL CONTESTO
LA RESISTENZA CATTOLICA
Intrallazzatore, come deve essere una spia
Il compito di informare il committente, da un punto di vista formale, è il mestiere di Rocco.
Ma, da che mondo è mondo, le spie deve fare molto di più ed, a certi livelli, si deve muovere Sabadin.
Porta a compimento efficacemente il suo obiettivo di isolare i comunisti della Nanetti e della Garemi,
creando due vaste zone bianche ai lati del Brenta, a sx fino all’Astico, a dx fino al Piave.
Masaccio, ostinatamente ribelle all’etichetta DC, con la sua brigata Martiri del Grappa, è un tumore maligno
nella sua pancia; lo ingloba, come un’ameba, in una grande divisione omonima, con una cintura di unità
cattoliche, come la sua Damiano Chiesa e la Cesare Battisti.
Mandante dell’omicidio di Chilesotti e Masaccio?
L’uomo è sagace, non si espone mai in prima persona, non opera personalmente a Bassano.
Inutile cercare un corpo del reato, il giudizio può essere solo politico, come per un’inchiesta parlamentare.
Disinibita è invece l’azione dei suoi fedelissimi, come Ermes Farina ed il frate Nicolini.
Senza enfasi, si può affermare che saranno loro, con i fascisti, a scegliere il “liberatore” di Bassano.
Nelle sue memorie, “La resistenza veneta”, non ricordo una sola citazione di Masaccio, senso di colpa?
Mandante dell’arresto di Meneghetti & C ?
Non nasconde il suo disprezzo per questo professore, forse per attenuare i sospetti su una soffiata pilotata.
Il professore universitario è molto noto, anche per i suoi gesti sovversivi pubblici, riunisce il CLN sempre nella
stessa villa, in centro Padova, neanche fosse un club di pensionati.
La Villa Giusti, sede della banda di Carità, è dalla stessa parte della città, però più in periferia.
A mio giudizio, è ridicolo credere che questo prosegua, per oltre un anno, sotto il naso di Carità.
Masaccio non ha una grande opinione di questi burocrati, non credo affatto che i fascisti li ritengano
pericolosi: forse sono più utili come comoda fonte di informazioni.
Insomma trovo verosimile che abbiano atteso il momento ideale, concordato con Sabadin.
Il 7/1/45 avviene la cattura del gruppo, lui è pronto, scattante, farà in tempo a realizzare gli obiettivi prefissi.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.11 LO STUDIO DEL CONTESTO
LA RESISTENZA CATTOLICA
SABADIN, TERRORE DELLE ARMATE TEDESCHE
Dov’era tutto il resto dell’imbelle resistenza italiana, negli ultimi giorni, mentre lui si ricopriva di gloria?
Se lo chiede, senza la minima ironia, nelle sue memorie, criticando la strategia e l’inerzia altrui.
Immaginifico millantatore, le sue gesta militari lasciano letteralmente sbalordito il lettore impreparato.
Alla guida delle sue agguerritissime formazioni partigiane, intercetta le tre armate tedesche, ad una ad una.
Alle prime due blocca l’accesso alle città di Padova e di Cittadella, dove l’esercito tedesco ha pianificato di
asserragliarsi, per farne due nuove Stalingrado.
Negli stessi giorni, le sue formidabili formazioni attaccano la terza, che si sta attestando sul Brenta, gettano
lo scompiglio tra i nemici, l’armata fugge, in rotta precipitosa, verso il nord.
Ohibò!
LA DC DEI FARTELLI SARTOR, A CASTELFRANCO VENETO
Domenico, la mente, viene “rieducato”, con il primo arresto, subito, nei primi giorni.
Catturato una seconda volta, dopo la cura, il capitano Franz lo riaccompagna personalmente a casa, per
tranquillizzare, a vista, i fascisti locali, come il sovversivo sia diventato perfettamente innocuo.
Gino, il capo militare, ha 23 anni quando, per trattare la resa, accetta la sede stessa del comando tedesco,
genuflesso ascolta le condizioni alle quali avranno la bontà di andarsene, armati e con onore.
Non è un vigliacco, ottempera alle direttive di Sabadin, in netto contrasto con quelle del CLN nazionale.
Una scelta discutibile, forse anche saggia, che però misura l’abisso rispetto a Masaccio.
Il quale, in quei giorni, ha già creato una vera e propria zona franca: se una formazione tedesca vi transita,
viene sistematicamente disarmata, spogliata e lasciata proseguire
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.12 LO STUDIO DEL CONTESTO
LA RESISTENZA LAICA: AZIONISTI, AUTONOMI, COMUNISTI
IL PARTITO D’AZIONE ( POI REPUBBLICANO)
Masaccio rifiutò di dichiarare una qualsiasi appartenenza politica prima della fine della guerra e chiedeva lo
stesso alle altre formazioni, in nome dell’unità indispensabile per contrastare il nemico comune.
Però sono azionisti come Marchesi, rettore dell’università di Padova, che lo hanno fatto maturare
politicamente, fino a farlo diventare partigiano.
Anche Meneghetti è del P.A., a capo del CLN Veneto, quando, nel gennaio del 45, tutto il gruppo dirigente
viene arrestato a Padova, un regalo prezioso per lo scalpitante Sabadin.
Fu un partito elitario, Primo avrebbe potuto scegliere il partito cristiano sociale, più radicato nel contado.
GLI AUTONOMI, I BADOGLIANI
Emanazione del governo Badoglio, i capi sono soprattutto ex militari, spesso fedeli alla monarchia.
Vanno a formare i quadri dirigenti, spesso indispensabili, soprattutto nella fase iniziale della resistenza.
Militari in servizio sono invece quelli di MRS, un’organizzazione importantissima, inviata, con compiti di
intelligence e di coordinamento, che vive, praticamente in simbiosi, con i patrioti di Sabadin.
La loro missione è quella di contribuire ad una rapida espulsione dei tedeschi dall’Italia, ma soprattutto di
garantire lo status quo socio-politico, la transizione indolore.
Maset, compagno di classe di Visentin, grande comandante militare e grande partigiano, muore esattamente
come Masaccio, ma a ruoli invertiti; qui vincono i comunisti e muore il “monarchico”, il “conservatore”.
I COMUNISTI DI CASTELFRANCO, BRESOLIN, LA COOPERATIVA
Una rarità questo nucleo isolato di comunisti, generato dall’industrializzazione locale, nessun feeling con il
contadino Masaccio; sul suo omicidio si prostituiscono accanitamente nel depistaggio, in cambio di cosa?
Il capo, Bresolin, era un comunista pragmatico , come li voleva il Togliatti della svolta di Salerno.
Trova subito il feeling con Sartor, pensiamo all’epopea della cooperativa, alla costruzione dell’ospedale.
Un terzo incomodo, ingombrante ed intransigente come Primo Visentin, sarebbe stato proprio fastidioso.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.13 LO STUDIO DEL CONTESTO
I MISTERI DELLE CARCERI NAZI-FASCISTE
Abbiamo visto come, soprattutto a Bassano e dintorni, la struttura fascista di controllo fosse molto capillare,
le limitate frange dissidenti dovevano muoversi nell’ombra, in un ambiente più ostile che amichevole.
Individuare un capo partigiano ed imprigionarlo era molto facile, spesso vivevano nei paraggi di casa propria
e le spie abbondavano: Perrillo poteva sapere vita, fatti, morte e miracoli di tutti.
E’ verso la fine, che il mondo della resistenza diventa più pericoloso per i fascisti locali, i più “esaltati”
potevano trasformare la transizione alla democrazia in un bagno di sangue.
LA STRATEGIA DEGLI INQUISITORI
Le carceri erano una specie di casa di cura per sovversivi, con una terapia calibrata sul tipo di soggetto,
quindi diversificata in funzione della pericolosità e del maggior vantaggio nello scenario finale.
1)Liberati, con qualche assaggio o nessun maltrattamento
Quasi tutti confessavano alle prime torture e rimanevano tracciabili, marchiati, in base al tipo di pericolosità.
Non conveniva insistere oltre, con le persone che si mostravano subito più utili ed idonee a collaborare.
Di seguito faccio degli esempi tipici, di don Giuseppe Menegon e Sartor mi occupo altrove.
2) Morti sotto le torture
I rarissimi, che non cedettero, di solito erano comunisti o altri incorreggibili, uomini di fegato, che credevano
sul serio nei proprio ideali, talvolta si decideva anche di castigare più duramente, per spaventare gli altri.
IL TEATRINO TRA IL GIUDICE KAISER E L’INQUISITORE PERRILLO
Alla fine, le carceri sembrano avere il portone girevole del “Grand Hotel”, vedi il caso di Farina.
Invece è significativo il dualismo tra il giudice tedesco e quello fascista, nell’attività di don Menegon.
Perrillo, astuto ed efficace, nel ruolo del cane da caccia, stana ed agguanta la preda agognata, che poi Kaiser
gli toglie dalle fauci e libera, grazie alla “miracolosa” intercessione del prete.
Per i tedeschi era prioritario mantenere l’ordine con le buone, non distogliere forze preziose dal conflitto.
I fermenti antifascisti preoccupavano maggiormente i fascisti di Bassano, per esempio furono proprio loro ad
insistere per il rastrellamento del Grappa, preoccupati per il futuro assetto politico locale.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.14 LO STUDIO DEL CONTESTO
QUALCHE ESEMPIO DI RIEDUCATI
Per essere liberati hanno sicuramente confessato, inertizzati come partigiani, rieducati e marchiati.
Elementi coccolati, preziosi per i fascisti locali, pupazzi da mandare in scena alla fine, per la transizione dolce.
FILATO
Comanda la brigata “Giovane Italia”, che opera nella zona di Bassano, lato Angarano.
Rimane in prigione, dal 4/2/45 fino al 27/4 pomeriggio, quando viene liberato e, nelle stesse ore, muore
Chilesotti, che comanda la grande divisione Ortigara, che opera in un’ampia zona che va dal Brenta all’Astico.
Costui era destinato ad entrare da liberatore in Bassano, accanto a Masaccio.
Sarà invece Filato a sostituire entrambi, il partigiano gradito ai fascisti locali.
FARINA
Entra ed esce dal carcere a suo piacimento, le sue giravoltole e bugie confonderebbero chiunque.
Onnipresente, si proclama intermediario anche in una trattativa tra Chilesotti e la X MAS (o la banda Carità).
Chilesotti viene fucilato da un plotone tedesco, lo stesso con il quale lui prosegue il viaggio, incolume.
Ha fatto carriera, ma, guarda caso, proviene dalla brigata di Filato, il sostituto preferito all’ucciso.
MORO
Incarcerato il 13/8/44, con il suo arresto il battaglione viene smantellato.
Il 17/4/45 Perrillo ha fatto l’esame di idoneità fascista a Masaccio, come liberatore della città, naturalmente
l’ha bocciato, bisognava scaldare un altro player, Moro, da lui già designato in uno scritto.
Il 20/4 si presenta a casa di Masaccio, nel consorzio di Ramon, parla solo con il fedelissimo Cocco, gli
impartisce direttive scritte per entrare lui, per primo, a Bassano, in competizione con Visentin, suo capo.
Morto il quale, il mattino seguente, prenderà il suo posto.
PIEROTTI
Militare, già rieducato una prima volta, comanda una zona strategica a nord-est del Grappa.
Si arrende il 21/9/44, prima ancora di essere attaccato, rimandato in scena tra febbraio e marzo 45.
Rientra nella divisione Martiri del Grappa, sempre litigioso, non smette di minare la leadership di Masaccio.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.15 LO STUDIO DEL CONTESTO
INFILTRATI MULTITASKING: IL METODO DEMOCRISTIANO
Nella lotta del potere contro il terrorismo, l’impiego degli infiltrati e dei doppiogiochisti è un classico.
Dalla Chiesa sconfisse, grazie a loro, le brigate rosse, alla fine erano più numerosi dei brigatisti.
IL LIVELLO BASE: I PRETI, PEACE KEEPERS
Don Giuseppe utilizzava due sole maschere; partigiano a Loria, fascista a Padova.
Gli alberi si riconoscono dal frutto, per lui il salvataggio di vite umane, nessun arricchimento o altri vantaggi.
IL TOP DELLA CATEGORIA : ERMES FARINA
Commissario politico della DC, mi limito ai riscontri trovati occupandomi di Masaccio.
Il ruolo più poliedrico lo interpreta a Bassano, nel colloquio con Perrillo e Masaccio, il quale si convince che
sia realmente prigioniero, in pericolo di vita. Non è ingenuo, noi adesso sappiamo molte più malefatte di lui.
Negli ultimi giorni, entra ed esce dal carcere come dalla porta girevole del Grand Hotel.
Nel vorticoso giro di consultazioni con Perrillo, la banda Carità e la X MAS, lui opera come intermediario dei
fascisti o dei partigiani? Domanda ironica…
Assolve bene e fedelmente la mission che gli ha affidato Sabadin; difendere il Veneto contro il pericolo
comunista e sovversivo, preservando gli equilibri sociali consolidati con il fascismo.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.16 LO STUDIO DEL CONTESTO
CAPITOLO 3
LA SUA IDENTITA’ CULTURALE
Orfano di guerra a 7 anni, allevato da un prete, ardente patriota, fino al diploma di maestro.
“Affidato” a don Giuseppe, nei suoi primi anni come insegnante elementare.
Certamente ha assimilato profondamente sia i valori cristiani che patriottici.
Studente universitario e poi professore di liceo apre i suoi orizzonti al mondo laico, in particolare
al nucleo di intellettuali dell’ambiente universitario padovano.
Lo stesso nucleo di persone che prendono, fin dall’inizio, la guida del movimento partigiano
veneto, fino a al 7/1/45.
In quel giorno l’intero gruppo dirigente viene catturato, la meccanica degli eventi non lascia il
minimo dubbio su una delazione.
In vista della conclusione del conflitto, lo spregiudicato e torbido leader dei “democristiani”
veneti, Gavino Sabadin, sta scalpitando per prendere lui il controllo.
Obiettivo raggiunto con perfetto tempismo.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
I MAESTRI
Abbiamo già detto che gli scritti della resistenza puzzano della retorica enfatica e leziosa, tipica dei tempi.
Gabriele D’Annunzio fu il nefasto modello nazionale di comunicazione e di vita, per Mussolini anzitutto.
Anche gli scritti di Masaccio sono impregnati di questa porcheria, che però ci fa capire l’humus culturale nel
quale è stato allevato.
MONS. GIACOMO BIANCHINI
Personaggio di spicco a Vittorio Veneto, durante il primo conflitto e successivamente.
Patriota autentico, durante l’occupazione nemica collabora ad una rete di spionaggio a favore dell’Italia:
http://www.circolovittoriese.it/gestcircolovittoriese/Documenti/42.pdf
Con il suo vescovo, è un classico esempio della grande sintonia tra regime fascista e clero.
Alla fine del conflitto raccoglie in un collegio gli orfani di guerra; Primo vi entra a 7 anni e vi rimane fino ai
19, quando supera gli esami di abilitazione magistrale.
Non solo maestro, ma sopratutto padre affettivo, lo guida con grande sollecitudine fino al 1934, quando, a
21 anni, insegna a Ramon di Loria: qui la tutela spirituale del discepolo passa a don Giuseppe Menegon.
Con questo curriculum, è sorprendente trovarlo, poco dopo, segretario del fascio locale?
ZANON DAL BO, IL PARTITO D’AZIONE
L’autonomia intellettuale di Primo si rivela già a Vittorio Veneto, quando frequenta un laico, il suo professore
di lettere Zanon Del Bo: cresce una grande amicizia intellettuale, una scoperta di nuovi orizzonti.
Quando s’iscrive all’università di Padova, conosce il pensiero laico di uomini come il rettore Marchesi, del
partito d’azione, ed altri grandi intellettuali come Valgimigli, Valeri ecc.
Una volta laureato, prosegue la sua apertura di orizzonti; con l’aiuto del professor Zanon ottiene una
cattedra nel prestigioso liceo “Foscarini” di Venezia.
Zanon lo introduce alla frequentazione della sede del partito d’azione.
3/1 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Don Giuseppe Menegon Pio X e l’Austria
DUNQUE, PARTIGIANO O FASCISTA?
Al link, ho lasciato parlare il prete, attraverso le sue memorie, che mi limito a contestualizzare.
“Figura cardine della resistenza” ! Nientepopodimeno! Né partigiano, né fascista, ribadisce lui.
Uno che ha salvato molte vite umane, facendo il suo mestiere di prete.
IL “CATTOLICO” MASACCIO
Non tanto simbolicamente, il suo fermo e reiterato rifiuto di questa etichetta, che gli voleva
affibbiare il mefistofelico, demo ”cristiano” Sabadin, gli costò la vita.
CHI HA IMBECCATO CAZZULLO?
E’ difficile credere che questa gallina, dalle uova d’oro editoriali, abbia sfornato, tutta sola,
questo concentrato di scemenze, riuscendo a sintetizzarle, magistralmente, in una sola frase.
Immagino che sia stato imbeccato da qualche “esperto” veneto e la cosa mi riempie di sdegno.
Vuol dire che, tra i nostri sapientoni del settore, i cretini o bugiardi sono i più ascoltati.
Certamente la star nazionale avrà anche fatto verificare le bozze a qualche autorevole esperto
regionale, possibile che nessuno abbia trovato qualcosa da eccepire, per queste bestialità?
«I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il
fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo)
DON GIUSEPPE MENEGON, “PARTIGIANO”
3/2 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
clicca per approfondimenti su
DON GIUSEPPE SULLA SCENA DELL’ESECUZIONE (1)
Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale.
Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane.
Anche poco prima, don Giuseppe l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a vanvera.
Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si
occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2)
Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito.
Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico,
inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi.
Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di
occuparsi personalmente della resa dei tedeschi.
E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che
mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica.
Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola.
(1) Come abbiamo visto, la fuga dei tedeschi ha azzerato il suo potere di mediazione, i suoi rapporti con i
fascisti di Bassano sono sempre stati conflittuali, per quanto esplicita lui stesso nelle memorie.
Chi e cosa lo muoveva a recitare ancora un ruolo da protagonista? Forse il segreto se l’è portato nella tomba.
(2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati?
Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene.
Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite.
Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire.
Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente.
3/3 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
PUNITO PER IL RIFIUTO DI OMOLOGARSI CATTOLICO
Ad ogni commemorazione, l’oratore di turno cerca di mascherare la figura culturalmente non ortodossa di Primo
Visentin, per renderla omogenea e compatibile con il potere vigente, come fa l’ameba con un corpo estraneo.
Ogni volta ficca il naso sordido nella fragile interiorità dell’adolescente, curiosando tra i suoi scritti, per enfatizzare,
con falsa retorica, la sua fede e quindi, surrettiziamente, la supposta ortodossia cattolica.
Impossibile etichettare la visione del trascendente del comandante, dato irrilevante politicamente.
PUNITO CON IL BOICOTTAGGIO
Idealista, non voleva che, dichiarando il proprio orientamento politico, si danneggiasse l’unità nella lotta.
Non aveva questi scrupoli Sabadin, democristiano, specie negli ultimi mesi, quando doveva assolutamente portare
bene a termine la sua missione della transizione indolore.
Le prova tutte per annettere alla DC la zona di Masaccio, che deve prendere le distanze, anche per scritto.
Ecco spiegato il tormentone della serie di aviolanci falliti, specie dopo il cambio della guardia.
