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LA STORIA SULLE RIVE DEL MUSON
I sassi puliti dopo un periodo di piogge.
Qualche giorno di sereno e ritorneranno subito neri
Questa piccola antologia di storia locale è inserita in una raccolta che comprende anche temi ambientali.
Clicca a pag. 4
INDICE GENERALE
TITOLO
INTRODUZIONE
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
AKELON  ACELUM  ASOLO
I VENETI DEI “PRAI, IL LINGUAGGIO DEL TERRITORIO
IL CASTELLO DI GODEGO: VENETI, GOTI, MASNADIERI
CHI ERA GIUSEPPE SARTO?
DON GIUSEPPE MENEGON, UN INTELLETTO BRILLANTE
PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE
LA LEGA VENETA, TRA IGNORANZA E PLAGIO
PAGINA
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87
120
137
159
223
Questa è una piccola antologia, dove ho raccolto una serie di argomenti, divulgati un po’ alla
volta, tutti relativi alla storia della mia comunità: Loria, Riese, Castello di Godego.
Nei nostri paesi non mancano certo pubblicazioni ben più ufficiali e qualificate di questa.
Mi ha motivato la curiosità di scoprire la montagna di manipolazioni, ormai accettate
acriticamente dalla gente.
Ogni documento ha il suo indice, con una numerazione indipendente.
INTRODUZIONE
Sono un semplice appassionato della mia storia di Veneto, ovvero cerco la mia identità.
Sono curioso, non amo i dettagli inutili, vorrei capire l’essenza, cosa mi insegna la vicenda.
La nostra classe dirigente utilizza il racconto del passato per inculcarci qualche insegnamento,
come fa la mamma quando racconta le favole, ma la sua versione contiene quasi sempre delle
bugie, più o meno maliziose.
E’ ragionevole aspettarsi che il potere faccia il proprio interesse.
Trovo insopportabile il conformismo servile di molti divulgatori, qualsiasi scemenza venga data
loro in pasto, viene replicata acriticamente
LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ?
ERUDIZIONE
Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con
profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari
CULTURA
Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti
che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità
intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato
gruppo sociale, di una determinata epoca
La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e
profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita.
LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE
L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo
scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita.
Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini.
Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico.
Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti.
Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la
contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita.
INTRODUZIONE/1
Per temi locali, legati all’ambiente clicca qui WORDPRESS
LA STORIA : FAVOLA O MAESTRA DI VITA?
I TABU’
Quando la manipolazione storica riguarda un tema troppo importante o difficile da ”taroccare”, si opta per la strategia
dell’oblio e del silenzio. Ad esempio:
-VENETI: la nostra storia è ignorata e sminuita, oppure si da per scontato un abissale dislivello culturale rispetto a Roma,
fatto totalmente falso, una dimostrazione di quanto rozza e provinciale sia la nostra élite.
-GOTI: secondo l’unica ipotesi meritevole di approfondimento, hanno dato il nome al paese di Godego; questo tema
appassionante viene oggettivamente “ignorato” dalla sua comunità, già nella segnaletica
LE FAVOLE INNOCENTI
Sono quelle di mamma e papà, che rendono così piacevole per un bambino iniziare una notte di sogni.
Gran parte della produzione “storica” locale si rivolge a bambini molto cresciuti, ma l’intento è simile: a volte il narratore
rivive con libertà poetica il mondo della sua infanzia ed i numerosi lettori condividono ed apprezzano la sua prospettiva.
Altre volte, un erudito esibizionista, si trastulla ed esibisce qualche conoscenza di latino: così si può fantasticare che il nome
di Poggiana derivi da una “Pugna”, una battaglia avvenuta sul posto, ipotesi sicuramente sciocca e fasulla.
La STORIA, maestra di vita, è altra cosa, serve per capire, con rigore ed il coraggio della verità, da dove veniamo, per
orientarci verso il futuro.
LE FAVOLE MALIZIOSE
FAVOLA : racconto normalmente con finale moralistico. Fandonia, frottola, panzana
I gruppi di potere hanno sempre manipolato il racconto del passato per orientare la
massa ignorante, nella direzione più opportuna, secondo loro.
Il prete Camavitto s’inventa la solita ipotesi etimologica, evidentemente
inconsistente, una di quelle che gli ignoranti non possono né capire, né contestare,
per spiegare l’origine di Godego da “Gudega”.
Lo fa con il chiaro intento di compiacere il potente amico Sarto: molto
probabilmente, entrambi trovavano sgradevole e censurabile la vicenda gotica.
Dopotutto il bravo Camavitto fa il suo mestiere di prete, ma è il comune di Godego
che, ancora oggi, ospitandola senza commenti nel suo sito internet, l‘avalla.
INTRODUZIONE/2
I VENETI A TROIA
Omero è un personaggio completamente immaginario
I fatti raccontati nell’Iliade sono realmente accaduti intorno al 1200 A.C.
Sono stati trasmessi oralmente, cantati, per circa 6 secoli, dunque da più voci ed in tutto il mediterraneo
orientale, senza miracolosamente perdere la sostanziale unità dell’opera.
Solo a partire dal VI secolo A.C., sono stati gradualmente registrati, in diverse versioni scritte.
Sono fatti sostanzialmente veri, ma il racconto può essere decodificato solo da studiosi competenti
Per secoli si è pensato che si trattasse di invenzioni poetiche, è stato Schliemann, autodidatta, a scuotere il
mondo accademico, dimostrando, con le sue scoperte, come si deve decrittare la verità storica dell’Iliade.
I Veneti della Paflagonia, fedeli agli alleati, ma moderati, portati alla mediazione con il nemico
Siamo menzionati in bella vista nell’elenco ufficiale degli alleati di Troia, ma anche in altre parti del racconto.
La nostra identità è spiccata: leali, valorosi, ma non fanatici, portati al dialogo con il nemico.
Una caratteristica che rifulgerà ai tempi della Serenissima e che permane indelebile ai nostri giorni.
Al punto da alimentare anche qualche sospetto di collaborazionismo con il nemico, lo stesso Tito Livio
sottolinea esplicitamente come Antenore con Enea, sia stato graziato e lasciato fuggire dai vincitori.
Un primo punto che trova quasi tutti dello stesso avviso è questo: dopo la caduta di Troia, ai
superstiti troiani fu riservato un trattamento molto duro; gli Achei si astennero dall'applicare
rigorosamente il codice militare di guerra solo nei confronti di due di essi, Enea e Antenore,
sia per l'antica legge dell'ospitalità, sia perché essi erano sempre stati sostenitori della pace e
della restituzione di Elena. Successivamente, per circostanze di varia natura, Antenore e un
nutrito gruppo di Eneti, i quali, costretti ad abbandonare la Paflagonia a séguito di una
sommossa interna ed essendo alla ricerca di un luogo dove stabilirsi e di qualcuno che li
guidasse dopo aver perso a Troia il loro capo Pilemene, arrivarono nel golfo più profondo del
mare Adriatico, scacciarono gli Euganei che abitavano tra mare e Alpi e, Troiani ed Eneti, si
impossessarono di quelle terre. Il primo punto in cui sbarcarono lo chiamarono Troia e di lì
deriva il nome di Troiano per il villaggio: l'intero popolo assunse la denominazione di Veneti.
TITO LIVIO
I VENETI NEL VENETO
I Veneti a Padova, secondo il compaesano Tito Livio
L’aura mitica, favolistica, dei suoi racconti, non era costituita da banali menzogne, ma un involucro che
doveva corrispondere a precisi intenti pedagogici ed encomiastici, prescritti dalla committenza.
Tolto il quale, con la necessaria attenzione e competenza, la storia di Livio diventa molto seria ed attendibile.
L’archeologia conferma sostanzialmente l’arrivo di un popolo nel XII secolo A.C. in Veneto, che respinge gli
Euganei, ivi residenti, ai margini della pianura, sulle Prealpi.
Ben più ardito rendere poeticamente la verità storica delle origini di Roma, che, forse con grande imbarazzo
verso la committenza, sposta circa 5 secoli più tardi della sua Padova (753 A.C.) .
Toccherà poi a Virgilio diffondersi nei dettagli che pongono il troiano Enea ai vertici dell’albero genealogico.
Decodificata, la storia di Roma secondo Livio, è quella di una modestissima comunità, un villaggio, che fatica
per secoli, per sviluppare una sua identità etnica e culturale, tra Latini, Sabini, Etruschi ecc.
QUANTE BALLE CI HANNO RACCONTATO NEI SECOLI !
Quante baggianate può digerire il popolo veneto, senza mostrare la minima forma di ribellione, un
fremito di disgusto?
Siamo gente pratica, basta che non tocchino il portafoglio!
Se poi riguardano “noiose e futili” questioni sulla nostra identità storica e culturale, chi ha tempo da
perdere?
Eppure non siamo più rozzi, poveri ed ignoranti come una volta! Semo pieni de laureai e de studiai!
Bossi è stato solo l’ultimo ed il più rozzo dei mistificatori
C’è poco da offendersi, servili ed
opportunisti ci immaginano gli altri, perché
tali ci siamo mostrati da secoli.
Pensate solo alla nostra maschera più
famosa : Arlecchino.
Questo documento divulgativo cita qualche
esempio, a mio giudizio facile ed evidente,
di queste mistificazioni.
Chi è interessato è invitato a verificare di
persona ed a farsi un giudizio autonomo.
E forse la manifestazione d’un atavico opportunismo servile dei Veneti?
INTRODUZIONE/3
IGNORANZA OSTENTATA NELLA SEGNALETICA
Il cartello descrive il
“castelliero” di Vallà.
-il suo cartello è a Spineda
-cambiato il nome della via
-devastato completamente
L’unico reperto del
culto pagano, mesco-
lato a quelli cristiani
Una segnaletica ina-
deguata e pasticcionanessuno dei due è “torrente”,
consultare un vocabolario
Quanti evidenti strafalcioni vedo in giro, pochi protestano, nessuno corregge!
La nostra comunità non sembra molto sensibile al tema della propria identità storica e culturale.
“I sentieri degli Ezzelini” evoca in me le figure, una in particolare, più infami della nostra storia.
- Quale merito sconosciuto possono avere, per essere stati scelti come “sponsor “del nostro territorio?
- Non potevano esistere sentieri, praticabili per la gente comune, lungo le rive del Muson, prima del dopoguerra.
INTRODUZIONE/4
PROVARE AD IMMAGINARE, STUDIANDO IL CONTESTO GENERALE
I dati storici, sull’origine di Cendrole e Riese, sono scarsissimi, presi da soli, per azzardare conclusioni sicure.
Per fortuna l’indagine storica ha fatto progressi notevoli, sconosciuti alla massa: oggi abbiamo un quadro
generale abbastanza preciso e completo sui nostri antenati Veneti.
Se si studia il contesto generale, allora anche lo scenario specifico, può essere illuminato molto meglio.
Questo è un lavoro di mera divulgazione, le mie fonti sono accessibili a chiunque, nelle biblioteche e nei
musei della zona.
Per argomenti analoghi clicca i links a pag. 4
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
ARGOMENTO
VENETI, CELTI O PREROMANI?
UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO
A SAN PIETRO, I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO
VOCABOLI INDISPENSABILI
INSEDIAMENTI ED INTERFACCE DEI VENETI
I VENETI A SUD DI PADOVA
I VENETI A NORD DI PADOVA
I RETII
GLI SCAMBI CON I POPOLI CONFINANTI
E’ LECITO CONFONDERE I VENETI CON I CELTI?
I NEMICI MORTALI DEI VENETI? I LON(GO)BARDI
CHI HA CIVILIZZATO I VENETI? I ROMANI?
LE DUE ANNESSIONI
I VENETI DI CESARE E TACITO
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
LE DUE DIRETTRICI PARALLELE ALLE VIE ROMANE
UN’ECONOMIA POVERA
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INDICE
La numerazione è relativa al documento indipendente.
Per trovare il corrispondente in questa antologia, basta sommare questo valore al numero della pagina iniziale di questo argomento.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
ARGOMENTO
IL TUMULO DI SPINEDA E L’AREA SACRA DI CENDROLE
I RETII NEL CASTELLO DI RIESE
LA BEA VENEZIA
REITA
REITA UNA E TRINA
TRA RELIGIOSIT’ E SUPERSTIZIONE
REITA NEL NOSTRO DNA CULTURALE
CENDROLE = CINERES = CENERI
COSA C’ERA A CENDROLE?
A CENDROLE, SI ADORAVA REITA PRIMA DI MARIA?
REITA ED IL LEONE DI SAN MARCO
IL TUMULO A NORD DEL SANTUARIO
LO SCAMBIO DEL CARTELLO SEGNALETICO
CASTELLIERO = VALLUM = VALLA’
IL CASTELLIERO SPIANATO E DEPREDATO
IL GIOIELLO ARCHEOLOGICO DI CASTELCIES
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INDICE
La numerazione è relativa al documento indipendente.
Per trovare il corrispondente in questa antologia, basta sommare questo valore al numero della pagina iniziale di questo argomento.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
CAPITOLO 1
VENETI, CELTI O PREROMANI?
La chiesa prima, poi i piemontesi ed i fascisti, ci hanno fatto, con successo, il lavaggio del
cervello, non esistiamo storicamente fino alla conquista da parte di Roma.
La divulgazione nostrana, con grande sprezzo del ridicolo, continua a definirci preromani.
Un illustre professore di storia, Umberto Bossi, ci ha spiegato che siamo Celti e questo, secondo
lui, doveva servire a rafforzare il comune sentire padano.
Ha capito che un solido sentimento di comunanza non può prescindere dall’elemento religioso e
ci ha rivelato che la nostra divinità comune era il dio eridanio.
Presidenti di regione e fior di ministri hanno aderito alla pagliacciata come chierichetti.
L’identità dei Veneti è tra le più note ed investigate dalla storia, fin da Omero e poi dai romani.
Ad Este, Padova, Montebelluna ecc., ma anche fuori dai nostri confini, a Lagole per esempio,
adoravamo la stessa divinità femminile: Reita
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
GIUSEPPE SARTO
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
GOTI A GODEGO ←Cliccare qui per argomenti correlati
MASACCIO
LA BEA VENESIA
BIOGAS
UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/1 VENETI, CELTI O PREROMANI?
Il nostro territorio, perché molto povero, è rimasto quasi inalterato fino al dopoguerra, quel poco di buono che è
stato fatto, è merito dei nostri stessi avi , in particolare dei connazionali veneziani.
Poco allettante per gli archeologi come Schliemann, armati dell’Iliade e della lente d’ingrandimento: non possono
sperare di trovare ricchi tesori o misteriosi reperti da decifrare.
Lo studio delle localizzazioni, ben contestualizzato, ci può illuminare, là dove non troveremo mai conferme scritte.
La chiesa di san Pietro a Godego, con la grande area antistante rappresenta la tipica impostazione pagana, è stata
poi convertita al culto cristiano, ma presto affiancata/sostituita da quella nel castello.
I pagani separavano drasticamente le necropoli ed i culti connessi dal mondo dei vivi, il cristianesimo non respinge,
anzi celebra, il corpo dei morti, sposta il cimitero vicino alla chiesa, al centro dell’abitato.
chiesa nel
castello
San Pietro
Muson
(1)Dal castelliere di Mottinello a quello di Vallà
A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/2 VENETI, CELTI O PREROMANI?
Il cristianesimo rivoluziona profondamente tutto il rito sacro.
Il luogo stesso del culto, inizialmente, può essere una casa privata o una catacomba, a causa delle persecuzioni.
All’assemblea (ecclesia) è ammessa tutta la comunità dei credenti, anzi, è protagonista della celebrazione, dagli
apostoli all’ultimo dei discepoli.
Quindi, dopo Costantino, l’ecclesia avrà bisogno di edifici sacri di dimensioni inimmaginabili per un pagano.
Nei culti pagani l’edificio sacro era riservato esclusivamente alla statua del dio ed al sacerdote che vi svolgeva riti
riservati, mentre la folla dei fedeli riempiva un’area esterna, dove avvenivano anche i sacrifici.
Dunque la comunità attorno al castello di Godego, con questa area sacra enorme per quei tempi, doveva essere una
realtà importantissima.
VOCABOLI INDISPENSABILI
Comprendere una pubblicazione accademica d’archeologia è un’impresa eroica, per i non addetti ai lavori.
Fidarsi dei divulgatori è pericoloso, la vanità li induce spesso ad spacciare per fondate le loro libertà poetiche, i peggiori
sono gli eruditi che giocano con le parole, con le assonanze.
Per evitare grossolani equivoci bisogna comprendere bene il significato di alcuni termini.
Motta o Aggere (sinonimo) : è un terrapieno, che serve per sollevare l’area rispetto al territorio circostante.
Lo scopo non è affatto misterioso, ne ho viste molte in Emilia, lungo il Po.
Servono per proteggere persone e beni in una zona esposta a frequenti inondazioni.
Il materiale utilizzato è quello disponibile in loco, per esempio quello ricavato dallo scavo del canale che di solito circonda la
struttura, con lo scopo di migliorare il sistema di protezione.
Frequentate anche per secoli, possono crescere molto di livello, a causa dei residui depositati dagli abitanti stessi.
Vengono realizzate da una comunità per la propria protezione, ma ovviamente possiamo immaginarle anche un luogo
adatto ad ospitare dei mercati, per armenti e persone in transito ecc.
Per motta,nella lingua italiana, s’intende un qualsiasi rialzo di terra, ma nella cultura terramaricola (questa delle motte) è
usuale riferirsi ad un’area abbastanza grande, in grado di ospitare un clan oppure una struttura comunitaria.
Tumulo : è un cumulo di materiale di forma pressappoco semisferica e delle dimensioni di alcuni metri.
Anche questo è un rialzo realizzato con della terra e qualcuno scioccamente lo chiama motta, ma questa licenza genera
gravi equivoci.
E’ la tomba del capo della comunità o di una figura eminente ed è posta proprio al centro dell’abitato, mentre le necropoli
sono sempre nettamente separate dal mondo dei vivi
Può essere seppellito con il cavallo, la moglie, qualche fedelissimo ecc.
Castelliero, Castion , Castellario ed altre storpiature : struttura protettiva con una precisa finalità militare.
Il basamento può essere realizzato con terra (di nuovo la tentazione di chiamarlo genericamente motta), pietre, rocce: le
pareti ed il soffitto sono spesso in legno o altro materiale deperibile e perciò non si è quasi mai conservato.
Le opere murarie vere e proprie diventano uno standard solo nel medio evo.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/3 VENETI, CELTI O PREROMANI?
ETRUSCHI
POI CENOMANI
CENOMANI
RETII
foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi
FLUSSOVIATERRA
LENTOEPOVERO
NORD EUROPA
VENETI FLUSSO VIA MARE
VELOCE E RICCO
ADRIA
ALTINO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/4 VENETI, CELTI O PREROMANI?
INSEDIAMENTI ED INTERFACCE DEI VENETI
IL COMMERCIO VIA ACQUA
Abitare vicino ai fiumi era pericoloso e disagevole, le inondazioni molto più catastrofiche e gli allagamenti più
persistenti rispetto ad oggi.
Ci doveva essere qualche importante vantaggio per scegliere di risiedervi ed era necessario innalzare
l’insediamento con un terrapieno, da noi sono ben conservate le motte di Godego.
Un addensamento concentrato sugli argini dei fiumi si può spiegare con attività economiche come la pesca,
ma probabilmente il commercio era il vantaggio principale.
Infatti, sull’altra sponda del Po, troviamo i mercanti Etruschi, rimpiazzati poi dai galli Cenomani.
I porti sicuri sul mare erano rarissimi, non erano posti sul litorale, ma collegati mediante canali d’accesso,
anche artificiali: questo spiega la grande e plurisecolare fortuna di Adria e Altino.
Padova crocevia fluviale
L’Adige passava presso
Este fino al 589 d.c.
foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi
I VENETI A SUD DI PADOVA
ADRIA
ALTINO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/5 VENETI, CELTI O PREROMANI?
RETII
foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi
I VENETI A NORD DI PADOVA
IL FLUSSO DI MERCI ED UOMINI
La civilizzazione delle nostre terre, almeno fino al medio evo, ha un flusso a senso unico: dal medio oriente
più ricco ed evoluto, verso l’ovest ed il nord più arretrati.
Nello stesso senso viaggiano anche i prodotti raffinati, in quello contrario le materie prime.
Il trasporto via terra è lentissimo e costoso, molto più competitivo quello via acqua.
L’espansione demografica va dal mondo più ricco che è più popolato verso le terre più disabitate.
I ricchi , i mercanti e gli artigiani, viaggiano via mare, i poveri via terra, per esempio attraverso i Balcani.
La peregrinazione di un clan può durare generazioni, le interazioni con i territori attraversati saranno
profonde.
I VENETI ED I RETII NELLO SCAMBIO TRA MEDITERRANEO E NORD EUROPA
Praticamente ad ogni sbocco di vallata, troviamo un abitato di Veneti.
Gestiscono il trasporto delle merci nella direzione nord-sud, in staffetta con i Retii.
Non manca quasi mai il corso d’acqua da sfruttare per il trasporto delle merci.
Non è facile per noi contestualizzare correttamente: penso al trasporto del legname sul Piave, per esempio.
E’ cessato qualche generazione fa, ma ne stiamo già perdendo la memoria collettiva.
PADOVA
ANGARANO (BASSANO)
ASOLO
MONTEBELLUNA ODERZO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/6 VENETI, CELTI O PREROMANI?
Secondo gli autori antichi, i Veneti occupavano anche l’area alpina, i romani chiamavano il lago di Costanza
(tra Austria e Svizzera) Venetus Lacus.
Condividevamo con i Retii la stessa divinità, Reita, la comune origine non è specificata dalle fonti.
Potrebbero essersi nominalmente separati da noi per l’isolamento delle vallate alpine e per i contatti con i
popoli del nord.
A Lagole, loro importante centro di scambi commerciali, culturali, politici, luogo di cura termale, c’era un
santuario di Reita, dove i Veneti, ma anche Greci ed Etruschi, erano a casa loro .
foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi
VENETI
I RETII
LAGOLE
PIEVE DI CADORE
MEL
FELTRE
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/7 VENETI, CELTI O PREROMANI?
GLI SCAMBI CON I POPOLI CONFINANTI
L’ORIGINE NELL’ATTUALE TURCHIA (PAFLAGONIA)
Livio e gli altri storici romani concordano sul mito dei Veneti, giunti appunto via mare, dalla Paflagonia
(Turchia), poco dopo la guerra di Troia, nel XII secolo a.c.
La ricerca storica ha confermato come questi racconti siano attendibili nella sostanza: era una prassi
adornare, ma non stravolgere, queste vicende con qualche invenzione mitica, con un intento politico e
pedagogico.
I riscontri archeologici confermano bene questa versione, a differenza di altre ipotesi, più o meno
cervellotiche, che vengono man mano inventate.
GLI ISTRI E LA MIGRAZIONE VIA TERRA
Abbiamo molte prove di una significativa parentela culturale con loro.
Anzitutto i Veneti, data la spiccata attitudine mercantile, sicuramente hanno scambi intensi con questo
popolo limitrofo.
Inoltre, ricordando la direzione costante dei flussi di civilizzazione, è certo che, nel nostro DNA, ci sia una
componente rilevante di popoli che, probabilmente in tempi lunghissimi, hanno attraversato la penisola
balcanica, continuando a mescolarsi con i locali, prima di arrivare qui.
Una migrazione secolare e povera, più difficile trovarne i riscontri archeologici.
L’INFLUENZA GRECA AD ADRIA ED ALTINO
Se le comunicazioni via acqua erano più competitive rispetto alle terrestri, ovviamente quelle via mare
avevano vantaggi enormi rispetto a quelle via fiume.
Il sito fortunato era in grado di comunicare, velocemente e senza barriere, con tutto il bacino mediterraneo.
Questi due porti marini e pochi altri, Spina per esempio, manterranno sempre una forte superiorità
economica e culturale sull’entroterra.
Molto cosmopolite, vi risiedevano abitualmente importanti comunità di greci, ma anche etruschi, ecc.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/8 VENETI, CELTI O PREROMANI?
E’ LECITO CONFONDERE I VENETI CON I CELTI?
I VENETI MERCANTI E MULTICULTURALI PER MESTIERE
L’archeologia testimonia chiaramente, non solo l’intensità degli scambi delle merci, ma anche la
coabitazione, negli insediamenti e perfino nelle inumazioni.
Le reciproche influenze sono più evidenti ad Adria ed Altino e nelle zone di confine.
Infine bisogna tener presente che la struttura politica non era affatto monolitica; vigeva un sistema di città
stato, ciascuna delle quali aveva una notevole autonomia nello stringere legami con i vicini.
Gli Etruschi si insediano soprattutto lungo il Po, ma li ritroviamo ben inseriti anche nelle nostre città.
I GALLI ( CELTI) CENOMANI
Secondo Livio sono arrivati in Italia nel 400 a.c., i
romani concedono loro di restare.
Soppiantano gli Etruschi negli scambi con i Veneti.
Si posizionano sopratutto sull’Adige, Verona
assume connotati celtici evidenti.
Si ambientano bene e velocemente, mantengono
sempre rapporti di fedeltà ed ossequio a Roma.
