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IL CASTELLO DI GODEGO
VENETI, GOTI, MASNADIERI
ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’
Il castello di Godego è posto esattamente nel punto in cui il fiume fa una brusca svolta ad est.
In questa zona l’alveo è molto allargato e digradante, un posto molto adatto al guado.
Poche centinaia di metri a sud, l’abitato è attraversato da una direttrice che collega tutti i siti
veneti della zona; le motte di Mottinello e Castion, le necropoli di via Casoname, l’area sacra del
santuario della Crocetta,il castelliero della “Bea Venezia”.
La millenaria presenza della fortificazione deve aver comportato un importante afflusso di
soldati, amministratori ecc. che si sono stabilizzati nel paese : Veneti, Goti, Masnadieri.
Gli eruditi stanno alla storia come i collezionisti di farfalle alla scienza
Le conferenze sulla storia locale trovano un pubblico eccezionalmente numeroso ed attento.
L’anno scorso mons. Chioatto ha trattato le origini locali del cristianesimo in modo
assolutamente lodevole, da ogni punto di vista, come dettaglio più avanti.
Quest’anno gli incontri sono stati dedicati ad Ezzelino III, ultimo proprietario del nostro castello.
Da tante citazioni raffinate non ho tratto elementi che illuminino il nostro contesto, ma
nemmeno le molte ombre che circondano questo oscuro, ma interessantissimo, personaggio.
Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ?
ERUDIZIONE
Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con
profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari
CULTURA
Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti
che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità
intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato
gruppo sociale, di una determinata epoca
La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e
profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita.
LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE
L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo
scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita.
Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini.
Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico.
Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti.
Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la
contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita.
IL CASTELLO DI GODEGO
TITOLO
IL CASTELLO E L’IDENTITA’ NEGATA
LA RIMOZIONE NELLA TOPONOMASTICA
LA NEGAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITA’: LA RIMOZIONE DEL LUTTO
UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO
A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO
L’EVANGELLIZZAZIONE DELLE NOSTRE TERRE
VENETI
VOCABOLI INDISPENSABILI
UN’ECONOMIA POVERA
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
I VENETI DA MOTTINELLO A VALLA’
I VENETI AI BORDI DEI PRAI
UN CULTO A REITA PRIMA DELLA MADONNA DELLA CROCETTA?
MALEDETTO BRENTON!
IL “CASTELLIERO” DI CASTION
A RAMON CAMPAGNA UNA CHIESA DIMENTICATA
LA MOTTA
A COSA SERVIVA?
GOTI
IL DNA CULTURALE DEI GODIGESI
CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO
I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA
CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI
PERCHE’ NON PIACEVANO A MONS. CAMAVITTO
TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING
MASNADIERI
EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA?
GODEGO E GLI EZZELINI
IL SENTIERO DEGLI EZZELINI
IL MUSON SELVAGGIO E QUELLO CIVILIZZATO
PAGINA
1
1/1
1/2
1/3
1/4
1/5
2
2/1
2/2
2/3
2/4
2/5
2/6
2/7
2/8
2/9
2/10
2/11
3
3/1
3/2
3/3
3/4
3/5
3/6
4
4/1
4/2
4/3
4/4
INDICE IL CASTELLO DI GODEGO
CAPITOLO 1
IL CASTELLO E L’IDENTITA’ NEGATA
IL CASTELLO DI GODEGO
ALTURA A DESTRA
DELLA CANONICA
LA CANONICA
COSTRUITA SULLE
ROVINE DEL CASTELLO
CAPITELLO
La presenza attiva del castello, per oltre due millenni, ha inciso profondamente perfino sulla
composizione della comunità, non solo del paese, ma anche del circondario.
Quello di Castelfranco viene costruito solo nel 1200 d.c , non fa in tempo ad affacciarsi alla storia
che è presto obsoleto.
BIOGAS
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
REITA, I RETII, RIESE
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LA RIMOZIONE NELLA TOPONOMASTICA
Sentiamo parlare tutti i giorni di valorizzazione turistica, spesso anche a sproposito secondo me.
Non c’è alcun dubbio che il castello di Godego presenti un interesse enorme, da molti punti di vista, ma la
comunità pare ignorarlo pervicacemente.
L’unico cartello segnaletico che ho notato in loco è un vero capolavoro di ambiguità.
1) Non si precisa se ci si riferisce al 12 secolo prima o dopo Cristo
2)In che senso questo Ezzelino da il nome al castello
Vengono favoriti in questo modo due madornali equivoci:
- quello citato può apparire come il fondatore, invece è colui che, con la propria sconfitta, ne ha causato la
distruzione, fino alle fondamenta
- l’equivoco sulla data aumenta esponenzialmente la confusione, la distruzione è avvenuta nel 1229 d.c., 12
secoli dopo Cristo.
Ovvero, il visitatore colto, ma non documentato su questo specifico argomento, può concludere che Ezzelino
III ha costruito il castello, il quale avrebbe meno di un millennio di vita, invece di tre!
Manca sul posto un cartello didattico decente
Lontano dal castello, verso il municipio, ho scorto una misera targhetta che parla anche del castello.