Abbiamo già visto che, gli ex militari democristiani di Sabadin e quelli in servizio di MRS, erano quasi in simbiosi.
Una volta arrivarono le bombe al posto dei rifornimenti, un’altra il carico fu sganciato a Cendrole, anziché nel posto
segnalato: a notte fonda, misteriosamente si fa per dire, i contadini fecero in tempo a rubare tutto.
GIUSTIZIATO, AL MOMENTO GIUSTO
Quando ero piccolo, mormoravano tutti delle ruberie di qualche mezza tacca, come Andretta.
Forse c’è un fondamento, lasciamo a tipi come Pansa questo tipo di indagini: certamente una banda di ladruncoli
non poteva condizionare tutta la dirigenza partigiana veneta, in una condizione di plateale e perenne omertà.
Adolescente, ho avuto la fortuna di approfondire un pensiero più pacato ed intelligente, di qualche suo vero amico.
Ne ho tratto la convinzione che la condanna a morte sia stata decretata dalla classe dirigente fascista, che si è
mantenuta al potere, cambiando nome in D.C. e dal clero di preti come don Giuseppe Menegon e padre Nicolini.
I militari monarchici, come Moro e Crestani, dovevano sovraintendere all’esecuzione, come braccio secolare.
L’intervallo di tempo concesso andava, dalla fuga dell’ultimo tedesco, all’arrivo degli alleati.
Infatti Primo venne ucciso in quell’attimo stesso, la sera del 29, gli americani arrivarono il mattino dopo a Ramon.
3/4 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
MONARCHICI CONTRO REPUBBLICANI
3/5 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
PRIMO VISENTIN : DEMOCRATICO, SOCIALISTA, LAICO,
Contro la monarchia, laico, ma non anticlericale, socialista, ma non estremista o comunista.
Intitolare a Mazzini la sua prima formazione era una scelta di campo molto impegnativa.
Non ho il minimo dubbio, l’ha pagata con la vita.
MORO, CRESTANI, ROCCO (MRS): MONARCHICI, CONSERVATORI, CLERICALI
La monarchia rappresenta il principale presidio di autorità politica e militare, in sinergia
opportunistica con quella religiosa, contro il terrorizzante scardinamento dell’intero sistema,
sociale, economico e religioso, già dimostrato dal comunismo in Spagna ed in Russia.
In particolare, Puntino (MRS) rappresenta i servizi segreti inglesi, di uno stato dove la
monarchia rappresenta moltissimo di più di una semplice forma istituzionale.
QUANDO MORO ARRIVA A RAMON, MASACCIO E’ GIA’ UN CADAVERE CHE CAMMINA
Costui sbuca dalla tonaca di Nicolini a 10 gg dalla fine, occupa il ruolo a cui ha diritto e si trincera nella
famosa “stanza del tino” (vedi pag. 2.8), insieme con gli altri due emissari della monarchia sopra citati.
Solo Moro esce raramente, per dare qualche ordine al fedelissimo Cocco.
Prima della liberazione è già in Bassano e da lì invia un ordine scritto dove ordina a Cocco di raggiungerlo,
accenna ad un suo piano segreto, un’evidente insubordinazione contro il suo superiore, Masaccio.
Il quale, in quei giorni viene a sapere dell’esecuzione di Chilesotti e certamente ne coglie il significato.
Lo descrivono iperattivo e cupo insieme, forse sentiva chiaramente il cappio stringerlo al collo.
CAPITOLO 4
IL CONTESTO DEL DELITTO
Nel disegno del CLN di Sabadin, le formazioni di Masaccio e Chilesotti raggruppano
rispettivamente tutta la zona a sx del Brenta, fino al Piave ed a dx, fino all’Astico.
Hanno concordato il loro ingresso, fianco a fianco, nella Bassano liberata.
L’esame di idoneità, come liberatori, lo conduce Farina, inquisitori i fascisti
Prima Perrillo interroga Masaccio, il 17/4 e lo boccia immediatamente, tre giorni dopo il
sostituto, Moro, è già in campo, conservato finora nella naftalina, a Mottinello, a questo scopo.
Il 27/4, tocca alla XMAS o forse alla banda Carità, esaminare Chilesotti, ormai c’è poco tempo.
La condanna è istantanea e l’esecuzione, immediata, avviene sul posto.
Con una perfetta sincronia, di ore o minuti, viene liberato Filato, comandante della Giovane
Italia, partigiano “rieducato”, è lui il prescelto nel ruolo di liberatore, al posto dei due giustiziati.
La manipolazione dei fatti come metodo: il percorso verso i Pioti, luogo del delitto
Il tribunale ha sposato l’ipotesi del tragitto più lungo, cioè la versione di Andretta, Crestani ed
Hannig, trovando anche qualche riscontro di conferma.
Tuttavia non ha verificato l’alternativa più breve, testimoniata dalle due famiglie che vi abitano.
Dettagli controvertibili ed irrilevanti oggi, che però certificano la malafede dell’inquisitore.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
Bernardi
900 m
2200m
Bon
RamonLoria
-L’alternativa assunta dal giudice passa per Ramon (2200m contro 900 m)
-Lorenzo Bon afferma di aver visto passare Masaccio davanti a casa sua
-Dai Bernardi si è fermato a bere un uovo fresco, come faceva spesso.
Questo ed altri dettagli, mi sono stati ripetuti molte volte
-Qualche giorno prima, un gruppo di tedeschi ha dormito a casa mia.
I partigiani hanno risalito il Muson e da lì hanno intimato loro la resa
Anche il Musinello, per i Pioti, appare una postazione ideale allo scopo
-Se l’obiettivo prioritario era quello di “farli scappare con le buone”,
bisognava lasciare aperta la via di fuga verso la Valsugana (nord-ovest)
Poggiana
LE BALLE DI ANDRETTA, CRESTANI, HANNIG, LA FONTE ACCETTATA DAL GIUDICE
Pioti
LA SCENA DEL DELITTO 4.1
IL PERCORSO DA POGGIANA AI PIOTI
Nord
Ovest
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVELA SCENA DEL DELITTO 4.2
BASSANO, CHIASSO NAZIFASCISTA(1), SALO’ VENETA
La comunità fascista di Bassano aveva più interesse del Reich, a fare piazza pulita sul Grappa e
dintorni, naturale che venisse scelta, come piazza amica, per il rito dell’impiccagione punitiva.
La medaglia d’oro per la resistenza, attribuita a questa comunità, è beffarda e sacrilega.
SALO’ VENETA
La borghesia prospera grazie alle industrie insediatesi dopo il primo conflitto
Certificata la vigorosa fede fascista della comunità locale, la città ed i dintorni vengono scelti
come sede per alcuni ministeri fascisti.
Poi ci penserà Perrillo, con il suo apparato poliziesco, a mantenere amichevole l’ambiente.
ALPEN VORLAND(1)
Il confine è poco più a nord, nella zona, la X Mas e la banda Carità, si possono sciogliere in
sicurezza, trattando con un movimento partigiano tranquillo ed accomodante.
UNA RESISTENZA INERTIZZATA
Il movimento operaio ha una certa consistenza ed una rispettabile tradizione sindacale.
Tuttavia la componente cittadina rimarrà paralizzata nell’attività sovversiva dai controlli
polizieschi: per la distruzione del ponte deve intervenire Masaccio, da Poggiana.
Traina, con la bicicletta, il pesante carrettino con l’esplosivo.
L’alternativa è provare a centrare il ponte con i bombardieri, ma è collocato in una zona
densamente abitata; è nota la loro precisione chirurgica, il famoso bombardamento a tappeto…
Filato, partigiano scelto dai fascisti come liberatore di Bassano, viene fatto uscire dal carcere
nelle stesse ore/minuti dell’omicidio di Chilesotti, predestinato allo scopo.
LA COMUNITA’ FASCISTA SULL’ALTARE DELLA RESISTENZA
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
GLI IMPICCATI NON “APPARTENEVANO” A BASSANO
Il rastrellamento viene sollecitato dai fascisti bassanesi, i morti invece provengono
prevalentemente dal mondo rurale, estraneo alla comunità cittadina.
Spesso solo dei poveri diavoli, sprovveduti, sbandati, i più scaltri hanno avuto tutto il tempo e
modo per mettersi in salvo in tempo, diversi non provengono nemmeno dal rastrellamento.
Solo le unità comuniste si battono militarmente e con onore, le altre si sfaldano come neve al
sole, guidate da pessimi comandanti, alcuni torbidi come Crestani o Perrotti, di cui parlo altrove.
Qualche gruppo isolato si batte valorosamente, i sopravissuti vengono giustiziati sul posto.
IL PUBBLICO PIU AMICO E LO SFONDO PERFETTO, PER INSCENARE IL CASTIGO
La regia nazifascista era molto attenta all’aspetto pedagogico delle esecuzioni, la partecipazione
intensa di un pubblico favorevole era fondamentale, Bassano era la scelta perfetta.
Anche lo scenario era adatto, molto coreografico, si poteva infierire con l’esposizione prolungata
degli impiccati, senza temere azioni di disobbedienza o di rivalsa.
Tina Anselmi, con la sua classe, deve assistervi; sconvolta, matura la decisione di farsi partigiana.
Non tutti sono rimasti muti a guardare, alcune signorine si sono esibite nell’insulto ai morenti.
L’opinione pubblica ebbe il coraggio di sanzionare ed in quale modo, questa mostruosità?
PERFINO CITTADELLA VOLEVA LA SUA MEDAGLIA D’ORO
Sabadin, supremo millantatore, inventa meriti strabilianti per rivendicarla anche per la sua città.
I suoi amici democristiani tentennano, alla fine hanno un fremito di vergogna e la negano.
LA SCENA DEL DELITTO 4.3
LA MORALITA’ DEI COMBATTENTI
Non c’è mai nulla di bello e glorioso nella guerra, dove emerge sempre il lato peggiore dell’uomo.
La RSI aveva qualche difficoltà a completare i suoi ranghi, la paga non bastava per i ruoli più ingrati.
Così ricorse alle galere, con allettanti sconti di pena, la qualità morale non poteva essere eccelsa.
Invece i capi partigiani avevano il problema opposto, di discriminare o espellere i farabutti individuati,
numerosi tra gli sbandati che cercavano una sistemazione qualunque, disposti a tutto.
Lo stesso Visentin fu incapace di eliminare/espellere il famigerato subalterno Andretta, colui che l’uccise.
Le fiamme della maldicenza non risparmiarono alcuni dei suoi intimi, si stanno ormai estinguendo per l’oblio,
non per il soffio violento della verità.
I MANDANTI ED IL BACIO DI ANDREOTTI A RIINA
Incontestabile la diabolica astuzia di Andreotti, “Belzebub”, ho sempre trovato ridicolo quel processo.
Davvero questo genio “diabolico” avrebbe potuto commettere un gesto tanto ingenuo ed imprudente?
Non per questo la sua responsabilità politica è meno indagabile ed evidente.
Analogamente, per Masaccio, non mi interessa il responso del giudice, ma quello, ben più utile, della storia.
I CATTOLICI
Visentin poteva spostare verso posizioni laiche una parte rilevante dell’elettorato cattolico veneto.
A Castelfranco Veneto, la carriera politica dei fratelli Sartor rischiava di essere eclissata dal suo carisma.
Costoro hanno poi dominato la scena politica per decenni, il loro profilo umano e politico è notissimo.
E’ ridicolo immaginare un loro ruolo attivo nell’omicidio, certamente li indagherei per connivenza.
A mio modesto parere, la grande determinazione dello spregiudicatissimo Sabadin, non esclude certo una
capacità progettuale violenta, ma ritengo sciocco cercare un suo coinvolgimento personale, diretto.
Figuriamoci, Al Capone, dopo tanti anni, sono riusciti a beccarlo solo per una questione di tasse…
CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? PROCESSARE AL CAPONE
PRIMO VISENTIN, DETTO MASACCIO, VIVELA SCENA DEL DELITTO 4.4
CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? I CATTOCOMUNISTI
PRIMO VISENTIN, DETTO MASACCIO, VIVE
I (CATTO)COMUNISTI
De Gasperi ed Andreotti sono stati allevati con grande zelo dalla chiesa, con sollecitudine materna, li ha
protetti sotto la sua gonna, in vaticano.
Stalin non è stato certo da meno con i leader comunisti, non dimentichiamo che è stato educato dai gesuiti.
Andreotti e Togliatti in particolare, sono i due prodotti tipici, campioni assoluti di cinismo opportunista.
Nella loro vita, la ragione di stato, macchiavellica, non lascia alcun spazio a scrupoli inutili, a tentennamenti.
Il comunista, con la svolta di Salerno, si allea alla monarchia ed alla Chiesa, spiazza tutti gli altri laici.
Nella vandea bianca, a Castelfranco, viene eletto sindaco un comunista, Bossum, avvocato, ricco!!
Si offrirà di difendere l’omicida Andretta, ma anche Sandro Pasqualetto, partigiano e leader locale, si spende
ostinatamente, fino alla morte, in un depistaggio sicuramente impopolare, controproducente politicamente.
Questi comunisti, della real politik, continueranno, per decenni, il felice inciucio con la Dc dei Sartor.
Aspetto sempre che qualche storico locale studi e racconti la verità su questo strano matrimonio.
Di sicuro Masaccio era un concorrente politico pericoloso anche per i comunisti locali, i quali, con la loro
conversione a d U nazionale, l’avevano isolato del tutto, come unico antagonista laico del mondo cattolico.
GLI EMISSARI DELLA TRANSIZIONE DOLCE PRESIDIANO MASACCIO
Sabadin, in sintonia con MRS, una volta eliminato Meneghetti, può realizzare il suo obiettivo di accorpare le
formazioni locali, in funzione antagonista alla crescita di quella comunista, la Nanetti, sx Piave.
Usa anche il denaro, di oscura provenienza, pure con il ribelle Masaccio, che non accetta il marchio DC.
Il nucleo della nuova divisione Montegrappa è costituito dalla brigata omonima e da altre formazioni satelliti,
p.e. le democristiane Cesare Battisti (Castelfranco) e Damiano Chiesa (Cittadella)
Alla fine, Masaccio si ritrova marcato stretto, in casa, da due comandanti-carabinieri, Crestani suo capo e
Moro vice e dalla spia Puntino (MRS), il volpone che l’ha sempre ingannato con false promesse di aviolanci.
Il premio ufficiale, per i due militari, è una brillante promozione e la prosecuzione della carriera.
LA SCENA DEL DELITTO 4.5
CAPITOLO 5
L’EREDITA’
Masaccio trasse dal sogno di un mondo migliore l’energia che dimostrò nell’azione.
Tuttavia non era avulso, come altri intellettuali del dopoguerra, dalla miseria degli umili.
Accompagnò lo slancio teorico con dimostrazioni pratiche molto efficaci.
Per esempio riuscì ad imporre, condizioni economiche meno vessatorie alla proprietà di una
fornace locale e migliorò un iniquo contratto agrario, imposto dal padrone del paese, Toni Piva.
Se non fosse stato eliminato, forse la nostra realtà locale sarebbe evoluta maggiormente verso
un modello più avanzato, più vicino al nord Europa che al Mediterraneo.
Comunque, il suo esempio e le sue parole, sono ancora vivi ed orientano la vita di chi l’ha capito.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
LA LOTTA ARMATA PARTIGIANA NEL VENETO
Dopo decenni di retorica fasulla, si può parlare senza peli sulla lingua: da un punto di vista strategico e
militare, il movimento partigiano è stato un fenomeno quasi irrilevante in Veneto.
Ormai tutti concordano che l’obiettivo popolare prioritario, di tutte le anime della nostra resistenza, non fu
l’anelito alla libertà, ma il rifiuto di proseguire qualsiasi guerra.
Eccetto le brigate garibaldine, comuniste, con un ideale rivoluzionario ed una strategia militare conseguente.
Ben addestrate ed armate: le uniche a battersi, militarmente e con onore, sul Grappa e sul Cansiglio.
Ai partigiani democristiani era vagamente consentito un sabotaggio moderatissimo.
Facile immaginare i parroci correre qua e là a sconsigliare qualsiasi iniziativa, potendo ragionevolmente
dimostrare che avrebbe certamente comportato una furiosa rappresaglia dell’autorità nazifascista, con la
quale la gerarchia religiosa, mai nascose, anzi esaltò, il fruttuoso contatto.
Masaccio, se anche lo avesse voluto, non poteva certo replicare la struttura e le gesta dei comunisti.
Condizione indispensabile di sopravvivenza delle bande armate era la perfetta sintonia con gli abitanti di un
territorio, il più vasto possibile, nel quale proteggersi, mimetizzarsi.
Se avesse manifestato certe velleità da noi, avrebbe trovato subito terra bruciata.
UN PO DI DIGNITA’, LA SICUREZZA SOCIALE
Gli obiettivi militari indicati dagli alleati, furono impeccabilmente eseguiti dai suoi partigiani.
Poche ore dopo la sua morte, i primi americani arrivati a Ramon, chiesero subito di lui e gli tributarono gli
onori militari, prima di proseguire nella loro corsa.
Insomma, grazie a questi combattenti, abbiamo riguadagnato un po’ di dignità di fronte al mondo.
In quei tempi la campagna era piena di sbandati armati, di malviventi, la repubblica sociale non si curava di
loro, toccò alle brigate partigiane l’onere di mantenere la sicurezza sociale.
Non tutte svolsero bene questo compito, la brigata Martiri del Grappa lo fece con onore.
IL MILITARE
L’EREDITA 5.1 PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
LA FORMAZIONE E LA SELEZIONE DELLA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
L’obiettivo prioritario delle formazioni partigiane era formare ed orientare questi ventenni, sbandati ed
analfabeti culturalmente, selezionare tra di loro la futura classe dirigente politica.
Tra di loro emersero molte figure politiche di grande rilievo.
Masaccio credeva, certamente più di altri, nell’utilità, anche materiale, dell’ educazione.
Aveva vissuto in prima persona il percorso di riscatto dalla miseria, mediante lo studio.
Non esisteva solo quella materiale, era forse peggiore quella morale: alcoolismo, violenza, incesto ecc.
Certamente, come insegnante, aveva una consapevolezza speciale, che il progresso economico non può
essere disgiunto da quello etico e culturale.
LA PECULIARITA’ DEL MODELLO DI MASACCIO, IL PARTITO D’AZIONE
Moralmente intransigente, libero pensatore, per la giustizia sociale perseguita con equilibrio e gradualità.
E’ anche il ritratto di Ugo La Malfa, uomo simbolo del partito d’azione, poi chiamato repubblicano.
Nelle campagne, i repubblicani, partito elitario, avevano un seguito quasi nullo ed avrebbero potuto
dilapidare, anziché valorizzare, il suo patrimonio personale di consenso; un bel grattacapo per Masaccio.
Forse valutò anche l’opzione di rivitalizzare l’agonizzante partito cristiano sociale, vedi pag. 10.
Quanta strada abbiamo fatto dal 1945! Abbiamo raggiunto un tenore di vita inimmaginabile allora.
Che disastro però: i giovani peggio dei vecchi, tutti scoraggiati e pessimisti, arrabbiatissimi con la politica.
Inutile fingere di non vedere: il modello socio-economico che governa il mondo, basato sulla più deprecabile
versione del capitalismo, ovvero sullo strapotere del consumismo, non funziona più in molti punti.