Come i Veneti: entrambi alleati dei romani nelle
pochissime guerre menzionate nella nostra storia,
combattono addirittura contro i loro stessi
connazionali, i celti Boi ed Insubri, scesi in Italia
nel 225 a.c.
Risibile la favola politica di un’origine comune per
Veneti e Celti.
ETRUSCHI, POI CENOMANI
CENOMANI
VENETI
GRECI
RETII
NORD EUROPA
GRECI
L’Adige passava presso
Este fino al 589 d.c.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/9 VENETI, CELTI O PREROMANI?
I NEMICI MORTALI DEI VENETI? I LON(GO)BARDI
I VENETI, IL POPOLO PIU’ OPPORTUNISTA DELLA STORIA
La spiccata vocazione mercantile, che sempre ci ha contraddistinto, rifulge nella storia di Venezia: trovatemi
una città più tollerante, laica, cosmopolita!
Il nostro opportunismo ci ha sempre permesso di fare buoni affari con chiunque, anche con il demonio!
ESTE E PADOVA INVOCANO L’INGERENZA ROMANA
I Veneti, come i Latini, gli Etruschi ecc. avevano una struttura politica basata sulle città stato.
Il genio politico e militare di Roma si è rivelato in pieno e magnificamente, nella sua capacità di proporsi
come insostituibile arbitro pacificatore dei popoli circostanti, che poi ha incluso nell’impero.
Sono Padova ed Este ad invocare un console romano, per dirimere una loro controversia.
Per quanto ne sappiamo, poi è stato solo amore reciproco; cioè abbiamo fiutato il grandissimo vantaggio di
rimanere agganciati alla loro marcia trionfale di conquista.
AMICI DEI GOTI
La storia delle invasioni barbariche è piena zeppa di stereotipi errati: andrebbe tutta riscritta per le scuole.
Ad esempio non sono riuscito a trovare testimonianze particolarmente drammatiche sull’arrivo dei Goti in
Veneto, la civiltà romana ne ha sofferto, ma non in modo letale, le città sopravvivono e si riprendono.
L’incursione degli Unni è terribile, ma relativamente breve, anche questa volta lo stile di vita sopravvive.
I LONGOBARDI NEMICI MORTALI
Quando arrivano qui radono al suolo quasi tutte le città importanti, uccidendo o disperdendo gli abitanti.
La civiltà muore in quel momento, nel 639 d.c., quando il vescovo di Altino distrutta stabilisce la sua sede a
Torcello (più tardi passerà a Rialto ed infine nella sede attuale).
La data del 476 d.c. segna solo la fine formale dell’impero romano, un’istituzione ormai inutile e degradata.
In quel tempo i Veneti convivevano con i Goti da oltre un secolo e guardavano, caso mai, a Costantinopoli.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
1/10 VENETI, CELTI O
PREROMANI?
CHI HA CIVILIZZATO I VENETI? I ROMANI?
IL CONFRONTO IN ARCHEOLOGIA
I reperti archeologici di Padova, Este, Altino, Adria, permettono un confronto dettagliato del nostro livello
culturale e artistico, rispetto agli altri popoli del Mediterraneo.
Nettamente superiore nelle città di mare rispetto alla terraferma; nel sud Italia, vicino ai centri di
irradiazione della civiltà, rispetto al nord.
Per un profano come me è difficile percepire una differenza tra i manufatti romani e veneti.
Con la conquista della Grecia c’è un salto netto, ma per tutta la penisola italiana.
IL CONFRONTO IN LETTERATURA : LIVIO E CATULLO
Nella mia classifica dei dieci letterati latini più “famosi”, a parte Cesare, vedo solo provinciali.
Cicerone appartiene al popolo dei Volsci, viene da Arpino, città lontana 100 km da Roma.
I nostri due veneti sono delle superstar, stanno nelle stanze del potere, intimi di Ottaviano.
Virgilio, mantovano, gravita vicino alla cerchia di Catullo, di Sirmione.
Questi Veneti riderebbero del nostro complesso d’inferiorità rispetto ai romani.
Croce pensava che, per consolidare l’identità nazionale, fosse necessario oscurare le specificità culturali.
Un errore madornale, capito da tutti, tranne che dall’arteriosclerotico mondo accademico, che spesso vede
solo l’impronta di Roma ed etichetta tutto il resto come preromano.
I Veneti hanno un pedigree molto antico e prestigioso, celebrati nell’Iliade come il
popolo dei bei cavalli, il veneto Livio garantisce il solido fondamento storico del
mito, diffuso su tutto il mediterraneo.
E’ un’intero popolo quello che occupa sistematicamente tutto il nord est, mentre
la leggenda di Roma parla di un povero villaggio, la cui specificità culturale si
diluisce, anche simbolicamente, con il ratto delle Sabine e nella fase “etrusca”.
I romani invidiano la nostra mitica origine e Virgilio la scopiazza bene.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/11 VENETI, CELTI O PREROMANI?
LE DUE ANNESSIONI
COCCOLATI E SEDOTTI DA GIULIO CESARE
Certo non esiste una data della conquista militare romana: il
matrimonio in chiesa, da noi tanto agognato e da Giulio Cesare
benevolmente concesso, fu solo l’atto finale di una lunga, affettuosa,
convivenza, le cui tappe finali sono: nel 49 a.c. la cittadinanza romana e
nel 42 a.c. diventiamo parte integrante dell’Italia romana.
UN MATRIMONIO IMPOSTO ED ABBASTANZA INFELICE
Nel 1866, una votazione organizzata sul consenso di quattro gatti, ben
selezionati, ha sancito la sottomissione alla monarchia sabauda.
Secondo me basta confrontare l’espressione dei due personaggi e si
capisce perché i veneti nutrano sentimenti così contrastanti per le due
annessioni: troppa enfasi nostalgica per la prima, rigetto per la seconda.
A mio modesto parere, la monarchia sabauda, non solo ha espresso
delle figure di monarca molto disonorevoli, ma anche una burocrazia
ottusa ed inadeguata al compito immane di unificare l’Italia.
Infamia eterna merita il modo in cui hanno contribuito all’entrata in ben
due guerre mondiali e per come le hanno condotte.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/12 VENETI, CELTI O PREROMANI?
I VENETI DI CESARE E TACITO
IL RAMO FRANCESE DI CESARE
E’ veramente emozionante leggere il racconto della sua guerra contro
i Veneti francesi.
Si percepisce bene l’affinità con i nostri veneziani, si tocca con mano
la loro perfetta ambientazione in quel territorio lagunare.
Con le loro barche speciali e le loro tecniche, hanno tenuto a lungo
sotto scacco l’esercito e la flotta romana; il loro nemico ne parla con
grande rispetto.
Non si cura di specificare se questo popolo avesse le stesse origini di
quello, da lui ben conosciuto, in Italia.
IL RAMO DEI MASURI, SECONDO TACITO
Lo storico li menziona brevemente e la collocazione è, molto
approssimativamente, nella Polonia.
Ho trovato qualche dotto, che in base a complesse argomentazionI,
ipotizza la zona dei laghi Masuri, non so con quanto fondamento.
A livello puramente emozionale, posso garantire, essendo stato in
quei posti, che si tratta di una bellissima e vastissima zona piuttosto
lagunare che lacustre; aria di casa nostra insomma.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/13 VENETI, CELTI O PREROMANI?
CAPITOLO 2
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
Le testimonianze archeologiche sono poverissime e poco divulgate, ma il territorio ha un
linguaggio abbastanza suggestivo e coerente.
La via Castellana, con il castello di Riese e la motta di Castelfranco, poteva servire come
collegamento nord - sud da Padova ad Asolo e fino al nord Europa.
La concentrazione delle testimonianze lungo l’Avenale fa correre la fantasia.
I “prai” sono molto antropizzati, il terreno presenta un’alternanza continua di aree depresse e
sopraelevate, ma ciascuna accuratamente livellata.
Sempre perimetrate da un’alberatura, combinata con una fittissima rete di canali: un habitat
perfetto per animali al pascolo.
Omero prima e poi tutti gli storici celebrano i nostri antenati come allevatori di cavalli.
L’antica via Veneta, parallela alla Postumia romana, è caratterizzata dai castellieri di Mottinello,
Castion e Vallà.
La chiesa della Crocetta con le necropoli di via Casoname sono posizionate poche centinaia di
metri più a nord, il mondo dei morti era sempre ben distinto da quello dei vivi.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
LE DUE DIRETTRICI PARALLELE ALLE VIE ROMANE
NORD - SUD
Le vie Castellana e Pagnana (colore verde) collegano i
paesi sulle due sponde del Muson ben prima dei romani.
Gli insediamenti veneti noti, sono tutti lungo l’Avenale.
Il castello dei Retii (Riese) sulla via Castellana, l’Aurelia
romana ancora più a est.
EST - OVEST
Il castelliero di Vallà, il santuario della Crocetta, le
necropoli di via Casoname, i castellieri di Castion e di
Mottinello, erano concentrati su questa via, circa 2 km a
nord della via Postumia
Le vie romane, Postumia ed
Aurelia ben lontane dai “Prai”
Motta > Castello (Castelfranco)
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/1 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
UN’ECONOMIA POVERA
L’economia dei nostri antenati
poteva essere l’allevamento, la
caccia, la pesca, poco redditizio
il commercio via terra.
Comunque, anche a Roma, la
grande ricchezza è arrivata solo
dopo la conquista della Grecia.
Da noi ne avranno beneficiato
solo città come Asolo e Padova.
I nostri veneti destarono
l’interesse del vescovo di Treviso
solo dopo il 1000 d.c., quando
apparvero abbastanza ricchi da
risvegliarne la cupidigia erariale.
Inutile cercare costosi reperti archeologici in
queste località, certamente povere.
I modesti traffici tra Asolo e Padova,
potevano avvenire forse sulla via Castellana,
abbiamo visto che i trasporti via terra erano
molto meno redditizi di quelli via acqua.
Asolo
Motta > Castello (Castelfranco)
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/2 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
IL TUMULO DI SPINEDA E L’AREA SACRA DI CENDROLE
Gli insediamenti da nord a sud sono collocati tutti sull’Avenale, a cominciare dal tumulo, normalmente la
sepoltura del personaggio guida del clan, suggestivamente posizionato proprio alla partenza del canale.
-Il tumulo di Spineda, è posto all’inizio della zona
umida e poi paludosa dei prai.
-Il santuario, ovvero la zona sacra, è situato a
meno di un chilometro a sud dell’abitato (tumulo).
Normalmente comprendeva, sia una necropoli
(monumento funebre di Vilonius), sia un’area per i
sacrifici (le ceneri miste a frammenti lignei).
Intorno al 1000 d.c., con la cristianizzazione, da
questa chiesa madre si staccano le comunità
religiose di Poggiana e Riese, per esempio.
-Il castello dei Retii è posto più a est, sulla via
Castellana, ha sicuramente una funzione logistica,
per il trasporto delle merci via terra, nord-sud.
I romani si sposteranno ancora più ad est e lontani
dal Muson, con la via Aurelia.
-Il castelliero di Vallà , vedi diap. 24, è pure
vicinissimo all’Avenale
-Il fossato della motta, sulla quale verrà costruito
poi il castello di Castelfranco, è tuttora alimentato
dall’Avenale.Motta > Castello (Castelfranco)
Castello dei Retii
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/3 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
Sappiamo che la nostra zona fu un’area di transito per gli scambi via terra, sud-nord, fin dalla preistoria.
A Cendrole c’era evidentemente un luogo di culto, probabilmente analogo a quello famosissimo di Lagole,
che era anche un punto di incontro economico e politico, tra le varie comunità.
I Retii, nel loro castello di Riese, probabilmente custodivano le merci appena arrivate in pianura, da
scambiare con i Veneti.
Non si può escludere del tutto una costruzione del castello per iniziativa dei romani.
In questo caso, i Retii lo avrebbero occupato, per conto ed al servizio di Roma, vedi il documento I Goti a
Castello di Godego.
Riese con il suo castello è posta sull’attuale
via Castellana e non sull’Aurelia, questo
fatto rafforza l’ipotesi della costruzione
antecedente all’arrivo dei romani.
I RETII NEL CASTELLO DI RIESE
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/4 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
LA BEA VENEZIA
I VENETI LUNGO L’AVENALE
C’è una contrada, tuttora chiamata “Bea Venezia”, a Cendrole, a poche centinaia di metri dal tumulo e dalla
partenza dell’Avenale.
Una via Avenale comincia a correre nei pressi del canale omonimo dai Berni (tra Poggiana e Riese) fino alla
SP 139 (tra Godego e Vallà), per poi continuare come via “Bea Venezia”.
In prossimità del Castelliere c’è un gruppo di case chiamato espressamente con lo stesso nome, anche se
tutto l’abitato lunga la via omonima, fino alla circonvallazione, viene identificato nello stesso modo.
Non è corretto dare un valore storico eccessivo al potere evocativo di un nome, preso da solo, ci si può
sbizzarrire a cercare una qualsiasi spiegazione.
Inserito nel contesto coerente degli altri elementi (Inizio e fine dell’Avenale, natura del suolo, Tumulo,
Santuario, Castelliero di Vallà, Motta di Castelfranco), può essere un’ulteriore conferma di una
concentrazione di insediamenti veneti lungo l’Avenale, ricordata dai nostri avi fino ai nostri giorni.
Bea Venezia
Bea Venezia
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/5 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
CAPITOLO 3
REITA
Perfino la Grecia arcaica, fino al VI secolo a.c. circa, è relativamente povera di testimonianze
scritte, anche se abbondano le sculture, la decorazione dei vasi ecc.
I Veneti vivevamo certamente ai margini di questo mondo più evoluto, conoscevano la scrittura,
ma ci hanno lasciato soprattutto oggetti legati al culto, corredi funebri in particolare.
La religiosità espressa da questi reperti è la principale chiave di lettura per cercare di
comprendere l’universo culturale dei popoli più antichi.
Quelli più dediti alla guerra davano maggior rilievo alle divinità maschili, i più primitivi
esprimevano esplicitamente i loro valori, con l’esibizione stessa di simboli fallici.
I più pacifici, dediti all’allevamento ed all’agricoltura, adoravano soprattutto una divinità
femminile, la grande madre mediterranea.
A questo spiccato orientamento religioso corrisponde un elevato ruolo sociale della donna.
Molti indizi, di un vero e proprio matriarcato dei Veneti, abbondano nelle inumazioni femminili,
corredi preziosi e simboli di prestigio sociale: le chiavi e gli impianti per la tessitura p.e.
I più importanti siti archeologici dei Veneti sono luoghi del culto a Reita, ai quali corrisponde
invariabilmente un santuario mariano.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
REITA UNA E TRINA
REA E REITA
La prima è la madre degli dei dell’olimpo, moglie di Crono.
Un bravo marito questo, che si mangia tutti i figli che lei partorisce, per il timore di essere spodestato.
Zeus (Giove romano) si salva perché la madre si nasconde nell’isola di Creta durante il parto.
Riuscirà poi a spodestare il padre, liberando i fratelli, tirandoli fuori dalla pancia del caro genitore.
Tutta la religiosità mediterranea è molto attenta al tema del ruolo della donna, detentrice del mistero della
sorgente della vita, ma anche della morte.
Il maschio è sempre un casinista, che ne combina di tutti i colori, guai se non ci fosse lei tutta intenta a
garantire sicurezza e futuro alla progenie.
Quanto sappiamo su Reita conferma una grande affinità, non solo nel nome, con la Rea greca, ma anche con
la Iside egizia ed altre varianti.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/1 REITA
REITA, SANITAI, PORA
Questa immagine viene da Montebelluna: riccamente vestita, con la
fiera al guinzaglio, tiene sempre le chiavi, attributo del suo potere.
Come nelle nostre litanie, viene invocata con moltissimi appellativi.
Però alcuni studiosi intravedono anche una figura teologica
complessa, una specie di trinità.
Pora: vigila sul parto
Sanitai: si invoca nelle malattie e sarà rimpiazzata dal romano Apollo
Reita (= scorre rettamente): sovrintende tutti i flussi vitali,
prevenendone le catastrofiche conseguenze e garantendone il
benefico esito, dai corsi d’acqua al parto stesso.
TRA RELIGIOSITA E SUPERSTIZIONE
LA SUPERSTIZIONE DEI PRIMITIVI E DEGLI IGNORANTI
Visitando il museo archeologico di Este, si può comprendere bene la religiosità dei nostri antenati.
Colpisce la quantità industriale di ex voto, dettagliatissimi; un supermercato della guarigione a pagamento.
Questo rapporto con il divino, decisamente superstizioso, è costante nella religiosità dei Veneti.
Millenni di terrorismo psicologico, con la paura dell’al di là, hanno inciso minimamente sul fenomeno.
Con la scolarizzazione di massa la superstizione pare regredire, ma, forse, sostituita dall’agnosticismo.
Cendrole, quando ero piccolo, era un vero supermarket della superstizione, adesso l’esibizione degli ex voto
è stata drasticamente ridotta.
LA RELIGIONE UFFICIALE DEI GRECI E ROMANI
Nei primitivi era fondamento e sintesi di tutta la cultura, potere religioso e civile coincidevano.
I romani trattarono con disinvolta laicità la religiosità dei popoli vinti, assimilando in particolare l’intero
olimpo greco, ma questo universo artificioso era abbastanza lontano dal sentimento popolare.
I romani partecipavano diligentemente alle sceneggiate organizzate dal regime, ma, nel momento del
bisogno, si affidavano preferibilmente ai riti superstiziosi.
I SAPIENTI LAICI
Socrate, Aristotele, non credevano certo agli dei dell’Olimpo.
A mio parere, il secondo ha tormentato, con esito, finora, sicuramente nullo, milioni di esseri umani, nella
sciocca presunzione di investigare l’infinto e l’eterno, inaccessibili alla mente umana.
Epicuro e Lucrezio, per primi e meritoriamente, irrisero l’arroganza del potere religioso, che si è screditato
ogni volta che ha sfidato la scienza, nell’ambito del conoscibile.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/2 REITA
REITA = FAR FLUIRE CORRETTAMENTE
L’appellativo forse alludeva alla prerogativa di favorire l’orientamento del nascituro durante il parto di uomini
e animali, ma, in maniera più estesa, anche il flusso benefico e non distruttivo delle acque ecc.
A Este la maggioranza degli ex voto concernono i temi della fecondità e del parto, i luoghi di culto sorgono
quasi sempre presso un corso d’acqua.
DA REITA A GIUNONE E POI ALLA NOSTRA MADONNA
Con i romani Reita cambiò nome, non in Diana, come azzarda qualcuno, ma più probabilmente in Giunone.
Costei è l’arcigna dominatrice di un Giove giocherellone e trasgressivo, vero cardine della famiglia.
Incarna il mito della coesione famigliare e della riproduzione, in antitesi a Diana, la quale promuove il valore
della verginità e quindi il controllo delle nascite, enfatizzando i rischi ed il dolore del parto.
LA RIPRODUZIONE PREVALENTE SUL TEMA DELLA LIMITAZIONE DELLE NASCITE
Nel mondo più povero e primitivo era prioritaria la sopravvivenza, sempre molto precaria, del clan: gli ex
voto di Este riguardano prevalentemente il buon esito della fecondazione umana, animale e vegetale.
Invece il valore del controllo delle nascite è tipico delle società benestanti ed evolute.
Forse i nostri antenati non soffersero troppo un cambio di nome, certamente non hanno accettato
facilmente il sovvertimento dei loro valori, dall’imperativo della fecondazione a quello dell’astinenza.
IL MATRIARCATO DEI VENETI
Sappiamo con certezza che il core business iniziale dei nostri antenati era l’allevamento, dei cavalli in
particolare: il know how sulla riproduzione era prioritario e certamente fonte di potere sociale.
Il maschio, in tutto il mediterraneo, riconosceva alle donne una maggior competenza in materia, lo stesso
vale anche per l’arte della tessitura, per esempio: tutto questo trova una conferma nei corredi funerari.
Ecco perché Reita tiene sempre delle chiavi in mano: da noi, come oggi, comandava la Francia..!
REITA NEL NOSTRO DNA CULTURALE
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/3 REITA
LE CENERI CAUSATE DALL’INCENDIO DI BOSCHI
La seconda scoperta archeologica avviene in anni più recenti, quando si restaura l’attuale edificio; negli scavi si
individuano grandi quantità di ceneri, mescolate a pezzi di legno non completamente combusto.
L’unica spiegazione ufficiale se l’inventa Mons. Agnoletti, di Giavera del Montello.
E’ un bravo storico, ma questa opera è un omaggio all’amico, neo eletto cardinale di Venezia, Giuseppe Sarto.
Ipotizza che si tratti dell’incendio di boschi e questa fasulla teoria continua ad essere esibita, come oro colato, dalla
comunità di Riese, vedi anche http://www.slideshare.net/sergiobernardi/cercando-giuseppe-sarto
Nello stesso contesto storico Mons. Camavitto fabbrica la ridicola ipotesi longobarda per confondere la presenza
gotica nel castello di Godego.
IL MONUMENTO FUNEBRE SALVATO DA JACOPO RICCATI
Nel 1730 l’illustre scienziato di Castelfranco vigila sulla
ricostruzione del santuario, nota la lapide di Vilonius, mentre sta
per essere reimpiegata nella nuova costruzione.
La fa proteggere dall’oblio e ne trascrive il testo, ora danneggiato.
Vilonius è stato identificato con buona attendibilità, pagano,
quadrumviro di Asolo, città importante allora.
Il reperto è un tipico monumento funebre, ad Altino se ne vedono
moltissimi, sostanzialmente identici nel testo e nella forma.
Senza lo zelo del laico Riccati tutto sarebbe rimasto nell’oscurità.
Siamo nel secolo dell’illuminismo, ma nella nostra campagna,
prevale l’oscurantismo clericale e l’analfabetismo.
Il reperto, molto danneggiato, è rimasto all’esterno per due
secoli, ora è riparato dalle intemperie, nel museo della chiesa.
L. VILO NIU IIII VIR PRAEFECTUS
JURI DICUNDO TESTAMENTO
FIERI JUSSIT
CENDROLE = CINERES = CENERI
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/4 REITA
UN LUOGO DI CULTO DEI VENETI : L’ARA A STRATI
Ai tempi dei Veneti non ci poteva essere un edifico imponente come l’attuale a Cendrole; le celebrazioni
religiose avvenivano in una grande radura, possiamo immaginare qualcosa di simile all’attuale area di San
Pietro a Godego, con un piccolo tempio per il celebrante.
L’animale, scelto come vittima sacrificale, veniva ucciso e poi bruciato sopra un altare, utilizzando il legno
come combustibile.
La combustione era inevitabilmente incompleta, ma i resti non dovevano essere rimossi; perciò venivano
ricoperti da uno strato protettivo (argilla?), sopra il quale veniva celebrato il rito successivo.
Nei luoghi di culto ben frequentati è normale rinvenire numerosi altari ed elevati, cioè con molti strati.
UNA NECROPOLI
I Veneti praticavano l’incinerazione e le ceneri venivano raccolte in urne più o
meno preziose, in funzione dello status del defunto.
I più ricchi radunavano poi uno o più vasi in una camera protettiva, realizzata con
lamine di roccia, laterizi ecc.
Le ceneri dei più poveri venivano depositate direttamente nel terreno, spesso
addirittura adiacenti alle inumazioni.
Quest’ultima pratica è prevalente anche per i più ricchi, in una determinata epoca,
molto suggestive le tombe con il defunto accanto al suo cavallo preferito.
Comunque i cimiteri erano distanziati nettamente dalle abitazioni dei vivi,
preferibilmente separati da un corso d’acqua, come a san Pietro, a Godego.
In un tumulo, come quello di Spineda, poteva essere seppellito un personaggio
guida della comunità: questa tomba invece era inserita proprio al centro del
villaggio, come un monumento.
COSA C’ERA A CENDROLE?
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/5 REITA
A CENDROLE, SI ADORAVA REITA PRIMA DI MARIA?
SAREBBE UN PROBLEMA?
Una simile ipotesi non può essere percepita negativamente da
questa chiesa del dialogo multiculturale ed interconfessionale.
Ma, se ponessimo un’analoga domanda ad un fanatico dell’ISIS?
Abbiamo già visto come una buona dose di oscurantismo c’era anche
da noi in passato e persista tenacemente.
UNA CERTEZZA IMPOSSIBILE
Riassumendo quanto già dettagliato finora, la prova regina dell’antico
culto, quella della pistola fumante, forse non si troverà mai.
I nostri antenati erano poverissimi, i manufatti prodotti in loco erano
in legno od altro materiale deperibile.
Anche scavando, difficilmente gli archeologi potrebbero trovare
reperti ben conservati e pienamente significativi.
GLI INDIZI PRINCIPALI DEL CULTO A REITA
I ritrovamenti finora accertati, presentano alcuni indizi ripetitivi.
- Il culto a Reita viene sostituito da quello a Maria, evoca sempre i temi della nascita e della maternità.
- Alcuni connotati pagani e non ortodossi non vengono cancellati facilmente, ma persistono per secoli
- Adiacente all’area dei riti sacri c’è sempre la necropoli, vedi la lapide di Vetulonius in chiesa
- La zona dei morti è separata da quella dei vivi mediante un corso d’acqua, qui l’Avenale
- La zona sacra è adiacente ad un abitato, 900 metri più a nord, c’è il tumulo che lo conferma
- La testimonianza è coerentemente inserita in un contesto che conferma la frequentazione della zona, lungo
il corso dell’Avenale, da parte dei Veneti: il tumulo, il santuario, quindi il Castelliero di Vallà ed infine la motta
di Castelfranco, sopra la quale, due millenni dopo, venne edificato il castello.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/6 REITA
IL LEONE VENETO E LA NOSTRA DIVINITA’ REITA
Veniamo dalla Paflagonia (Turchia), dove la grande madre si chiamava anticamente Cibele (= grotta), i Veneti
adottarono il nome Reita (scorrere rettamente) , vicino a Rea (=scorrere), diffuso nel mondo greco.
SAN MARCO
I veneziani avevano una priorità assoluta per la loro sopravvivenza anche culturale: mantenere il cordone
ombelicale con Costantinopoli, la regione dalla quale erano perfettamente consapevoli di provenire, ma
anche la parte di mondo romano sopravissuta alle invasioni barbariche, alla quale appartenevano.
La figura dell’evangelista completava perfettamente il simbolismo, con l’aspetto religioso.
IL PUBE DELLA GRANDE MADRE MEDITERRANEA
In tutto il mediterraneo sono comunissime le testimonianze
archeologiche di un culto ad una divinità femminile, connesso al
tema della riproduzione.
E’ il più importante nelle società dove l’attività agricola predomina
nettamente sul commercio e la guerra.
Il simbolismo, che associa la testa del leone con l’aspetto esteriore
dell’organo sessuale femminile, è diffuso già nella preistoria.
Ci sono molte varianti di dettaglio; la dea può stare ritta sopra la
schiena della belva, su un carro, un trono, tenerla al guinzaglio ecc.
Altre volte il leone viene sostituito da un’altro felino, più comune
in quella determinata zona.
REITA ED IL LEONE DI SAN MARCO
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/7 REITA
IL TUMULO A NORD DEL SANTUARIO
TUMULO
(VIA BOSCHI , SPINEDA DI RIESE)
Ad un abitato corrisponde la relativa area sacra; il santuario di Cendrole è posto un chilometro più a sud.
LA LINEA DI DEMARCAZIONE IDROGEOLOGICA E LA PARTENZA DELL’AVENALE
In questo punto il terreno passa, abbastanza bruscamente, da ghiaioso e permeabile ad argilloso ed
impermeabile, vedi Il graticolato ed il Muson, una ricognizione con google earth.
L’Avenale è un canale artificiale, indispensabile per drenare l’acqua che si accumula a causa
dell’impermeabilità del terreno, senza questa opera, i prai sarebbero una palude.
Prosegue ad una certa distanza dal Muson delimitando con ottima precisione questa depressione.
La sua presenza è un valido indizio della
presenza di un insediamento abitativo.
E’ posto esattamente dove inizia
l’Avenale, sul cui percorso sono allineati
gli insediamenti veneti della zona,
dettagliati nella diap. 14.
Come abbiamo visto nella diap. 3, è la
sepoltura di un personaggio
importante, tipicamente il capo del
clan, colui che ha guidato la
peregrinazione fino al nuovo
insediamento.
In questo caso potrebbe trattarsi di una
stessa comunità , che si è distribuita
lungo l’Avenale, sul suo argine sinistro.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/8 REITA
LO SCAMBIO DEL CARTELLO SEGNALETICO
IL CASTELLIERO DI VALLA SCAMBIATO CON IL TUMULO
Il cartello a destra è posto proprio di fronte al tumulo, descrive esattamente il castelliero di Vallà, ovviamente, nel
posto giusto, il cartello invece non c’è.
900 m
Dal tumulo inizia il
reticolo capillare di
canali che alimen-
ta l’Avenale.
Contrada “Biordi”
(casa di mia nonna)
Anche ad Asolo i
ritrovamenti veneti
sono in una località
omonima
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/9 REITA
CASTELLIERO = VALLUM = VALLA’
Sulle origini del nome di Vallà non esistono dubbi: il castelliero si trova appunto nell’antica via Castelliero,
ora 27 Aprile.
Il vocabolo usato dai romani ne conferma la funzione militare preponderante, se non esclusiva.
Via 27 Aprile
Via Castelliero per 3000 anni, poi arrivarono i barbari ignoranti
Muson Avenale Castelliero
Via 27 Aprile
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/10 REITA
IL CASTELLIERO SPIANATO E DEPREDATO
L’AEROFOTOGRAMMETRIA DELLE MOTTE
Ho letto con molto interesse il lavoro di un gruppo di appassionati, guidati dall’archeologo Peron, che provano ad
utilizzare metodi moderni e non convenzionali di indagine, per integrare l’esame tradizionale dei reperti
archeologici:
http://www.archeologiadigitale.it/archeofoss/paper/assets/P_Il_problema_delle_motte.pdf.
Ho la percezione, da profano, che questa strada sia molto feconda e da incoraggiare decisamente.
La ricognizione aerea con Google Earth mi è servita per illustrare più comodamente ed efficacemente quanto letto
nei libri, per questo mio lavoro divulgativo, ma mi ha fatto capire anche l’enorme potenziale di questi strumenti, se
affidati a studiosi competenti.
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/11 REITA
Sono andato a cercare le sue tracce, ma non posso garantire la mia
identificazione, basata solo su qualche dubbioso riferimento dei
vicini.
Le dimensioni approssimative dell’area sono quelle riportate in
figura, non molto discordanti da quelle del cartello posto a Spineda
da qualche ubriacone e, protervamente, mai rimosso.
Il rialzo del terreno è ben visibile a sud, dove si notano anche nella
foto degli alberi che stanno sul bordo di un fossato, abbastanza
importante per poter essere considerato funzionale al castelliero.
LO SPIANAMENTO E LA DEPREDAZIONE
Il resto del quadrato è stato spianato e quindi è impossibile definirne
il confine esatto.
Il sito è stato liberamente ed irreparabilmente depredato dai vandali
in passato; certo delusi dall’insignificante valore venale delle
poverissime suppellettili ritrovate, spero abbastanza ignoranti da non
rendersi conto della gravità e stupidità del loro misfatto culturale.
Perimetro ipotizzato da Valery e Marchetti
La linea continua rappresentava il tratto
più integro del perimetro
NORD
La stele trilingue è molto famosa, su una faccia c’è un testo retico con influenze etrusche.
Al legame tra Veneti e Retii ho già accennato, Lagole è un esempio ancora più importante della vivacità degli
scambi, anche culturali, con altri popoli.
Solo un appunto ironico: chi erano questi misteriosi preromani, sempre così chiamati nella segnaletica
archeologica del sito?
Chiedetelo al VENETO Tito Livio, se si sentiva preromano!
Ecco un perfetto esempio di arteriosclerosi del mondo accademico.
IL MISTERIOSO POPOLO DEI “PREROMANI"
LA STELE TRILINGUE
Si fa un gran parlare di valorizzazione turistica, anche
del patrimonio culturale.
A Castelcies (Cavaso, TV) c’è uno splendido esempio
di come si può passare dalle parole ai fatti.
Queste foto sono tratte da un opuscolo che potete trovare anche in loco :
“SAN MARTINO DI CASTELCIES E I SEGNI DELLA STORIA”
CAPITOLO 4
IL GIOIELLO ARCHEOLOGICO DI CASTELCIES
REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
AKELON = ACELUM = ASOLO
AKELON = AGO
Sono stati rinvenuti diversi reperti,
che meriterebbero attenzione,
approfondimento, divulgazione.
Akelon, è un tema caratteristico
ricorrente: è l’oggetto rappresen-
tato, forse il nome di un dio locale,
ed anche quello della località .
ANNICHILITI DAL PROVINCIALISMO
Una piccola, ma raffinata comunità,
con eccellenti frequentazioni
intellettuali internazionali.
La promozione culturale è affidata
ad un gruppo di giovani che speri-
mentano un approccio innovativo.
Ahimè, trovano irrilevante il tema
della propria origine, dell’identità.
L’età anagrafica non garantisce la
vitalità delle idee, se è zavorrata dal
conformismo.
PADOVA
Asolo
Bassano
L’origine di Asolo è
raccontata egregiamente da
don Luigi Comacchio,
benemerito storico cittadino:
“Dalla preistoria alla storia
fino al 49 a.c. - vol. 1- 2”.
I SITI ARCHEOLOGICI DEI VENETI
Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
LA STORIA SCRITTA SUL MARCIAPIEDE
Come dei poveri ed ignoranti orfanelli, gli
Asolani hanno aderito ciecamente alla
versione storica raccontata dai loro
“genitori adottivi”, dimenticando la loro
ascendenza di Veneti.
Le piastre di Via Forestuzzo, presentano
al turista una città venuta alla luce solo
con l’annessione a Roma.
AKELON
PADOVA CONTRO ROMA
Secondo le fonti letterarie la prima è stata fondata nel 1185 a.c. Roma nel 753 a.c.
Si è dibattuto a lungo sull’attendibilità dei racconti mitici, è certo che la narrazione rispondeva ad obiettivi
celebrativi o pedagogici, apertamente dichiarati dallo scrittore di storia.
La versione edulcorata non mente sulla cronologia e l’essenza delle vicende narrate: l’archeologia trova
spesso delle verifiche sorprendentemente precise.
In particolare, la verità storica delle origini del popolo Veneto, la sua provenienza dalla Turchia, i tempi del
suo insediamento in Veneto, presentano elementi molto meno controversi rispetto alle stentate ed oscure,
vicende di Roma.
Ritengo irrilevante ogni battibecco su eventuali differenze nel livello di civiltà tra Padova e Roma.
AKELON
Sull’origine di Asolo basta leggere il libro di Luigi Comacchio, benemerito storico cittadino: “Dalla preistoria
alla storia fino al 49 a.c. - vol. 1- 2”, disponibile in tutte le biblioteche della zona.
L’opera è abbastanza datata, ma, quello che scrive su Asolo preromanica, l’archeologia l’ha poi confermato e
continuamente arricchito nel tempo.
Subito dopo Este e Padova, Akelon e la vicina Montebelluna, sono molto importanti nella storia dei Veneti:
insieme con Feltre, Mel e soprattutto Lagole, disegnano la rete di scambi, anche culturali, tra il mondo retico
e veneto, tra nord e sud dell’Europa.
L’enorme sviluppo economico e sociale che ha accompagnato, in tutta l’Italia, le rapide conquiste dell’impero
romano, ha vivacizzato ed arricchito la vita di Akelon, felicemente rinominata Acelum.
Le testimonianze archeologiche sono inequivocabili: importante municipio romano, la città diventa poi anche
sede episcopale per un’area vastissima. Allora Treviso era ancora una realtà insignificante.
Poi la capitale operativa dell’impero passa da Roma a Milano (per l’occidente); l’interfaccia strategica è sulla
frontiera, verso nord est, a contrastare le ondate di invasori.
Treviso entra nella storia nel 541 d.c. : i Goti eleggono re Totila, che comanda un presidio in quella zona.
Sono a casa loro qui, almeno dal 410 d.c., quando sono transitati per la via Postumia, per andare al sacco di
Roma: certamente presidiano anche l’importante e vicino castello di Godego, sulla stessa direttrice.
Chi non conosce la storia faticherà a crederlo, ma è molto probabile che fossero qui, negli stessi posti, anche
prima del 410 d.c., però al soldo di Roma.
Asolo invece decade molto lentamente, il vescovo di Treviso rimpiazza quello di Asolo nel 969 d.c.
LA CIVILTA’ PREROMANICA E LA DELUSIONE DI COMACCHIO
Gli storici veneti soffrono di un incredibile provincialismo, quanti appassionati vanno in deliquio per
ipotetiche vestigia romane ( ah il mitico graticolato …) e disdegnano l’impronta veneta!
Perfino Comacchio!
Confessa la sua delusione quando, avendo individuato delle tombe in località “Biordo”, si accorge che i
reperti appartengono ad un’epoca più oscura, cioè antecedente a quella romana!
GLI ASOLANI ED IL RIGETTO DELLA PROPRIA IDENTITA’
Caterina Cornaro, Bembo, Duse, D’Annunzio tra gli italiani, Browning, Freya Stark tra gli stranieri.
Una frequentazione così anglofila e snob, da far rinnegare le proprie radici?
ACELUM CONTRO TARVISIUM
CASTELLO DI GODEGO
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
REITA, I RETII, RIESE
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Tumulo
Spineda Santuario
Cendrole Canale Avenale
Castello Retii
Riese
Castelliero
Vallà
Via Aurelia
Motta
Castelfranco
Via Castellana
Castelliero
Godego
Santuario
Crocetta
Necropoli Motta
Godego
Castelliero
Castion
Mottinello
Akelon
Via Pagnana
Muson
ViaPostumia
Il racconto del territorio
esplorato con Google Earth
Per temi analoghi, clicca a pag. 4
I Veneti
dei “Prai”
L’insopportabile provincialismo degli eruditi Veneti
La civiltà romana è superiore a molte altre, perché ha saputo perseguire i suoi obiettivi
imperialistici con una insuperata larghezza di vedute, rispettando in pieno le identità locali.
Invece, la chiesa prima, il risorgimento ed il fascismo poi, hanno puntato sull’unificazione
globalizzante del pensiero e della percezione della propria identità.
Questo lavaggio del cervello ha prodotto un millenario ed avvilente complesso d’inferiorità nei
nostri eruditi.
Cercano ovunque tracce della colonizzazione romana, anche a sprezzo del ridicolo.
Google Earth contro tonnellate di scartoffie
Come mezzo d’indagine, vale tutte le elocubrazioni dei nostri eruditi su un cippo o su un oscuro
ed antico documento, che attesterebbe, secondo loro, graticolati romani, qua e là, nel Veneto.
La ricognizione dall’alto consente addirittura di misurare, con sufficiente precisione, il lay out
della nostra campagna, non solo i campi, ma anche i fossi, i cavini ecc.
Il graticolato romano di Borgoricco appare ben visibile ed integro, fin nei dettagli.
Trovare la stessa ortodossia geometrica nel resto della pedemontana è come cercare un ago nel
pagliaio, ho dei dubbi anche su una piccola area, adiacente alla via romana Aurelia, a Riese.
Per altri documenti, i links sono a pag. 4
POGGIANA = POLJANA = CAMPI COLTIVATI
L’Iliade e l’Odissea raccontano un mediterraneo orientale culturalmente molto interconnesso ed
abbastanza omogeneo , anche sulle coste dell’Adriatico.
Arriviamo qui 4 secoli prima della fondazione di Roma, proveniamo dalla Paflagonia (Turchia).
Polis, nel greco arcaico, indicava semplicemente un insediamento agricolo, campi coltivati, spesso
distinto da un territorio circostante non colonizzato, impervio, arido o paludoso ecc.
Attorno a questo primo nucleo, si sviluppavano poi le polis, con le multiformi attività.
Polje, in alcune lingue slave, significa appunto “campo coltivato”, Poljana è il suo plurale.
Il territorio, evidenziato nel perimetro verde, è l’unico, straordinariamente fertile, di tutta la zona dei
“prai”, ovvero dell’area compresa tra il corso dell’Avenale ed il Muson, fino alla motta di
Castelfranco
L’”IGNORANZA” DEI CASTEANI (-1)
I suoi abitanti dimostrano oggettivamente totale disinteresse, ignoranza, per questa strana, enorme,
piattaforma di terra, sulla quale i Trevisani hanno costruito poi il loro castello, intorno al 1200 d.c.
Un flop strategico, una fortificazione che nasce del tutto obsoleta, trascurata subito dalle cronache, che, già
nel 1229, si diffondono maggiormente sul vicino castello di Godego, raso al suolo.
(-1) Checchi Battiston, studioso coraggioso e solitario, arriva a datare una “vera da pozzo”, che risulta risalire
al 1200 a.c. il periodo in cui, secondo lo storico padovano Tito Livio, siamo arrivati qui, dalla Paflagonia.
TUTTO PICCO E PAEA: UN MANUFATTO ANTICHISSIMO
Un’opera molto imponente, se correlata ai mezzi disponibili
ed al livello di popolamento stimabile in zona.
Una forma relativamente standardizzata, simile a quella delle
vicine, di Godego e Cittadella.
Disposte su una traiettoria est-ovest, parallela alla Postumia
romana ed anche ad un altro allineamento di insediamenti
Veneti: Mottinello, Castion, Godego, Vallà ecc.
Le fosse sono alimentate dall’Avenale, canale artificiale,
elemento centrale di questa antropizzazione del territorio.
Chi ha realizzato questa struttura? I preromani? I celti?
La città vanta una massa imponente di letteratura erudita sul
proprio passato recente, come interpretare questo abnorme,
totale, disinteresse per le proprie origini?
LA MOTTA “IGNORATA”
A
CASTELFRANCO VENETO
CASTELLO DI GODEGO
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
REITA, I RETII, RIESE
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I VENETI NEI “PRAI” ? LA “BEA VENESIA”
I prai occupano una zona posta tra il Muson e l’antico canale Avenale, il quale parte dal tumulo di Spineda,
delimita la zona sacra di Cendrole, passa accanto al Castelliero di Vallà, alimenta le “fosse” di Castelfranco.
Si chiamano “Bea Venesia” tutte le contrade tratteggiate, ma anche la via che costeggia l’Avenale.
IL CONTESTO ED IL TERRITORIO
La zona è fortemente antropizzata, appare particolarmente adatta all’attività tipica dei Veneti: l’allevamento.
La povertà di testimonianze archeologiche classiche stimola approcci innovativi, come la vista aerea.
“Google Earth” conferma la perfetta, integra, centuriazione di Borgoricco e ridicolizza gran parte delle altre,
ipotizzate in base a qualche scartoffia, su altre località della pedemontana.
A NE di Riese si riconosce una zona, limitata, ordinata per centurie, ma lo sapevate che anche il campo
veneto ne è un perfetto sottomultiplo, esattamente come lo jugero romano?
I VENETI DELA “BEA VENESIA”, OVVERO DEI “PRAI”, LUNGO L’AVENALE
Google Earth è ben più autorevole e preciso delle polverose scartoffie degli eruditi.
Le testimonianze, tutte ignorate, dei nostri antenati, sono disposte lungo l’Avenale, canale artificiale
antichissimo, che parte dal tumulo di Spineda, delimita la zona sacra di Cendrole, passa accanto al Castelliero
di Vallà, alimenta le “fosse” della grande motta di Castelfranco, sempre ignorata dagli eruditi castellani.
Si chiamano suggestivamente “Bea Venesia” sia la contrada presso il tumulo che quella in prossimità del
Castelliero, ma anche la via che costeggia l’Avenale, nonché l’abitato, fino a Castelfranco.
IL GRATICOLATO ROMANO A BORGORICCO E FORSE, VICINO AL CASTELLO DI RIESE
Certo la vista aerea conferma la perfetta integrità del modello di graticolato romano di Borgoricco, molti
dubbi per tutti gli altri: a nord-est del castello di Riese c’è una porzione di territorio con il lay out della
centuria, ma le dimensioni dei campi sono più compatibili con quello trevigiano che con lo jugero romano.
Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson
Per una panoramica che include anche i temi ambientali visita il link: http://rivemuson.wordpress.com
1
motta
Canale Avenale
Muson
Tumulo
Spineda
Santuario
Cendrole
Castelliero
Vallà
“Biordi”: qui la contrada/famiglia di mia nonna, con lo stesso nome, ad Akelon, l’Asolo “Veneta”1 clicca qui
I ROMANI NON HANNO COLONIZZATO IL VENETO
Bisogna mettersi in testa, una volta per tutte, che non c’è mai stato un significativo dislivello
culturale tra Veneti e Romani, neanche ai tempi della pacifica annessione.
E’ ridicolo pensare che i nostri avi abbiano atteso stupefatti l’agrimensore romano, per imparare
a disporre in modo razionale i loro terreni, con i fossi, i cavini e tutto il resto.
E’ ragionevole pensare che il lay out del primo colonizzatore sia rimasto intatto fino ai nostri
giorni, quale vantaggio poteva giustificare una standardizzazione per tutto l’impero?
Quando le misure odierne dei nostri campi non coincidono con lo jugero, ma con quelle del
“trevigiano”, non c’è margine di dubbio.
Tra l’altro, entrambi sono perfetti sottomultipli della centuria.
I romani hanno scelto episodicamente la magnifica zona di Borgoricco, per realizzare la loro
“lottizzazione”, per ricompensare i loro veterani.
Non è dimostrato che si siano dedicati sistematicamente alla colonizzazione agricola del Veneto.
Oltretutto, il nostro povero territorio pedemontano, non era certo appetibile in questo senso.
Invece hanno investito molto sulla viabilità, la loro priorità era quella di attraversare un territorio
amico con la massima sicurezza e velocità.
PREMESSA
LA BEA VENEZIA
INDICE
Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson
Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com
TITOLO
UNA STORIA DEL TERRITORIO
I PRAI, TUTTA COLPA DEL PIAVE
LE SVOLTE A EST DEI FIUMI
I FIUMI VENETI
ALTIMETRIA DAL BRENTA AL PIAVE
I VENETI AI BORDI DEI PRAI
I PRAI, UN POSTO PER ALLEVARE CAVALLI
UNA STRETTA FASCIA FERTILE
PER LA BRENTELLA BISOGNA RINGRAZIARE VENEZIA
IL MUSON COM’ERA E COM’E’
IL SELVAGGIO ED IMPRATICABILE MUSON
DAL MUSON FUTURO A QUELLO DELLA BONIFICA
DOPO LA PRIMA BONIFICA E’ RITORNATO SELVAGGIO
COM’ERA NELLE MAPPE DEL 1842
UN RELITTO DEL 1842
PAGINA
1
1/1
1/2
1/3
1/4
1/5
1/6
1/7
1/8
2
2/1
2/2
2/3
2/4
2/5
LA BEA VENEZIA
INDICE
TITOLO
L’INVESTIMENTO DI VENEZIA
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
LE GRANDI OPERE IDRAULICHE
IL MUSON DI MONFUMO ENTRA NEL BRENTA A PADOVA
ALTRI INTERVENTI DI VENEZIA
I GRATICOLATI: BORGORICCO E RIESE
GOOGLE EARTH
TRACCE DI GRATICOLATO TRA IL MUSON ED IL BRENTA?
CAMPOSANPIERO:LA CENTURIAZIONE TERMINA BRUSCAMENTE
LA CENTURIA ED I SUOI SOTTOMULTIPLI
A BORGORICCO : CENTURIAZIONE MOLTO INTEGRA
CENTURIA A RIESE: FORSE UN’AREA RISTRETTA
DIFFICILE RICONOSCERE LO JUGHERO
SPAZZARE VIA QUALCHE LUOGO COMUNE
PAGINA
3
3/1
3/2
3/3
3/4
4
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Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson
Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com
LA BEA VENEZIA
CAPITOLO 1
UNA STORIA DEL TERRITORIO
IL MUSON NASCE DA UNA DEPRESSIONE
Il Brenta ed il Piave hanno cercato la via verso il mare camminando sopra i propri depositi
alluvionali.
Al centro tra i due si è formata una vasta depressione, che è stata ormai quasi colmata dagli
ulteriori apporti dei due fiumi.
Stiamo parlando di eventi geologicamente abbastanza recenti.
Una fitta rete di corsi d’acqua seguiva, in modo molto variegato, la doppia pendenza verso il
centro dell’avallamento e verso il mare.
Il Muson, raccoglie tutti questi affluenti; in passato intercettava anche un corso omonimo, le cui
acque sgorgano dalle risorgive, nella zona di San Martino dei Lupari.
A CamposanPiero i veneziani hanno separato l’acqua pulita di risorgiva, che continua nel
vecchio percorso, deviando quelle più cariche di depositi alluvionali nel Muson dei Sassi.
LA BEA VENEZIA
I PRAI, TUTTA COLPA DEL PIAVE
Il Piave proseguiva
diritto verso la
zona di Treviso.
Montello
Sile
vecchio corso
Brenta
Muson
Il Piave passava per Treviso; il Sile, da quel punto, è il suo vecchio alveo.
La deviazione del Montello e dei colli asolani, fu causata dalla diga formata dai suoi stessi depositi.
Scherzando si potrebbe dire che,
se il Piave avesse mantenuto
l’antico tragitto, “avrebbe finito il
lavoro” e la depressione dei prai
sarebbe stata colmata.
Piave
1/1 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
LE SVOLTE A EST DEI FIUMI
Piacenza
Mare
50 km
100 km
150 km
ALTITUDINE ( metri s.l.m.)
LOCALITA’ ALPI PO APPENNINI
PIACENZA 120 67 146
50 150 27 40
100 37 17 57
150 15 5 24
MARE 30 -2 5
L’ALTIMETRIA DELLA PIANURA PADANA
E’ insensato parlare di graticolato e quindi di colonizzazione, senza avere una conoscenza minima del suolo
Anzitutto bisogna fare i conti con i fiumi e con il loro impatto sul territorio, sappiamo con certezza quanto
fossero determinanti per gli insediamenti dei nostri progenitori.
I fiumi del Veneto hanno tutti lo stesso comportamento.