Soprattutto sta peggiorando drammaticamente la qualità della vita di tutti.
Mi piace immaginare che, se l’Italia fosse stata governata da uomini come Masaccio, la nostra società
sarebbe più aperta ed evoluta, più vicina al nord Europa che al Mediterraneo.
Vale a dire, con un’etica più protestante e meno cattolica.
L’UOMO DI CULTURA
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.2
Partigiani veri e falsi
Nelle guerre l’uomo da il peggio di sé, inutile determinare la percentuale di buoni e cattivi.
Masaccio lottò, con magri risultati, contro l’infiltrazione di elementi malavitosi.
La mia casa si prestava perfettamente come nascondiglio, con una buona vista su un vasto
circondario disabitato ed un solo viottolo di accesso, Primo l’ha usata abbastanza spesso.
Ho visto in paese la tessera di partigiano in mano ad una ex camicia nera, che me la esibiva
proprio per il gusto di irridere la mia esaltazione giovanile per la resistenza.
Mio padre mi trasmise il suo grande disprezzo per gli opportunisti di ogni categoria.
Non solo non chiese mai la tessera, ma non assisteva nemmeno alle commemorazioni ufficiali.
La speranza di un mondo migliore
Impossibile trasmettere ai giovani l’intensità dei sentimenti di ammirazione ed affetto che
permangono, dopo decenni, in molti compaesani.
In paese eravamo ben poco “patrioti”, come i democristiani di Sabadin, piuttosto “ribelli”.
Le nuove generazioni non possono immaginare il degrado economico, ma soprattutto morale,
dei nostri paesi; Masaccio rappresentava un modello, reale ed accessibile, di riscatto.
Orfano, poverissimo, le sue uniche risorse furono le doti personali e lo studio.
Molti della nostra generazione l’hanno imitato con grandissimo successo, emigrando e cercando
dignità e benessere mediante l’ingegno ed il duro lavoro.
Per quanto riguarda la qualità della vita, è stato ancor più rivoluzionario l’accesso allo studio.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
QUALCHE INSEGNAMENTO UTILE
L’EREDITA 5.3
AL FUNERALE, DOV’ERANO I SUOI COMPAESANI?
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.4
UN ANNO DOPO: GELO TRA IL POTERE ED IL SUO PAESE
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.5
I NOMI DELLE DUE BRIGATE INVISIBILI SUI CIPPI
COMPLESSO DI COLPA?
…ma egli incominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo di cui parlate».
E subito per la seconda volta un gallo cantò e si ricordò Pietro della parola che Gesù gli aveva detto
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.6
CAPITOLO 6
APPENDICE
STEREOTIPI SULLA GUERRA
La celebrazione dell’anniversario della guerra del 15-18 è stata ricca di dibattiti affollati e molto sentiti: in
questo capitolo ho raccolto qualche spunto per ripensare criticamente quelle vicende
- Popoli buoni e cattivi: noi italiani abbiamo commesso la nostra quota di infamie, come tutti
-La nostra costituzione ripudia enfaticamente la guerra di aggressione, ma, quando deve definire in pratica il
criterio di valutazione, è molto contorta e ambigua, nel dopoguerra ha consentito ogni tipo di avventura
-Inutile spaventare i giovani raccontandone gli orrori: quando siamo entrati nella seconda guerra mondiale,
la maggioranza degli italiani ricordava, sulla propria pelle, la prima.
-Una “fede cieca” è spesso la causa delle guerre e non è molto difficile inculcarla nella gente.
Mussolini ci ha condotto al macello due volte e molti forse lo seguirebbero ancora.
-Ultimamente, i popoli più evoluti non si fanno infinocchiare facilmente e non “fanno le guerre”.
Nell’eventualità che le ritengano convenienti, le fanno combattere da qualche partner sottosviluppato.
-Il ruolo storico della chiesa, non fu sempre limpidamente pacifista, vedi p.e.
Nei conflitti mondiali, cappellani cattolici consolidavano il morale dei combattenti prima dell’assalto,
contemporaneamente nelle opposte trincee, celebrando la messa e con l’assoluzione “preventiva”.
-Il vecchio schema del valore va contestato: il bravo soldato “tedesco”, sempre pronto a farsi scannare.
Sull’Isonzo, gli italiani si sono finalmente stancati di andare all’inutile macello quotidiano.
Gli stessi, sul Grappa, si sono battuti da eroi; questa volta, erano consapevoli di difendere la loro patria.
-Chi dobbiamo onorare?
I partigiani ed i deportati che si sono rifiutati di proseguire la guerra stavano dalla parte giusta.
I combattenti d’Italia, Germania, Giappone, nazioni che hanno dichiarato guerra all’intero mondo civilizzato,
anche i più idealisti e valorosi, stavano da quella sbagliata.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
“Chi era Giuseppe Sarto?”
LA GUERRA E’ IL MALE
L’INSEGNAMENTO DELLA STORIA, OLTRE LA RETORICA DEL VINCITORE
La manipolazione dei fatti è una tentazione irresistibile, ma può avere un effetto controproducente.
Spesso gli italiani si sono difesi dal “lavaggio del cervello” con il disinteresse e lo scetticismo.
Sono profondamente convinto che il racconto della nuda verità sia più efficace dal punto di vista pedagogico.
Per farsi capire dai più giovani bisogna cercare l’essenza e non farsi confondere dai dettagli.
LA GUERRA E’ IL MALE
E’ un principio ovvio, chi oserebbe metterlo in discussione?
La nostra costituzione lo ribadisce con belle e semplici parole.
Ma esistono le guerre “giuste”, come definirle?
In teoria la risposta è semplicissima: quelle di difesa da un’aggressione.
Invece questa definizione ha generato uno degli articoli più contorti ed ambigui della costituzione.
Grazie al quale il nostro parlamento ha approvato diverse avventure belliche, anche recenti e molto
discutibili.
Tra il dire ed il fare, tra ideale ed applicazione pratica, si sono interposti gli “interessi strategici” dell’Italia.
Non dobbiamo confondere le nuove generazioni: chi aggredisce va sempre condannato, indipendentemente
da chi sia e dal perché.
6/1 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
SOLDATI BUONI E CATTIVI
De Felice è riuscito a dare un contributo valido e di un certo respiro, per una visione meno sciocca e
manichea del secondo conflitto mondiale.
Sulla sua scia, è invece esplosa una pubblicistica di infimo livello, Paolo Pansa ne è il campione: come i maiali
sull’immondizia, si pasce delle miserie degli uomini malvagi, onnipresenti su tutti i fronti.
Quanti stupidi dibattiti ho ascoltato anch’io nelle osterie! Erano più ladri e “cattivi” i partigiani o le brigate
nere?
Un esercizio che piace molto alla “pancia”della gente e continua anche oggi.
Un sapiente ci inorridisce con il gesto del fanatico dell’ISIS, che sgozza le sue vittime davanti alla telecamera.
Gli ribatte un altro, che sottolinea l’abominio del giovane americano, che stermina una comunità in festa,
giocherellando con il mouse, da qualche confortevole ufficio degli Stati Uniti.
Ogni cultura ha un suo concetto della violenza, ma è veramente essenziale discettare sul metodo?
GLI ITALIANI NON FURONO “BUONI” COMBATTENTI
La nostra bontà contrapposta alla ferocia del tedesco; un esercizio sciocco e pericoloso pedagogicamente.
Anzitutto, le nostre reclamizzate belle maniere hanno molte eccezioni, sono un falso mito.
Prendiamo la guerra in Etiopia, abbiamo stroncato la resistenza nemica con i gas asfissianti.
Mio padre era un artigliere alpino, il cannone non ha avuto occasione di usarlo.
Il ricordo peggiore era quello delle montagne di cadaveri da sgombrare per ripristinare la circolazione.
Naturalmente la bassa truppa non sapeva ufficialmente che si trattava di asfissiati.
Il generale Graziani subì un attentato ad Addis Abeba, la sua vendetta non ebbe nulla da invidiare a quelle
naziste, per ferocia.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/2 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
CODARDI E VALOROSI
La bellezza e l’utilità della guerra, anche per plasmare le virtù di un popolo, venne inculcata dal fior fiore del mondo
intellettuale italiano: l’ideologo più famoso D’annunzio, lo sperimentatore Mussolini.
Due guerre mondiali e 70 anni di pedagogia contraria, non hanno disinfettato completamente la testa degli italiani.
Sono ancora molti quelli che si esaltano per il valore del soldato tedesco, contrapposto alla codardia dell’italiano.
SULL’ISONZO: PERCHE’ MORIRE PER LA PATRIA
Se, nella carneficina dell’Isonzo, non ci fossero stati i fucili spianati dei carabinieri alle loro spalle, i nostri poveri
contadini non sarebbero andati spontaneamente al macello.
Sembra che il soldato tedesco obbedisca, sempre, ciecamente, anche al più folle degli ordini.
Cosa c’è di cui vantarsi?
GLI EROI DEL MONTE GRAPPA
La divulgazione storica ha illustrato il mutamento, nel morale delle truppe, dopo Caporetto.
Sul Grappa e sul Piave il grande valore dei combattenti è stato uno degli elementi essenziali della vittoria.
Insomma, il soldato italiano seppe battersi valorosamente , ma solo quando la coscienza glielo suggeriva.
Sul’Isonzo si uccideva e si moriva per conquistare metri di pietraia insignificante, sul Grappa si difendeva la patria.
IL VALORE DEL DENARO : I “MERCENARI” E GLI ARDITI
Agli arditi, ma occasionalmente anche ai soldati della truppa, veniva offerto un compenso allettante per offrirsi
volontari, per qualche operazione particolarmente difficile e pericolosa.
Gli arditi sono diventati poi il fiore all’occhiello del fascismo, che si ispirò a loro quando creò il corpo paramilitare
delle camice nere, dal quale derivarono le “brigate nere”, specializzate nella repressione contro i partigiani.
Era famoso come ardito anche un mio parente: da bambino mi affascinava molto il personaggio.
Da adulto ho provato a capire meglio chi era, ma i miei famigliari eludevano le mie domande con qualche battuta.
La mia impressione è che sia stato un discreto furfante.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/3 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
I FANTI, GLI ALPINI
FANTI: CARNE DA MACELLO
Finiva in fanteria la massa, chi non entrava nei corpi di élite, questi ultimi privilegiati in molti modi.
Carne da macello, disponibile in grande abbondanza, pertanto immolata senza scrupoli e risparmio.
Carne da macello nelle dodici inutili, terribili, catastrofiche, battaglie dell’Isonzo.
Quale consapevolezza patriottica potevano avere questi ventenni, analfabeti, mai usciti prima dal selvaggio
villaggio natio, mandati a morire per qualche metro di pietraia, in una contrada sconosciuta?
Abbondarono i potenziali disertori, i renitenti, ma alle loro spalle c’erano i carabinieri con il fucile spianato.
L’ottuso cinismo del generale Cadorna nel comandare queste ripetute carneficine ci lascia senza fiato oggi,
ma costui non era un pazzo isolato, bensì un tipico rappresentante di una cultura della guerra prevalente.
Su altri fronti hanno fatto anche peggio di lui.
ALPINI: TENACIA E SOLIDARIETA’
Reclutati nelle zone montane e pedemontane, in particolare delle Alpi.
Un corpo d’élite, specializzato per dare il massimo soprattutto in un ambiente ostile; il primo vero
antagonista di queste truppe di montagna.
Con qualche celebre eccezione, raramente “sprecati” come carne da macello, pochissimi i casi di renitenza.
Lo spirito di gruppo era rafforzato, oltre che dall’omogeneità territoriale, dalla provenienza dal mondo
agricolo e dall’educazione militare.
Infatti era ritenuto un fattore molto positivo e prioritario per la sopravvivenza in un contesto tanto ostile.
La solidarietà è il valore che contraddistingue non solo gli alpini, ma la comunità che gravita attorno a loro.
Il valore di soldati l’hanno dimostrato sopratutto se eticamente motivati: per esempio sul Grappa ed a
Nikolajewska.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/4 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
TANTI MODI DI RIFIUTARE LA GUERRA
RENITENTI E DISERTORI
Nel 15-18 i casi furono numerosi, il fenomeno molto rilevante, soprattutto prima ed immediatamente dopo
Caporetto, mentre non mi pare ci sia altrettanta abbondanza di divulgazioni sul secondo conflitto.
Faccio fatica a pensare che i nostri soldati fossero molto motivati sui monti greci o nelle steppe russe.
So di qualche alpino ha brigato, con successo, per evitare la Russia; forse suo padre non l’avrebbe saputo fare.
Insomma, penso che i combattenti fossero diventati un po’ più colti o furbi, riuscendo a praticare una qualche
forma di renitenza, senza troppi rischi personali.
Un fante mi ha raccontato come risolse il suo problema in Iugoslavia, nel momento dell’armistizio.
Il tenente, con la pistola puntata, intimava ai suoi uomini di ritornare al combattimento.
I commilitoni si accordarono tacitamente, spararono tranquillamente al comandante e tornarono a casa.
LE SCELTE DOPO L’ARMISTIZIO
Partigiani
Lasciamo perdere infiltrati, semplici approfittatori, anche criminali.
Erano accomunati dallo scopo di accelerare la fine della guerra in corso, con la sconfitta del nazifascismo.
Una parte la considerava solo una tappa intermedia verso un profondo rinnovamento sociale e tra costoro
esistevano profonde divergenze sulla radicalità del mutamento e sul modo di ottenerlo.
Per gli altri bisognava prima cacciare il nemico dall’Italia, per poi passare, senza troppi traumi, alla democrazia.
Fascisti
Al nord scelsero la RSI e la continuazione della guerra, secondo la nostra etica stavano dalla parte “sbagliata”.
Tuttavia una decisione degna di rispetto, quando rispecchiava una coerenza con le proprie convinzioni ed ideali.
Internati che aderirono alla RSI
Ritornavano a combattere oppure, più spesso, erano destinato al lavoro coatto (Todt).
Internati che non aderirono alla RSI
Finivano nel campo di concentramento e pagavano durissimamente questa scelta, spesso con la vita.
PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/5 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
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PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO: VIVE

  • 1. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE IL CONTESTO POLITICO DEL SUO OMICIDIO Con la scomparsa degli ultimi protagonisti, un racconto manipolato della resistenza veneta rischia di venire archiviato senza un minimo di revisione critica. Eppure, una verità utile, pedagogica, è alla portata di chiunque la cerchi onestamente. Sono un compaesano di Masaccio, anche parente, alla lontana, mio padre si vantava suo vero amico e confidente. Era convinto del movente politico dell’omicidio, in questo documento sintetizzo quanto ho scoperto sul contesto e l’identità dei protagonisti: nessun scoop, tutte informazioni che chiunque può trovare nelle biblioteche pubbliche della zona. PROFETA E RIBELLE Perché è ancora amato dalla sua gente? Per le gesta militari? A Bassano e dintorni c’erano i ministeri e spadroneggiava la borghesia fascista, i partigiani importanti, marcati stretti. La resistenza vale soprattutto come esperienza culturale di massa, fondamento del nostro patto di convivenza sociale. Pochi eroi e molta merda, da entrambi i lati, come in ogni guerra. Masaccio ha lottato per un reale rinnovamento culturale e sociale. Non cattolico, laico, ma non mangiapreti. Non comunista, sperimentò, con successo, forme di riscatto sociale. Lottò per una società più avanzata, più vicina al nord Europa. A pag. 6 i links per argomenti correlati
  • 2. INDICE PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE A: INTRODUZIONE A1 CERCARE LA VERITA’ NELLA PATTUMIERA A2 VOX POPULI VOX DEI A3 IL FASCISMO IN VENETO A4 LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO AL CATTOCOMUNISMO A5 L’ELIMINAZIONE FISICA DEI LAICI CAPITOLO 1: IL VERO VOLTO DI MASACCIO 1.1 ANCHE L’ANPI “INDORA” 1.2 L’INTELLETTUALE ED IL SOGNO TRADITO 1.3 ELENA POVOLEDO, “MARIANNA” 1.4 IL SUO VERO VOLTO 1.5 NEL CUORE DEI SUOI PARTIGIANI 1.6 LA SUA IMPRONTA IN CHI L’HA AMATO 1.7 IL MASACCIO RESTAURATO 1.8 INEVITABILMENTE RIBELLE CAPITOLO 2: LO STUDIO DEL CONTESTO 2.1 MUSSOLINI E LE GUERRE 2.2 NEL DNA CULTURALE DEL POPOLO VENETO 2.3 IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO 2.4 CHIESA E FASCISMO 2.5 LE RADICI DELLA NOSTRA LAICITA’ 2.6 L’UNIVERSITA DI PADOVA: CULLA E CERVELLO DELLA RESISTENZA 2.7 I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS 2.8 I MILITARI DI CARRIERA NELLA RESISTENZA 2.9 IL CONTROSPIONAGGIO: MRS 2.10.11.12 LA RESISTENZA CATTOLICA 2.12 LA RESISTENZA LAICA: AZIONISTI, AUTONOMI, COMUNISTI 2.13 I MISTERI DELLE CARCERI NAZI-FASCISTE 2.14 QUALCHE RIEDUCATO: FILATO, FARINA, MORO, PIEROTTI ECC. 2.15 INFILTRATI MULTITASKING: IL METODO DEMOCRISTIANO
  • 3. INDICE PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE CAPITOLO 3: LA SUA IDENTITA’ CULTURALE 3.1 I MAESTRI 3.2 DON GIUSEPPE MENEGON, “PARTIGIANO” 3.3 DON GIUSEPPE SULLA SCENA DELL’ESECUZIONE 3.4 PUNITO PER IL RIFIUTO DI OMOLOGARSI CATTOLICO 3.5 MONARCHICI CONTRO REPUBBLICANI CAPITOLO 4 : LA SCENA DEL DELITTO 4.1 IL PERCORSO DA POGGIANA AI PIOTI 4.2 BASSANO, CHIASSO NAZIFASCISTA E SALO’ VENETA 4.3 LA COMUNITA’ FASCISTA SULL’ALTARE DELLA RESISTENZA 4.4 CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? 4.5 CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? CAPITOLO 5 : L’EREDITA’ 5.1 IL MILITARE 5.2 L’UOMO DI CULTURA 5.3 QUALCHE INSEGNAMENTO UTILE 5.4 AL FUNERALE, DOV’ERANO I SUOI COMPAESANI? 5.5 UN ANNO DOPO: GELO TRA IL POTERE ED IL SUO PAESE 5.6 I NOMI DELLE DUE BRIGATE INVISIBILI SUI CIPPI COMPLESSO DI COLPA? APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA 6.1 LA GUERRA E’ IL MALE 6.2 SOLDATI BUONI E CATTIVI 6.3 CODARDI E VALOROSI 6.4 I FANTI, GLI ALPINI 6.5 TANTI MODI DI RIFIUTARE LA GUERRA 6.6 LA TESTIMONIANZA DI UN INTERNATO ENRICO VANZINI A DACHAU 6.7 LA MORALE DELLA SUA STORIA NON STA IN UN TWEET 6.8 LA BELLEZZA DELLA GUERRA: NIKOLAJEWSKA RACCONTATA DA VON RUNDSTEDT
  • 4. Questo è un omaggio a Primo Visentin, l’eroe della mia infanzia, l’amico di mio padre. In quella che sarà poi la mia camera, sostarono prigionieri americani, nel mio granaio stazionava spesso Masaccio, oppure altri partigiani. Era una postazione eccellente: si possono vedere perfino le campane di Poggiana, Cendrole e Loria, un sentiero, ben visibile, impedirebbe ad un aggressore di avvicinarsi non visto, a meno che non cammini dentro il boscoso Muson. Secondo un racconto dettagliato, unanime, ascoltato cento volte dai miei famigliari, Primo è passato da casa mia, pochi minuti prima di andare a morire dai “Pioti”. Ha bevuto un uovo fresco, fermandosi anche a scambiare qualche battuta. Anche Lorenzo Bon, che abitava all’inizio della via, afferma di averlo visto passare. La nostra strada era l’unica diretta e molto breve, non aveva senso andare per Ramon. Peraltro, non ho trovato testimonianze del passaggio di tutti questi vip (Masaccio, Crestani, Hannig, Andretta), per una Ramon affollata di partigiani, di domenica poi. Un dettaglio insignificante per l’indagine giudiziaria, solo una conferma della sistematica inaffidabilità, direi del marasma, delle testimonianze ufficiali. INTRODUZIONE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE
  • 5. CERCARE LA VERITA’ NELLA PATTUMIERA CRONACA (dal lat. chronĭca, dal gr. χρονικά(βιβλία) «annali, cronache») Narrazione di fatti esposti secondo la successione cronologica, senza alcun tentativo di interpretazione o di critica. ERUDIZIÓNE (dal lat. eruditio -onis «insegnamento») Complesso di cognizioni acquisite in uno o più campi del sapere, attraverso la ricerca ampia e minuta di dati e notizie, non sempre accompagnata da originalità di pensiero e finezza di gusto. STORIA (dal lat. historia, gr. ἱστορία, «ricerca, indagine, cognizione») Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da un’indagine critica volta ad accertare sia la verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi un’unità di sviluppo Cronaca, erudizione, storia Inutile cercare la verità nelle testimonianze e nelle cronache, sempre piene zeppe di errori, talvolta involontari, per la fallacia della memoria umana, oppure maliziosi, per l’irrefrenabile vizio di “indorare”. Gli analfabeti sono più timidi, è più facile sfrondare il superfluo o fasullo, i più colti taroccano ed osano mentire molto di più, una fatica improba discernere il vero. Gli eruditi ti stordiscono con la marea straripante di notizie insignificanti, ma quanto sono inutili e noiosi! La storia guarda il mondo dall’alto, definisce le linee essenziali per cercare un filo logico rigoroso. Non spiega tutto, ma quel poco che aiuta a capire, ha fondamenta più solide, così diventa “maestra di vita”. La cattiva divulgazione Il vincitore grida sempre più forte e può mentire più spudoratamente dello sconfitto. Qualche anno fa, il divulgatore Pansa, ex comunista, intollerante, dalla condanna facile, ha fiutato il vento e voltato gabbana, continuando, con più fanatismo di prima, però adesso denigrando la resistenza. Topo di fogna, si pasce delle peggiori schifezze che può compiere l’uomo, convinto di fare opera di verità. Troppo truculento, il pubblico si stava stancando di lui, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo. Affabile, mellifluo, produce un suono suadente, buonista, ma da campana fessa, vedi pag 3/2. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A1
  • 6. Ad un esame generale appare evidente che una vera guerra è stata combattuta all’interno del movimento partigiano , con un forte crescendo, negli ultimi mesi e giorni. Capi e figure di grande rilievo, entravano ed uscivano indenni dalle famigerate carceri nazifasciste, con una logica tempistica cronometrica, in una girandola che disorienta chi non si rassegna ad una buona dose di malizia. In realtà il quadro appare relativamente chiaro e ripetitivo, basta decodificare il racconto di questi protagonisti, ricordando che obbediscono alla necessità di depistare. I miei compaesani hanno assistito, indignati e per decenni, al teatrino del potere politico e giudiziario, che ha mentito ed insabbiato per sempre l’indagine sull’omicidio di Masaccio. Che l’autore sia stato Andretta, è opinione scontata nei nostri paesi, le bugie, raccontate in tutti questi anni, hanno accresciuto un vago, confuso, disprezzo verso il mondo della resistenza. Anche i più semplici hanno capito benissimo che una fazione aveva vinto sull’altra, all’interno del movimento e che, proteggendo Andretta, questa se ne confermava il mandante. VOX POPULI VOX DEI DON GIUSEPPE STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE REITA, I RETII, RIESEVAJONT ←Cliccare qui per argomenti correlati PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A2
  • 7. La pancia del Veneto cattolico è in perfetta simbiosi con il fascismo, che qui si sente a casa sua. Qui ci sono alcuni ministeri, qui Graziani e Volpi dormono sotto lo stesso tetto, mentre il secondo gestisce, con il denaro, la sua personale “transizione indolore”, finanziando i “suoi” partigiani. La X MAS di Borghese, ma forse la banda Carità (quante bugie!), conduce, in questa zona particolarmente amica, le ultime trattative dove, regista il torbidissimo Farina, muore Chilesotti. La vicinanza della chiesa al fascismo è molto evidente, qualche eccezione conferma la regola. Lasciando perdere le gerarchie, i nostri parroci vivevano in una simbiosi così stretta con la loro comunità, che si spendevano davvero, spesso eroicamente, per salvare vite umane. Per cercare di capire meglio, io penso alla figura moderna del “peace keeper”. Sabadin deve gestire una transizione morbida, dal fascismo alla democrazia, scalpita negli ultimi mesi, prova ad accaparrarsi con i soldi la zona di Masaccio, assume lui, con suoi uomini, il pieno controllo regionale del CLN, il laico Meneghetti è stato “misteriosamente” eliminato. Un regalo tempestivo della provvidenza al mondo cattolico veneto IL FASCISMO IN VENETO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A3
  • 8. I CATTO-COMUNISTI NAZIONALI Durante il fascismo, la chiesa ha allevato, con attentissimo e rigoroso controllo diretto, la futura classe dirigente del nostro paese, De Gasperi ed Andreotti se li è tenuti addirittura sotto la gonna, cioè in vaticano. Stalin non è stato da meno con i leader comunisti, non dimentichiamo che è stato educato dai gesuiti. Andreotti e Togliatti sembrano politicamente gemelli, campioni assoluti di cinismo macchiavellico, il predominio della ragion di stato non lascia alcun spazio a controproducenti scrupoli e tentennamenti. Il comunista, con la svolta di Salerno, si allea alla monarchia ed alla Chiesa, spiazzando tutti gli altri laici. Togliatti e poi Berlinguer, tengono bloccata la politica nazionale per trent’anni, illudendosi di sedurre il vaticano, con le loro profferte amorose, ma è tutto perfettamente inutile. Si cronicizza nel paese una tara culturale opportunista, detta allora “compromesso storico”. I COMUNISTI DI CASTELFRANCO VENETO E LA MORTE DI MASACCIO Bossum, avvocato, ricco, primo sindaco comunista della città, assume incredibilmente la difesa di Andretta. Sandro Pasqualetto, partigiano, poi sempre ai vertici del PC, si batte, indomito, fino alla morte, per lo stesso “nobile” ideale, di difendere Andretta, esponendosi a figuracce incredibili. Racconta una sua visita a Masaccio, impaziente di entrare in Bassano, per dissuaderlo da quell’impresa e proporgli invece un incontro con un generale tedesco. Vero o no che sia, nessuno gli ha mai creduto. Perché il partito si è addossato, sempre, ostinatamente, questa vistosa brutta figura? Difendere a spada tratta l’innocenza di un torbido personaggio, universalmente condannato dalla gente. Senza conoscere la svolta di Salerno, il comportamento del PC locale appare stupefacente. Questi comunisti della real politik, continueranno, per decenni, il felice inciucio con la Dc dei Sartor. Masaccio, laico, sinistrorso, era l’unica pecora nera, per la nostra vandea fascista, pardon, catto-comunista. LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO AL CATTOCOMUNISMO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A4
  • 9. L’ELIMINAZIONE FISICA DEI LAICI I laici idealisti, primi trascinatori nella resistenza In Veneto il movimento inizialmente nasce e si alimenta nelle università e nei licei ecc. I primi trascinatori sono intellettuali laici, né cattolici, né comunisti, molti vicini al PdA. Laici sono anche molti quadri dirigenti militari, inviati dal governo del sud, senza dei quali, nessuna attività bellica strategica è immaginabile. La monarchia organizza anche un’importantissima rete spionistica, la quale, dotata di ingenti risorse, sarà, tra molto altro, determinante anche nell’assetto di tutta la struttura resistenziale. I cattolici patrioti Verso il finire della guerra emergono esigenze nuove che sconvolgono gli equilibri precedenti. Obiettivo prioritario dei cattolici non è la cacciata dei tedeschi, ma il controllo politico della minaccia comunista, nel nord-est incarnata anche dalla cupidigia di Tito. La conclamata sintonia della chiesa con il fascismo pone i cattolici come interlocutori rassicuranti, ideali, per gli ex fascisti, in transizione verso democrazia. Negli ultimi giorni avviene l’eliminazione fisica dei competitori politici Nella cartina della pagina seguente illustro didatticamente gli schieramenti dei “belligeranti”, i laici erano accerchiati, isolati, anche nella zona comunista. Però, alle elezioni, avrebbero potuto spostare una parte importante dell’elettorato cattolico, un buon motivo per farli fuori e quello è stato il momento adatto, ovunque. A prima vista, pare più complicato capire l’eliminazione di Maset ed Adami, in casa comunista, ma basta ricordare la svolta di Salerno, l’inciucio catto-comunista. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEINTRODUZIONE A5
  • 10. Sabadin VolpiMinisteri Graziani Gruppo dirigente regionale Chilesotti Masaccio Maset L’EPURAZIONE DEI LAICI, DAL FASCISMO AL CATTO-COMUNISMO Mandanti : i vincitori (nella mappa i fascisti travestiti da democristiani) -Sabadin: “cattolico, patriota, no partigiano”, nel gennaio 45, “spodestato” Meneghetti, comanda lui in Veneto -Ministerali: dislocati tra Bassano ed Asolo -Sartor: “partigiano “disarmato”, poi astro della DC -Anselmi : staffetta diciottenne, poi ai vertici della politica nazionale -Graziani: generale e ministro, vive con Volpi -Volpi: ex ministro fascista (Porto Marghera, SADE,Vajont), link a pag. 7 Ospita Graziani mentre finanzia la “sua” resistenza. Eliminati : l’intero gruppo dirigente laico -CLN regionale (Meneghetti) Arrestati, tutti insieme, nel gennaio 45, si dice per una delazione. Sabadin scalpitava da un po’ per avere maggior peso nel comitato e così, negli ultimi mesi, se lo prende tutto -Chilesotti e Masaccio: comandano una vasta zona pedemontana, rispettivamente a sx e a dx del Brenta. -Maset e Adami: il primo compagno di classe di Masaccio, entrambi laici, moderati, in sinergica coabitazione iniziale con i comunisti. Adami viene ucciso da “partigiani travestiti da tedeschi” (vox populi, vox dei), Maset mentre abbandona, su ordine del CLN, il comando del gruppo misto comunisti-osovani, da lui guidato fino a quel momento. Sartor Anselmi Budoia Adami
  • 11. Orfano di guerra, allevato da mons. Bianchini fino ai vent’anni, poi don Giuseppe Menegon fu un suo interlocutore fondamentale durante la resistenza. Ma Primo ebbe abbastanza autonomia e curiosità per cominciare a guardare presto oltre la palude culturale, frequentando i circoli intellettuali dell’università. La guerra partigiana è stata l’occasione per mettere in pratica nuovi modelli socio- politici, che ha saputo sperimentare con coraggio e successo. Mangiapreti o baciapile? I suoi rapporti con don Giuseppe Menegon non sono facili da indagare. Diversi, antitetici, l’eccezionale intelligenza di entrambi produsse buoni frutti. Ho conosciuto ed apprezzato il prete, secondo me li sintonizzava il forte e comune amore per la nostra gente. Chi l’ha ucciso? In generale, le tensioni ideologiche e culturali accumulate durante la resistenza sono sfociate in regolamenti di conti, subito dopo la fuga dei tedeschi. In Emilia vinsero i comunisti ed ammazzarono un po’ di preti, da noi vinse la D.C. e morì Masaccio. 1 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE IL VERO VOLTO DI MASACCIO
  • 12. ANCHE L’ANPI “INDORA” La gente semplice può “bere” una fandonia, ma, prima o poi, fiuta i “caccia balle”. Queste manipolazioni sono in parte veniali, ma a me risultano disgustose, come il volto noto e bellissimo di una donna, deturpato da un trucco volgare. Un tipico esempio dell’irrefrenabile tendenza ad “abbellire” la verità. Ho segnalato inutilmente ad ANPI queste stupide invenzioni, ma non hanno risposto. Tutto il racconto della resistenza gronda di bolsa retorica, emulando in piaggeria e faziosità anche il regime fascista. (1)Non risulta si sia rifugiato sul Grappa (2 Impossibile una sintesi meno reticente, mafiosa (1) http://www.anpi.it/donne-e-uomini/primo-visentin (2) 1.1 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 13. L’INTELLETTUALE ED IL SOGNO TRADITO “ecce deus ramum Lethaeo rore madentem uique soporatum Stygia super utraque quassat tempora, cunctantique natantia lumina soluit. Vix primos inopina quies laxaverat artus, et super incumbens cum puppis parte revulsa cumque gubernaclo liquidas proiecit in undas praecipitem ac socios nequiquam saepe vocantem” Soggetto proposto da Elena Povoledo, l’ultima compagna La statua è posta al pianterreno del Palazzo del Bo. Qui operò la prima sede clandestina del CLN Veneto E’ notte fonda, i compagni dormono, stremati. Palinuro, giovanissimo, solo, veglia, tiene saldamente il timone della nave di Enea, quando vede finalmente la terra promessa. Solo il dio ingannevole e crudele può vincere la sua indomita volontà. Lo addormenta agitando un ramo intriso di sonnifero, poi divelle il timone con la poppa alla quale si è legato, lo scaraventa nei gorghi. Morte di Palinuro (Eneide, libro V) Opera di Arturo Martini (1946) 1.2 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 14. ELENA POVOLEDO, “MARIANNA” Veneziana, classe 1920, compagna di studi di Masaccio, prenderà la laurea a fine guerra, in storia dell’arte. Arriva a Poggiana come staffetta, stabilmente insediata in casa con Primo, nell’ultimo periodo della guerra. Immaginavo fosse la sua amante ufficiale, invece, mi dicono che era un’altra. Ho scoperto il suo vero nome ed il ruolo militare solo recentemente, in paese si sapeva poco di lei. LA FUGA NEL SILENZIO Dopo l’omicidio, come altri più legati a Primo, si eclissa, e non vuol più saperne di quell’ambiente. Agisce come se avesse vinto la fazione avversa, silente, come fosse troppo pericoloso perfino sussurrarlo. E’ lei a scegliere il soggetto di “Palinuro” ed a concordare gli aspetti artistici con Arturo Martini. La statua è collocata nel luogo più prestigioso dell’Università, al pianterreno del palazzo del Bo. Dedica tutto il resto della sua vita all’arte, l’interesse che condivideva con Masaccio, è morta nel 2013. LA STATUA DEL PALINURO AL BO Ecco il dio scuotesopra entrambele tempiaun ramo inzuppatodi rugiadaleteae drogatodi forza Stigia, scioglie,a lui esitante, gli occhi natanti.Appena la quiete improvvisa aveva rilassatole primemembra,quandosaltandoglisopra, divelta una parte della poppa, lo gettò nellelimpideonde col timonea capo fittoe spesso invocante invanoi compagni Palinuro non si addormenta per propria debolezza, ma perché il dio vince la sua volontà con la droga. Non cade in acqua intontito dal sonno, ma perché si è legato al timone e questo è fissato alla poppa. Per farlo annegare, il dio malvagio furiosamente divelle il timone, con parte della poppa e lo precipita in mare, con il nocchiero ancora legato. 