Si immettono nella pianura, mantenendo, per un certo tratto, la traiettoria con la quale sono usciti dalle valli
alpine, poi tendono a svoltare ad est.
Lasciando agli esperti una completa e rigorosa
spiegazione scientifica dei singoli casi, è evidente
che diminuendo la pendenza nord-sud, comincia
a manifestare i suoi effetti quella ovest-est.
Le deviazioni non avvengono solo in lontane ere
geologiche.
Este, con Padova la più importante città dei
Veneti, sorse e prosperò per secoli sull’Adige,
che fece una brusca deviazione nel 589 d.c.
1/2 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
I FIUMI VENETI
ALTITUDINE ( metri s.l.m.)
DISTANZA
MARE (Km)
PEDE
MONTANA
ADIGE PO
120 128 128 17
100 76 76 14
78 102 10 7
53 60 4 3
24 34 0 0
MARE 8 -3 -3
L’ALTIMETRIA
La deviazione dell’Adige avviene bruscamente in prossimità del Po.
E’ evidente che in quel punto la pendenza nord-sud e quella ovest-est sono molto vicine e quindi fattori
meno evidenti ed elementari possono decidere il tragitto.
Se si esamina nel dettaglio il terreno, nel tratto in cui i due fiumi corrono paralleli, non si misurano
significative differenze di livello.
Quasi come si fossero mantenuti a distanza, grazie agli argini prodotti dal materiale da loro stessi
trasportato.
Verona
Mare
1/3 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
ALTIMETRIA DAL BRENTA AL PIAVE
I CAPRICCI DEL PIAVE
Come illustrato nella diap. precedente,
ho rappresentato qui, nei grafici
altimetrici, il profilo da un fiume all’altro,
i corrispondenza dell’inizio, metà e fine
dell’Avenale.
Mentre il Brenta ha colmato la
depressione, il Piave, allontanandosi, ci
ha lasciato in eredità, tra l’altro, una
specie di palude, che noi chiamiamo
affettuosamente “ i prai”.
L’altimetria deve essere una chiave
fondamentale per interpretare tutta la
struttura fluviale e, nella fattispecie, le
due brusche deviazioni del Muson verso
a est, prima a Godego e poi a
Camposanpiero.
Come vedremo meglio, sono stati i
veneziani a raddrizzarne il percorso
verso Padova.
Muson, 71slm
Montello
Metà Avenale
Fine Avenale
prai
prai
prai
Inizio Avenale
56
44
54
65
80
11
26
45
 BRENTA PIAVE 
1/4 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
ALTIMETRIA DEI PRAI (metri s.l.m.)
LOCALITA MUSON
DEPRESSIO-
NE MASSIMA
(1)
AVENALE
(2)
VIA
CASTELLANA
VIA
AURELIA
TUMULO 67 65 66 68 75
POGGIANA 61 59 61 59 63
VALLA 54 48 52 53 53
POSTUMIA 48 43 46 45 43
I VENETI AI BORDI DEI PRAI
(1) Il punto più basso tra
Muson ed Avenale
(2) Il punto più alto sull’argine
sinistro dell’Avenale dentro
una fascia di 200 m.
L’Avenale non scorre al centro della palude dei Prai,
ma sul suo bordo sinistro, rispetto al Muson.
Sull’argine stesso o pochi metri più a est, l’altitudine
aumenta nettamente.
Procedendo verso la via Castellana e l’Aurelia,
l’aumento in tabella pare trascurabile.
In realtà si alternano ulteriori avallamenti, a
profondità decrescente, a tratti pianeggianti, che
rimangono sopra il livello del piano campagna sul
Muson.
I romani, scegliendo il tragitto dell’Aurelia, sono
andati sul sicuro ed hanno scelto il massimo
risparmio, come investimento.
Hanno scartato, come meno sicura e più onerosa,
anche la via Castellana, usata probabilmente dai
Veneti e dai Retii del castello di Riese.
Tumulo Spineda
Poggiana
Vallà
Via Postumia
1/5 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
I PRAI, UN POSTO PER ALLEVARE CAVALLI
Il terreno presenta un’altimetria molto irregolare, però le singole e grandi aree, ben recintate, sono
abbastanza planari, come dovevano essere normalmente i prati, se era prevista l’irrigazione.
Un reticolo complesso e fitto di canali assicura un perfetto drenaggio delle acque piovane.
Alcuni di questi sono larghi e profondi, altri molto meno, la direzione della pendenza varia continuamente
inseguendo la grande irregolarità del terreno.
Qualche volta sono delimitati da siepi, su entrambi i lati, altre da alberature imponenti ed impenetrabili.
Insomma non è affatto un territorio selvaggio, ma invece fortemente plasmato dall’uomo.
I nostri antenati hanno fatto un lavoro imponente, pico e paea.
Qui i romani non hanno messo il naso. Come ci campavano i nostri progenitori?
Perché le loro testimonianze in zona sono tutte disposte lungo l’Avenale?
Le vaste aree, ben recintate, servivano per i loro famosissimi cavalli?
1/6 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
Se nei prai, tra Muson ed Avenale, la depressione e l’impermeabilità del terreno poteva consentire solo il
pascolo, andando verso est il suolo diventa meno impermeabile e più fertile.
Proseguendo verso EST, la permeabilità del terreno aumenta troppo ed il terreno diventa arido.
UNA FASCIA FERTILE MOLTO STRETTA
ATTORNO ALLA VIA CASTELLANA
La via Castellana (verde) è al centro di questa fascia e
collega tutti i centri della zona.
Lungo il suo tragitto, a Riese, c’è il castello dei Retii;
popolo che condivideva con noi lo stesso culto a Reita.
Livio ipotizza che fosse, almeno in parte, composto
anche da Euganei, sospinti dall’arrivo dei Veneti, verso
la parte montana.
I Veneti, oltre che allevatori, erano anche ottimi
coltivatori: non hanno certo atteso l’agrimensore
romano per disporre con ordine i pochi campi fertili.
A NE del castello di Riese, si evidenzia nettamente una
zona centuriata, sappiamo che la guarnigione
normalmente godeva dell’assegnazione privilegiata di
terre per le famiglie al seguito.
Dunque la colonizzazione può benissimo risalire al
tempo dei Retii, era una consuetudine diffusa, non
certo una peculiarità dei romani.
Come vedremo in seguito, il campo veneto è un
perfetto sottomultiplo della centuria e i campi attuali
sono decisamente più vicini alle nostre misure.
1 2 3 1: Prai
2: Tra Avenale e la via Aurelia
3: Ad est della via Aurelia
Derivazione Brentella dal Piave
Via Castellana
1/7 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
PER LA BRENTELLA BISOGNA RINGRAZIARE VENEZIA
I romani non erano sentimentali ed idealisti, come fantasticano certi “storici”, loro ciechi estimatori, odierni.
La scelta di Borgoricco, per realizzare il graticolato, fu un ottimo investimento, per garantire il giusto
compenso ai loro veterani: il minimo costo con il massimo rendimento.
ROMA NON SI E’ OCCUPATA DI NOI
Ad est della via Aurelia (zona 3 della
diapositiva precedente), la
permeabilità aumenta in fretta.
I terreni inaridiscono, la siccità ha
penalizzato drammaticamente, per
millenni, i raccolti.
Nel 1436, Venezia diede il via a
questo grandioso sistema irriguo.
L’acqua viene prelevata a Fener, sul
Piave e distribuita su tutta la
provincia di Treviso.
Nel team romano, che ha progettato
la via Aurelia, l’esperto agrimensore
deve essere stato snobbato da tutti; i
committenti avevano ben altre
priorità che colonizzare il suolo.
Il tragitto è spostato ad est rispetto ai
centri abitati e non scorre al centro,
ma piuttosto ai margini, della fascia
più fertile.
Aurelia
Castellana
1/9 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
CAPITOLO 2
IL MUSON COM’ERA E COM’E’
Inutile cercare un passato glorioso nel nostro territorio, certamente poverissimo.
Nulla che potesse attrarre gli eserciti o gli investitori, adatto alla vita più primitiva di cacciatori e
allevatori.
In passato le zone acquitrinose od esposte a frequenti e prolungati allagamenti erano molto più
vaste di oggi.
I nostri antenati si difendevano molto poveramente innalzando terrapieni, le motte o
realizzando fittissime reti di canali, i prai.
Il paesaggio agricolo attuale è un frutto piuttosto recente dell’attività umana.
La radicale trasformazione ebbe inizio con gli investimenti veneziani, quando la ricca repubblica,
in declino, si ricordò dell’esistenza della sua terraferma.
LA BEA VENEZIA
IL SELVAGGIO ED IMPRATICABILE MUSON
CONTESTUALIZZARE LE TESTIMONIANZE DEL PASSATO
Il linguaggio del territorio ci può aiutare a comprendere il nostro passato molto meglio di tutti i cocci e le
monete “romane” rinvenute finora nella nostra zona.
Sono eloquenti gli umili manufatti dei nostri antenati, imponenti considerando la povertà dei mezzi.
I diversi tipi di terrapieno, ciascuno con la sua funzione specifica, sono tipici delle culture terramaricole.
Può essere istruttivo vedere le numerose motte, in alcune zone,sulle sponde del Po.
Un caso limite, dove diventano una protezione sistematica dei villaggi dalle inondazioni.
LA SCAPESTRATA GIOVINEZZA DEL MUSON
Ho trascorso la parte più bella della mia infanzia nei pressi del torrente: l’alveo era molto meno profondo,
più irregolare, ostruito da una vegetazione selvaggia, mancavano gli argini rialzati che vediamo adesso.
Gli allagamenti interessavano zone molto più ampie di quanto possiamo immaginare oggi.
I tentativi di regolamentarlo sono costantemente documentati nella nostra zona, ma solo a partire dal 1000
d.c.
In generale il risultato era sconfortante, il primo intervento efficace avvenne nel dopoguerra, grazie alla
sollecitudine dell’On. Maria Pia Del Canton.
LA PERMEABILITA’ DEI SUOLI ED IL MATERIALE ALLUVIONALE DEL PIAVE
Il Brenta, con i suoi apporti, ha colmato la depressione iniziale dove scorreva il Muson, il Piave no (diap. 1).
I prai sono una conseguenza evidente.
Anche la permeabilità locale dipende dalla dinamica degli apporti alluvionali: il materiale più grosso si ferma
prima, poi si stratificano le ghiaie, man mano più fini, alla fine si deposita il limo.
Semplificando brutalmente, la permeabilità diminuisce allontanandosi dal Piave e viceversa, quindi
l’avallamento dei prai ha anche l’aggravante di trattenere a lungo le acque.
2/1 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
DAL MUSON FUTURO A QUELLO DELLA BONIFICA
L’aspetto attuale aiuta molto ad immaginare il fiume come apparve dopo la prima bonifica, patrocinata
dall’on. Maria Pia Dal Canton, di Possagno, nel dopoguerra. In figura sottolineo le differenze principali.
Gli interventi attuali avvengono gradualmente negli anni e quindi si alternano tratti come questo ad altri
inselvatichiti.
Il Muson era un torrente, ora è un fiume!
Asciutto per una parte dell’anno, la portata molto
discontinua, mediamente inferiore a quella attuale
Il primo intervento raddrizzò l’alveo e
l’allargò, ma meno dell’intervento odierno
Il materiale asportato venne usato per
realizzare un argine rialzato rispetto al
piano della campagna per circa 1 metro.
Per la prima volta, sulle rive, chiunque
poteva passeggiare comodamente.
Allora la vegetazione arborea
venne drasticamente eliminata, poi
è ricresciuta quasi come prima.
Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson
Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com
2/2 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
DOPO LA PRIMA BONIFICA E’ RITORNATO SELVAGGIO
Ecco il Muson ritornato selvaggio, molto simile a come lo ricordo, prima della bonifica del dopo guerra.
Questo è un tratto con due curve a 90°, assurdamente intervallato ad altri, sontuosamente bonificati.
Per una ricostruzione corretta, bisogna immaginarlo con poca acqua, limpida, niente schiuma, sassi bianchi!!
L’argine rialzato è ritornato
impraticabile, cacciatori e
cercatori di funghi esclusi.
La vegetazione arborea si è
riappropriata degli argini,
più prepotente di prima.
2/3 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
COM’ERA NELLE MAPPE DEL 1842
Dalla più remota antichità e fino al dopoguerra, non potevano esistere, lungo le rive del Muson, sentieri
praticabili dalla gente normale, quindi esclusi ragazzi, cacciatori, malviventi ecc.
La strada più sicura e vicina rimase sempre l’antica via Pagnana.
L’aspetto attuale è frutto di un radicale intervento, patrocinato dall’ on. Maria Pia Dal Canton, gli argini sono
stati rinforzati e rimodellati, la vegetazione arborea completamente eliminata.
Solo in quel momento le rive diventarono percorribili, proprio come due comodi sentieri.
Dopo qualche decennio di totale incuria, la vegetazione riprese in parte il sopravvento.
L’alveo era molto più ampio ed irregolare di oggi, come si può vedere nella mappa.
Gli straripamenti erano molto frequenti, catastrofici e modificavano spesso il suo percorso.
corso attuale
corso del 1842
ViaCallalta,Loria
Poggiana
un tratto del vecchio
alveo è ancora visibi-
le, diap. seguente
2/4 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
UN RELITTO DEL 1842
Ho sovrapposto una mappa del 1842 con il percorso attuale, alla ricerca di qualche tratto abbandonato, ma
ancora riconoscibile, di quell’epoca.
Questo mi pare attendibile, anche se forse è stato in parte modificato e riempito.
In ogni caso, è accertato che, in passato, in un greto molto ampio, uno od anche più corsi d’acqua, molto
meno profondi di oggi, cambiavano volubilmente tracciato, quasi ad ogni piena.
attuale
1842
2/5 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
CAPITOLO 3
L’INVESTIMENTO DI VENEZIA
Simmetricamente alla sudditanza psicologica per la “colonizzazione romana”, il veneto tende
spesso a sottovalutare la positiva presenza degli imprenditori veneziani nel nostro territorio.
Le testimonianze sono evidentissime ed impreziosiscono il nostro paesaggio con le numerose
ville, costruite per il piacere dei padroni, ma anche multiforme fonte di reddito per la
popolazione locale.
Per valorizzare i propri investimenti e per proteggere la laguna dall’insabbiamento, Venezia
operò molte bonifiche idrauliche, grandiose se le proporzioniamo alle risorse tecniche di allora.
Quanta fatica oggi, per trovare i soldi per modestissimi interventi di messa in sicurezza di
qualche corso d’acqua.
LA BEA VENEZIA
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
Le vie Castellana e Pagnana (colore verde)
collegano i paesi sulle due sponde del
Muson ben prima dei romani, che si sono
tenuti ad una maggior distanza con la via
Aurelia.
Però gli insediamenti veneti noti, nella
direttrice nord-sud, sono addirittura lungo
l’Avenale.
Nella direzione nord-sud, gli insediamenti lungo l’Avenale,
a partire dal tumulo di Spineda, poi Cendrole, il Castelliero
di Vallà ed infine la Motta di Castelfranco, sopra la quale
venne costruito l’attuale castello nel 1200 d.c.
Nella direzione est ovest, linea verde,il castelliero di Vallà,
il santuario della Crocetta, le necropoli di via Casoname, i
castellieri di Castion e di Mottinello.
Le vie romane, Postumia ed
Aurelia ben lontane dai “Prai”
Motta > Castello (Castelfranco)
3/1 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
LE GRANDI OPERE IDRAULICHE: IL MUSON DEI SASSI
Abbiamo appena visto la Brentella, un’opera
volta valorizzare la resa del suolo e quindi
anche gli introiti di Venezia.
Anche i numerosi e grandiosi interventi sui
percorsi fluviali erano finalizzati al vantaggio
della Serenissima, che mirava, in questo modo,
a rallentare l’interramento della laguna.
Dobbiamo essere grati alla sua lungimiranza,
perché questi investimenti migliorarono
enormemente la nostra economia e la qualità
della vita.
Il Muson di Monfumo trasporta molto materiale
alluvionale, mentre il ramo, con lo stesso nome,
che proviene dalle risorgive di San Martino dei
Lupari ha delle acque molto limpide.
I due rami si incontravano a Camposanpiero e
proseguivano verso Mirano ( Muson vecio).
Venezia deviò solo le acque del Muson di
Monfumo, che adesso proseguono fino ad
immettersi nel Brenta.
Invece il ramo di risorgiva continua a percorrere
il vecchio alveo.
Montebelluna
Asolo
Padova
Astego
Muson di Monfumo
San Martino dei
Lupari
Brenta
Camposanpiero
3/2 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
IL MUSON DI MONFUMO ENTRA NEL BRENTA A PADOVA
3/3 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
Ecco una parte delle numerose ed importanti opere idrauliche realizzate dai veneziani, anche, ma non solo,
per tutelare la città: quanti battibecchi e scaricabarile per un minimo di manutenzione preventiva oggi.
ALTRI INTERVENTI DI VENEZIA
Muson di Monfumo  Muson dei sassi
http://it.wikipedia.org/wiki/Brenta
3/4 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
CAPITOLO 4
I GRATICOLATI A
BORGORICCO ED A RIESE
La rilevazione con google earth è molto valida per riconoscere ad occhio ed anche per validare
con sicurezza, non solo le dimensioni della centuria, ma anche quelle dello jughero a Borgoricco.
Il fatto è che, sia lo jughero romano che il campo trevisano, pur avendo misure nettamente
diverse, sono sottomultipli della stessa forma quadra, la centuria (500000 m2).
Per esempio, in una zona ristretta vicino all’antico castello di Riese, si riconosce con buona
sicurezza la forma della centuria, ma i sottomultipli sono piuttosto simili al campo trevisano.
LA BEA VENEZIA
Montebelluna
Asolo
Castelfranco (1)
Astego
Motte
Muson Monfumo
Brenta
S. Martino dei Lupari
Sile
Piave
(1) difficile ritrovare il
tragitto dell’Aurelia qui
Padova
Treviso
GOOGLE EARTH
TRACCE DI GRATICOLATO TRA IL MUSON ED IL BRENTA?
A nord, gli insediamenti dei Veneti sono distribuiti,
sulla strada Asolo-Bassano (Angarano).
Nelle stesse località, a parte Asolo, molto
importante, si avvicendano modeste testimo-
nianze di epoca romana, la più nota forse è il
sarcofago di Caio Vettonio, a sant’Eulalia.
A nord della Postumia, le strade sono in genere
parallele a questa via, ma anche alla più antica
direttrice degli insediamenti veneti, vedi diap. 25.
La distanza tra queste vie non presenta una
minima coerenza con un’ipotetica centuriazione.
4/2 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
CAMPOSANPIERO:LA CENTURIAZIONE TERMINA BRUSCAMENTE
Centuria a
CampoSanpiero
Muson vecio
BORGO RICCO
Il solito provincialismo esterofilo! Qualche erudito afferma che il nome è di origine
tedesca, invece è latino ed è coerente con lo sviluppo della centuria in quella zona.
I “borghi” romani sono gli antenati dei castelli medioevali, una fortificazione al
centro di un territorio donato a delle milizie, con il duplice compito di coltivare le
terre e di difendere militarmente il territorio.
Ovviamente queste iniziative abbondavano in zone ostili, esposte agli attacchi dei
barbari, come in Germania, dove è così diffuso il termine “Burg”.
http://it.cukwiki.com/wiki/
4/3 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
LA CENTURIA ED I SUOI SOTTOMULTIPLI
CENTURIA “VENETA”
(5000 x 7 X 14) 
500000 m2
scala 1: 10000
7x14 campi trevisani
2 CAMPI = 1 ETTARO =
(100 X100) = 10000 m2
CAMPO TREVISANO
50x100 = 5000 m2
scala 1:2000
CENTURIA ROMANA
(711,6 X 711,6) 
500000m2
10 x 20 jugeri
scala 1: 10000
JUGERO
35,6X71,2 = 2500
2 JUGERI = 1 HEREDIO=
(71,16x71,16 ) = 5000 m2
scala 1:2000
Come misuravano la terra i Veneti e gli
altri popoli italici?
Certo non hanno aspettato i romani
per suddividere i loro campi.
Districarsi nella forsennata diversifica-
zione, da una provincia all’altra,
probabilmente sopravissuta ai
probabili sforzi di standardizzazione di
roma, farebbe impazzire anche il più
fanatico degli eruditi.
Per esempio, oggi approssimiamo a
5000 m2 il campo trevisano, mentre la
sua misura esatta dovrebbe essere
pari a 5204,69 m2.
In realtà l’errore tra la centuria alla
“Veneta” e quella alla “romana” è
molto minore in “piedi” di quanto
appaia dopo l’arrotondamento in
metri.
Interessante la compatibilità delle due
unità misura, entrambe sottomultipli
dello stesso modulo quadrato.
4/4 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
A BORGORICCO : CENTURIAZIONE MOLTO INTEGRA
scala 1:44530
campo
jugero
perimetro = 2823 ; 2823/4= 706 m
Lato nominale = 712 m
L’orientamento, l’ortogonalità, le
misure della centuria sono
perfettamente integre.
Più complesso capire l’evoluzione
dei sottomultipli, campi o jugeri?
In questo caso, considerando la
rozzezza della mia verifica, mi pare
decisamente ben conservata la
misura romana.
campocampocampocampo
campo
campo
campo
jugero
jugero
jugero
jugero
jugero
jugero
jugero
jugero
jugero
4/5 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
CENTURIA A RIESE: FORSE UN’AREA RISTRETTA
dove il
graticolato
è più
visibile
Centuriazione invisibile
La suddivisione segue forse
più l’orientamento del Muson.
Un ordinamento ortogo-
nale all’Aurelia visibile
in qualche punto
La disposizione dei campi ci può far capire
fin dove arrivasse l’impatto del torrente
AureliaCastellana
4/6 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
campo
campo
campo
jugero
jugero
jugero
campocampo
campocampo
jugerojugerojugero
jugerojugerojugero
jugerojugerojugero
jugero
jugero
jugero
jugero
campo
campo
campo
campo
DIFFICILE RICONOSCERE
LO JUGHERO
scala 1:41000
campo
jugero
1)Il perimetro della
centuriazione è deformato e
confuso.
2)L’ipotetica centuria è
vicinissima al castello di
Riese, ad est della via
Aurelia.
Sia prima che dopo l’arrivo
dei romani, la guarnigione
godeva certamente il
privilegio di coltivare i terreni
più fertili, in prossimità del
castello.
3)Qui la distinzione tra
campo e jugero mi pare
molto incerta.
4/7 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE
LA BEA VENEZIA
IL BOCCONE PRELIBATO DI BORGORICCO
Giulio Cesare loda i suoi legionari veneti, ce ne saranno stati anche tra i premiati con la lottizzazione di Bogoricco.
Difficile immaginare un posto migliore per una colonizzazione modello.
A distanza di sicurezza dalle risorgive del Sile, un ottimo investimento; con il minimo sforzo, il massimo rendimento.
Gran parte del Veneto non era così pianeggiante, fertile ed adatto ad essere drenato con costi ragionevoli.
Sorrido alle spericolate fantasie degli innamorati del graticolato, i quali, armati del manuale del piccolo agrimensore
romano, vedono tracce di questa colonizzazione anche nelle zone più aride ed impervie.
SAPEVAMO FARE BENE LE STRADE, MA LA NOSTRA ECONOMIA ERA POVERA
A sentire certi autori locali, si ha l’impressione che fossimo dei selvaggi, al momento dell’annessione a Roma.
Invece i nostri tracciati precedono sempre le poche autostrade realizzate dai romani.
Certamente dovevano apparire viottoli di campagna al confronto; una questione di volume del business generato
più che di know how.
Andate a vedere alcune sofisticate strade venete di Padova, portate alla luce anche di recente.
Le vie Aurelia e Postumia dimostrano chiaramente la logica che guidava le loro scelte; attraversare con la massima
efficienza il nostro territorio, nessun interesse tangibile a valorizzarlo.
CONTESTUALIZZARE I MANUFATTI NEL TERRITORIO
Le testimonianze dei nostri antenati sono sempre posizionate con una logica abbastanza chiara e ripetitiva.
Penso ai percorsi dove troviamo allineati tutti gli insediamenti noti dei nostri antenati lungo il Muson.
Lungo l’Avenale, da Cendrole a Castelfranco e sulla via veneta parallela alla Postumia romana, da Castion a Vallà.
L’aerofotogrammetria ha trovato una certa sistematicità anche nella disposizione delle motte.
Se mettiamo insieme la logica delle distanze, la natura dell’ambiente, l’attività preponderante dell’allevamento, mi
vengono in mente i caravanserragli, che ci sono in Turchia, nelle zone più desertiche.
Una struttura protettiva per animali ed uomini, dove ricoverarsi per la notte e per proteggersi dalle calamità.
La distanza misurata potrebbe corrispondere allo spostamento medio giornaliero, di un branco di animali al pascolo.
SPAZZARE VIA QUALCHE LUOGO COMUNE
4/8 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
IL CASTELLO DI GODEGO
VENETI, GOTI, MASNADIERI
ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’
Il castello di Godego è posto esattamente nel punto in cui il fiume fa una brusca svolta ad est.
In questa zona l’alveo è molto allargato e digradante, un posto molto adatto al guado.
Poche centinaia di metri a sud, l’abitato è attraversato da una direttrice che collega tutti i siti
veneti della zona; le motte di Mottinello e Castion, le necropoli di via Casoname, l’area sacra del
santuario della Crocetta,il castelliero della “Bea Venezia”.
La millenaria presenza della fortificazione deve aver comportato un importante afflusso di
soldati, amministratori ecc. che si sono stabilizzati nel paese : Veneti, Goti, Masnadieri.
Gli eruditi stanno alla storia come i collezionisti di farfalle alla scienza
Le conferenze sulla storia locale trovano un pubblico eccezionalmente numeroso ed attento.
L’anno scorso mons. Chioatto ha trattato le origini locali del cristianesimo in modo
assolutamente lodevole, da ogni punto di vista, come dettaglio più avanti.
Quest’anno gli incontri sono stati dedicati ad Ezzelino III, ultimo proprietario del nostro castello.
Da tante citazioni raffinate non ho tratto elementi che illuminino il nostro contesto, ma
nemmeno le molte ombre che circondano questo oscuro, ma interessantissimo, personaggio.
Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ?
ERUDIZIONE
Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con
profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari
CULTURA
Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti
che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità
intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato
gruppo sociale, di una determinata epoca
La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e
profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita.
LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE
L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo
scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita.
Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini.
Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico.
Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti.
Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la
contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita.
IL CASTELLO DI GODEGO
La storia sulle rive del Muson
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  • 2. INDICE GENERALE TITOLO INTRODUZIONE REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE AKELON  ACELUM  ASOLO I VENETI DEI “PRAI, IL LINGUAGGIO DEL TERRITORIO IL CASTELLO DI GODEGO: VENETI, GOTI, MASNADIERI CHI ERA GIUSEPPE SARTO? DON GIUSEPPE MENEGON, UN INTELLETTO BRILLANTE PRIMO VISENTIN, IL COMANDANTE MASACCIO, VIVE LA LEGA VENETA, TRA IGNORANZA E PLAGIO PAGINA 3 10 46 54 87 120 137 159 223 Questa è una piccola antologia, dove ho raccolto una serie di argomenti, divulgati un po’ alla volta, tutti relativi alla storia della mia comunità: Loria, Riese, Castello di Godego. Nei nostri paesi non mancano certo pubblicazioni ben più ufficiali e qualificate di questa. Mi ha motivato la curiosità di scoprire la montagna di manipolazioni, ormai accettate acriticamente dalla gente. Ogni documento ha il suo indice, con una numerazione indipendente.
  • 3. INTRODUZIONE Sono un semplice appassionato della mia storia di Veneto, ovvero cerco la mia identità. Sono curioso, non amo i dettagli inutili, vorrei capire l’essenza, cosa mi insegna la vicenda. La nostra classe dirigente utilizza il racconto del passato per inculcarci qualche insegnamento, come fa la mamma quando racconta le favole, ma la sua versione contiene quasi sempre delle bugie, più o meno maliziose. E’ ragionevole aspettarsi che il potere faccia il proprio interesse. Trovo insopportabile il conformismo servile di molti divulgatori, qualsiasi scemenza venga data loro in pasto, viene replicata acriticamente
  • 4. LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ? ERUDIZIONE Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari CULTURA Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato gruppo sociale, di una determinata epoca La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita. LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita. Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini. Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico. Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti. Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita. INTRODUZIONE/1 Per temi locali, legati all’ambiente clicca qui WORDPRESS
  • 5. LA STORIA : FAVOLA O MAESTRA DI VITA? I TABU’ Quando la manipolazione storica riguarda un tema troppo importante o difficile da ”taroccare”, si opta per la strategia dell’oblio e del silenzio. Ad esempio: -VENETI: la nostra storia è ignorata e sminuita, oppure si da per scontato un abissale dislivello culturale rispetto a Roma, fatto totalmente falso, una dimostrazione di quanto rozza e provinciale sia la nostra élite. -GOTI: secondo l’unica ipotesi meritevole di approfondimento, hanno dato il nome al paese di Godego; questo tema appassionante viene oggettivamente “ignorato” dalla sua comunità, già nella segnaletica LE FAVOLE INNOCENTI Sono quelle di mamma e papà, che rendono così piacevole per un bambino iniziare una notte di sogni. Gran parte della produzione “storica” locale si rivolge a bambini molto cresciuti, ma l’intento è simile: a volte il narratore rivive con libertà poetica il mondo della sua infanzia ed i numerosi lettori condividono ed apprezzano la sua prospettiva. Altre volte, un erudito esibizionista, si trastulla ed esibisce qualche conoscenza di latino: così si può fantasticare che il nome di Poggiana derivi da una “Pugna”, una battaglia avvenuta sul posto, ipotesi sicuramente sciocca e fasulla. La STORIA, maestra di vita, è altra cosa, serve per capire, con rigore ed il coraggio della verità, da dove veniamo, per orientarci verso il futuro. LE FAVOLE MALIZIOSE FAVOLA : racconto normalmente con finale moralistico. Fandonia, frottola, panzana I gruppi di potere hanno sempre manipolato il racconto del passato per orientare la massa ignorante, nella direzione più opportuna, secondo loro. Il prete Camavitto s’inventa la solita ipotesi etimologica, evidentemente inconsistente, una di quelle che gli ignoranti non possono né capire, né contestare, per spiegare l’origine di Godego da “Gudega”. Lo fa con il chiaro intento di compiacere il potente amico Sarto: molto probabilmente, entrambi trovavano sgradevole e censurabile la vicenda gotica. Dopotutto il bravo Camavitto fa il suo mestiere di prete, ma è il comune di Godego che, ancora oggi, ospitandola senza commenti nel suo sito internet, l‘avalla. INTRODUZIONE/2
  • 6. I VENETI A TROIA Omero è un personaggio completamente immaginario I fatti raccontati nell’Iliade sono realmente accaduti intorno al 1200 A.C. Sono stati trasmessi oralmente, cantati, per circa 6 secoli, dunque da più voci ed in tutto il mediterraneo orientale, senza miracolosamente perdere la sostanziale unità dell’opera. Solo a partire dal VI secolo A.C., sono stati gradualmente registrati, in diverse versioni scritte. Sono fatti sostanzialmente veri, ma il racconto può essere decodificato solo da studiosi competenti Per secoli si è pensato che si trattasse di invenzioni poetiche, è stato Schliemann, autodidatta, a scuotere il mondo accademico, dimostrando, con le sue scoperte, come si deve decrittare la verità storica dell’Iliade. I Veneti della Paflagonia, fedeli agli alleati, ma moderati, portati alla mediazione con il nemico Siamo menzionati in bella vista nell’elenco ufficiale degli alleati di Troia, ma anche in altre parti del racconto. La nostra identità è spiccata: leali, valorosi, ma non fanatici, portati al dialogo con il nemico. Una caratteristica che rifulgerà ai tempi della Serenissima e che permane indelebile ai nostri giorni. Al punto da alimentare anche qualche sospetto di collaborazionismo con il nemico, lo stesso Tito Livio sottolinea esplicitamente come Antenore con Enea, sia stato graziato e lasciato fuggire dai vincitori.
  • 7. Un primo punto che trova quasi tutti dello stesso avviso è questo: dopo la caduta di Troia, ai superstiti troiani fu riservato un trattamento molto duro; gli Achei si astennero dall'applicare rigorosamente il codice militare di guerra solo nei confronti di due di essi, Enea e Antenore, sia per l'antica legge dell'ospitalità, sia perché essi erano sempre stati sostenitori della pace e della restituzione di Elena. Successivamente, per circostanze di varia natura, Antenore e un nutrito gruppo di Eneti, i quali, costretti ad abbandonare la Paflagonia a séguito di una sommossa interna ed essendo alla ricerca di un luogo dove stabilirsi e di qualcuno che li guidasse dopo aver perso a Troia il loro capo Pilemene, arrivarono nel golfo più profondo del mare Adriatico, scacciarono gli Euganei che abitavano tra mare e Alpi e, Troiani ed Eneti, si impossessarono di quelle terre. Il primo punto in cui sbarcarono lo chiamarono Troia e di lì deriva il nome di Troiano per il villaggio: l'intero popolo assunse la denominazione di Veneti. TITO LIVIO I VENETI NEL VENETO I Veneti a Padova, secondo il compaesano Tito Livio L’aura mitica, favolistica, dei suoi racconti, non era costituita da banali menzogne, ma un involucro che doveva corrispondere a precisi intenti pedagogici ed encomiastici, prescritti dalla committenza. Tolto il quale, con la necessaria attenzione e competenza, la storia di Livio diventa molto seria ed attendibile. L’archeologia conferma sostanzialmente l’arrivo di un popolo nel XII secolo A.C. in Veneto, che respinge gli Euganei, ivi residenti, ai margini della pianura, sulle Prealpi. Ben più ardito rendere poeticamente la verità storica delle origini di Roma, che, forse con grande imbarazzo verso la committenza, sposta circa 5 secoli più tardi della sua Padova (753 A.C.) . Toccherà poi a Virgilio diffondersi nei dettagli che pongono il troiano Enea ai vertici dell’albero genealogico. Decodificata, la storia di Roma secondo Livio, è quella di una modestissima comunità, un villaggio, che fatica per secoli, per sviluppare una sua identità etnica e culturale, tra Latini, Sabini, Etruschi ecc.
  • 8. QUANTE BALLE CI HANNO RACCONTATO NEI SECOLI ! Quante baggianate può digerire il popolo veneto, senza mostrare la minima forma di ribellione, un fremito di disgusto? Siamo gente pratica, basta che non tocchino il portafoglio! Se poi riguardano “noiose e futili” questioni sulla nostra identità storica e culturale, chi ha tempo da perdere? Eppure non siamo più rozzi, poveri ed ignoranti come una volta! Semo pieni de laureai e de studiai! Bossi è stato solo l’ultimo ed il più rozzo dei mistificatori C’è poco da offendersi, servili ed opportunisti ci immaginano gli altri, perché tali ci siamo mostrati da secoli. Pensate solo alla nostra maschera più famosa : Arlecchino. Questo documento divulgativo cita qualche esempio, a mio giudizio facile ed evidente, di queste mistificazioni. Chi è interessato è invitato a verificare di persona ed a farsi un giudizio autonomo. E forse la manifestazione d’un atavico opportunismo servile dei Veneti? INTRODUZIONE/3
  • 9. IGNORANZA OSTENTATA NELLA SEGNALETICA Il cartello descrive il “castelliero” di Vallà. -il suo cartello è a Spineda -cambiato il nome della via -devastato completamente L’unico reperto del culto pagano, mesco- lato a quelli cristiani Una segnaletica ina- deguata e pasticcionanessuno dei due è “torrente”, consultare un vocabolario Quanti evidenti strafalcioni vedo in giro, pochi protestano, nessuno corregge! La nostra comunità non sembra molto sensibile al tema della propria identità storica e culturale. “I sentieri degli Ezzelini” evoca in me le figure, una in particolare, più infami della nostra storia. - Quale merito sconosciuto possono avere, per essere stati scelti come “sponsor “del nostro territorio? - Non potevano esistere sentieri, praticabili per la gente comune, lungo le rive del Muson, prima del dopoguerra. INTRODUZIONE/4
  • 10. PROVARE AD IMMAGINARE, STUDIANDO IL CONTESTO GENERALE I dati storici, sull’origine di Cendrole e Riese, sono scarsissimi, presi da soli, per azzardare conclusioni sicure. Per fortuna l’indagine storica ha fatto progressi notevoli, sconosciuti alla massa: oggi abbiamo un quadro generale abbastanza preciso e completo sui nostri antenati Veneti. Se si studia il contesto generale, allora anche lo scenario specifico, può essere illuminato molto meglio. Questo è un lavoro di mera divulgazione, le mie fonti sono accessibili a chiunque, nelle biblioteche e nei musei della zona. Per argomenti analoghi clicca i links a pag. 4 REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 11. ARGOMENTO VENETI, CELTI O PREROMANI? UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO A SAN PIETRO, I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO VOCABOLI INDISPENSABILI INSEDIAMENTI ED INTERFACCE DEI VENETI I VENETI A SUD DI PADOVA I VENETI A NORD DI PADOVA I RETII GLI SCAMBI CON I POPOLI CONFINANTI E’ LECITO CONFONDERE I VENETI CON I CELTI? I NEMICI MORTALI DEI VENETI? I LON(GO)BARDI CHI HA CIVILIZZATO I VENETI? I ROMANI? LE DUE ANNESSIONI I VENETI DI CESARE E TACITO I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON LE DUE DIRETTRICI PARALLELE ALLE VIE ROMANE UN’ECONOMIA POVERA PAGINA 1 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 1/9 1/10 1/11 1/12 1/13 2 2/1 2/2 INDICE La numerazione è relativa al documento indipendente. Per trovare il corrispondente in questa antologia, basta sommare questo valore al numero della pagina iniziale di questo argomento. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 12. ARGOMENTO IL TUMULO DI SPINEDA E L’AREA SACRA DI CENDROLE I RETII NEL CASTELLO DI RIESE LA BEA VENEZIA REITA REITA UNA E TRINA TRA RELIGIOSIT’ E SUPERSTIZIONE REITA NEL NOSTRO DNA CULTURALE CENDROLE = CINERES = CENERI COSA C’ERA A CENDROLE? A CENDROLE, SI ADORAVA REITA PRIMA DI MARIA? REITA ED IL LEONE DI SAN MARCO IL TUMULO A NORD DEL SANTUARIO LO SCAMBIO DEL CARTELLO SEGNALETICO CASTELLIERO = VALLUM = VALLA’ IL CASTELLIERO SPIANATO E DEPREDATO IL GIOIELLO ARCHEOLOGICO DI CASTELCIES PAGINA 2/3 2/4 2/5 3 3/1 3/2 3/3 3/4 3/5 3/6 3/7 3/8 3/9 3/10 3/11 4 INDICE La numerazione è relativa al documento indipendente. Per trovare il corrispondente in questa antologia, basta sommare questo valore al numero della pagina iniziale di questo argomento. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 13. CAPITOLO 1 VENETI, CELTI O PREROMANI? La chiesa prima, poi i piemontesi ed i fascisti, ci hanno fatto, con successo, il lavaggio del cervello, non esistiamo storicamente fino alla conquista da parte di Roma. La divulgazione nostrana, con grande sprezzo del ridicolo, continua a definirci preromani. Un illustre professore di storia, Umberto Bossi, ci ha spiegato che siamo Celti e questo, secondo lui, doveva servire a rafforzare il comune sentire padano. Ha capito che un solido sentimento di comunanza non può prescindere dall’elemento religioso e ci ha rivelato che la nostra divinità comune era il dio eridanio. Presidenti di regione e fior di ministri hanno aderito alla pagliacciata come chierichetti. L’identità dei Veneti è tra le più note ed investigate dalla storia, fin da Omero e poi dai romani. Ad Este, Padova, Montebelluna ecc., ma anche fuori dai nostri confini, a Lagole per esempio, adoravamo la stessa divinità femminile: Reita REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE GIUSEPPE SARTO STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE GOTI A GODEGO ←Cliccare qui per argomenti correlati MASACCIO LA BEA VENESIA BIOGAS
  • 14. UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/1 VENETI, CELTI O PREROMANI? Il nostro territorio, perché molto povero, è rimasto quasi inalterato fino al dopoguerra, quel poco di buono che è stato fatto, è merito dei nostri stessi avi , in particolare dei connazionali veneziani. Poco allettante per gli archeologi come Schliemann, armati dell’Iliade e della lente d’ingrandimento: non possono sperare di trovare ricchi tesori o misteriosi reperti da decifrare. Lo studio delle localizzazioni, ben contestualizzato, ci può illuminare, là dove non troveremo mai conferme scritte. La chiesa di san Pietro a Godego, con la grande area antistante rappresenta la tipica impostazione pagana, è stata poi convertita al culto cristiano, ma presto affiancata/sostituita da quella nel castello. I pagani separavano drasticamente le necropoli ed i culti connessi dal mondo dei vivi, il cristianesimo non respinge, anzi celebra, il corpo dei morti, sposta il cimitero vicino alla chiesa, al centro dell’abitato. chiesa nel castello San Pietro Muson (1)Dal castelliere di Mottinello a quello di Vallà
  • 15. A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/2 VENETI, CELTI O PREROMANI? Il cristianesimo rivoluziona profondamente tutto il rito sacro. Il luogo stesso del culto, inizialmente, può essere una casa privata o una catacomba, a causa delle persecuzioni. All’assemblea (ecclesia) è ammessa tutta la comunità dei credenti, anzi, è protagonista della celebrazione, dagli apostoli all’ultimo dei discepoli. Quindi, dopo Costantino, l’ecclesia avrà bisogno di edifici sacri di dimensioni inimmaginabili per un pagano. Nei culti pagani l’edificio sacro era riservato esclusivamente alla statua del dio ed al sacerdote che vi svolgeva riti riservati, mentre la folla dei fedeli riempiva un’area esterna, dove avvenivano anche i sacrifici. Dunque la comunità attorno al castello di Godego, con questa area sacra enorme per quei tempi, doveva essere una realtà importantissima.
  • 16. VOCABOLI INDISPENSABILI Comprendere una pubblicazione accademica d’archeologia è un’impresa eroica, per i non addetti ai lavori. Fidarsi dei divulgatori è pericoloso, la vanità li induce spesso ad spacciare per fondate le loro libertà poetiche, i peggiori sono gli eruditi che giocano con le parole, con le assonanze. Per evitare grossolani equivoci bisogna comprendere bene il significato di alcuni termini. Motta o Aggere (sinonimo) : è un terrapieno, che serve per sollevare l’area rispetto al territorio circostante. Lo scopo non è affatto misterioso, ne ho viste molte in Emilia, lungo il Po. Servono per proteggere persone e beni in una zona esposta a frequenti inondazioni. Il materiale utilizzato è quello disponibile in loco, per esempio quello ricavato dallo scavo del canale che di solito circonda la struttura, con lo scopo di migliorare il sistema di protezione. Frequentate anche per secoli, possono crescere molto di livello, a causa dei residui depositati dagli abitanti stessi. Vengono realizzate da una comunità per la propria protezione, ma ovviamente possiamo immaginarle anche un luogo adatto ad ospitare dei mercati, per armenti e persone in transito ecc. Per motta,nella lingua italiana, s’intende un qualsiasi rialzo di terra, ma nella cultura terramaricola (questa delle motte) è usuale riferirsi ad un’area abbastanza grande, in grado di ospitare un clan oppure una struttura comunitaria. Tumulo : è un cumulo di materiale di forma pressappoco semisferica e delle dimensioni di alcuni metri. Anche questo è un rialzo realizzato con della terra e qualcuno scioccamente lo chiama motta, ma questa licenza genera gravi equivoci. E’ la tomba del capo della comunità o di una figura eminente ed è posta proprio al centro dell’abitato, mentre le necropoli sono sempre nettamente separate dal mondo dei vivi Può essere seppellito con il cavallo, la moglie, qualche fedelissimo ecc. Castelliero, Castion , Castellario ed altre storpiature : struttura protettiva con una precisa finalità militare. Il basamento può essere realizzato con terra (di nuovo la tentazione di chiamarlo genericamente motta), pietre, rocce: le pareti ed il soffitto sono spesso in legno o altro materiale deperibile e perciò non si è quasi mai conservato. Le opere murarie vere e proprie diventano uno standard solo nel medio evo. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/3 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 17. ETRUSCHI POI CENOMANI CENOMANI RETII foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi FLUSSOVIATERRA LENTOEPOVERO NORD EUROPA VENETI FLUSSO VIA MARE VELOCE E RICCO ADRIA ALTINO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/4 VENETI, CELTI O PREROMANI? INSEDIAMENTI ED INTERFACCE DEI VENETI
  • 18. IL COMMERCIO VIA ACQUA Abitare vicino ai fiumi era pericoloso e disagevole, le inondazioni molto più catastrofiche e gli allagamenti più persistenti rispetto ad oggi. Ci doveva essere qualche importante vantaggio per scegliere di risiedervi ed era necessario innalzare l’insediamento con un terrapieno, da noi sono ben conservate le motte di Godego. Un addensamento concentrato sugli argini dei fiumi si può spiegare con attività economiche come la pesca, ma probabilmente il commercio era il vantaggio principale. Infatti, sull’altra sponda del Po, troviamo i mercanti Etruschi, rimpiazzati poi dai galli Cenomani. I porti sicuri sul mare erano rarissimi, non erano posti sul litorale, ma collegati mediante canali d’accesso, anche artificiali: questo spiega la grande e plurisecolare fortuna di Adria e Altino. Padova crocevia fluviale L’Adige passava presso Este fino al 589 d.c. foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi I VENETI A SUD DI PADOVA ADRIA ALTINO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/5 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 19. RETII foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi I VENETI A NORD DI PADOVA IL FLUSSO DI MERCI ED UOMINI La civilizzazione delle nostre terre, almeno fino al medio evo, ha un flusso a senso unico: dal medio oriente più ricco ed evoluto, verso l’ovest ed il nord più arretrati. Nello stesso senso viaggiano anche i prodotti raffinati, in quello contrario le materie prime. Il trasporto via terra è lentissimo e costoso, molto più competitivo quello via acqua. L’espansione demografica va dal mondo più ricco che è più popolato verso le terre più disabitate. I ricchi , i mercanti e gli artigiani, viaggiano via mare, i poveri via terra, per esempio attraverso i Balcani. La peregrinazione di un clan può durare generazioni, le interazioni con i territori attraversati saranno profonde. I VENETI ED I RETII NELLO SCAMBIO TRA MEDITERRANEO E NORD EUROPA Praticamente ad ogni sbocco di vallata, troviamo un abitato di Veneti. Gestiscono il trasporto delle merci nella direzione nord-sud, in staffetta con i Retii. Non manca quasi mai il corso d’acqua da sfruttare per il trasporto delle merci. Non è facile per noi contestualizzare correttamente: penso al trasporto del legname sul Piave, per esempio. E’ cessato qualche generazione fa, ma ne stiamo già perdendo la memoria collettiva. PADOVA ANGARANO (BASSANO) ASOLO MONTEBELLUNA ODERZO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/6 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 20. Secondo gli autori antichi, i Veneti occupavano anche l’area alpina, i romani chiamavano il lago di Costanza (tra Austria e Svizzera) Venetus Lacus. Condividevamo con i Retii la stessa divinità, Reita, la comune origine non è specificata dalle fonti. Potrebbero essersi nominalmente separati da noi per l’isolamento delle vallate alpine e per i contatti con i popoli del nord. A Lagole, loro importante centro di scambi commerciali, culturali, politici, luogo di cura termale, c’era un santuario di Reita, dove i Veneti, ma anche Greci ed Etruschi, erano a casa loro . foto tratta da “I Veneti antichi, di Fogolari e Prosdocimi VENETI I RETII LAGOLE PIEVE DI CADORE MEL FELTRE REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/7 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 21. GLI SCAMBI CON I POPOLI CONFINANTI L’ORIGINE NELL’ATTUALE TURCHIA (PAFLAGONIA) Livio e gli altri storici romani concordano sul mito dei Veneti, giunti appunto via mare, dalla Paflagonia (Turchia), poco dopo la guerra di Troia, nel XII secolo a.c. La ricerca storica ha confermato come questi racconti siano attendibili nella sostanza: era una prassi adornare, ma non stravolgere, queste vicende con qualche invenzione mitica, con un intento politico e pedagogico. I riscontri archeologici confermano bene questa versione, a differenza di altre ipotesi, più o meno cervellotiche, che vengono man mano inventate. GLI ISTRI E LA MIGRAZIONE VIA TERRA Abbiamo molte prove di una significativa parentela culturale con loro. Anzitutto i Veneti, data la spiccata attitudine mercantile, sicuramente hanno scambi intensi con questo popolo limitrofo. Inoltre, ricordando la direzione costante dei flussi di civilizzazione, è certo che, nel nostro DNA, ci sia una componente rilevante di popoli che, probabilmente in tempi lunghissimi, hanno attraversato la penisola balcanica, continuando a mescolarsi con i locali, prima di arrivare qui. Una migrazione secolare e povera, più difficile trovarne i riscontri archeologici. L’INFLUENZA GRECA AD ADRIA ED ALTINO Se le comunicazioni via acqua erano più competitive rispetto alle terrestri, ovviamente quelle via mare avevano vantaggi enormi rispetto a quelle via fiume. Il sito fortunato era in grado di comunicare, velocemente e senza barriere, con tutto il bacino mediterraneo. Questi due porti marini e pochi altri, Spina per esempio, manterranno sempre una forte superiorità economica e culturale sull’entroterra. Molto cosmopolite, vi risiedevano abitualmente importanti comunità di greci, ma anche etruschi, ecc. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/8 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 22. E’ LECITO CONFONDERE I VENETI CON I CELTI? I VENETI MERCANTI E MULTICULTURALI PER MESTIERE L’archeologia testimonia chiaramente, non solo l’intensità degli scambi delle merci, ma anche la coabitazione, negli insediamenti e perfino nelle inumazioni. Le reciproche influenze sono più evidenti ad Adria ed Altino e nelle zone di confine. Infine bisogna tener presente che la struttura politica non era affatto monolitica; vigeva un sistema di città stato, ciascuna delle quali aveva una notevole autonomia nello stringere legami con i vicini. Gli Etruschi si insediano soprattutto lungo il Po, ma li ritroviamo ben inseriti anche nelle nostre città. I GALLI ( CELTI) CENOMANI Secondo Livio sono arrivati in Italia nel 400 a.c., i romani concedono loro di restare. Soppiantano gli Etruschi negli scambi con i Veneti. Si posizionano sopratutto sull’Adige, Verona assume connotati celtici evidenti. Si ambientano bene e velocemente, mantengono sempre rapporti di fedeltà ed ossequio a Roma. Come i Veneti: entrambi alleati dei romani nelle pochissime guerre menzionate nella nostra storia, combattono addirittura contro i loro stessi connazionali, i celti Boi ed Insubri, scesi in Italia nel 225 a.c. Risibile la favola politica di un’origine comune per Veneti e Celti. ETRUSCHI, POI CENOMANI CENOMANI VENETI GRECI RETII NORD EUROPA GRECI L’Adige passava presso Este fino al 589 d.c. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/9 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 23. I NEMICI MORTALI DEI VENETI? I LON(GO)BARDI I VENETI, IL POPOLO PIU’ OPPORTUNISTA DELLA STORIA La spiccata vocazione mercantile, che sempre ci ha contraddistinto, rifulge nella storia di Venezia: trovatemi una città più tollerante, laica, cosmopolita! Il nostro opportunismo ci ha sempre permesso di fare buoni affari con chiunque, anche con il demonio! ESTE E PADOVA INVOCANO L’INGERENZA ROMANA I Veneti, come i Latini, gli Etruschi ecc. avevano una struttura politica basata sulle città stato. Il genio politico e militare di Roma si è rivelato in pieno e magnificamente, nella sua capacità di proporsi come insostituibile arbitro pacificatore dei popoli circostanti, che poi ha incluso nell’impero. Sono Padova ed Este ad invocare un console romano, per dirimere una loro controversia. Per quanto ne sappiamo, poi è stato solo amore reciproco; cioè abbiamo fiutato il grandissimo vantaggio di rimanere agganciati alla loro marcia trionfale di conquista. AMICI DEI GOTI La storia delle invasioni barbariche è piena zeppa di stereotipi errati: andrebbe tutta riscritta per le scuole. Ad esempio non sono riuscito a trovare testimonianze particolarmente drammatiche sull’arrivo dei Goti in Veneto, la civiltà romana ne ha sofferto, ma non in modo letale, le città sopravvivono e si riprendono. L’incursione degli Unni è terribile, ma relativamente breve, anche questa volta lo stile di vita sopravvive. I LONGOBARDI NEMICI MORTALI Quando arrivano qui radono al suolo quasi tutte le città importanti, uccidendo o disperdendo gli abitanti. La civiltà muore in quel momento, nel 639 d.c., quando il vescovo di Altino distrutta stabilisce la sua sede a Torcello (più tardi passerà a Rialto ed infine nella sede attuale). La data del 476 d.c. segna solo la fine formale dell’impero romano, un’istituzione ormai inutile e degradata. In quel tempo i Veneti convivevano con i Goti da oltre un secolo e guardavano, caso mai, a Costantinopoli. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE 1/10 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 24. CHI HA CIVILIZZATO I VENETI? I ROMANI? IL CONFRONTO IN ARCHEOLOGIA I reperti archeologici di Padova, Este, Altino, Adria, permettono un confronto dettagliato del nostro livello culturale e artistico, rispetto agli altri popoli del Mediterraneo. Nettamente superiore nelle città di mare rispetto alla terraferma; nel sud Italia, vicino ai centri di irradiazione della civiltà, rispetto al nord. Per un profano come me è difficile percepire una differenza tra i manufatti romani e veneti. Con la conquista della Grecia c’è un salto netto, ma per tutta la penisola italiana. IL CONFRONTO IN LETTERATURA : LIVIO E CATULLO Nella mia classifica dei dieci letterati latini più “famosi”, a parte Cesare, vedo solo provinciali. Cicerone appartiene al popolo dei Volsci, viene da Arpino, città lontana 100 km da Roma. I nostri due veneti sono delle superstar, stanno nelle stanze del potere, intimi di Ottaviano. Virgilio, mantovano, gravita vicino alla cerchia di Catullo, di Sirmione. Questi Veneti riderebbero del nostro complesso d’inferiorità rispetto ai romani. Croce pensava che, per consolidare l’identità nazionale, fosse necessario oscurare le specificità culturali. Un errore madornale, capito da tutti, tranne che dall’arteriosclerotico mondo accademico, che spesso vede solo l’impronta di Roma ed etichetta tutto il resto come preromano. I Veneti hanno un pedigree molto antico e prestigioso, celebrati nell’Iliade come il popolo dei bei cavalli, il veneto Livio garantisce il solido fondamento storico del mito, diffuso su tutto il mediterraneo. E’ un’intero popolo quello che occupa sistematicamente tutto il nord est, mentre la leggenda di Roma parla di un povero villaggio, la cui specificità culturale si diluisce, anche simbolicamente, con il ratto delle Sabine e nella fase “etrusca”. I romani invidiano la nostra mitica origine e Virgilio la scopiazza bene. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/11 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 25. LE DUE ANNESSIONI COCCOLATI E SEDOTTI DA GIULIO CESARE Certo non esiste una data della conquista militare romana: il matrimonio in chiesa, da noi tanto agognato e da Giulio Cesare benevolmente concesso, fu solo l’atto finale di una lunga, affettuosa, convivenza, le cui tappe finali sono: nel 49 a.c. la cittadinanza romana e nel 42 a.c. diventiamo parte integrante dell’Italia romana. UN MATRIMONIO IMPOSTO ED ABBASTANZA INFELICE Nel 1866, una votazione organizzata sul consenso di quattro gatti, ben selezionati, ha sancito la sottomissione alla monarchia sabauda. Secondo me basta confrontare l’espressione dei due personaggi e si capisce perché i veneti nutrano sentimenti così contrastanti per le due annessioni: troppa enfasi nostalgica per la prima, rigetto per la seconda. A mio modesto parere, la monarchia sabauda, non solo ha espresso delle figure di monarca molto disonorevoli, ma anche una burocrazia ottusa ed inadeguata al compito immane di unificare l’Italia. Infamia eterna merita il modo in cui hanno contribuito all’entrata in ben due guerre mondiali e per come le hanno condotte. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/12 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 26. I VENETI DI CESARE E TACITO IL RAMO FRANCESE DI CESARE E’ veramente emozionante leggere il racconto della sua guerra contro i Veneti francesi. Si percepisce bene l’affinità con i nostri veneziani, si tocca con mano la loro perfetta ambientazione in quel territorio lagunare. Con le loro barche speciali e le loro tecniche, hanno tenuto a lungo sotto scacco l’esercito e la flotta romana; il loro nemico ne parla con grande rispetto. Non si cura di specificare se questo popolo avesse le stesse origini di quello, da lui ben conosciuto, in Italia. IL RAMO DEI MASURI, SECONDO TACITO Lo storico li menziona brevemente e la collocazione è, molto approssimativamente, nella Polonia. Ho trovato qualche dotto, che in base a complesse argomentazionI, ipotizza la zona dei laghi Masuri, non so con quanto fondamento. A livello puramente emozionale, posso garantire, essendo stato in quei posti, che si tratta di una bellissima e vastissima zona piuttosto lagunare che lacustre; aria di casa nostra insomma. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE1/13 VENETI, CELTI O PREROMANI?