1.3 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 15. Palinuro per Elena Povoledo intellettuale seduttore Le foto disponibili sono tutte in posa, come si usava allora: una personalità aperta, disinvolta, libera, complessa, sfaccettata. In sintonia profonda con le proprie origini, ma anche emancipato dagli aspetti più chiusi: sarebbe morto di asfissia culturale, relegato per sempre nei nostri paesi. Inquieto, ribelle, scelse il nome di un rivoluzionario in pittura, morto a 27 anni! scanzonato sportivo santo e contadino secondo Comacchio Ad ognuno il suo Spesso gli autori, che si sono cimentati con la sua figura, preferiscono esibire la propria sensibilità prospettica, anziché essere interessati davvero a capire l’uomo. Le biografie che ho letto finora, aggiungono poco all’opera oggettiva di Corletto. Mi emoziona la statua del Palinuro, voluta da Elena Povoledo; ha colto suggestiva- mente la sua parabola esistenziale. IL SUO VERO VOLTO 1.4 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 16. Te asso qua sto sasso e so che nol fiorisse. Ghe sarà sempre un osto, un prete, un fiol de troja pronto a mandarte in scena e quando no te servi spararte drio a schena Parchè par tutto el mondo chi che fa pì paura xe quei coe scarpe grose e anca a testa dura Ma caro comandante A cossa xe servio, na lapide sol muro o un gran eroe morto, se no ghe xe futuro Ma posso dir na roba, a chi che passa e resta, a chi serca na facia sincera, a raixa xe ancora qua, tra i crepi de sta tera. Ma qua me vardo intorno e libero a me mente, dei tosi del Vial nò ghe‘ ntaressa gnente, ai morti soto i rovi, I ga cambia camixa, comanda sempre lori Ma caro comandante no i gò desmentegai quei attimi de gloria, de miseria tanti, xa pasai, quei giorni in cui se jera imbriaghi sensa paura dea gaera, de tanti sogni de strana libertà, dell’illusion de far na nova era, mentre se jera dentro a storia vera Testo autenticamente anonimo. L’ho “decifrato”, trascrivendolo da un foglio di carta fradicio e scolorito. Stava piegato e nascosto sotto il sasso, citato nei versi, vicino alla tomba di Masaccio. E stato scoperto da un bambino, venuto a salutare il nostro partigiano, in una giornata di pioggia . Beati i puri di cuore Il mio “odorato” mi dice che queste parole sono vere e sincere, rappresentano in modo insuperabile il sentimento dei “puri di cuore”, dei più giovani ed ingenui, tra i suoi partigiani. Ogni anno, il celebrante di regime, toglie questa poesia dalla tomba e la nasconde! Primo amerebbe di più questi versi veri o le orazioni ufficiali? Con il suo senso dello humour, mi diverto ad immaginarlo balzare fuori dalla tomba per terrorizzare l’ipocrita oratore di turno. NEL CUORE DEI SUOI PARTIGIANI 1.5 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 17. Talvolta una musica, una vecchia foto, un odore, hanno un potere evocativo molto superiore alle parole. Non ero nato nel 45, ma l’ ”odore” di Masaccio è inconfondibile ed emana intensamente dalle persone che l’hanno veramente conosciuto ed amato. L’unica sua sorella bilaterale appartiene al mio clan, i “gniche”, perché ha sposato il fratello di mio padre. La casa dove sono nato era intestata a lui, Virgilio, anche se era stata acquistata da tutti i fratelli. Quindi, se Primo veniva così spesso a dormire a casa nostra, ne aveva buon diritto, era quasi a casa sua. Nel mio “granaro” ha disegnato con il carbone il profilo di un uomo, che mi incuriosiva molto. Mio padre, credo per prendermi un po’ in giro, diceva che Primo aveva rappresentato il duce. Verso la fine della guerra, un gruppo di tedeschi in ritirata pernottò a casa nostra; al mattino la nonna e la zia, con la scusa della Messa, avvertirono i partigiani in paese. Questi si avvicinarono, camminando nel Muson e circondarono la casa: i tedeschi si arresero pacificamente. LA SUA IMPRONTA IN CHI L’HA AMATO Rita Visentin Mia zia era in Canada nel 45, qui appare in una foto con i miei, quando è tornata in Italia. La nobiltà d’animo, l’atteggiamento solare e dimesso, evocavano perfettamente il vivissimo ricordo del fratello, trasmesso da mio padre. E’ morta costantemente ignorata dai retori di regime. Mario Scapin Maestro elementare, uno dei pochissimi testimoni viventi che può raccontare, non solo il grande amico, ma anche l’intellettuale. Ha visionato l’importante documentazione, ancora non catalogata, tuttora in possesso della famiglia di Corletto, l’autore dell’unica, vera, biografia di Masaccio. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE1.6 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 18. IL MASACCIO RESTAURATO A LORIA IL RACCONTO DI MARIO SCAPIN, REGISTRATO IN UN VIDEO. Maestro come lui, amico e compagno di scorribande a Bassano, punto di appoggio ed uomo di assoluta fiducia, nelle mansioni più delicate, però “partigiano disarmato”. In un ottimo video, recentemente prodotto, racconta il personaggio, con calore e grande schiettezza. Ho parlato con lui, discutendo anche gli interrogativi più scottanti, motivati in questo documento. Su molti di questi temi si è diffuso ampiamente, senza peli sulla lingua. Non voglio qui tirarlo dalla mia parte, dico solo che le sue risposte sono state schiette e condivisibili per me. Un maestro per quei tempi era un personaggio culturalmente importante in un mondo di analfabeti. Mario Scapin, con il suo ascendente in zona, ci aiuta ad immaginare il rapporto di Masaccio con la sua comunità. ANCHE A RIESE SI APPROFONDISCE LA SUA FIGURA Sono in programma ulteriori, interessanti, iniziative per rivitalizzare ed arricchire la sua memoria. Per l’ultimo anniversario è stato prodotto un filmato con le testimonianze dei sopravissuti, alternate ad una parte creativa, dove sono stati ricostruiti alcuni episodi più salienti. Infine, la proiezione è stata intervallata da alcune scene teatrali. Un lavoro divulgativo eccellente, a mio parere. Sono entusiasta della qualità dell’opera, ma ancor di più della grande folla e del religioso silenzio. La sorpresa più bella? Ho visto al lavoro molti “giovani “ che non conosco . 1.7 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 19. INEVITABILMENTE RIBELLE, UN PROBLEMA PER IL POTERE LOCALE NEL 2015, FINALMENTE, LA PAROLA A MASACCIO Per un anno niente discorsi retorici, Primo rivive attraverso le sue parole. Nell’ora dell’omicidio, una folta processione laica ha ripercorso la strada dai “Pioti” a Poggiana. Le immagini venivano proiettate un po’ ovunque, anche sulla canonica. POLITICI E MILITARI “ASSERAGLIATI” ED IL GELO DELLA GENTE IL PRIMO ANNIVERSARIO Siamo a Poggiana: i soldati asserragliati, l’oratore al centro, pochi civili, quattro gatti, per lo più in disparte. Nella nostra zona, si è perpetuato al potere lo stesso gruppo che ne ha imposto l’eliminazione. Per 70 anni ha dovuto mentire, sapendo di non essere creduto, cercare di annacquare il ribelle, santificandolo. Primo è stato amato soprattutto dai semplici, da chi l’ha conosciuto di persona. 1.8 IL VERO VOLTO DI MASACCIO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 20. CAPITOLO 2 LO STUDIO DEL CONTESTO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE Perché la storia diventi maestra di vita, bisogna andare oltre la cronaca, spesso fallace e menzognera, come quella prodotta sulla resistenza locale. Meglio guardare le cose più da lontano, dall’alto, per non farsi stordire da mille dettagli insignificanti o fuorvianti. Normalmente è manipolata dal narratore, dunque bisogna filtrarla accuratamente, in base al suo individuabile interesse. Più utile studiare casi reali, già indagati con rigore storico in altre regioni, ricalibrare quel modello in base alla nostra specificità e la trama, il filo logico, appare piuttosto chiaro e ripetitivo. IL GRATICOLATO VISTO ALL’ALTEZZA GIUSTA I particolari inutili e fuorvianti scompaiono, il rigore geometrico del graticolato appare evidente…… L’ANALISI STORICA CON RIFERIMENTI SICURI
  • 21. La letteratura della resistenza insiste su valori piccolo borghesi: l’anelito alla democrazia, la libertà ecc. Motivazioni reputate stravaganze, capricci da “siori”, dai poveri partigiani semianalfabeti che ho conosciuto io, i quali avevano ben altre priorità, come non andare a morire in una guerra sbagliata e riempirsi la pancia. Una fattiva aggressività verso i nazifascisti si sviluppò solo dopo le prime azioni punitive. I comunisti erano spinti da una fede autentica nella rivoluzione, per un mondo più giusto. UN POPOLO COSI AVIDO DI SOGNI, DA NON VOLER ESSERE DISILLUSO DALL’INCANTATORE Il duce ha potuto orientare, a favore della prima guerra mondiale, l’opinione dei “siori”, dei “studiai”. Poi , il filo conduttore della sua vicenda politica, diventa la preparazione della seconda: fucile e moschetto, otto milioni di baionette, era convinto di poterci trasformare in un popolo di guerrieri. La facilità con la quale ci ha plagiato, dovrebbe farci riflettere, su questa nostra tragica tara nazionale. Infatti il costo spaventoso di sofferenze e lutti, insieme con il risultato catastrofico, la vittoria “mutilata”, non hanno generato anticorpi critici nel nostro popolo, che l’ha seguito, molto docilmente, nella seconda. Mussolini, più lucido del suo gregge, il 25/7/43 ha almeno provato a staccare la spina, ma la maggior parte degli italiani ha fatto finta di non capire, è rimasta a guardare. La sua appare un’auto-defenestrazione, la scelta praticabile più coraggiosa, per far cessare il conflitto. La regia degli eventi rimase costantemente e saldamente nelle sue mani, fino all’arresto. L’INFAMIA DELLA MONARCHIA Grandi, regista ufficiale della sceneggiata, si era assicurato un accordo di pace separato con gli inglesi. Ben più arduo sottrarsi, con il minor danno possibile, al mortale abbraccio germanico. A mio modesto parere, in questa difficilissima impresa, il re e Badoglio hanno dato il peggio di sé, scrivendo insieme una delle pagine più infami della nostra storia. MUSSOLINI E LE GUERRE 2.1 LO STUDIO DEL CONTESTO PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 22. NEL DNA CULTURALE DEL POPOLO VENETO Il tema nel titolo richiede ben altro spazio e competenza, io qui sintetizzo didatticamente gli elementi indispensabili, per cercare di capire come l’università di Padova sia diventata culla e cervello della resistenza. CELTI? Sembra passato un secolo, da quando l’illustre storico, Umberto Bossi, pontificava sul Monviso, celebrando la nostra identità di Celti, in ginocchio, tra i chierichetti, ricordo anche il presidente della nostra regione. Le biblioteche pubbliche rigurgitano di pomposi approfondimenti sul tema, nessun fremito di vergogna! PAFLAGONI Il nostro profilo è scritto nell’Iliade, noto e condiviso in tutto il mondo mediterraneo, ribadito da Tito Livio. Come altre comunità agricole, abbiamo una cultura pacifica, una divinità femminile, il matriarcato. Commercianti, sviluppiamo una grande attitudine alla convivenza ed un proporzionato opportunismo. I romani invidiano il nostro pedigree: incaricano Virgilio, mantovano, di replicarne il modello con l’Eneide. Roma non ha conquistato il Veneto, il nostro fu un matrimonio d’amore e soprattutto d’interesse reciproco. La manipolazione della nostra identità comincia intorno al mille nelle campagne, con la cristianizzazione. Ad azzerare la nostra identità, provano poi gli ottusi piemontesi e soprattutto il fascismo. Risultato? Ancora oggi, nei musei, i nostri reperti sono definiti, misteriosamente, preromani… LE TRACCE NASCOSTE DELLA NOSTRA IDENTITA’ STORICA I reperti archeologici preziosi si trovano nelle zone ricche, negli insediamenti commerciali, cioè lungo i fiumi. L’attracco delle barche, durante le tempeste, era molto più pericoloso nei porti di mare. Pochi oggetti preziosi nella pedemontana: tumuli, motte, l’antropizzazione dei prai, solo pico e paea! Molto diffusi invece i santuari dedicati a Reita, riciclati con un culto alla Madonna. A Cendrole, il principale reperto pagano è stato abilmente camuffato, confuso con la paccottiglia del museo. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.2 LO STUDIO DEL CONTESTO Reita a Cendrole, i Retii a Riese I Veneti dei praiclicca per approfondimenti su
  • 23. IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO I CONTADINI VENETI: MAGARI MORTI DI FAME, MA SEMPRE “PARONI” Impossibile capire il nostro mondo, se si adottano modelli importati da altre regioni. Il legame tra popolo e pastore era totalizzante; il prete, unica guida, suppliva a molte carenze dello stato sociale. Quasi non esistevano i proletari, i salariati: i contadini, sfruttati e miserabili quanto si vuole, piccoli proprietari, fittavoli o mezzadri, si potevano sempre sentire padroncini a casa propria. Una peculiarità socio economica frutto di vicende storiche, ma anche un obiettivo consapevolmente perseguito dalla classe dirigente, proprio per sottrarre la materia prima ai rivoluzionari comunisti. IL CLERO: UN ESERCITO CHE NON FACEVA PRIGIONIERI Con l’annessione all’Italia, il potere della chiesa venne drasticamente messo in discussione. Essendo esclusi dal diritto di voto gli analfabeti, il predominio clericale nelle campagne veniva azzerato. Nel collegio di Asolo e Castelfranco, i “cittadini” laici coalizzati determinavano la scelta del candidato al parlamento. Giuseppe Sarto addestrò il suo clero ad una guerra spregiudicata e dura, dove non si facevano prigionieri. Lo condusse spesso alla vittoria come cardinale, da papa ne tenne saldissime le redini, attraverso i suoi vescovi. I PARROCI: DON CAMILLO, MA ANCHE PEPPONE Il controllo delle campagne era basato su un confronto serrato con i proprietari terrieri, il secondo pilastro, senza il quale il sistema di potere sarebbe frantumato immediatamente. Tuttavia non sudditanza, quando il sistema rischiava di crollare, era la chiesa a comandare. Solo così si può comprendere la straordinaria vicenda del sindacalismo cattolico, di Corazzin. Il vescovo, che aveva allevato e lasciato crescere il movimento, allungò il guinzaglio fino a consentire forme di lotta molto violente, emblematico il braccio di ferro a Castion di Loria, nel 1908, con i padroni Manfrin. Al momento opportuno dovette accorciare il guinzaglio, senza mai smettere di “consigliare” o imporre le soluzioni di compromesso ai proprietari. Da Roma, il papa aveva sempre l’ultima parola nella regia degli eventi, anche nei dettagli. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.3 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 24. CHIESA E FASCISMO LEGHE BIANCHE Dopo la prima guerra mondiale, anche da noi ci furono gravi turbolenze sociali. L’originalità del mondo veneto si confermò anche in questa occasione: il colore delle nostre leghe fu il bianco anziché il rosso! Non si trattava di un fenomeno accidentale, ma della coerente prosecuzione delle esperienza sindacali dell’anteguerra, con gli stessi attori, Corazzin in particolare. L’ ADESIONE AL FASCISMO Anche qui avvenne la fase dello scontro con le camice nere, forse un po’ meno drammatica che altrove. Il clero accorciò prestissimo il guinzaglio ai suoi, lasciando tutto il campo libero ai fascisti. Quando poi Mussolini acconsentì al matrimonio, al concordato, fu amore pieno. Su un punto il clero non indietreggiò con successo, sulla supremazia della formazione cristiana. L’ASSE FASCISMO + MONDO CATTOLICO A questa scelta di campo corrispose lo scontro totale con il marxismo, in tutto il mondo. Per stare all’Italia, la chiesa appoggia la guerra coloniale di aggressione all’Etiopia, inviando i cappellani militari, come don Giuseppe Menegon, a sostenere il morale delle truppe, tranquillizzandone le coscienze. Non fa trasparire tentennamenti, neanche di fronte all’orrore dei gas asfissianti. Dopo il 43, il dialogo con l’occupante nazifascista è ininterrotto, efficace , costruttivo. La guerra senza quartiere contro il mondo laico, ma sopratutto contro quello che puzza di marxismo, un obiettivo assolutamente prioritario e condiviso sia dal vertice che dalla base. Si consolidò allora un blocco conservatore, borghesia laica + possidenti terrieri + clero, che ha poi governato, con pugno di ferro, le finte trasformazioni, dal fascismo alla democrazia cristiana ed infine alla lega. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.4 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 25. LE RADICI DELLA NOSTRA LAICITA’ Il Veneto è perseguitato dallo stereotipo di un certo opportunismo servile, che Goldoni ha reso celebre ed anche simpatico, con il personaggio di Arlecchino, servitore di due padroni. Per me rappresenta bene la nostra peculiarità: come i commercianti veneziani, allenati a convivere con un mondo conflittuale e fanatizzato, rifuggiamo ogni inutile rigidità e cerchiamo sempre il miglior tornaconto. VENEZIA, INTERFACCIA TRA ORIENTE ED OCCIDENTE Ponte economico tra due mondi in conflitto permanente: trasporta i crociati e continua imperterrita a mercanteggiare con i loro nemici, non sviluppa solo un’attitudine commerciale e di puro profitto. Diffonde e garantisce la floridezza di un modello molto avanzato di civiltà, per circa un millennio. Emula, in piccolo, la gloria dell’impero romano, però con meno guerre, maggior benessere e sicurezza. OASI DI LIBERTA’ LAICA NEL MEDIO EVO Prima di Lutero, è l’unico territorio europeo dove l’inquisizione ha gli artigli spuntati. Coniuga magistralmente il rispetto della religione con la rigorosa autonomia dello stato laico. Vi trovano rifugio i perseguitati per varie forme di intolleranza, si realizza il primo ghetto. Con l’invenzione della stampa rimane il principale faro di luce e di scambio con il movimento protestante, allora nella sua fase nascente, ma, soprattutto, durante il buio profondo della controriforma. L’UNIVERSITA’ DI PADOVA, HABITAT IDEALE PER IL RIBELLE GALILEO Il toscano è un ambizioso “rompiscatole”, finché parlò di scienza agli scienziati, una chiesa, sempre cinica e disinvolta, l’ha rabbonito e coccolato, penso ai vertici dei domenicani, al futuro papa. Alla fine lui andò cercar rogne, pontificando nell’ambito teologico. Tanto ostinato ardimento poteva svilupparsi solo in un habitat culturale fieramente laico e libero. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.5 LO STUDIO DEL CONTESTO Chi era Giuseppe sarto?clicca per approfondimenti su
  • 26. L’UNIVERSITA DI PADOVA: CULLA E CERVELLO DELLA RESISTENZA IL CLN DI MARCHESI, TRENTIN, MENEGHETTI Il primo è un insigne letterato, rispettato dal regime, replica ad alta voce a Gentile, iscritto al PC da Livorno. A nome del partito, prima e dopo il luglio 43 e fino all’arrivo di Togliatti, dialoga con la monarchia. Questa l’insedia rettore all’università di Padova, poi la RSI lo conferma. Subito dopo l’ 8 settembre, crea il CLN veneto, ma è personaggio troppo famoso ed esposto, lascia Padova nel novembre, rimarrà ai vertici della politica italiana, grande guru di Togliatti nella fase costituente. Oltre ai personaggi componenti il CLN, a Padova ha radunato altri intellettuali come Valeri e Valgimigli. Trentin è un generoso militante socialista, con una vasta e profonda cultura socio-politica, diffusa mediante un’imponente bibliografia. Il figlio Bruno è il famoso sindacalista. LA CATTURA DI MENEGHETTI & C, NEL GENNAIO 45 Scienziato, pro rettore, rimpiazza Marchesi, fino all’arresto, ufficialmente provocato da una delazione. Ho qualche perplessità per questo gruppo di cospiratori, che si riuniscono in centro città, sempre nello stesso posto: adesso abbiamo infinite prove dell’osmosi continua di informazioni tra fascisti e cattolici. A pag 2.10 cerco di rappresentare il contesto politico nel movimento resistenziale, trovo ragionevole ipotizzare che Carità abbia scelto il momento suggerito da Sabadin. TOGLIERE LA CROSTA RETORICA C’è troppa enfasi sull’influsso di questo ambiente nella formazione culturale di Masaccio; si capirà meglio quando saranno accessibili tutti i suoi scritti. Escluso Trentin, una vita tutta spesa, coerentemente, in sintonia tra pensiero ed impegno sociale, gli altri mi paiono piuttosto benestanti filantropi: si sentono buoni perché amano il povero, ma non lo bazzicano. Come il ribelle Francesco, Primo praticava fieramente una povertà estrema ed amava stare con gli umili. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.6 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 27. I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE Allora il prete era la persona più colta, il vero leader del paese, con tutti quei renitenti alla leva e sbandati in giro, nessuno meglio di loro poteva tenere le fila di una società disgregata e forze armate e contrapposte, serviva senz’altro un lavoro di “peace keeping”, come si dice oggi. A vantaggio militare dell’occupante tedesco, che evitava di distogliere forze dall’impegno bellico. UNA CHIESA, NEI FATTI, SOLIDALE CON IL FASCISMO E FERMAMENTE ANTICOMUNISTA La contrapposizione capitalismo/comunismo era profonda e lacerante, la vicinanza al fascismo evidente e motivata, basta pensare alla guerra civile di Spagna. Gli antifascisti trattavano i preti come nemici di classe, ne ammazzarono molti con crudeltà esemplare. In questo clima, la folle aggressione alla Russia, “atea e comunista”, trovò un buon consenso popolare. PADRE NICOLINI CON I FASCISTI A BASSANO, DON MENEGON CON I TEDESCHI A PADOVA Entrambi hanno un ruolo ufficioso abbastanza esplicito e sistematico, la differenza nei ruoli appare chiaramente determinata dai diversi obiettivi dei due poteri. Kaiser ha bisogno di tenere tranquilla un vasta zona, senza sprecare preziose risorse militari. Perrillo sarà molto più focalizzato sulla transizione, sul futuro assetto politico della zona, i suoi migliori interlocutori i “patrioti”, militari “badogliani” come Moro, o “democristiani” come Sabadin. DON GIUSEPPE FINISCE IL LAVORO QUALCHE SETTIMANA PRIMA La promessa liberazione dei suoi parrocchiani imprigionati ad Asolo è il suo primo fallimento, ma, è nella vicenda di Spineda, che il primo intermediario diventa decisamente padre Nicolini. Ormai i tedeschi stanno per scappare, hanno altro a cui pensare, mentre i fascisti sono in piena, frenetica, attività, interlocutori principali, nella determinazione dell’assetto politico della zona nel dopoguerra. 2 .7 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 28. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.8 LO STUDIO DEL CONTESTO LO SPIONAGGIO DEL TANDEM SABADIN + ROCCO La resistenza è seguita con attenzione sia da agenti dello spionaggio degli alleati che della monarchia. Non sono semplici spie, ma molto di più: utilizzando le potenti leve del denaro e degli aviolanci possono determinare il quadro delle diverse e contrastanti forze della resistenza. Gli americani puntano agli obiettivi militari, gli inglesi sono più attenti ai futuri assetti politici. I nostri monarchici, sotto la maschera dell’unità patriottica, si occupano ovviamente del pericolo sovversivo, cioè innanzitutto comunista: questo vale certamente in Veneto, per il tandem Sabadin(DC)+Rocco(MRS). GLI AVIOLANCI Con qualche eccezione iniziale, Masaccio non ne ottiene quasi mai da MRS, che pure gli sta alle costole, proprio nei giorni dell’omicidio: una volta arrivano bombe al posto del materiale, un’altra gli aerei “sbagliano” e scaricano a Cendrole, anziché ai prai, i contadini (avvisati?) fanno in tempo a trafugare tutto. C’EST L’ARGENT QUI FAIT LA GUERRE Il duo MRS+Sabadin, il gatto e la volpe, dispone di molto denaro, Sabadin ne elargisce, con il raggiro, anche a Masaccio, andando poi a dire in giro che è passato alla DC e questi, indignato, smentisce formalmente. La brigata Martiri del Grappa è in fase di “democristianizzazione” forzata, vedi pag. 2.11. ALLE COSTOLE DI MASACCIO, NEI GIORNI DELL’OMICIDIO (ad 1 km di distanza circa) Negli ultimi giorni, il suo gemello siamese, Sabadin, mette in rotta, tutto solo, le armate tedesche…. Che ci fa Rocco, relegato nell’insignificante paese di Ramon, in compagnia di Moro e Crestani? In quei giorni, una sua lettera all’omicida, rivela intimità ed un rapporto gerarchico irregolare tra i due. Cocco descrive i tre ceffi asserragliati nella “stanza del tino”, dove viene raccolto tutto il contante requisito ai tedeschi in fuga. Moro, suo comandante, esce solo per impartire qualche disposizione e poi rientra subito.
  • 29. I MILITARI DI CARRIERA NELLA RESISTENZA Garantiscono l’efficienza strategica indispensabile per la moltitudine di giovani sbandati, alla macchia. Sabadin vuole solo loro tra i suoi “patrioti”, è arrivato in Veneto apertamente accompagnato da MRS, quindi per salvaguardare esplicitamente gli interessi della monarchia e della conservazione e non lo nasconde. ERMENEGILDO MORO Non è visibilmente legato allo spionaggio come Sabadin, è un tenente alpino, fieramente monarchico, ha combattuto in Russia, verrà premiato con la promozione a generale nel dopoguerra! Grazie alla moglie è inserito nella Bassano che conta, ovvero in grande intimità con il fascismo locale. Prevede il suo arresto, quella sera convince Cocco a non dormire a casa, precauzione che lui usa da tempo. Il fedelissimo sfugge alla cattura, lui invece, guarda caso, quella sera ritorna nel suo letto e viene arrestato… Il suo battaglione viene annientato completamente, salvo il piccolo nucleo attorno a Cocco. “Rieducato”, vedi pag 2.12, riappare a Ramon il 20/4/45, Masaccio viene ucciso una settimana dopo. Abbiamo appena visto, nella pagina precedente, come partecipa alla lotta di liberazione. In evidente antagonismo con Masaccio, da Bassano ancora non liberata, impartisce direttive scritte al povero Cocco, servitore di due padroni, per entrare lui per primo. CRESTANI Capitano degli alpini, promosso colonnello per meriti resistenziali. Nel febbraio 45, incarcerato il CLN veneto, Sabadin corona il suo sogno di un grande accorpamento moderato e Masaccio si trova questo militare come superiore gerarchico. Ricapitolando, nella stanza del tino, se la spassano tre eroi; il suo superiore Crestani, il suo vice Moro e la spia Rocco di MRS, l’omicidio avviene a circa 1 km di distanza. Crestani è sul luogo del delitto, si contraddice senza ritegno, mente spudoratamente. Comandante militare della brigata Italia Libera sul Grappa, è sfuggito misteriosamente al rastrellamento. Andretta gli scrive e lo minaccia di raccontare ignobili verità; il ricatto funziona perfettamente. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.9 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 30. LA RESISTENZA CATTOLICA PARTITO CRISTIANO SOCIALE A pag. 2.2 e 2.3 abbiamo visto quale preziosa ed importante esperienza sia stata quella di Corazzin, dell’impegno dei cattolici nel sociale: questo partito ne è l’erede, ma sta per essere soppiantato dalla DC. LA DC DI SABADIN E’ il personaggio più rappresentativo del partito durante la resistenza; ambizioso, efficiente, invadente ecc. Mi pare intellettualmente rozzo, seduce gli ignoranti ma imbarazza i volponi politici, i quali, a lavoro finito, se ne sbarazzeranno abbastanza in fretta. Patriota ed anticomunista al 100% Nato in Istria, educato a Cittadella, vi ritorna come dirigente industriale, vive drammaticamente il conflitto etnico+politico con il comunismo iugoslavo: questa esperienza sarà il principale vettore della sua vita. Grande trascinatore come sindacalista Prima del fascismo, si merita un grande successo con le sue battaglie sindacali, un tesoro di consensi che valorizzerà poi politicamente, a partire dall’ 8 settembre 43. Anti tedesco? Il peggior nemico del mio nemico è il mio migliore amico? Domanda troppo semplicistica, ma aiuta a capire. I tedeschi sono i suoi migliori alleati, certamente molto scomodi e sgraditi, prima se ne libera, meglio è. Anti fascista? Ci vorrebbe una bilancia di precisione per misurare eventuali tracce mentali di avversione. Nei fatti, i suoi fedelissimi, Farina ed il frate Nicolini, fanno apertamente “lingua in bocca” con i fascisti. Lui, a dire il vero, confermando la sua sagacia, non mi pare si esponga personalmente. Spia del governo monarchico In simbiosi con MRS, si presenta a Meneghetti proprio con questo biglietto da visita. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.10 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 31. LA RESISTENZA CATTOLICA Intrallazzatore, come deve essere una spia Il compito di informare il committente, da un punto di vista formale, è il mestiere di Rocco. Ma, da che mondo è mondo, le spie deve fare molto di più ed, a certi livelli, si deve muovere Sabadin. Porta a compimento efficacemente il suo obiettivo di isolare i comunisti della Nanetti e della Garemi, creando due vaste zone bianche ai lati del Brenta, a sx fino all’Astico, a dx fino al Piave. Masaccio, ostinatamente ribelle all’etichetta DC, con la sua brigata Martiri del Grappa, è un tumore maligno nella sua pancia; lo ingloba, come un’ameba, in una grande divisione omonima, con una cintura di unità cattoliche, come la sua Damiano Chiesa e la Cesare Battisti. Mandante dell’omicidio di Chilesotti e Masaccio? L’uomo è sagace, non si espone mai in prima persona, non opera personalmente a Bassano. Inutile cercare un corpo del reato, il giudizio può essere solo politico, come per un’inchiesta parlamentare. Disinibita è invece l’azione dei suoi fedelissimi, come Ermes Farina ed il frate Nicolini. Senza enfasi, si può affermare che saranno loro, con i fascisti, a scegliere il “liberatore” di Bassano. Nelle sue memorie, “La resistenza veneta”, non ricordo una sola citazione di Masaccio, senso di colpa? Mandante dell’arresto di Meneghetti & C ? Non nasconde il suo disprezzo per questo professore, forse per attenuare i sospetti su una soffiata pilotata. Il professore universitario è molto noto, anche per i suoi gesti sovversivi pubblici, riunisce il CLN sempre nella stessa villa, in centro Padova, neanche fosse un club di pensionati. La Villa Giusti, sede della banda di Carità, è dalla stessa parte della città, però più in periferia. A mio giudizio, è ridicolo credere che questo prosegua, per oltre un anno, sotto il naso di Carità. Masaccio non ha una grande opinione di questi burocrati, non credo affatto che i fascisti li ritengano pericolosi: forse sono più utili come comoda fonte di informazioni. Insomma trovo verosimile che abbiano atteso il momento ideale, concordato con Sabadin. Il 7/1/45 avviene la cattura del gruppo, lui è pronto, scattante, farà in tempo a realizzare gli obiettivi prefissi. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.11 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 32. LA RESISTENZA CATTOLICA SABADIN, TERRORE DELLE ARMATE TEDESCHE Dov’era tutto il resto dell’imbelle resistenza italiana, negli ultimi giorni, mentre lui si ricopriva di gloria? Se lo chiede, senza la minima ironia, nelle sue memorie, criticando la strategia e l’inerzia altrui. Immaginifico millantatore, le sue gesta militari lasciano letteralmente sbalordito il lettore impreparato. Alla guida delle sue agguerritissime formazioni partigiane, intercetta le tre armate tedesche, ad una ad una. Alle prime due blocca l’accesso alle città di Padova e di Cittadella, dove l’esercito tedesco ha pianificato di asserragliarsi, per farne due nuove Stalingrado. Negli stessi giorni, le sue formidabili formazioni attaccano la terza, che si sta attestando sul Brenta, gettano lo scompiglio tra i nemici, l’armata fugge, in rotta precipitosa, verso il nord. Ohibò! LA DC DEI FARTELLI SARTOR, A CASTELFRANCO VENETO Domenico, la mente, viene “rieducato”, con il primo arresto, subito, nei primi giorni. Catturato una seconda volta, dopo la cura, il capitano Franz lo riaccompagna personalmente a casa, per tranquillizzare, a vista, i fascisti locali, come il sovversivo sia diventato perfettamente innocuo. Gino, il capo militare, ha 23 anni quando, per trattare la resa, accetta la sede stessa del comando tedesco, genuflesso ascolta le condizioni alle quali avranno la bontà di andarsene, armati e con onore. Non è un vigliacco, ottempera alle direttive di Sabadin, in netto contrasto con quelle del CLN nazionale. Una scelta discutibile, forse anche saggia, che però misura l’abisso rispetto a Masaccio. Il quale, in quei giorni, ha già creato una vera e propria zona franca: se una formazione tedesca vi transita, viene sistematicamente disarmata, spogliata e lasciata proseguire PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.12 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 33. LA RESISTENZA LAICA: AZIONISTI, AUTONOMI, COMUNISTI IL PARTITO D’AZIONE ( POI REPUBBLICANO) Masaccio rifiutò di dichiarare una qualsiasi appartenenza politica prima della fine della guerra e chiedeva lo stesso alle altre formazioni, in nome dell’unità indispensabile per contrastare il nemico comune. Però sono azionisti come Marchesi, rettore dell’università di Padova, che lo hanno fatto maturare politicamente, fino a farlo diventare partigiano. Anche Meneghetti è del P.A., a capo del CLN Veneto, quando, nel gennaio del 45, tutto il gruppo dirigente viene arrestato a Padova, un regalo prezioso per lo scalpitante Sabadin. Fu un partito elitario, Primo avrebbe potuto scegliere il partito cristiano sociale, più radicato nel contado. GLI AUTONOMI, I BADOGLIANI Emanazione del governo Badoglio, i capi sono soprattutto ex militari, spesso fedeli alla monarchia. Vanno a formare i quadri dirigenti, spesso indispensabili, soprattutto nella fase iniziale della resistenza. Militari in servizio sono invece quelli di MRS, un’organizzazione importantissima, inviata, con compiti di intelligence e di coordinamento, che vive, praticamente in simbiosi, con i patrioti di Sabadin. La loro missione è quella di contribuire ad una rapida espulsione dei tedeschi dall’Italia, ma soprattutto di garantire lo status quo socio-politico, la transizione indolore. Maset, compagno di classe di Visentin, grande comandante militare e grande partigiano, muore esattamente come Masaccio, ma a ruoli invertiti; qui vincono i comunisti e muore il “monarchico”, il “conservatore”. I COMUNISTI DI CASTELFRANCO, BRESOLIN, LA COOPERATIVA Una rarità questo nucleo isolato di comunisti, generato dall’industrializzazione locale, nessun feeling con il contadino Masaccio; sul suo omicidio si prostituiscono accanitamente nel depistaggio, in cambio di cosa? Il capo, Bresolin, era un comunista pragmatico , come li voleva il Togliatti della svolta di Salerno. Trova subito il feeling con Sartor, pensiamo all’epopea della cooperativa, alla costruzione dell’ospedale. Un terzo incomodo, ingombrante ed intransigente come Primo Visentin, sarebbe stato proprio fastidioso. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.13 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 34. I MISTERI DELLE CARCERI NAZI-FASCISTE Abbiamo visto come, soprattutto a Bassano e dintorni, la struttura fascista di controllo fosse molto capillare, le limitate frange dissidenti dovevano muoversi nell’ombra, in un ambiente più ostile che amichevole. Individuare un capo partigiano ed imprigionarlo era molto facile, spesso vivevano nei paraggi di casa propria e le spie abbondavano: Perrillo poteva sapere vita, fatti, morte e miracoli di tutti. E’ verso la fine, che il mondo della resistenza diventa più pericoloso per i fascisti locali, i più “esaltati” potevano trasformare la transizione alla democrazia in un bagno di sangue. LA STRATEGIA DEGLI INQUISITORI Le carceri erano una specie di casa di cura per sovversivi, con una terapia calibrata sul tipo di soggetto, quindi diversificata in funzione della pericolosità e del maggior vantaggio nello scenario finale. 1)Liberati, con qualche assaggio o nessun maltrattamento Quasi tutti confessavano alle prime torture e rimanevano tracciabili, marchiati, in base al tipo di pericolosità. Non conveniva insistere oltre, con le persone che si mostravano subito più utili ed idonee a collaborare. Di seguito faccio degli esempi tipici, di don Giuseppe Menegon e Sartor mi occupo altrove. 2) Morti sotto le torture I rarissimi, che non cedettero, di solito erano comunisti o altri incorreggibili, uomini di fegato, che credevano sul serio nei proprio ideali, talvolta si decideva anche di castigare più duramente, per spaventare gli altri. IL TEATRINO TRA IL GIUDICE KAISER E L’INQUISITORE PERRILLO Alla fine, le carceri sembrano avere il portone girevole del “Grand Hotel”, vedi il caso di Farina. Invece è significativo il dualismo tra il giudice tedesco e quello fascista, nell’attività di don Menegon. Perrillo, astuto ed efficace, nel ruolo del cane da caccia, stana ed agguanta la preda agognata, che poi Kaiser gli toglie dalle fauci e libera, grazie alla “miracolosa” intercessione del prete. Per i tedeschi era prioritario mantenere l’ordine con le buone, non distogliere forze preziose dal conflitto. I fermenti antifascisti preoccupavano maggiormente i fascisti di Bassano, per esempio furono proprio loro ad insistere per il rastrellamento del Grappa, preoccupati per il futuro assetto politico locale. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.14 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 35. QUALCHE ESEMPIO DI RIEDUCATI Per essere liberati hanno sicuramente confessato, inertizzati come partigiani, rieducati e marchiati. Elementi coccolati, preziosi per i fascisti locali, pupazzi da mandare in scena alla fine, per la transizione dolce. FILATO Comanda la brigata “Giovane Italia”, che opera nella zona di Bassano, lato Angarano. Rimane in prigione, dal 4/2/45 fino al 27/4 pomeriggio, quando viene liberato e, nelle stesse ore, muore Chilesotti, che comanda la grande divisione Ortigara, che opera in un’ampia zona che va dal Brenta all’Astico. Costui era destinato ad entrare da liberatore in Bassano, accanto a Masaccio. Sarà invece Filato a sostituire entrambi, il partigiano gradito ai fascisti locali. FARINA Entra ed esce dal carcere a suo piacimento, le sue giravoltole e bugie confonderebbero chiunque. Onnipresente, si proclama intermediario anche in una trattativa tra Chilesotti e la X MAS (o la banda Carità). Chilesotti viene fucilato da un plotone tedesco, lo stesso con il quale lui prosegue il viaggio, incolume. Ha fatto carriera, ma, guarda caso, proviene dalla brigata di Filato, il sostituto preferito all’ucciso. MORO Incarcerato il 13/8/44, con il suo arresto il battaglione viene smantellato. Il 17/4/45 Perrillo ha fatto l’esame di idoneità fascista a Masaccio, come liberatore della città, naturalmente l’ha bocciato, bisognava scaldare un altro player, Moro, da lui già designato in uno scritto. Il 20/4 si presenta a casa di Masaccio, nel consorzio di Ramon, parla solo con il fedelissimo Cocco, gli impartisce direttive scritte per entrare lui, per primo, a Bassano, in competizione con Visentin, suo capo. Morto il quale, il mattino seguente, prenderà il suo posto. PIEROTTI Militare, già rieducato una prima volta, comanda una zona strategica a nord-est del Grappa. Si arrende il 21/9/44, prima ancora di essere attaccato, rimandato in scena tra febbraio e marzo 45. Rientra nella divisione Martiri del Grappa, sempre litigioso, non smette di minare la leadership di Masaccio. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.15 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 36. INFILTRATI MULTITASKING: IL METODO DEMOCRISTIANO Nella lotta del potere contro il terrorismo, l’impiego degli infiltrati e dei doppiogiochisti è un classico. Dalla Chiesa sconfisse, grazie a loro, le brigate rosse, alla fine erano più numerosi dei brigatisti. IL LIVELLO BASE: I PRETI, PEACE KEEPERS Don Giuseppe utilizzava due sole maschere; partigiano a Loria, fascista a Padova. Gli alberi si riconoscono dal frutto, per lui il salvataggio di vite umane, nessun arricchimento o altri vantaggi. IL TOP DELLA CATEGORIA : ERMES FARINA Commissario politico della DC, mi limito ai riscontri trovati occupandomi di Masaccio. Il ruolo più poliedrico lo interpreta a Bassano, nel colloquio con Perrillo e Masaccio, il quale si convince che sia realmente prigioniero, in pericolo di vita. Non è ingenuo, noi adesso sappiamo molte più malefatte di lui. Negli ultimi giorni, entra ed esce dal carcere come dalla porta girevole del Grand Hotel. Nel vorticoso giro di consultazioni con Perrillo, la banda Carità e la X MAS, lui opera come intermediario dei fascisti o dei partigiani? Domanda ironica… Assolve bene e fedelmente la mission che gli ha affidato Sabadin; difendere il Veneto contro il pericolo comunista e sovversivo, preservando gli equilibri sociali consolidati con il fascismo. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE2.16 LO STUDIO DEL CONTESTO