  • 27. CAPITOLO 2 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON Le testimonianze archeologiche sono poverissime e poco divulgate, ma il territorio ha un linguaggio abbastanza suggestivo e coerente. La via Castellana, con il castello di Riese e la motta di Castelfranco, poteva servire come collegamento nord - sud da Padova ad Asolo e fino al nord Europa. La concentrazione delle testimonianze lungo l’Avenale fa correre la fantasia. I “prai” sono molto antropizzati, il terreno presenta un’alternanza continua di aree depresse e sopraelevate, ma ciascuna accuratamente livellata. Sempre perimetrate da un’alberatura, combinata con una fittissima rete di canali: un habitat perfetto per animali al pascolo. Omero prima e poi tutti gli storici celebrano i nostri antenati come allevatori di cavalli. L’antica via Veneta, parallela alla Postumia romana, è caratterizzata dai castellieri di Mottinello, Castion e Vallà. La chiesa della Crocetta con le necropoli di via Casoname sono posizionate poche centinaia di metri più a nord, il mondo dei morti era sempre ben distinto da quello dei vivi. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 28. LE DUE DIRETTRICI PARALLELE ALLE VIE ROMANE NORD - SUD Le vie Castellana e Pagnana (colore verde) collegano i paesi sulle due sponde del Muson ben prima dei romani. Gli insediamenti veneti noti, sono tutti lungo l’Avenale. Il castello dei Retii (Riese) sulla via Castellana, l’Aurelia romana ancora più a est. EST - OVEST Il castelliero di Vallà, il santuario della Crocetta, le necropoli di via Casoname, i castellieri di Castion e di Mottinello, erano concentrati su questa via, circa 2 km a nord della via Postumia Le vie romane, Postumia ed Aurelia ben lontane dai “Prai” Motta > Castello (Castelfranco) REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/1 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
  • 29. UN’ECONOMIA POVERA L’economia dei nostri antenati poteva essere l’allevamento, la caccia, la pesca, poco redditizio il commercio via terra. Comunque, anche a Roma, la grande ricchezza è arrivata solo dopo la conquista della Grecia. Da noi ne avranno beneficiato solo città come Asolo e Padova. I nostri veneti destarono l’interesse del vescovo di Treviso solo dopo il 1000 d.c., quando apparvero abbastanza ricchi da risvegliarne la cupidigia erariale. Inutile cercare costosi reperti archeologici in queste località, certamente povere. I modesti traffici tra Asolo e Padova, potevano avvenire forse sulla via Castellana, abbiamo visto che i trasporti via terra erano molto meno redditizi di quelli via acqua. Asolo Motta > Castello (Castelfranco) REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/2 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
  • 30. IL TUMULO DI SPINEDA E L’AREA SACRA DI CENDROLE Gli insediamenti da nord a sud sono collocati tutti sull’Avenale, a cominciare dal tumulo, normalmente la sepoltura del personaggio guida del clan, suggestivamente posizionato proprio alla partenza del canale. -Il tumulo di Spineda, è posto all’inizio della zona umida e poi paludosa dei prai. -Il santuario, ovvero la zona sacra, è situato a meno di un chilometro a sud dell’abitato (tumulo). Normalmente comprendeva, sia una necropoli (monumento funebre di Vilonius), sia un’area per i sacrifici (le ceneri miste a frammenti lignei). Intorno al 1000 d.c., con la cristianizzazione, da questa chiesa madre si staccano le comunità religiose di Poggiana e Riese, per esempio. -Il castello dei Retii è posto più a est, sulla via Castellana, ha sicuramente una funzione logistica, per il trasporto delle merci via terra, nord-sud. I romani si sposteranno ancora più ad est e lontani dal Muson, con la via Aurelia. -Il castelliero di Vallà , vedi diap. 24, è pure vicinissimo all’Avenale -Il fossato della motta, sulla quale verrà costruito poi il castello di Castelfranco, è tuttora alimentato dall’Avenale.Motta > Castello (Castelfranco) Castello dei Retii REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/3 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
  • 31. Sappiamo che la nostra zona fu un’area di transito per gli scambi via terra, sud-nord, fin dalla preistoria. A Cendrole c’era evidentemente un luogo di culto, probabilmente analogo a quello famosissimo di Lagole, che era anche un punto di incontro economico e politico, tra le varie comunità. I Retii, nel loro castello di Riese, probabilmente custodivano le merci appena arrivate in pianura, da scambiare con i Veneti. Non si può escludere del tutto una costruzione del castello per iniziativa dei romani. In questo caso, i Retii lo avrebbero occupato, per conto ed al servizio di Roma, vedi il documento I Goti a Castello di Godego. Riese con il suo castello è posta sull’attuale via Castellana e non sull’Aurelia, questo fatto rafforza l’ipotesi della costruzione antecedente all’arrivo dei romani. I RETII NEL CASTELLO DI RIESE REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/4 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
  • 32. LA BEA VENEZIA I VENETI LUNGO L’AVENALE C’è una contrada, tuttora chiamata “Bea Venezia”, a Cendrole, a poche centinaia di metri dal tumulo e dalla partenza dell’Avenale. Una via Avenale comincia a correre nei pressi del canale omonimo dai Berni (tra Poggiana e Riese) fino alla SP 139 (tra Godego e Vallà), per poi continuare come via “Bea Venezia”. In prossimità del Castelliere c’è un gruppo di case chiamato espressamente con lo stesso nome, anche se tutto l’abitato lunga la via omonima, fino alla circonvallazione, viene identificato nello stesso modo. Non è corretto dare un valore storico eccessivo al potere evocativo di un nome, preso da solo, ci si può sbizzarrire a cercare una qualsiasi spiegazione. Inserito nel contesto coerente degli altri elementi (Inizio e fine dell’Avenale, natura del suolo, Tumulo, Santuario, Castelliero di Vallà, Motta di Castelfranco), può essere un’ulteriore conferma di una concentrazione di insediamenti veneti lungo l’Avenale, ricordata dai nostri avi fino ai nostri giorni. Bea Venezia Bea Venezia REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE2/5 I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
  • 33. CAPITOLO 3 REITA Perfino la Grecia arcaica, fino al VI secolo a.c. circa, è relativamente povera di testimonianze scritte, anche se abbondano le sculture, la decorazione dei vasi ecc. I Veneti vivevamo certamente ai margini di questo mondo più evoluto, conoscevano la scrittura, ma ci hanno lasciato soprattutto oggetti legati al culto, corredi funebri in particolare. La religiosità espressa da questi reperti è la principale chiave di lettura per cercare di comprendere l’universo culturale dei popoli più antichi. Quelli più dediti alla guerra davano maggior rilievo alle divinità maschili, i più primitivi esprimevano esplicitamente i loro valori, con l’esibizione stessa di simboli fallici. I più pacifici, dediti all’allevamento ed all’agricoltura, adoravano soprattutto una divinità femminile, la grande madre mediterranea. A questo spiccato orientamento religioso corrisponde un elevato ruolo sociale della donna. Molti indizi, di un vero e proprio matriarcato dei Veneti, abbondano nelle inumazioni femminili, corredi preziosi e simboli di prestigio sociale: le chiavi e gli impianti per la tessitura p.e. I più importanti siti archeologici dei Veneti sono luoghi del culto a Reita, ai quali corrisponde invariabilmente un santuario mariano. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 34. REITA UNA E TRINA REA E REITA La prima è la madre degli dei dell’olimpo, moglie di Crono. Un bravo marito questo, che si mangia tutti i figli che lei partorisce, per il timore di essere spodestato. Zeus (Giove romano) si salva perché la madre si nasconde nell’isola di Creta durante il parto. Riuscirà poi a spodestare il padre, liberando i fratelli, tirandoli fuori dalla pancia del caro genitore. Tutta la religiosità mediterranea è molto attenta al tema del ruolo della donna, detentrice del mistero della sorgente della vita, ma anche della morte. Il maschio è sempre un casinista, che ne combina di tutti i colori, guai se non ci fosse lei tutta intenta a garantire sicurezza e futuro alla progenie. Quanto sappiamo su Reita conferma una grande affinità, non solo nel nome, con la Rea greca, ma anche con la Iside egizia ed altre varianti. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/1 REITA REITA, SANITAI, PORA Questa immagine viene da Montebelluna: riccamente vestita, con la fiera al guinzaglio, tiene sempre le chiavi, attributo del suo potere. Come nelle nostre litanie, viene invocata con moltissimi appellativi. Però alcuni studiosi intravedono anche una figura teologica complessa, una specie di trinità. Pora: vigila sul parto Sanitai: si invoca nelle malattie e sarà rimpiazzata dal romano Apollo Reita (= scorre rettamente): sovrintende tutti i flussi vitali, prevenendone le catastrofiche conseguenze e garantendone il benefico esito, dai corsi d’acqua al parto stesso.
  • 35. TRA RELIGIOSITA E SUPERSTIZIONE LA SUPERSTIZIONE DEI PRIMITIVI E DEGLI IGNORANTI Visitando il museo archeologico di Este, si può comprendere bene la religiosità dei nostri antenati. Colpisce la quantità industriale di ex voto, dettagliatissimi; un supermercato della guarigione a pagamento. Questo rapporto con il divino, decisamente superstizioso, è costante nella religiosità dei Veneti. Millenni di terrorismo psicologico, con la paura dell’al di là, hanno inciso minimamente sul fenomeno. Con la scolarizzazione di massa la superstizione pare regredire, ma, forse, sostituita dall’agnosticismo. Cendrole, quando ero piccolo, era un vero supermarket della superstizione, adesso l’esibizione degli ex voto è stata drasticamente ridotta. LA RELIGIONE UFFICIALE DEI GRECI E ROMANI Nei primitivi era fondamento e sintesi di tutta la cultura, potere religioso e civile coincidevano. I romani trattarono con disinvolta laicità la religiosità dei popoli vinti, assimilando in particolare l’intero olimpo greco, ma questo universo artificioso era abbastanza lontano dal sentimento popolare. I romani partecipavano diligentemente alle sceneggiate organizzate dal regime, ma, nel momento del bisogno, si affidavano preferibilmente ai riti superstiziosi. I SAPIENTI LAICI Socrate, Aristotele, non credevano certo agli dei dell’Olimpo. A mio parere, il secondo ha tormentato, con esito, finora, sicuramente nullo, milioni di esseri umani, nella sciocca presunzione di investigare l’infinto e l’eterno, inaccessibili alla mente umana. Epicuro e Lucrezio, per primi e meritoriamente, irrisero l’arroganza del potere religioso, che si è screditato ogni volta che ha sfidato la scienza, nell’ambito del conoscibile. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/2 REITA
  • 36. REITA = FAR FLUIRE CORRETTAMENTE L’appellativo forse alludeva alla prerogativa di favorire l’orientamento del nascituro durante il parto di uomini e animali, ma, in maniera più estesa, anche il flusso benefico e non distruttivo delle acque ecc. A Este la maggioranza degli ex voto concernono i temi della fecondità e del parto, i luoghi di culto sorgono quasi sempre presso un corso d’acqua. DA REITA A GIUNONE E POI ALLA NOSTRA MADONNA Con i romani Reita cambiò nome, non in Diana, come azzarda qualcuno, ma più probabilmente in Giunone. Costei è l’arcigna dominatrice di un Giove giocherellone e trasgressivo, vero cardine della famiglia. Incarna il mito della coesione famigliare e della riproduzione, in antitesi a Diana, la quale promuove il valore della verginità e quindi il controllo delle nascite, enfatizzando i rischi ed il dolore del parto. LA RIPRODUZIONE PREVALENTE SUL TEMA DELLA LIMITAZIONE DELLE NASCITE Nel mondo più povero e primitivo era prioritaria la sopravvivenza, sempre molto precaria, del clan: gli ex voto di Este riguardano prevalentemente il buon esito della fecondazione umana, animale e vegetale. Invece il valore del controllo delle nascite è tipico delle società benestanti ed evolute. Forse i nostri antenati non soffersero troppo un cambio di nome, certamente non hanno accettato facilmente il sovvertimento dei loro valori, dall’imperativo della fecondazione a quello dell’astinenza. IL MATRIARCATO DEI VENETI Sappiamo con certezza che il core business iniziale dei nostri antenati era l’allevamento, dei cavalli in particolare: il know how sulla riproduzione era prioritario e certamente fonte di potere sociale. Il maschio, in tutto il mediterraneo, riconosceva alle donne una maggior competenza in materia, lo stesso vale anche per l’arte della tessitura, per esempio: tutto questo trova una conferma nei corredi funerari. Ecco perché Reita tiene sempre delle chiavi in mano: da noi, come oggi, comandava la Francia..! REITA NEL NOSTRO DNA CULTURALE REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/3 REITA
  • 37. LE CENERI CAUSATE DALL’INCENDIO DI BOSCHI La seconda scoperta archeologica avviene in anni più recenti, quando si restaura l’attuale edificio; negli scavi si individuano grandi quantità di ceneri, mescolate a pezzi di legno non completamente combusto. L’unica spiegazione ufficiale se l’inventa Mons. Agnoletti, di Giavera del Montello. E’ un bravo storico, ma questa opera è un omaggio all’amico, neo eletto cardinale di Venezia, Giuseppe Sarto. Ipotizza che si tratti dell’incendio di boschi e questa fasulla teoria continua ad essere esibita, come oro colato, dalla comunità di Riese, vedi anche http://www.slideshare.net/sergiobernardi/cercando-giuseppe-sarto Nello stesso contesto storico Mons. Camavitto fabbrica la ridicola ipotesi longobarda per confondere la presenza gotica nel castello di Godego. IL MONUMENTO FUNEBRE SALVATO DA JACOPO RICCATI Nel 1730 l’illustre scienziato di Castelfranco vigila sulla ricostruzione del santuario, nota la lapide di Vilonius, mentre sta per essere reimpiegata nella nuova costruzione. La fa proteggere dall’oblio e ne trascrive il testo, ora danneggiato. Vilonius è stato identificato con buona attendibilità, pagano, quadrumviro di Asolo, città importante allora. Il reperto è un tipico monumento funebre, ad Altino se ne vedono moltissimi, sostanzialmente identici nel testo e nella forma. Senza lo zelo del laico Riccati tutto sarebbe rimasto nell’oscurità. Siamo nel secolo dell’illuminismo, ma nella nostra campagna, prevale l’oscurantismo clericale e l’analfabetismo. Il reperto, molto danneggiato, è rimasto all’esterno per due secoli, ora è riparato dalle intemperie, nel museo della chiesa. L. VILO NIU IIII VIR PRAEFECTUS JURI DICUNDO TESTAMENTO FIERI JUSSIT CENDROLE = CINERES = CENERI REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/4 REITA
  • 38. UN LUOGO DI CULTO DEI VENETI : L’ARA A STRATI Ai tempi dei Veneti non ci poteva essere un edifico imponente come l’attuale a Cendrole; le celebrazioni religiose avvenivano in una grande radura, possiamo immaginare qualcosa di simile all’attuale area di San Pietro a Godego, con un piccolo tempio per il celebrante. L’animale, scelto come vittima sacrificale, veniva ucciso e poi bruciato sopra un altare, utilizzando il legno come combustibile. La combustione era inevitabilmente incompleta, ma i resti non dovevano essere rimossi; perciò venivano ricoperti da uno strato protettivo (argilla?), sopra il quale veniva celebrato il rito successivo. Nei luoghi di culto ben frequentati è normale rinvenire numerosi altari ed elevati, cioè con molti strati. UNA NECROPOLI I Veneti praticavano l’incinerazione e le ceneri venivano raccolte in urne più o meno preziose, in funzione dello status del defunto. I più ricchi radunavano poi uno o più vasi in una camera protettiva, realizzata con lamine di roccia, laterizi ecc. Le ceneri dei più poveri venivano depositate direttamente nel terreno, spesso addirittura adiacenti alle inumazioni. Quest’ultima pratica è prevalente anche per i più ricchi, in una determinata epoca, molto suggestive le tombe con il defunto accanto al suo cavallo preferito. Comunque i cimiteri erano distanziati nettamente dalle abitazioni dei vivi, preferibilmente separati da un corso d’acqua, come a san Pietro, a Godego. In un tumulo, come quello di Spineda, poteva essere seppellito un personaggio guida della comunità: questa tomba invece era inserita proprio al centro del villaggio, come un monumento. COSA C’ERA A CENDROLE? REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/5 REITA
  • 39. A CENDROLE, SI ADORAVA REITA PRIMA DI MARIA? SAREBBE UN PROBLEMA? Una simile ipotesi non può essere percepita negativamente da questa chiesa del dialogo multiculturale ed interconfessionale. Ma, se ponessimo un’analoga domanda ad un fanatico dell’ISIS? Abbiamo già visto come una buona dose di oscurantismo c’era anche da noi in passato e persista tenacemente. UNA CERTEZZA IMPOSSIBILE Riassumendo quanto già dettagliato finora, la prova regina dell’antico culto, quella della pistola fumante, forse non si troverà mai. I nostri antenati erano poverissimi, i manufatti prodotti in loco erano in legno od altro materiale deperibile. Anche scavando, difficilmente gli archeologi potrebbero trovare reperti ben conservati e pienamente significativi. GLI INDIZI PRINCIPALI DEL CULTO A REITA I ritrovamenti finora accertati, presentano alcuni indizi ripetitivi. - Il culto a Reita viene sostituito da quello a Maria, evoca sempre i temi della nascita e della maternità. - Alcuni connotati pagani e non ortodossi non vengono cancellati facilmente, ma persistono per secoli - Adiacente all’area dei riti sacri c’è sempre la necropoli, vedi la lapide di Vetulonius in chiesa - La zona dei morti è separata da quella dei vivi mediante un corso d’acqua, qui l’Avenale - La zona sacra è adiacente ad un abitato, 900 metri più a nord, c’è il tumulo che lo conferma - La testimonianza è coerentemente inserita in un contesto che conferma la frequentazione della zona, lungo il corso dell’Avenale, da parte dei Veneti: il tumulo, il santuario, quindi il Castelliero di Vallà ed infine la motta di Castelfranco, sopra la quale, due millenni dopo, venne edificato il castello. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/6 REITA
  • 40. IL LEONE VENETO E LA NOSTRA DIVINITA’ REITA Veniamo dalla Paflagonia (Turchia), dove la grande madre si chiamava anticamente Cibele (= grotta), i Veneti adottarono il nome Reita (scorrere rettamente) , vicino a Rea (=scorrere), diffuso nel mondo greco. SAN MARCO I veneziani avevano una priorità assoluta per la loro sopravvivenza anche culturale: mantenere il cordone ombelicale con Costantinopoli, la regione dalla quale erano perfettamente consapevoli di provenire, ma anche la parte di mondo romano sopravissuta alle invasioni barbariche, alla quale appartenevano. La figura dell’evangelista completava perfettamente il simbolismo, con l’aspetto religioso. IL PUBE DELLA GRANDE MADRE MEDITERRANEA In tutto il mediterraneo sono comunissime le testimonianze archeologiche di un culto ad una divinità femminile, connesso al tema della riproduzione. E’ il più importante nelle società dove l’attività agricola predomina nettamente sul commercio e la guerra. Il simbolismo, che associa la testa del leone con l’aspetto esteriore dell’organo sessuale femminile, è diffuso già nella preistoria. Ci sono molte varianti di dettaglio; la dea può stare ritta sopra la schiena della belva, su un carro, un trono, tenerla al guinzaglio ecc. Altre volte il leone viene sostituito da un’altro felino, più comune in quella determinata zona. REITA ED IL LEONE DI SAN MARCO REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/7 REITA
  • 41. IL TUMULO A NORD DEL SANTUARIO TUMULO (VIA BOSCHI , SPINEDA DI RIESE) Ad un abitato corrisponde la relativa area sacra; il santuario di Cendrole è posto un chilometro più a sud. LA LINEA DI DEMARCAZIONE IDROGEOLOGICA E LA PARTENZA DELL’AVENALE In questo punto il terreno passa, abbastanza bruscamente, da ghiaioso e permeabile ad argilloso ed impermeabile, vedi Il graticolato ed il Muson, una ricognizione con google earth. L’Avenale è un canale artificiale, indispensabile per drenare l’acqua che si accumula a causa dell’impermeabilità del terreno, senza questa opera, i prai sarebbero una palude. Prosegue ad una certa distanza dal Muson delimitando con ottima precisione questa depressione. La sua presenza è un valido indizio della presenza di un insediamento abitativo. E’ posto esattamente dove inizia l’Avenale, sul cui percorso sono allineati gli insediamenti veneti della zona, dettagliati nella diap. 14. Come abbiamo visto nella diap. 3, è la sepoltura di un personaggio importante, tipicamente il capo del clan, colui che ha guidato la peregrinazione fino al nuovo insediamento. In questo caso potrebbe trattarsi di una stessa comunità , che si è distribuita lungo l’Avenale, sul suo argine sinistro. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/8 REITA
  • 42. LO SCAMBIO DEL CARTELLO SEGNALETICO IL CASTELLIERO DI VALLA SCAMBIATO CON IL TUMULO Il cartello a destra è posto proprio di fronte al tumulo, descrive esattamente il castelliero di Vallà, ovviamente, nel posto giusto, il cartello invece non c’è. 900 m Dal tumulo inizia il reticolo capillare di canali che alimen- ta l’Avenale. Contrada “Biordi” (casa di mia nonna) Anche ad Asolo i ritrovamenti veneti sono in una località omonima REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/9 REITA
  • 43. CASTELLIERO = VALLUM = VALLA’ Sulle origini del nome di Vallà non esistono dubbi: il castelliero si trova appunto nell’antica via Castelliero, ora 27 Aprile. Il vocabolo usato dai romani ne conferma la funzione militare preponderante, se non esclusiva. Via 27 Aprile Via Castelliero per 3000 anni, poi arrivarono i barbari ignoranti Muson Avenale Castelliero Via 27 Aprile REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/10 REITA
  • 44. IL CASTELLIERO SPIANATO E DEPREDATO L’AEROFOTOGRAMMETRIA DELLE MOTTE Ho letto con molto interesse il lavoro di un gruppo di appassionati, guidati dall’archeologo Peron, che provano ad utilizzare metodi moderni e non convenzionali di indagine, per integrare l’esame tradizionale dei reperti archeologici: http://www.archeologiadigitale.it/archeofoss/paper/assets/P_Il_problema_delle_motte.pdf. Ho la percezione, da profano, che questa strada sia molto feconda e da incoraggiare decisamente. La ricognizione aerea con Google Earth mi è servita per illustrare più comodamente ed efficacemente quanto letto nei libri, per questo mio lavoro divulgativo, ma mi ha fatto capire anche l’enorme potenziale di questi strumenti, se affidati a studiosi competenti. REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE3/11 REITA Sono andato a cercare le sue tracce, ma non posso garantire la mia identificazione, basata solo su qualche dubbioso riferimento dei vicini. Le dimensioni approssimative dell’area sono quelle riportate in figura, non molto discordanti da quelle del cartello posto a Spineda da qualche ubriacone e, protervamente, mai rimosso. Il rialzo del terreno è ben visibile a sud, dove si notano anche nella foto degli alberi che stanno sul bordo di un fossato, abbastanza importante per poter essere considerato funzionale al castelliero. LO SPIANAMENTO E LA DEPREDAZIONE Il resto del quadrato è stato spianato e quindi è impossibile definirne il confine esatto. Il sito è stato liberamente ed irreparabilmente depredato dai vandali in passato; certo delusi dall’insignificante valore venale delle poverissime suppellettili ritrovate, spero abbastanza ignoranti da non rendersi conto della gravità e stupidità del loro misfatto culturale. Perimetro ipotizzato da Valery e Marchetti La linea continua rappresentava il tratto più integro del perimetro NORD
  • 45. La stele trilingue è molto famosa, su una faccia c’è un testo retico con influenze etrusche. Al legame tra Veneti e Retii ho già accennato, Lagole è un esempio ancora più importante della vivacità degli scambi, anche culturali, con altri popoli. Solo un appunto ironico: chi erano questi misteriosi preromani, sempre così chiamati nella segnaletica archeologica del sito? Chiedetelo al VENETO Tito Livio, se si sentiva preromano! Ecco un perfetto esempio di arteriosclerosi del mondo accademico. IL MISTERIOSO POPOLO DEI “PREROMANI" LA STELE TRILINGUE Si fa un gran parlare di valorizzazione turistica, anche del patrimonio culturale. A Castelcies (Cavaso, TV) c’è uno splendido esempio di come si può passare dalle parole ai fatti. Queste foto sono tratte da un opuscolo che potete trovare anche in loco : “SAN MARTINO DI CASTELCIES E I SEGNI DELLA STORIA” CAPITOLO 4 IL GIOIELLO ARCHEOLOGICO DI CASTELCIES REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
  • 46. AKELON = ACELUM = ASOLO AKELON = AGO Sono stati rinvenuti diversi reperti, che meriterebbero attenzione, approfondimento, divulgazione. Akelon, è un tema caratteristico ricorrente: è l’oggetto rappresen- tato, forse il nome di un dio locale, ed anche quello della località . ANNICHILITI DAL PROVINCIALISMO Una piccola, ma raffinata comunità, con eccellenti frequentazioni intellettuali internazionali. La promozione culturale è affidata ad un gruppo di giovani che speri- mentano un approccio innovativo. Ahimè, trovano irrilevante il tema della propria origine, dell’identità. L’età anagrafica non garantisce la vitalità delle idee, se è zavorrata dal conformismo. PADOVA Asolo Bassano L’origine di Asolo è raccontata egregiamente da don Luigi Comacchio, benemerito storico cittadino: “Dalla preistoria alla storia fino al 49 a.c. - vol. 1- 2”. I SITI ARCHEOLOGICI DEI VENETI Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
  • 47. LA STORIA SCRITTA SUL MARCIAPIEDE Come dei poveri ed ignoranti orfanelli, gli Asolani hanno aderito ciecamente alla versione storica raccontata dai loro “genitori adottivi”, dimenticando la loro ascendenza di Veneti. Le piastre di Via Forestuzzo, presentano al turista una città venuta alla luce solo con l’annessione a Roma.
  • 48. AKELON PADOVA CONTRO ROMA Secondo le fonti letterarie la prima è stata fondata nel 1185 a.c. Roma nel 753 a.c. Si è dibattuto a lungo sull’attendibilità dei racconti mitici, è certo che la narrazione rispondeva ad obiettivi celebrativi o pedagogici, apertamente dichiarati dallo scrittore di storia. La versione edulcorata non mente sulla cronologia e l’essenza delle vicende narrate: l’archeologia trova spesso delle verifiche sorprendentemente precise. In particolare, la verità storica delle origini del popolo Veneto, la sua provenienza dalla Turchia, i tempi del suo insediamento in Veneto, presentano elementi molto meno controversi rispetto alle stentate ed oscure, vicende di Roma. Ritengo irrilevante ogni battibecco su eventuali differenze nel livello di civiltà tra Padova e Roma. AKELON Sull’origine di Asolo basta leggere il libro di Luigi Comacchio, benemerito storico cittadino: “Dalla preistoria alla storia fino al 49 a.c. - vol. 1- 2”, disponibile in tutte le biblioteche della zona. L’opera è abbastanza datata, ma, quello che scrive su Asolo preromanica, l’archeologia l’ha poi confermato e continuamente arricchito nel tempo. Subito dopo Este e Padova, Akelon e la vicina Montebelluna, sono molto importanti nella storia dei Veneti: insieme con Feltre, Mel e soprattutto Lagole, disegnano la rete di scambi, anche culturali, tra il mondo retico e veneto, tra nord e sud dell’Europa.
  • 49. L’enorme sviluppo economico e sociale che ha accompagnato, in tutta l’Italia, le rapide conquiste dell’impero romano, ha vivacizzato ed arricchito la vita di Akelon, felicemente rinominata Acelum. Le testimonianze archeologiche sono inequivocabili: importante municipio romano, la città diventa poi anche sede episcopale per un’area vastissima. Allora Treviso era ancora una realtà insignificante. Poi la capitale operativa dell’impero passa da Roma a Milano (per l’occidente); l’interfaccia strategica è sulla frontiera, verso nord est, a contrastare le ondate di invasori. Treviso entra nella storia nel 541 d.c. : i Goti eleggono re Totila, che comanda un presidio in quella zona. Sono a casa loro qui, almeno dal 410 d.c., quando sono transitati per la via Postumia, per andare al sacco di Roma: certamente presidiano anche l’importante e vicino castello di Godego, sulla stessa direttrice. Chi non conosce la storia faticherà a crederlo, ma è molto probabile che fossero qui, negli stessi posti, anche prima del 410 d.c., però al soldo di Roma. Asolo invece decade molto lentamente, il vescovo di Treviso rimpiazza quello di Asolo nel 969 d.c. LA CIVILTA’ PREROMANICA E LA DELUSIONE DI COMACCHIO Gli storici veneti soffrono di un incredibile provincialismo, quanti appassionati vanno in deliquio per ipotetiche vestigia romane ( ah il mitico graticolato …) e disdegnano l’impronta veneta! Perfino Comacchio! Confessa la sua delusione quando, avendo individuato delle tombe in località “Biordo”, si accorge che i reperti appartengono ad un’epoca più oscura, cioè antecedente a quella romana! GLI ASOLANI ED IL RIGETTO DELLA PROPRIA IDENTITA’ Caterina Cornaro, Bembo, Duse, D’Annunzio tra gli italiani, Browning, Freya Stark tra gli stranieri. Una frequentazione così anglofila e snob, da far rinnegare le proprie radici? ACELUM CONTRO TARVISIUM CASTELLO DI GODEGO STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE REITA, I RETII, RIESE ←Cliccare qui per argomenti correlati
  • 50. Tumulo Spineda Santuario Cendrole Canale Avenale Castello Retii Riese Castelliero Vallà Via Aurelia Motta Castelfranco Via Castellana Castelliero Godego Santuario Crocetta Necropoli Motta Godego Castelliero Castion Mottinello Akelon Via Pagnana Muson ViaPostumia Il racconto del territorio esplorato con Google Earth Per temi analoghi, clicca a pag. 4 I Veneti dei “Prai”
  • 51. L’insopportabile provincialismo degli eruditi Veneti La civiltà romana è superiore a molte altre, perché ha saputo perseguire i suoi obiettivi imperialistici con una insuperata larghezza di vedute, rispettando in pieno le identità locali. Invece, la chiesa prima, il risorgimento ed il fascismo poi, hanno puntato sull’unificazione globalizzante del pensiero e della percezione della propria identità. Questo lavaggio del cervello ha prodotto un millenario ed avvilente complesso d’inferiorità nei nostri eruditi. Cercano ovunque tracce della colonizzazione romana, anche a sprezzo del ridicolo. Google Earth contro tonnellate di scartoffie Come mezzo d’indagine, vale tutte le elocubrazioni dei nostri eruditi su un cippo o su un oscuro ed antico documento, che attesterebbe, secondo loro, graticolati romani, qua e là, nel Veneto. La ricognizione dall’alto consente addirittura di misurare, con sufficiente precisione, il lay out della nostra campagna, non solo i campi, ma anche i fossi, i cavini ecc. Il graticolato romano di Borgoricco appare ben visibile ed integro, fin nei dettagli. Trovare la stessa ortodossia geometrica nel resto della pedemontana è come cercare un ago nel pagliaio, ho dei dubbi anche su una piccola area, adiacente alla via romana Aurelia, a Riese. Per altri documenti, i links sono a pag. 4
  • 52. POGGIANA = POLJANA = CAMPI COLTIVATI L’Iliade e l’Odissea raccontano un mediterraneo orientale culturalmente molto interconnesso ed abbastanza omogeneo , anche sulle coste dell’Adriatico. Arriviamo qui 4 secoli prima della fondazione di Roma, proveniamo dalla Paflagonia (Turchia). Polis, nel greco arcaico, indicava semplicemente un insediamento agricolo, campi coltivati, spesso distinto da un territorio circostante non colonizzato, impervio, arido o paludoso ecc. Attorno a questo primo nucleo, si sviluppavano poi le polis, con le multiformi attività. Polje, in alcune lingue slave, significa appunto “campo coltivato”, Poljana è il suo plurale. Il territorio, evidenziato nel perimetro verde, è l’unico, straordinariamente fertile, di tutta la zona dei “prai”, ovvero dell’area compresa tra il corso dell’Avenale ed il Muson, fino alla motta di Castelfranco
  • 53. L’”IGNORANZA” DEI CASTEANI (-1) I suoi abitanti dimostrano oggettivamente totale disinteresse, ignoranza, per questa strana, enorme, piattaforma di terra, sulla quale i Trevisani hanno costruito poi il loro castello, intorno al 1200 d.c. Un flop strategico, una fortificazione che nasce del tutto obsoleta, trascurata subito dalle cronache, che, già nel 1229, si diffondono maggiormente sul vicino castello di Godego, raso al suolo. (-1) Checchi Battiston, studioso coraggioso e solitario, arriva a datare una “vera da pozzo”, che risulta risalire al 1200 a.c. il periodo in cui, secondo lo storico padovano Tito Livio, siamo arrivati qui, dalla Paflagonia. TUTTO PICCO E PAEA: UN MANUFATTO ANTICHISSIMO Un’opera molto imponente, se correlata ai mezzi disponibili ed al livello di popolamento stimabile in zona. Una forma relativamente standardizzata, simile a quella delle vicine, di Godego e Cittadella. Disposte su una traiettoria est-ovest, parallela alla Postumia romana ed anche ad un altro allineamento di insediamenti Veneti: Mottinello, Castion, Godego, Vallà ecc. Le fosse sono alimentate dall’Avenale, canale artificiale, elemento centrale di questa antropizzazione del territorio. Chi ha realizzato questa struttura? I preromani? I celti? La città vanta una massa imponente di letteratura erudita sul proprio passato recente, come interpretare questo abnorme, totale, disinteresse per le proprie origini? LA MOTTA “IGNORATA” A CASTELFRANCO VENETO CASTELLO DI GODEGO STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE REITA, I RETII, RIESE ←Cliccare qui per argomenti correlati
  • 54. I VENETI NEI “PRAI” ? LA “BEA VENESIA” I prai occupano una zona posta tra il Muson e l’antico canale Avenale, il quale parte dal tumulo di Spineda, delimita la zona sacra di Cendrole, passa accanto al Castelliero di Vallà, alimenta le “fosse” di Castelfranco. Si chiamano “Bea Venesia” tutte le contrade tratteggiate, ma anche la via che costeggia l’Avenale. IL CONTESTO ED IL TERRITORIO La zona è fortemente antropizzata, appare particolarmente adatta all’attività tipica dei Veneti: l’allevamento. La povertà di testimonianze archeologiche classiche stimola approcci innovativi, come la vista aerea. “Google Earth” conferma la perfetta, integra, centuriazione di Borgoricco e ridicolizza gran parte delle altre, ipotizzate in base a qualche scartoffia, su altre località della pedemontana. A NE di Riese si riconosce una zona, limitata, ordinata per centurie, ma lo sapevate che anche il campo veneto ne è un perfetto sottomultiplo, esattamente come lo jugero romano? I VENETI DELA “BEA VENESIA”, OVVERO DEI “PRAI”, LUNGO L’AVENALE Google Earth è ben più autorevole e preciso delle polverose scartoffie degli eruditi. Le testimonianze, tutte ignorate, dei nostri antenati, sono disposte lungo l’Avenale, canale artificiale antichissimo, che parte dal tumulo di Spineda, delimita la zona sacra di Cendrole, passa accanto al Castelliero di Vallà, alimenta le “fosse” della grande motta di Castelfranco, sempre ignorata dagli eruditi castellani. Si chiamano suggestivamente “Bea Venesia” sia la contrada presso il tumulo che quella in prossimità del Castelliero, ma anche la via che costeggia l’Avenale, nonché l’abitato, fino a Castelfranco. IL GRATICOLATO ROMANO A BORGORICCO E FORSE, VICINO AL CASTELLO DI RIESE Certo la vista aerea conferma la perfetta integrità del modello di graticolato romano di Borgoricco, molti dubbi per tutti gli altri: a nord-est del castello di Riese c’è una porzione di territorio con il lay out della centuria, ma le dimensioni dei campi sono più compatibili con quello trevigiano che con lo jugero romano. Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson Per una panoramica che include anche i temi ambientali visita il link: http://rivemuson.wordpress.com 1 motta Canale Avenale Muson Tumulo Spineda Santuario Cendrole Castelliero Vallà “Biordi”: qui la contrada/famiglia di mia nonna, con lo stesso nome, ad Akelon, l’Asolo “Veneta”1 clicca qui
  • 55. I ROMANI NON HANNO COLONIZZATO IL VENETO Bisogna mettersi in testa, una volta per tutte, che non c’è mai stato un significativo dislivello culturale tra Veneti e Romani, neanche ai tempi della pacifica annessione. E’ ridicolo pensare che i nostri avi abbiano atteso stupefatti l’agrimensore romano, per imparare a disporre in modo razionale i loro terreni, con i fossi, i cavini e tutto il resto. E’ ragionevole pensare che il lay out del primo colonizzatore sia rimasto intatto fino ai nostri giorni, quale vantaggio poteva giustificare una standardizzazione per tutto l’impero? Quando le misure odierne dei nostri campi non coincidono con lo jugero, ma con quelle del “trevigiano”, non c’è margine di dubbio. Tra l’altro, entrambi sono perfetti sottomultipli della centuria. I romani hanno scelto episodicamente la magnifica zona di Borgoricco, per realizzare la loro “lottizzazione”, per ricompensare i loro veterani. Non è dimostrato che si siano dedicati sistematicamente alla colonizzazione agricola del Veneto. Oltretutto, il nostro povero territorio pedemontano, non era certo appetibile in questo senso. Invece hanno investito molto sulla viabilità, la loro priorità era quella di attraversare un territorio amico con la massima sicurezza e velocità. PREMESSA LA BEA VENEZIA
  • 56. INDICE Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com TITOLO UNA STORIA DEL TERRITORIO I PRAI, TUTTA COLPA DEL PIAVE LE SVOLTE A EST DEI FIUMI I FIUMI VENETI ALTIMETRIA DAL BRENTA AL PIAVE I VENETI AI BORDI DEI PRAI I PRAI, UN POSTO PER ALLEVARE CAVALLI UNA STRETTA FASCIA FERTILE PER LA BRENTELLA BISOGNA RINGRAZIARE VENEZIA IL MUSON COM’ERA E COM’E’ IL SELVAGGIO ED IMPRATICABILE MUSON DAL MUSON FUTURO A QUELLO DELLA BONIFICA DOPO LA PRIMA BONIFICA E’ RITORNATO SELVAGGIO COM’ERA NELLE MAPPE DEL 1842 UN RELITTO DEL 1842 PAGINA 1 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 2 2/1 2/2 2/3 2/4 2/5 LA BEA VENEZIA
  • 57. INDICE TITOLO L’INVESTIMENTO DI VENEZIA I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON LE GRANDI OPERE IDRAULICHE IL MUSON DI MONFUMO ENTRA NEL BRENTA A PADOVA ALTRI INTERVENTI DI VENEZIA I GRATICOLATI: BORGORICCO E RIESE GOOGLE EARTH TRACCE DI GRATICOLATO TRA IL MUSON ED IL BRENTA? CAMPOSANPIERO:LA CENTURIAZIONE TERMINA BRUSCAMENTE LA CENTURIA ED I SUOI SOTTOMULTIPLI A BORGORICCO : CENTURIAZIONE MOLTO INTEGRA CENTURIA A RIESE: FORSE UN’AREA RISTRETTA DIFFICILE RICONOSCERE LO JUGHERO SPAZZARE VIA QUALCHE LUOGO COMUNE PAGINA 3 3/1 3/2 3/3 3/4 4 4/1 4/2 4/3 4/5 4/6 4/7 4/8 4/9 Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com LA BEA VENEZIA
  • 58. CAPITOLO 1 UNA STORIA DEL TERRITORIO IL MUSON NASCE DA UNA DEPRESSIONE Il Brenta ed il Piave hanno cercato la via verso il mare camminando sopra i propri depositi alluvionali. Al centro tra i due si è formata una vasta depressione, che è stata ormai quasi colmata dagli ulteriori apporti dei due fiumi. Stiamo parlando di eventi geologicamente abbastanza recenti. Una fitta rete di corsi d’acqua seguiva, in modo molto variegato, la doppia pendenza verso il centro dell’avallamento e verso il mare. Il Muson, raccoglie tutti questi affluenti; in passato intercettava anche un corso omonimo, le cui acque sgorgano dalle risorgive, nella zona di San Martino dei Lupari. A CamposanPiero i veneziani hanno separato l’acqua pulita di risorgiva, che continua nel vecchio percorso, deviando quelle più cariche di depositi alluvionali nel Muson dei Sassi. LA BEA VENEZIA
  • 59. I PRAI, TUTTA COLPA DEL PIAVE Il Piave proseguiva diritto verso la zona di Treviso. Montello Sile vecchio corso Brenta Muson Il Piave passava per Treviso; il Sile, da quel punto, è il suo vecchio alveo. La deviazione del Montello e dei colli asolani, fu causata dalla diga formata dai suoi stessi depositi. Scherzando si potrebbe dire che, se il Piave avesse mantenuto l’antico tragitto, “avrebbe finito il lavoro” e la depressione dei prai sarebbe stata colmata. Piave 1/1 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 60. LE SVOLTE A EST DEI FIUMI Piacenza Mare 50 km 100 km 150 km ALTITUDINE ( metri s.l.m.) LOCALITA’ ALPI PO APPENNINI PIACENZA 120 67 146 50 150 27 40 100 37 17 57 150 15 5 24 MARE 30 -2 5 L’ALTIMETRIA DELLA PIANURA PADANA E’ insensato parlare di graticolato e quindi di colonizzazione, senza avere una conoscenza minima del suolo Anzitutto bisogna fare i conti con i fiumi e con il loro impatto sul territorio, sappiamo con certezza quanto fossero determinanti per gli insediamenti dei nostri progenitori. I fiumi del Veneto hanno tutti lo stesso comportamento. Si immettono nella pianura, mantenendo, per un certo tratto, la traiettoria con la quale sono usciti dalle valli alpine, poi tendono a svoltare ad est. Lasciando agli esperti una completa e rigorosa spiegazione scientifica dei singoli casi, è evidente che diminuendo la pendenza nord-sud, comincia a manifestare i suoi effetti quella ovest-est. Le deviazioni non avvengono solo in lontane ere geologiche. Este, con Padova la più importante città dei Veneti, sorse e prosperò per secoli sull’Adige, che fece una brusca deviazione nel 589 d.c. 1/2 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 61. I FIUMI VENETI ALTITUDINE ( metri s.l.m.) DISTANZA MARE (Km) PEDE MONTANA ADIGE PO 120 128 128 17 100 76 76 14 78 102 10 7 53 60 4 3 24 34 0 0 MARE 8 -3 -3 L’ALTIMETRIA La deviazione dell’Adige avviene bruscamente in prossimità del Po. E’ evidente che in quel punto la pendenza nord-sud e quella ovest-est sono molto vicine e quindi fattori meno evidenti ed elementari possono decidere il tragitto. Se si esamina nel dettaglio il terreno, nel tratto in cui i due fiumi corrono paralleli, non si misurano significative differenze di livello. Quasi come si fossero mantenuti a distanza, grazie agli argini prodotti dal materiale da loro stessi trasportato. Verona Mare 1/3 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 62. ALTIMETRIA DAL BRENTA AL PIAVE I CAPRICCI DEL PIAVE Come illustrato nella diap. precedente, ho rappresentato qui, nei grafici altimetrici, il profilo da un fiume all’altro, i corrispondenza dell’inizio, metà e fine dell’Avenale. Mentre il Brenta ha colmato la depressione, il Piave, allontanandosi, ci ha lasciato in eredità, tra l’altro, una specie di palude, che noi chiamiamo affettuosamente “ i prai”. L’altimetria deve essere una chiave fondamentale per interpretare tutta la struttura fluviale e, nella fattispecie, le due brusche deviazioni del Muson verso a est, prima a Godego e poi a Camposanpiero. Come vedremo meglio, sono stati i veneziani a raddrizzarne il percorso verso Padova. Muson, 71slm Montello Metà Avenale Fine Avenale prai prai prai Inizio Avenale 56 44 54 65 80 11 26 45  BRENTA PIAVE  1/4 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 63. ALTIMETRIA DEI PRAI (metri s.l.m.) LOCALITA MUSON DEPRESSIO- NE MASSIMA (1) AVENALE (2) VIA CASTELLANA VIA AURELIA TUMULO 67 65 66 68 75 POGGIANA 61 59 61 59 63 VALLA 54 48 52 53 53 POSTUMIA 48 43 46 45 43 I VENETI AI BORDI DEI PRAI (1) Il punto più basso tra Muson ed Avenale (2) Il punto più alto sull’argine sinistro dell’Avenale dentro una fascia di 200 m. L’Avenale non scorre al centro della palude dei Prai, ma sul suo bordo sinistro, rispetto al Muson. Sull’argine stesso o pochi metri più a est, l’altitudine aumenta nettamente. Procedendo verso la via Castellana e l’Aurelia, l’aumento in tabella pare trascurabile. In realtà si alternano ulteriori avallamenti, a profondità decrescente, a tratti pianeggianti, che rimangono sopra il livello del piano campagna sul Muson. I romani, scegliendo il tragitto dell’Aurelia, sono andati sul sicuro ed hanno scelto il massimo risparmio, come investimento. Hanno scartato, come meno sicura e più onerosa, anche la via Castellana, usata probabilmente dai Veneti e dai Retii del castello di Riese. Tumulo Spineda Poggiana Vallà Via Postumia 1/5 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 64. I PRAI, UN POSTO PER ALLEVARE CAVALLI Il terreno presenta un’altimetria molto irregolare, però le singole e grandi aree, ben recintate, sono abbastanza planari, come dovevano essere normalmente i prati, se era prevista l’irrigazione. Un reticolo complesso e fitto di canali assicura un perfetto drenaggio delle acque piovane. Alcuni di questi sono larghi e profondi, altri molto meno, la direzione della pendenza varia continuamente inseguendo la grande irregolarità del terreno. Qualche volta sono delimitati da siepi, su entrambi i lati, altre da alberature imponenti ed impenetrabili. Insomma non è affatto un territorio selvaggio, ma invece fortemente plasmato dall’uomo. I nostri antenati hanno fatto un lavoro imponente, pico e paea. Qui i romani non hanno messo il naso. Come ci campavano i nostri progenitori? Perché le loro testimonianze in zona sono tutte disposte lungo l’Avenale? Le vaste aree, ben recintate, servivano per i loro famosissimi cavalli? 