  • 37. CAPITOLO 3 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE Orfano di guerra a 7 anni, allevato da un prete, ardente patriota, fino al diploma di maestro. “Affidato” a don Giuseppe, nei suoi primi anni come insegnante elementare. Certamente ha assimilato profondamente sia i valori cristiani che patriottici. Studente universitario e poi professore di liceo apre i suoi orizzonti al mondo laico, in particolare al nucleo di intellettuali dell’ambiente universitario padovano. Lo stesso nucleo di persone che prendono, fin dall’inizio, la guida del movimento partigiano veneto, fino a al 7/1/45. In quel giorno l’intero gruppo dirigente viene catturato, la meccanica degli eventi non lascia il minimo dubbio su una delazione. In vista della conclusione del conflitto, lo spregiudicato e torbido leader dei “democristiani” veneti, Gavino Sabadin, sta scalpitando per prendere lui il controllo. Obiettivo raggiunto con perfetto tempismo. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 38. I MAESTRI Abbiamo già detto che gli scritti della resistenza puzzano della retorica enfatica e leziosa, tipica dei tempi. Gabriele D’Annunzio fu il nefasto modello nazionale di comunicazione e di vita, per Mussolini anzitutto. Anche gli scritti di Masaccio sono impregnati di questa porcheria, che però ci fa capire l’humus culturale nel quale è stato allevato. MONS. GIACOMO BIANCHINI Personaggio di spicco a Vittorio Veneto, durante il primo conflitto e successivamente. Patriota autentico, durante l’occupazione nemica collabora ad una rete di spionaggio a favore dell’Italia: http://www.circolovittoriese.it/gestcircolovittoriese/Documenti/42.pdf Con il suo vescovo, è un classico esempio della grande sintonia tra regime fascista e clero. Alla fine del conflitto raccoglie in un collegio gli orfani di guerra; Primo vi entra a 7 anni e vi rimane fino ai 19, quando supera gli esami di abilitazione magistrale. Non solo maestro, ma sopratutto padre affettivo, lo guida con grande sollecitudine fino al 1934, quando, a 21 anni, insegna a Ramon di Loria: qui la tutela spirituale del discepolo passa a don Giuseppe Menegon. Con questo curriculum, è sorprendente trovarlo, poco dopo, segretario del fascio locale? ZANON DAL BO, IL PARTITO D’AZIONE L’autonomia intellettuale di Primo si rivela già a Vittorio Veneto, quando frequenta un laico, il suo professore di lettere Zanon Del Bo: cresce una grande amicizia intellettuale, una scoperta di nuovi orizzonti. Quando s’iscrive all’università di Padova, conosce il pensiero laico di uomini come il rettore Marchesi, del partito d’azione, ed altri grandi intellettuali come Valgimigli, Valeri ecc. Una volta laureato, prosegue la sua apertura di orizzonti; con l’aiuto del professor Zanon ottiene una cattedra nel prestigioso liceo “Foscarini” di Venezia. Zanon lo introduce alla frequentazione della sede del partito d’azione. 3/1 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 39. Don Giuseppe Menegon Pio X e l’Austria DUNQUE, PARTIGIANO O FASCISTA? Al link, ho lasciato parlare il prete, attraverso le sue memorie, che mi limito a contestualizzare. “Figura cardine della resistenza” ! Nientepopodimeno! Né partigiano, né fascista, ribadisce lui. Uno che ha salvato molte vite umane, facendo il suo mestiere di prete. IL “CATTOLICO” MASACCIO Non tanto simbolicamente, il suo fermo e reiterato rifiuto di questa etichetta, che gli voleva affibbiare il mefistofelico, demo ”cristiano” Sabadin, gli costò la vita. CHI HA IMBECCATO CAZZULLO? E’ difficile credere che questa gallina, dalle uova d’oro editoriali, abbia sfornato, tutta sola, questo concentrato di scemenze, riuscendo a sintetizzarle, magistralmente, in una sola frase. Immagino che sia stato imbeccato da qualche “esperto” veneto e la cosa mi riempie di sdegno. Vuol dire che, tra i nostri sapientoni del settore, i cretini o bugiardi sono i più ascoltati. Certamente la star nazionale avrà anche fatto verificare le bozze a qualche autorevole esperto regionale, possibile che nessuno abbia trovato qualcosa da eccepire, per queste bestialità? «I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo) DON GIUSEPPE MENEGON, “PARTIGIANO” 3/2 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE clicca per approfondimenti su
  • 40. DON GIUSEPPE SULLA SCENA DELL’ESECUZIONE (1) Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale. Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane. Anche poco prima, don Giuseppe l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a vanvera. Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2) Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito. Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico, inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi. Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di occuparsi personalmente della resa dei tedeschi. E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica. Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola. (1) Come abbiamo visto, la fuga dei tedeschi ha azzerato il suo potere di mediazione, i suoi rapporti con i fascisti di Bassano sono sempre stati conflittuali, per quanto esplicita lui stesso nelle memorie. Chi e cosa lo muoveva a recitare ancora un ruolo da protagonista? Forse il segreto se l’è portato nella tomba. (2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati? Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene. Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite. Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire. Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente. 3/3 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 41. PUNITO PER IL RIFIUTO DI OMOLOGARSI CATTOLICO Ad ogni commemorazione, l’oratore di turno cerca di mascherare la figura culturalmente non ortodossa di Primo Visentin, per renderla omogenea e compatibile con il potere vigente, come fa l’ameba con un corpo estraneo. Ogni volta ficca il naso sordido nella fragile interiorità dell’adolescente, curiosando tra i suoi scritti, per enfatizzare, con falsa retorica, la sua fede e quindi, surrettiziamente, la supposta ortodossia cattolica. Impossibile etichettare la visione del trascendente del comandante, dato irrilevante politicamente. PUNITO CON IL BOICOTTAGGIO Idealista, non voleva che, dichiarando il proprio orientamento politico, si danneggiasse l’unità nella lotta. Non aveva questi scrupoli Sabadin, democristiano, specie negli ultimi mesi, quando doveva assolutamente portare bene a termine la sua missione della transizione indolore. Le prova tutte per annettere alla DC la zona di Masaccio, che deve prendere le distanze, anche per scritto. Ecco spiegato il tormentone della serie di aviolanci falliti, specie dopo il cambio della guardia. Abbiamo già visto che, gli ex militari democristiani di Sabadin e quelli in servizio di MRS, erano quasi in simbiosi. Una volta arrivarono le bombe al posto dei rifornimenti, un’altra il carico fu sganciato a Cendrole, anziché nel posto segnalato: a notte fonda, misteriosamente si fa per dire, i contadini fecero in tempo a rubare tutto. GIUSTIZIATO, AL MOMENTO GIUSTO Quando ero piccolo, mormoravano tutti delle ruberie di qualche mezza tacca, come Andretta. Forse c’è un fondamento, lasciamo a tipi come Pansa questo tipo di indagini: certamente una banda di ladruncoli non poteva condizionare tutta la dirigenza partigiana veneta, in una condizione di plateale e perenne omertà. Adolescente, ho avuto la fortuna di approfondire un pensiero più pacato ed intelligente, di qualche suo vero amico. Ne ho tratto la convinzione che la condanna a morte sia stata decretata dalla classe dirigente fascista, che si è mantenuta al potere, cambiando nome in D.C. e dal clero di preti come don Giuseppe Menegon e padre Nicolini. I militari monarchici, come Moro e Crestani, dovevano sovraintendere all’esecuzione, come braccio secolare. L’intervallo di tempo concesso andava, dalla fuga dell’ultimo tedesco, all’arrivo degli alleati. Infatti Primo venne ucciso in quell’attimo stesso, la sera del 29, gli americani arrivarono il mattino dopo a Ramon. 3/4 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 42. MONARCHICI CONTRO REPUBBLICANI 3/5 LA SUA IDENTITA’ CULTURALE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE PRIMO VISENTIN : DEMOCRATICO, SOCIALISTA, LAICO, Contro la monarchia, laico, ma non anticlericale, socialista, ma non estremista o comunista. Intitolare a Mazzini la sua prima formazione era una scelta di campo molto impegnativa. Non ho il minimo dubbio, l’ha pagata con la vita. MORO, CRESTANI, ROCCO (MRS): MONARCHICI, CONSERVATORI, CLERICALI La monarchia rappresenta il principale presidio di autorità politica e militare, in sinergia opportunistica con quella religiosa, contro il terrorizzante scardinamento dell’intero sistema, sociale, economico e religioso, già dimostrato dal comunismo in Spagna ed in Russia. In particolare, Puntino (MRS) rappresenta i servizi segreti inglesi, di uno stato dove la monarchia rappresenta moltissimo di più di una semplice forma istituzionale. QUANDO MORO ARRIVA A RAMON, MASACCIO E’ GIA’ UN CADAVERE CHE CAMMINA Costui sbuca dalla tonaca di Nicolini a 10 gg dalla fine, occupa il ruolo a cui ha diritto e si trincera nella famosa “stanza del tino” (vedi pag. 2.8), insieme con gli altri due emissari della monarchia sopra citati. Solo Moro esce raramente, per dare qualche ordine al fedelissimo Cocco. Prima della liberazione è già in Bassano e da lì invia un ordine scritto dove ordina a Cocco di raggiungerlo, accenna ad un suo piano segreto, un’evidente insubordinazione contro il suo superiore, Masaccio. Il quale, in quei giorni viene a sapere dell’esecuzione di Chilesotti e certamente ne coglie il significato. Lo descrivono iperattivo e cupo insieme, forse sentiva chiaramente il cappio stringerlo al collo.
  • 43. CAPITOLO 4 IL CONTESTO DEL DELITTO Nel disegno del CLN di Sabadin, le formazioni di Masaccio e Chilesotti raggruppano rispettivamente tutta la zona a sx del Brenta, fino al Piave ed a dx, fino all’Astico. Hanno concordato il loro ingresso, fianco a fianco, nella Bassano liberata. L’esame di idoneità, come liberatori, lo conduce Farina, inquisitori i fascisti Prima Perrillo interroga Masaccio, il 17/4 e lo boccia immediatamente, tre giorni dopo il sostituto, Moro, è già in campo, conservato finora nella naftalina, a Mottinello, a questo scopo. Il 27/4, tocca alla XMAS o forse alla banda Carità, esaminare Chilesotti, ormai c’è poco tempo. La condanna è istantanea e l’esecuzione, immediata, avviene sul posto. Con una perfetta sincronia, di ore o minuti, viene liberato Filato, comandante della Giovane Italia, partigiano “rieducato”, è lui il prescelto nel ruolo di liberatore, al posto dei due giustiziati. La manipolazione dei fatti come metodo: il percorso verso i Pioti, luogo del delitto Il tribunale ha sposato l’ipotesi del tragitto più lungo, cioè la versione di Andretta, Crestani ed Hannig, trovando anche qualche riscontro di conferma. Tuttavia non ha verificato l’alternativa più breve, testimoniata dalle due famiglie che vi abitano. Dettagli controvertibili ed irrilevanti oggi, che però certificano la malafede dell’inquisitore. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 44. Bernardi 900 m 2200m Bon RamonLoria -L’alternativa assunta dal giudice passa per Ramon (2200m contro 900 m) -Lorenzo Bon afferma di aver visto passare Masaccio davanti a casa sua -Dai Bernardi si è fermato a bere un uovo fresco, come faceva spesso. Questo ed altri dettagli, mi sono stati ripetuti molte volte -Qualche giorno prima, un gruppo di tedeschi ha dormito a casa mia. I partigiani hanno risalito il Muson e da lì hanno intimato loro la resa Anche il Musinello, per i Pioti, appare una postazione ideale allo scopo -Se l’obiettivo prioritario era quello di “farli scappare con le buone”, bisognava lasciare aperta la via di fuga verso la Valsugana (nord-ovest) Poggiana LE BALLE DI ANDRETTA, CRESTANI, HANNIG, LA FONTE ACCETTATA DAL GIUDICE Pioti LA SCENA DEL DELITTO 4.1 IL PERCORSO DA POGGIANA AI PIOTI Nord Ovest
  • 45. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVELA SCENA DEL DELITTO 4.2 BASSANO, CHIASSO NAZIFASCISTA(1), SALO’ VENETA La comunità fascista di Bassano aveva più interesse del Reich, a fare piazza pulita sul Grappa e dintorni, naturale che venisse scelta, come piazza amica, per il rito dell’impiccagione punitiva. La medaglia d’oro per la resistenza, attribuita a questa comunità, è beffarda e sacrilega. SALO’ VENETA La borghesia prospera grazie alle industrie insediatesi dopo il primo conflitto Certificata la vigorosa fede fascista della comunità locale, la città ed i dintorni vengono scelti come sede per alcuni ministeri fascisti. Poi ci penserà Perrillo, con il suo apparato poliziesco, a mantenere amichevole l’ambiente. ALPEN VORLAND(1) Il confine è poco più a nord, nella zona, la X Mas e la banda Carità, si possono sciogliere in sicurezza, trattando con un movimento partigiano tranquillo ed accomodante. UNA RESISTENZA INERTIZZATA Il movimento operaio ha una certa consistenza ed una rispettabile tradizione sindacale. Tuttavia la componente cittadina rimarrà paralizzata nell’attività sovversiva dai controlli polizieschi: per la distruzione del ponte deve intervenire Masaccio, da Poggiana. Traina, con la bicicletta, il pesante carrettino con l’esplosivo. L’alternativa è provare a centrare il ponte con i bombardieri, ma è collocato in una zona densamente abitata; è nota la loro precisione chirurgica, il famoso bombardamento a tappeto… Filato, partigiano scelto dai fascisti come liberatore di Bassano, viene fatto uscire dal carcere nelle stesse ore/minuti dell’omicidio di Chilesotti, predestinato allo scopo.
  • 46. LA COMUNITA’ FASCISTA SULL’ALTARE DELLA RESISTENZA PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE GLI IMPICCATI NON “APPARTENEVANO” A BASSANO Il rastrellamento viene sollecitato dai fascisti bassanesi, i morti invece provengono prevalentemente dal mondo rurale, estraneo alla comunità cittadina. Spesso solo dei poveri diavoli, sprovveduti, sbandati, i più scaltri hanno avuto tutto il tempo e modo per mettersi in salvo in tempo, diversi non provengono nemmeno dal rastrellamento. Solo le unità comuniste si battono militarmente e con onore, le altre si sfaldano come neve al sole, guidate da pessimi comandanti, alcuni torbidi come Crestani o Perrotti, di cui parlo altrove. Qualche gruppo isolato si batte valorosamente, i sopravissuti vengono giustiziati sul posto. IL PUBBLICO PIU AMICO E LO SFONDO PERFETTO, PER INSCENARE IL CASTIGO La regia nazifascista era molto attenta all’aspetto pedagogico delle esecuzioni, la partecipazione intensa di un pubblico favorevole era fondamentale, Bassano era la scelta perfetta. Anche lo scenario era adatto, molto coreografico, si poteva infierire con l’esposizione prolungata degli impiccati, senza temere azioni di disobbedienza o di rivalsa. Tina Anselmi, con la sua classe, deve assistervi; sconvolta, matura la decisione di farsi partigiana. Non tutti sono rimasti muti a guardare, alcune signorine si sono esibite nell’insulto ai morenti. L’opinione pubblica ebbe il coraggio di sanzionare ed in quale modo, questa mostruosità? PERFINO CITTADELLA VOLEVA LA SUA MEDAGLIA D’ORO Sabadin, supremo millantatore, inventa meriti strabilianti per rivendicarla anche per la sua città. I suoi amici democristiani tentennano, alla fine hanno un fremito di vergogna e la negano. LA SCENA DEL DELITTO 4.3
  • 47. LA MORALITA’ DEI COMBATTENTI Non c’è mai nulla di bello e glorioso nella guerra, dove emerge sempre il lato peggiore dell’uomo. La RSI aveva qualche difficoltà a completare i suoi ranghi, la paga non bastava per i ruoli più ingrati. Così ricorse alle galere, con allettanti sconti di pena, la qualità morale non poteva essere eccelsa. Invece i capi partigiani avevano il problema opposto, di discriminare o espellere i farabutti individuati, numerosi tra gli sbandati che cercavano una sistemazione qualunque, disposti a tutto. Lo stesso Visentin fu incapace di eliminare/espellere il famigerato subalterno Andretta, colui che l’uccise. Le fiamme della maldicenza non risparmiarono alcuni dei suoi intimi, si stanno ormai estinguendo per l’oblio, non per il soffio violento della verità. I MANDANTI ED IL BACIO DI ANDREOTTI A RIINA Incontestabile la diabolica astuzia di Andreotti, “Belzebub”, ho sempre trovato ridicolo quel processo. Davvero questo genio “diabolico” avrebbe potuto commettere un gesto tanto ingenuo ed imprudente? Non per questo la sua responsabilità politica è meno indagabile ed evidente. Analogamente, per Masaccio, non mi interessa il responso del giudice, ma quello, ben più utile, della storia. I CATTOLICI Visentin poteva spostare verso posizioni laiche una parte rilevante dell’elettorato cattolico veneto. A Castelfranco Veneto, la carriera politica dei fratelli Sartor rischiava di essere eclissata dal suo carisma. Costoro hanno poi dominato la scena politica per decenni, il loro profilo umano e politico è notissimo. E’ ridicolo immaginare un loro ruolo attivo nell’omicidio, certamente li indagherei per connivenza. A mio modesto parere, la grande determinazione dello spregiudicatissimo Sabadin, non esclude certo una capacità progettuale violenta, ma ritengo sciocco cercare un suo coinvolgimento personale, diretto. Figuriamoci, Al Capone, dopo tanti anni, sono riusciti a beccarlo solo per una questione di tasse… CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? PROCESSARE AL CAPONE PRIMO VISENTIN, DETTO MASACCIO, VIVELA SCENA DEL DELITTO 4.4
  • 48. CHI HA TRATTO VANTAGGIO DALLA SUA MORTE? I CATTOCOMUNISTI PRIMO VISENTIN, DETTO MASACCIO, VIVE I (CATTO)COMUNISTI De Gasperi ed Andreotti sono stati allevati con grande zelo dalla chiesa, con sollecitudine materna, li ha protetti sotto la sua gonna, in vaticano. Stalin non è stato certo da meno con i leader comunisti, non dimentichiamo che è stato educato dai gesuiti. Andreotti e Togliatti in particolare, sono i due prodotti tipici, campioni assoluti di cinismo opportunista. Nella loro vita, la ragione di stato, macchiavellica, non lascia alcun spazio a scrupoli inutili, a tentennamenti. Il comunista, con la svolta di Salerno, si allea alla monarchia ed alla Chiesa, spiazza tutti gli altri laici. Nella vandea bianca, a Castelfranco, viene eletto sindaco un comunista, Bossum, avvocato, ricco!! Si offrirà di difendere l’omicida Andretta, ma anche Sandro Pasqualetto, partigiano e leader locale, si spende ostinatamente, fino alla morte, in un depistaggio sicuramente impopolare, controproducente politicamente. Questi comunisti, della real politik, continueranno, per decenni, il felice inciucio con la Dc dei Sartor. Aspetto sempre che qualche storico locale studi e racconti la verità su questo strano matrimonio. Di sicuro Masaccio era un concorrente politico pericoloso anche per i comunisti locali, i quali, con la loro conversione a d U nazionale, l’avevano isolato del tutto, come unico antagonista laico del mondo cattolico. GLI EMISSARI DELLA TRANSIZIONE DOLCE PRESIDIANO MASACCIO Sabadin, in sintonia con MRS, una volta eliminato Meneghetti, può realizzare il suo obiettivo di accorpare le formazioni locali, in funzione antagonista alla crescita di quella comunista, la Nanetti, sx Piave. Usa anche il denaro, di oscura provenienza, pure con il ribelle Masaccio, che non accetta il marchio DC. Il nucleo della nuova divisione Montegrappa è costituito dalla brigata omonima e da altre formazioni satelliti, p.e. le democristiane Cesare Battisti (Castelfranco) e Damiano Chiesa (Cittadella) Alla fine, Masaccio si ritrova marcato stretto, in casa, da due comandanti-carabinieri, Crestani suo capo e Moro vice e dalla spia Puntino (MRS), il volpone che l’ha sempre ingannato con false promesse di aviolanci. Il premio ufficiale, per i due militari, è una brillante promozione e la prosecuzione della carriera. LA SCENA DEL DELITTO 4.5
  • 49. CAPITOLO 5 L’EREDITA’ Masaccio trasse dal sogno di un mondo migliore l’energia che dimostrò nell’azione. Tuttavia non era avulso, come altri intellettuali del dopoguerra, dalla miseria degli umili. Accompagnò lo slancio teorico con dimostrazioni pratiche molto efficaci. Per esempio riuscì ad imporre, condizioni economiche meno vessatorie alla proprietà di una fornace locale e migliorò un iniquo contratto agrario, imposto dal padrone del paese, Toni Piva. Se non fosse stato eliminato, forse la nostra realtà locale sarebbe evoluta maggiormente verso un modello più avanzato, più vicino al nord Europa che al Mediterraneo. Comunque, il suo esempio e le sue parole, sono ancora vivi ed orientano la vita di chi l’ha capito. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 50. LA LOTTA ARMATA PARTIGIANA NEL VENETO Dopo decenni di retorica fasulla, si può parlare senza peli sulla lingua: da un punto di vista strategico e militare, il movimento partigiano è stato un fenomeno quasi irrilevante in Veneto. Ormai tutti concordano che l’obiettivo popolare prioritario, di tutte le anime della nostra resistenza, non fu l’anelito alla libertà, ma il rifiuto di proseguire qualsiasi guerra. Eccetto le brigate garibaldine, comuniste, con un ideale rivoluzionario ed una strategia militare conseguente. Ben addestrate ed armate: le uniche a battersi, militarmente e con onore, sul Grappa e sul Cansiglio. Ai partigiani democristiani era vagamente consentito un sabotaggio moderatissimo. Facile immaginare i parroci correre qua e là a sconsigliare qualsiasi iniziativa, potendo ragionevolmente dimostrare che avrebbe certamente comportato una furiosa rappresaglia dell’autorità nazifascista, con la quale la gerarchia religiosa, mai nascose, anzi esaltò, il fruttuoso contatto. Masaccio, se anche lo avesse voluto, non poteva certo replicare la struttura e le gesta dei comunisti. Condizione indispensabile di sopravvivenza delle bande armate era la perfetta sintonia con gli abitanti di un territorio, il più vasto possibile, nel quale proteggersi, mimetizzarsi. Se avesse manifestato certe velleità da noi, avrebbe trovato subito terra bruciata. UN PO DI DIGNITA’, LA SICUREZZA SOCIALE Gli obiettivi militari indicati dagli alleati, furono impeccabilmente eseguiti dai suoi partigiani. Poche ore dopo la sua morte, i primi americani arrivati a Ramon, chiesero subito di lui e gli tributarono gli onori militari, prima di proseguire nella loro corsa. Insomma, grazie a questi combattenti, abbiamo riguadagnato un po’ di dignità di fronte al mondo. In quei tempi la campagna era piena di sbandati armati, di malviventi, la repubblica sociale non si curava di loro, toccò alle brigate partigiane l’onere di mantenere la sicurezza sociale. Non tutte svolsero bene questo compito, la brigata Martiri del Grappa lo fece con onore. IL MILITARE L’EREDITA 5.1 PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 51. LA FORMAZIONE E LA SELEZIONE DELLA NUOVA CLASSE DIRIGENTE L’obiettivo prioritario delle formazioni partigiane era formare ed orientare questi ventenni, sbandati ed analfabeti culturalmente, selezionare tra di loro la futura classe dirigente politica. Tra di loro emersero molte figure politiche di grande rilievo. Masaccio credeva, certamente più di altri, nell’utilità, anche materiale, dell’ educazione. Aveva vissuto in prima persona il percorso di riscatto dalla miseria, mediante lo studio. Non esisteva solo quella materiale, era forse peggiore quella morale: alcoolismo, violenza, incesto ecc. Certamente, come insegnante, aveva una consapevolezza speciale, che il progresso economico non può essere disgiunto da quello etico e culturale. LA PECULIARITA’ DEL MODELLO DI MASACCIO, IL PARTITO D’AZIONE Moralmente intransigente, libero pensatore, per la giustizia sociale perseguita con equilibrio e gradualità. E’ anche il ritratto di Ugo La Malfa, uomo simbolo del partito d’azione, poi chiamato repubblicano. Nelle campagne, i repubblicani, partito elitario, avevano un seguito quasi nullo ed avrebbero potuto dilapidare, anziché valorizzare, il suo patrimonio personale di consenso; un bel grattacapo per Masaccio. Forse valutò anche l’opzione di rivitalizzare l’agonizzante partito cristiano sociale, vedi pag. 10. Quanta strada abbiamo fatto dal 1945! Abbiamo raggiunto un tenore di vita inimmaginabile allora. Che disastro però: i giovani peggio dei vecchi, tutti scoraggiati e pessimisti, arrabbiatissimi con la politica. Inutile fingere di non vedere: il modello socio-economico che governa il mondo, basato sulla più deprecabile versione del capitalismo, ovvero sullo strapotere del consumismo, non funziona più in molti punti. Soprattutto sta peggiorando drammaticamente la qualità della vita di tutti. Mi piace immaginare che, se l’Italia fosse stata governata da uomini come Masaccio, la nostra società sarebbe più aperta ed evoluta, più vicina al nord Europa che al Mediterraneo. Vale a dire, con un’etica più protestante e meno cattolica. L’UOMO DI CULTURA PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.2
  • 52. Partigiani veri e falsi Nelle guerre l’uomo da il peggio di sé, inutile determinare la percentuale di buoni e cattivi. Masaccio lottò, con magri risultati, contro l’infiltrazione di elementi malavitosi. La mia casa si prestava perfettamente come nascondiglio, con una buona vista su un vasto circondario disabitato ed un solo viottolo di accesso, Primo l’ha usata abbastanza spesso. Ho visto in paese la tessera di partigiano in mano ad una ex camicia nera, che me la esibiva proprio per il gusto di irridere la mia esaltazione giovanile per la resistenza. Mio padre mi trasmise il suo grande disprezzo per gli opportunisti di ogni categoria. Non solo non chiese mai la tessera, ma non assisteva nemmeno alle commemorazioni ufficiali. La speranza di un mondo migliore Impossibile trasmettere ai giovani l’intensità dei sentimenti di ammirazione ed affetto che permangono, dopo decenni, in molti compaesani. In paese eravamo ben poco “patrioti”, come i democristiani di Sabadin, piuttosto “ribelli”. Le nuove generazioni non possono immaginare il degrado economico, ma soprattutto morale, dei nostri paesi; Masaccio rappresentava un modello, reale ed accessibile, di riscatto. Orfano, poverissimo, le sue uniche risorse furono le doti personali e lo studio. Molti della nostra generazione l’hanno imitato con grandissimo successo, emigrando e cercando dignità e benessere mediante l’ingegno ed il duro lavoro. Per quanto riguarda la qualità della vita, è stato ancor più rivoluzionario l’accesso allo studio. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE QUALCHE INSEGNAMENTO UTILE L’EREDITA 5.3
  • 53. AL FUNERALE, DOV’ERANO I SUOI COMPAESANI? PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.4
  • 54. UN ANNO DOPO: GELO TRA IL POTERE ED IL SUO PAESE PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.5
  • 55. I NOMI DELLE DUE BRIGATE INVISIBILI SUI CIPPI COMPLESSO DI COLPA? …ma egli incominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo di cui parlate». E subito per la seconda volta un gallo cantò e si ricordò Pietro della parola che Gesù gli aveva detto PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVEL’EREDITA 5.6
  • 56. CAPITOLO 6 APPENDICE STEREOTIPI SULLA GUERRA La celebrazione dell’anniversario della guerra del 15-18 è stata ricca di dibattiti affollati e molto sentiti: in questo capitolo ho raccolto qualche spunto per ripensare criticamente quelle vicende - Popoli buoni e cattivi: noi italiani abbiamo commesso la nostra quota di infamie, come tutti -La nostra costituzione ripudia enfaticamente la guerra di aggressione, ma, quando deve definire in pratica il criterio di valutazione, è molto contorta e ambigua, nel dopoguerra ha consentito ogni tipo di avventura -Inutile spaventare i giovani raccontandone gli orrori: quando siamo entrati nella seconda guerra mondiale, la maggioranza degli italiani ricordava, sulla propria pelle, la prima. -Una “fede cieca” è spesso la causa delle guerre e non è molto difficile inculcarla nella gente. Mussolini ci ha condotto al macello due volte e molti forse lo seguirebbero ancora. -Ultimamente, i popoli più evoluti non si fanno infinocchiare facilmente e non “fanno le guerre”. Nell’eventualità che le ritengano convenienti, le fanno combattere da qualche partner sottosviluppato. -Il ruolo storico della chiesa, non fu sempre limpidamente pacifista, vedi p.e. Nei conflitti mondiali, cappellani cattolici consolidavano il morale dei combattenti prima dell’assalto, contemporaneamente nelle opposte trincee, celebrando la messa e con l’assoluzione “preventiva”. -Il vecchio schema del valore va contestato: il bravo soldato “tedesco”, sempre pronto a farsi scannare. Sull’Isonzo, gli italiani si sono finalmente stancati di andare all’inutile macello quotidiano. Gli stessi, sul Grappa, si sono battuti da eroi; questa volta, erano consapevoli di difendere la loro patria. -Chi dobbiamo onorare? I partigiani ed i deportati che si sono rifiutati di proseguire la guerra stavano dalla parte giusta. I combattenti d’Italia, Germania, Giappone, nazioni che hanno dichiarato guerra all’intero mondo civilizzato, anche i più idealisti e valorosi, stavano da quella sbagliata. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE “Chi era Giuseppe Sarto?”
  • 57. LA GUERRA E’ IL MALE L’INSEGNAMENTO DELLA STORIA, OLTRE LA RETORICA DEL VINCITORE La manipolazione dei fatti è una tentazione irresistibile, ma può avere un effetto controproducente. Spesso gli italiani si sono difesi dal “lavaggio del cervello” con il disinteresse e lo scetticismo. Sono profondamente convinto che il racconto della nuda verità sia più efficace dal punto di vista pedagogico. Per farsi capire dai più giovani bisogna cercare l’essenza e non farsi confondere dai dettagli. LA GUERRA E’ IL MALE E’ un principio ovvio, chi oserebbe metterlo in discussione? La nostra costituzione lo ribadisce con belle e semplici parole. Ma esistono le guerre “giuste”, come definirle? In teoria la risposta è semplicissima: quelle di difesa da un’aggressione. Invece questa definizione ha generato uno degli articoli più contorti ed ambigui della costituzione. Grazie al quale il nostro parlamento ha approvato diverse avventure belliche, anche recenti e molto discutibili. Tra il dire ed il fare, tra ideale ed applicazione pratica, si sono interposti gli “interessi strategici” dell’Italia. Non dobbiamo confondere le nuove generazioni: chi aggredisce va sempre condannato, indipendentemente da chi sia e dal perché. 6/1 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE
  • 58. SOLDATI BUONI E CATTIVI De Felice è riuscito a dare un contributo valido e di un certo respiro, per una visione meno sciocca e manichea del secondo conflitto mondiale. Sulla sua scia, è invece esplosa una pubblicistica di infimo livello, Paolo Pansa ne è il campione: come i maiali sull’immondizia, si pasce delle miserie degli uomini malvagi, onnipresenti su tutti i fronti. Quanti stupidi dibattiti ho ascoltato anch’io nelle osterie! Erano più ladri e “cattivi” i partigiani o le brigate nere? Un esercizio che piace molto alla “pancia”della gente e continua anche oggi. Un sapiente ci inorridisce con il gesto del fanatico dell’ISIS, che sgozza le sue vittime davanti alla telecamera. Gli ribatte un altro, che sottolinea l’abominio del giovane americano, che stermina una comunità in festa, giocherellando con il mouse, da qualche confortevole ufficio degli Stati Uniti. Ogni cultura ha un suo concetto della violenza, ma è veramente essenziale discettare sul metodo? GLI ITALIANI NON FURONO “BUONI” COMBATTENTI La nostra bontà contrapposta alla ferocia del tedesco; un esercizio sciocco e pericoloso pedagogicamente. Anzitutto, le nostre reclamizzate belle maniere hanno molte eccezioni, sono un falso mito. Prendiamo la guerra in Etiopia, abbiamo stroncato la resistenza nemica con i gas asfissianti. Mio padre era un artigliere alpino, il cannone non ha avuto occasione di usarlo. Il ricordo peggiore era quello delle montagne di cadaveri da sgombrare per ripristinare la circolazione. Naturalmente la bassa truppa non sapeva ufficialmente che si trattava di asfissiati. Il generale Graziani subì un attentato ad Addis Abeba, la sua vendetta non ebbe nulla da invidiare a quelle naziste, per ferocia. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/2 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
  • 59. CODARDI E VALOROSI La bellezza e l’utilità della guerra, anche per plasmare le virtù di un popolo, venne inculcata dal fior fiore del mondo intellettuale italiano: l’ideologo più famoso D’annunzio, lo sperimentatore Mussolini. Due guerre mondiali e 70 anni di pedagogia contraria, non hanno disinfettato completamente la testa degli italiani. Sono ancora molti quelli che si esaltano per il valore del soldato tedesco, contrapposto alla codardia dell’italiano. SULL’ISONZO: PERCHE’ MORIRE PER LA PATRIA Se, nella carneficina dell’Isonzo, non ci fossero stati i fucili spianati dei carabinieri alle loro spalle, i nostri poveri contadini non sarebbero andati spontaneamente al macello. Sembra che il soldato tedesco obbedisca, sempre, ciecamente, anche al più folle degli ordini. Cosa c’è di cui vantarsi? GLI EROI DEL MONTE GRAPPA La divulgazione storica ha illustrato il mutamento, nel morale delle truppe, dopo Caporetto. Sul Grappa e sul Piave il grande valore dei combattenti è stato uno degli elementi essenziali della vittoria. Insomma, il soldato italiano seppe battersi valorosamente , ma solo quando la coscienza glielo suggeriva. Sul’Isonzo si uccideva e si moriva per conquistare metri di pietraia insignificante, sul Grappa si difendeva la patria. IL VALORE DEL DENARO : I “MERCENARI” E GLI ARDITI Agli arditi, ma occasionalmente anche ai soldati della truppa, veniva offerto un compenso allettante per offrirsi volontari, per qualche operazione particolarmente difficile e pericolosa. Gli arditi sono diventati poi il fiore all’occhiello del fascismo, che si ispirò a loro quando creò il corpo paramilitare delle camice nere, dal quale derivarono le “brigate nere”, specializzate nella repressione contro i partigiani. Era famoso come ardito anche un mio parente: da bambino mi affascinava molto il personaggio. Da adulto ho provato a capire meglio chi era, ma i miei famigliari eludevano le mie domande con qualche battuta. La mia impressione è che sia stato un discreto furfante. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/3 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
  • 60. I FANTI, GLI ALPINI FANTI: CARNE DA MACELLO Finiva in fanteria la massa, chi non entrava nei corpi di élite, questi ultimi privilegiati in molti modi. Carne da macello, disponibile in grande abbondanza, pertanto immolata senza scrupoli e risparmio. Carne da macello nelle dodici inutili, terribili, catastrofiche, battaglie dell’Isonzo. Quale consapevolezza patriottica potevano avere questi ventenni, analfabeti, mai usciti prima dal selvaggio villaggio natio, mandati a morire per qualche metro di pietraia, in una contrada sconosciuta? Abbondarono i potenziali disertori, i renitenti, ma alle loro spalle c’erano i carabinieri con il fucile spianato. L’ottuso cinismo del generale Cadorna nel comandare queste ripetute carneficine ci lascia senza fiato oggi, ma costui non era un pazzo isolato, bensì un tipico rappresentante di una cultura della guerra prevalente. Su altri fronti hanno fatto anche peggio di lui. ALPINI: TENACIA E SOLIDARIETA’ Reclutati nelle zone montane e pedemontane, in particolare delle Alpi. Un corpo d’élite, specializzato per dare il massimo soprattutto in un ambiente ostile; il primo vero antagonista di queste truppe di montagna. Con qualche celebre eccezione, raramente “sprecati” come carne da macello, pochissimi i casi di renitenza. Lo spirito di gruppo era rafforzato, oltre che dall’omogeneità territoriale, dalla provenienza dal mondo agricolo e dall’educazione militare. Infatti era ritenuto un fattore molto positivo e prioritario per la sopravvivenza in un contesto tanto ostile. La solidarietà è il valore che contraddistingue non solo gli alpini, ma la comunità che gravita attorno a loro. Il valore di soldati l’hanno dimostrato sopratutto se eticamente motivati: per esempio sul Grappa ed a Nikolajewska. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/4 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA
  • 61. TANTI MODI DI RIFIUTARE LA GUERRA RENITENTI E DISERTORI Nel 15-18 i casi furono numerosi, il fenomeno molto rilevante, soprattutto prima ed immediatamente dopo Caporetto, mentre non mi pare ci sia altrettanta abbondanza di divulgazioni sul secondo conflitto. Faccio fatica a pensare che i nostri soldati fossero molto motivati sui monti greci o nelle steppe russe. So di qualche alpino ha brigato, con successo, per evitare la Russia; forse suo padre non l’avrebbe saputo fare. Insomma, penso che i combattenti fossero diventati un po’ più colti o furbi, riuscendo a praticare una qualche forma di renitenza, senza troppi rischi personali. Un fante mi ha raccontato come risolse il suo problema in Iugoslavia, nel momento dell’armistizio. Il tenente, con la pistola puntata, intimava ai suoi uomini di ritornare al combattimento. I commilitoni si accordarono tacitamente, spararono tranquillamente al comandante e tornarono a casa. LE SCELTE DOPO L’ARMISTIZIO Partigiani Lasciamo perdere infiltrati, semplici approfittatori, anche criminali. Erano accomunati dallo scopo di accelerare la fine della guerra in corso, con la sconfitta del nazifascismo. Una parte la considerava solo una tappa intermedia verso un profondo rinnovamento sociale e tra costoro esistevano profonde divergenze sulla radicalità del mutamento e sul modo di ottenerlo. Per gli altri bisognava prima cacciare il nemico dall’Italia, per poi passare, senza troppi traumi, alla democrazia. Fascisti Al nord scelsero la RSI e la continuazione della guerra, secondo la nostra etica stavano dalla parte “sbagliata”. Tuttavia una decisione degna di rispetto, quando rispecchiava una coerenza con le proprie convinzioni ed ideali. Internati che aderirono alla RSI Ritornavano a combattere oppure, più spesso, erano destinato al lavoro coatto (Todt). Internati che non aderirono alla RSI Finivano nel campo di concentramento e pagavano durissimamente questa scelta, spesso con la vita. PRIMO VISENTIN, MASACCIO, VIVE6/5 APPENDICE : STEREOTIPI SULLA GUERRA