1/6 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 65. Se nei prai, tra Muson ed Avenale, la depressione e l’impermeabilità del terreno poteva consentire solo il pascolo, andando verso est il suolo diventa meno impermeabile e più fertile. Proseguendo verso EST, la permeabilità del terreno aumenta troppo ed il terreno diventa arido. UNA FASCIA FERTILE MOLTO STRETTA ATTORNO ALLA VIA CASTELLANA La via Castellana (verde) è al centro di questa fascia e collega tutti i centri della zona. Lungo il suo tragitto, a Riese, c’è il castello dei Retii; popolo che condivideva con noi lo stesso culto a Reita. Livio ipotizza che fosse, almeno in parte, composto anche da Euganei, sospinti dall’arrivo dei Veneti, verso la parte montana. I Veneti, oltre che allevatori, erano anche ottimi coltivatori: non hanno certo atteso l’agrimensore romano per disporre con ordine i pochi campi fertili. A NE del castello di Riese, si evidenzia nettamente una zona centuriata, sappiamo che la guarnigione normalmente godeva dell’assegnazione privilegiata di terre per le famiglie al seguito. Dunque la colonizzazione può benissimo risalire al tempo dei Retii, era una consuetudine diffusa, non certo una peculiarità dei romani. Come vedremo in seguito, il campo veneto è un perfetto sottomultiplo della centuria e i campi attuali sono decisamente più vicini alle nostre misure. 1 2 3 1: Prai 2: Tra Avenale e la via Aurelia 3: Ad est della via Aurelia Derivazione Brentella dal Piave Via Castellana 1/7 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 66. PER LA BRENTELLA BISOGNA RINGRAZIARE VENEZIA I romani non erano sentimentali ed idealisti, come fantasticano certi “storici”, loro ciechi estimatori, odierni. La scelta di Borgoricco, per realizzare il graticolato, fu un ottimo investimento, per garantire il giusto compenso ai loro veterani: il minimo costo con il massimo rendimento. ROMA NON SI E’ OCCUPATA DI NOI Ad est della via Aurelia (zona 3 della diapositiva precedente), la permeabilità aumenta in fretta. I terreni inaridiscono, la siccità ha penalizzato drammaticamente, per millenni, i raccolti. Nel 1436, Venezia diede il via a questo grandioso sistema irriguo. L’acqua viene prelevata a Fener, sul Piave e distribuita su tutta la provincia di Treviso. Nel team romano, che ha progettato la via Aurelia, l’esperto agrimensore deve essere stato snobbato da tutti; i committenti avevano ben altre priorità che colonizzare il suolo. Il tragitto è spostato ad est rispetto ai centri abitati e non scorre al centro, ma piuttosto ai margini, della fascia più fertile. Aurelia Castellana 1/9 UNA STORIA DEL TERRITORIO LA BEA VENEZIA
  • 67. CAPITOLO 2 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ Inutile cercare un passato glorioso nel nostro territorio, certamente poverissimo. Nulla che potesse attrarre gli eserciti o gli investitori, adatto alla vita più primitiva di cacciatori e allevatori. In passato le zone acquitrinose od esposte a frequenti e prolungati allagamenti erano molto più vaste di oggi. I nostri antenati si difendevano molto poveramente innalzando terrapieni, le motte o realizzando fittissime reti di canali, i prai. Il paesaggio agricolo attuale è un frutto piuttosto recente dell’attività umana. La radicale trasformazione ebbe inizio con gli investimenti veneziani, quando la ricca repubblica, in declino, si ricordò dell’esistenza della sua terraferma. LA BEA VENEZIA
  • 68. IL SELVAGGIO ED IMPRATICABILE MUSON CONTESTUALIZZARE LE TESTIMONIANZE DEL PASSATO Il linguaggio del territorio ci può aiutare a comprendere il nostro passato molto meglio di tutti i cocci e le monete “romane” rinvenute finora nella nostra zona. Sono eloquenti gli umili manufatti dei nostri antenati, imponenti considerando la povertà dei mezzi. I diversi tipi di terrapieno, ciascuno con la sua funzione specifica, sono tipici delle culture terramaricole. Può essere istruttivo vedere le numerose motte, in alcune zone,sulle sponde del Po. Un caso limite, dove diventano una protezione sistematica dei villaggi dalle inondazioni. LA SCAPESTRATA GIOVINEZZA DEL MUSON Ho trascorso la parte più bella della mia infanzia nei pressi del torrente: l’alveo era molto meno profondo, più irregolare, ostruito da una vegetazione selvaggia, mancavano gli argini rialzati che vediamo adesso. Gli allagamenti interessavano zone molto più ampie di quanto possiamo immaginare oggi. I tentativi di regolamentarlo sono costantemente documentati nella nostra zona, ma solo a partire dal 1000 d.c. In generale il risultato era sconfortante, il primo intervento efficace avvenne nel dopoguerra, grazie alla sollecitudine dell’On. Maria Pia Del Canton. LA PERMEABILITA’ DEI SUOLI ED IL MATERIALE ALLUVIONALE DEL PIAVE Il Brenta, con i suoi apporti, ha colmato la depressione iniziale dove scorreva il Muson, il Piave no (diap. 1). I prai sono una conseguenza evidente. Anche la permeabilità locale dipende dalla dinamica degli apporti alluvionali: il materiale più grosso si ferma prima, poi si stratificano le ghiaie, man mano più fini, alla fine si deposita il limo. Semplificando brutalmente, la permeabilità diminuisce allontanandosi dal Piave e viceversa, quindi l’avallamento dei prai ha anche l’aggravante di trattenere a lungo le acque. 2/1 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
  • 69. DAL MUSON FUTURO A QUELLO DELLA BONIFICA L’aspetto attuale aiuta molto ad immaginare il fiume come apparve dopo la prima bonifica, patrocinata dall’on. Maria Pia Dal Canton, di Possagno, nel dopoguerra. In figura sottolineo le differenze principali. Gli interventi attuali avvengono gradualmente negli anni e quindi si alternano tratti come questo ad altri inselvatichiti. Il Muson era un torrente, ora è un fiume! Asciutto per una parte dell’anno, la portata molto discontinua, mediamente inferiore a quella attuale Il primo intervento raddrizzò l’alveo e l’allargò, ma meno dell’intervento odierno Il materiale asportato venne usato per realizzare un argine rialzato rispetto al piano della campagna per circa 1 metro. Per la prima volta, sulle rive, chiunque poteva passeggiare comodamente. Allora la vegetazione arborea venne drasticamente eliminata, poi è ricresciuta quasi come prima. Questo documento è inserito in un’antologia di argomenti di storia locale al link: http://www.slideshare.net/sergiobernardi/la-storia-sulle-rive-del-muson Invece una panoramica che include anche i temi ambientali si trova al link: http://rivemuson.wordpress.com 2/2 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
  • 70. DOPO LA PRIMA BONIFICA E’ RITORNATO SELVAGGIO Ecco il Muson ritornato selvaggio, molto simile a come lo ricordo, prima della bonifica del dopo guerra. Questo è un tratto con due curve a 90°, assurdamente intervallato ad altri, sontuosamente bonificati. Per una ricostruzione corretta, bisogna immaginarlo con poca acqua, limpida, niente schiuma, sassi bianchi!! L’argine rialzato è ritornato impraticabile, cacciatori e cercatori di funghi esclusi. La vegetazione arborea si è riappropriata degli argini, più prepotente di prima. 2/3 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
  • 71. COM’ERA NELLE MAPPE DEL 1842 Dalla più remota antichità e fino al dopoguerra, non potevano esistere, lungo le rive del Muson, sentieri praticabili dalla gente normale, quindi esclusi ragazzi, cacciatori, malviventi ecc. La strada più sicura e vicina rimase sempre l’antica via Pagnana. L’aspetto attuale è frutto di un radicale intervento, patrocinato dall’ on. Maria Pia Dal Canton, gli argini sono stati rinforzati e rimodellati, la vegetazione arborea completamente eliminata. Solo in quel momento le rive diventarono percorribili, proprio come due comodi sentieri. Dopo qualche decennio di totale incuria, la vegetazione riprese in parte il sopravvento. L’alveo era molto più ampio ed irregolare di oggi, come si può vedere nella mappa. Gli straripamenti erano molto frequenti, catastrofici e modificavano spesso il suo percorso. corso attuale corso del 1842 ViaCallalta,Loria Poggiana un tratto del vecchio alveo è ancora visibi- le, diap. seguente 2/4 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
  • 72. UN RELITTO DEL 1842 Ho sovrapposto una mappa del 1842 con il percorso attuale, alla ricerca di qualche tratto abbandonato, ma ancora riconoscibile, di quell’epoca. Questo mi pare attendibile, anche se forse è stato in parte modificato e riempito. In ogni caso, è accertato che, in passato, in un greto molto ampio, uno od anche più corsi d’acqua, molto meno profondi di oggi, cambiavano volubilmente tracciato, quasi ad ogni piena. attuale 1842 2/5 IL MUSON COM’ERA E COM’E’ LA BEA VENEZIA
  • 73. CAPITOLO 3 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA Simmetricamente alla sudditanza psicologica per la “colonizzazione romana”, il veneto tende spesso a sottovalutare la positiva presenza degli imprenditori veneziani nel nostro territorio. Le testimonianze sono evidentissime ed impreziosiscono il nostro paesaggio con le numerose ville, costruite per il piacere dei padroni, ma anche multiforme fonte di reddito per la popolazione locale. Per valorizzare i propri investimenti e per proteggere la laguna dall’insabbiamento, Venezia operò molte bonifiche idrauliche, grandiose se le proporzioniamo alle risorse tecniche di allora. Quanta fatica oggi, per trovare i soldi per modestissimi interventi di messa in sicurezza di qualche corso d’acqua. LA BEA VENEZIA
  • 74. I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON Le vie Castellana e Pagnana (colore verde) collegano i paesi sulle due sponde del Muson ben prima dei romani, che si sono tenuti ad una maggior distanza con la via Aurelia. Però gli insediamenti veneti noti, nella direttrice nord-sud, sono addirittura lungo l’Avenale. Nella direzione nord-sud, gli insediamenti lungo l’Avenale, a partire dal tumulo di Spineda, poi Cendrole, il Castelliero di Vallà ed infine la Motta di Castelfranco, sopra la quale venne costruito l’attuale castello nel 1200 d.c. Nella direzione est ovest, linea verde,il castelliero di Vallà, il santuario della Crocetta, le necropoli di via Casoname, i castellieri di Castion e di Mottinello. Le vie romane, Postumia ed Aurelia ben lontane dai “Prai” Motta > Castello (Castelfranco) 3/1 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
  • 75. LE GRANDI OPERE IDRAULICHE: IL MUSON DEI SASSI Abbiamo appena visto la Brentella, un’opera volta valorizzare la resa del suolo e quindi anche gli introiti di Venezia. Anche i numerosi e grandiosi interventi sui percorsi fluviali erano finalizzati al vantaggio della Serenissima, che mirava, in questo modo, a rallentare l’interramento della laguna. Dobbiamo essere grati alla sua lungimiranza, perché questi investimenti migliorarono enormemente la nostra economia e la qualità della vita. Il Muson di Monfumo trasporta molto materiale alluvionale, mentre il ramo, con lo stesso nome, che proviene dalle risorgive di San Martino dei Lupari ha delle acque molto limpide. I due rami si incontravano a Camposanpiero e proseguivano verso Mirano ( Muson vecio). Venezia deviò solo le acque del Muson di Monfumo, che adesso proseguono fino ad immettersi nel Brenta. Invece il ramo di risorgiva continua a percorrere il vecchio alveo. Montebelluna Asolo Padova Astego Muson di Monfumo San Martino dei Lupari Brenta Camposanpiero 3/2 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
  • 76. IL MUSON DI MONFUMO ENTRA NEL BRENTA A PADOVA 3/3 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
  • 77. Ecco una parte delle numerose ed importanti opere idrauliche realizzate dai veneziani, anche, ma non solo, per tutelare la città: quanti battibecchi e scaricabarile per un minimo di manutenzione preventiva oggi. ALTRI INTERVENTI DI VENEZIA Muson di Monfumo  Muson dei sassi http://it.wikipedia.org/wiki/Brenta 3/4 L’INVESTIMENTO DI VENEZIA LA BEA VENEZIA
  • 78. CAPITOLO 4 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE La rilevazione con google earth è molto valida per riconoscere ad occhio ed anche per validare con sicurezza, non solo le dimensioni della centuria, ma anche quelle dello jughero a Borgoricco. Il fatto è che, sia lo jughero romano che il campo trevisano, pur avendo misure nettamente diverse, sono sottomultipli della stessa forma quadra, la centuria (500000 m2). Per esempio, in una zona ristretta vicino all’antico castello di Riese, si riconosce con buona sicurezza la forma della centuria, ma i sottomultipli sono piuttosto simili al campo trevisano. LA BEA VENEZIA
  • 79. Montebelluna Asolo Castelfranco (1) Astego Motte Muson Monfumo Brenta S. Martino dei Lupari Sile Piave (1) difficile ritrovare il tragitto dell’Aurelia qui Padova Treviso GOOGLE EARTH
  • 80. TRACCE DI GRATICOLATO TRA IL MUSON ED IL BRENTA? A nord, gli insediamenti dei Veneti sono distribuiti, sulla strada Asolo-Bassano (Angarano). Nelle stesse località, a parte Asolo, molto importante, si avvicendano modeste testimo- nianze di epoca romana, la più nota forse è il sarcofago di Caio Vettonio, a sant’Eulalia. A nord della Postumia, le strade sono in genere parallele a questa via, ma anche alla più antica direttrice degli insediamenti veneti, vedi diap. 25. La distanza tra queste vie non presenta una minima coerenza con un’ipotetica centuriazione. 4/2 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 81. CAMPOSANPIERO:LA CENTURIAZIONE TERMINA BRUSCAMENTE Centuria a CampoSanpiero Muson vecio BORGO RICCO Il solito provincialismo esterofilo! Qualche erudito afferma che il nome è di origine tedesca, invece è latino ed è coerente con lo sviluppo della centuria in quella zona. I “borghi” romani sono gli antenati dei castelli medioevali, una fortificazione al centro di un territorio donato a delle milizie, con il duplice compito di coltivare le terre e di difendere militarmente il territorio. Ovviamente queste iniziative abbondavano in zone ostili, esposte agli attacchi dei barbari, come in Germania, dove è così diffuso il termine “Burg”. http://it.cukwiki.com/wiki/ 4/3 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 82. LA CENTURIA ED I SUOI SOTTOMULTIPLI CENTURIA “VENETA” (5000 x 7 X 14)  500000 m2 scala 1: 10000 7x14 campi trevisani 2 CAMPI = 1 ETTARO = (100 X100) = 10000 m2 CAMPO TREVISANO 50x100 = 5000 m2 scala 1:2000 CENTURIA ROMANA (711,6 X 711,6)  500000m2 10 x 20 jugeri scala 1: 10000 JUGERO 35,6X71,2 = 2500 2 JUGERI = 1 HEREDIO= (71,16x71,16 ) = 5000 m2 scala 1:2000 Come misuravano la terra i Veneti e gli altri popoli italici? Certo non hanno aspettato i romani per suddividere i loro campi. Districarsi nella forsennata diversifica- zione, da una provincia all’altra, probabilmente sopravissuta ai probabili sforzi di standardizzazione di roma, farebbe impazzire anche il più fanatico degli eruditi. Per esempio, oggi approssimiamo a 5000 m2 il campo trevisano, mentre la sua misura esatta dovrebbe essere pari a 5204,69 m2. In realtà l’errore tra la centuria alla “Veneta” e quella alla “romana” è molto minore in “piedi” di quanto appaia dopo l’arrotondamento in metri. Interessante la compatibilità delle due unità misura, entrambe sottomultipli dello stesso modulo quadrato. 4/4 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 83. A BORGORICCO : CENTURIAZIONE MOLTO INTEGRA scala 1:44530 campo jugero perimetro = 2823 ; 2823/4= 706 m Lato nominale = 712 m L’orientamento, l’ortogonalità, le misure della centuria sono perfettamente integre. Più complesso capire l’evoluzione dei sottomultipli, campi o jugeri? In questo caso, considerando la rozzezza della mia verifica, mi pare decisamente ben conservata la misura romana. campocampocampocampo campo campo campo jugero jugero jugero jugero jugero jugero jugero jugero jugero 4/5 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 84. CENTURIA A RIESE: FORSE UN’AREA RISTRETTA dove il graticolato è più visibile Centuriazione invisibile La suddivisione segue forse più l’orientamento del Muson. Un ordinamento ortogo- nale all’Aurelia visibile in qualche punto La disposizione dei campi ci può far capire fin dove arrivasse l’impatto del torrente AureliaCastellana 4/6 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 85. campo campo campo jugero jugero jugero campocampo campocampo jugerojugerojugero jugerojugerojugero jugerojugerojugero jugero jugero jugero jugero campo campo campo campo DIFFICILE RICONOSCERE LO JUGHERO scala 1:41000 campo jugero 1)Il perimetro della centuriazione è deformato e confuso. 2)L’ipotetica centuria è vicinissima al castello di Riese, ad est della via Aurelia. Sia prima che dopo l’arrivo dei romani, la guarnigione godeva certamente il privilegio di coltivare i terreni più fertili, in prossimità del castello. 3)Qui la distinzione tra campo e jugero mi pare molto incerta. 4/7 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 86. IL BOCCONE PRELIBATO DI BORGORICCO Giulio Cesare loda i suoi legionari veneti, ce ne saranno stati anche tra i premiati con la lottizzazione di Bogoricco. Difficile immaginare un posto migliore per una colonizzazione modello. A distanza di sicurezza dalle risorgive del Sile, un ottimo investimento; con il minimo sforzo, il massimo rendimento. Gran parte del Veneto non era così pianeggiante, fertile ed adatto ad essere drenato con costi ragionevoli. Sorrido alle spericolate fantasie degli innamorati del graticolato, i quali, armati del manuale del piccolo agrimensore romano, vedono tracce di questa colonizzazione anche nelle zone più aride ed impervie. SAPEVAMO FARE BENE LE STRADE, MA LA NOSTRA ECONOMIA ERA POVERA A sentire certi autori locali, si ha l’impressione che fossimo dei selvaggi, al momento dell’annessione a Roma. Invece i nostri tracciati precedono sempre le poche autostrade realizzate dai romani. Certamente dovevano apparire viottoli di campagna al confronto; una questione di volume del business generato più che di know how. Andate a vedere alcune sofisticate strade venete di Padova, portate alla luce anche di recente. Le vie Aurelia e Postumia dimostrano chiaramente la logica che guidava le loro scelte; attraversare con la massima efficienza il nostro territorio, nessun interesse tangibile a valorizzarlo. CONTESTUALIZZARE I MANUFATTI NEL TERRITORIO Le testimonianze dei nostri antenati sono sempre posizionate con una logica abbastanza chiara e ripetitiva. Penso ai percorsi dove troviamo allineati tutti gli insediamenti noti dei nostri antenati lungo il Muson. Lungo l’Avenale, da Cendrole a Castelfranco e sulla via veneta parallela alla Postumia romana, da Castion a Vallà. L’aerofotogrammetria ha trovato una certa sistematicità anche nella disposizione delle motte. Se mettiamo insieme la logica delle distanze, la natura dell’ambiente, l’attività preponderante dell’allevamento, mi vengono in mente i caravanserragli, che ci sono in Turchia, nelle zone più desertiche. Una struttura protettiva per animali ed uomini, dove ricoverarsi per la notte e per proteggersi dalle calamità. La distanza misurata potrebbe corrispondere allo spostamento medio giornaliero, di un branco di animali al pascolo. SPAZZARE VIA QUALCHE LUOGO COMUNE 4/8 I GRATICOLATI A BORGORICCO ED A RIESE LA BEA VENEZIA
  • 87. IL CASTELLO DI GODEGO VENETI, GOTI, MASNADIERI ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’ Il castello di Godego è posto esattamente nel punto in cui il fiume fa una brusca svolta ad est. In questa zona l’alveo è molto allargato e digradante, un posto molto adatto al guado. Poche centinaia di metri a sud, l’abitato è attraversato da una direttrice che collega tutti i siti veneti della zona; le motte di Mottinello e Castion, le necropoli di via Casoname, l’area sacra del santuario della Crocetta,il castelliero della “Bea Venezia”. La millenaria presenza della fortificazione deve aver comportato un importante afflusso di soldati, amministratori ecc. che si sono stabilizzati nel paese : Veneti, Goti, Masnadieri. Gli eruditi stanno alla storia come i collezionisti di farfalle alla scienza Le conferenze sulla storia locale trovano un pubblico eccezionalmente numeroso ed attento. L’anno scorso mons. Chioatto ha trattato le origini locali del cristianesimo in modo assolutamente lodevole, da ogni punto di vista, come dettaglio più avanti. Quest’anno gli incontri sono stati dedicati ad Ezzelino III, ultimo proprietario del nostro castello. Da tante citazioni raffinate non ho tratto elementi che illuminino il nostro contesto, ma nemmeno le molte ombre che circondano questo oscuro, ma interessantissimo, personaggio. Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
  • 88. LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ? ERUDIZIONE Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari CULTURA Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato gruppo sociale, di una determinata epoca La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita. LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita. Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini. Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico. Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti. Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita. IL CASTELLO DI GODEGO