Sono convinto che ben pochi visitatori la notino o si fermino, per approfondirne il sintetico contenuto.
La lapide posto sull’altura, vedi diap. precedente, è un legittimo, ma esemplare, capolavoro di oscurità
1/1 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
LA NEGAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITA’
LA RIMOZIONE DEL LUTTO
VETUSTISSIMUM HUNC AGGEREM
CONTENTIONIBUS NON SEMEL FERRO STRATUM
ADULESCENTULIS UT ESSET PALESTRA AD SPIRITUM
MEMBRAQUE EXERCENDA PACIFICIS PROELI CHRISTI
B.D. GHERARDO PASINI AB. PROVIDO MODERATORE
EIUSQUE PRESBITERIS ADIUTORIBUS
CIVES S. MARIAE NASCENTIS UNO CONSILIO
UNOQUE NISU COMPLANAVERUNT
ATQUE ANGELICO IUVENI DOMINICO SAVIO
PRAESIDI(O?)
DICATUM VOLUERUNT
VIII ANTE IDUS OCTOBRES ANNO IUBILEI MCML
I CITTADINI (DELLA PAROCCHIA) DELLA NATIVITA’ DI MARIA,
CON DECISIONE ED IMPEGNO UNANIME
SPIANARONO QUESTA ANTICHISSIMA ALTURA,
BATTUTA PIU VOLTE NELLE CONTESE CON LA SPADA,
AFFINCHE’ DIVENTASSE PER GLI ADOLESCENTI PALESTRA
DOVE ESERCITARE LO SPIRITO E LE MEMBRA ECC.
LA RIMOZIONE DEL LUTTO
Quando subiamo un trauma fisico troppo forte sveniamo
ed in questo modo ci proteggiamo da una sofferenza
insopportabile, un processo analogo avviene per la mente.
La storia del paese è straordinariamente lunga e piena di
traumi, con l’arrivo dei Veneti, l’insediamento dei Goti, la
concentrazione in paese dei masnadieri di Ezzelino.
La comunità ha affidato alla chiesa la pietosa opera di
consegnare all’oblio il proprio passato e questa lapide è una
testimonianza esemplare.
L’ELABORAZIONE DEL LUTTO FASULLA
La rimozione ha un’utilità temporanea, poi bisogna attivare
in tempo la cura, rendersi conto di cosa è successo.
Godego pare aver dimenticato, con il passato traumatico,
anche la propria identità, ma si trova sempre un’anima pia
disposta a regalartene una copia fasulla.
-Mons. Camavitto propone l’origine longobarda in
sostituzione di quella gotica, vedi diap. 23
-La lega di Bossi ha convinto i godigesi, discendenti dei
masnadieri di Ezzelino III, che questo ignobile ed infame
personaggio fu un glorioso precursore del movimento.
1/2 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO
IL CASTELLO DI GODEGO
Il nostro territorio, perché molto povero, è rimasto quasi inalterato fino al dopoguerra, quel poco di buono che è
stato fatto, è merito dei nostri stessi avi , in particolare dei connazionali veneziani.
Poco allettante per gli archeologi come Schliemann, armati dell’Iliade e della lente d’ingrandimento: non possono
sperare di trovare ricchi tesori o misteriosi reperti da decifrare.
Lo studio delle localizzazioni, ben contestualizzato, ci può illuminare, là dove non troveremo mai conferme scritte.
La chiesa di san Pietro a Godego, con la grande area antistante rappresenta la tipica impostazione pagana, è stata
poi convertita al culto cristiano, ma presto affiancata/sostituita da quella nel castello.
I pagani separavano drasticamente le necropoli ed i culti connessi dal mondo dei vivi, il cristianesimo non respinge,
anzi celebra, il corpo dei morti, sposta il cimitero vicino alla chiesa, al centro dell’abitato.
chiesa nel
castello
San Pietro
Muson
(1)Dal castelliere di Mottinello a quello di Vallà
1/3 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’
A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO
IL CASTELLO DI GODEGO1/4 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’
Il cristianesimo rivoluziona profondamente tutto il rito sacro.
Il luogo stesso del culto, inizialmente, può essere una casa privata o una catacomba, a causa delle persecuzioni.
All’assemblea (ecclesia) è ammessa tutta la comunità dei credenti, anzi, è protagonista della celebrazione, dagli
apostoli all’ultimo dei discepoli.
Quindi, dopo Costantino, l’ecclesia avrà bisogno di edifici sacri di dimensioni inimmaginabili per un pagano.
Nei culti pagani l’edificio sacro era riservato esclusivamente alla statua del dio ed al sacerdote che vi svolgeva riti
riservati, mentre la folla dei fedeli riempiva un’area esterna, dove avvenivano anche i sacrifici.
Dunque la comunità attorno al castello di Godego, con questa area sacra enorme per quei tempi, doveva essere una
realtà importantissima.
L’EVANGELIZZAZIONE DELLE NOSTRE TERRE
RACCONTATA DA MONS. CHIOATTO (29/10/2015)
Ho trovato la sua narrazione ottima, soprattutto interessante, divulgativa.
Nelle parti che conosco un po’ meglio, ho scoperto, con gioia, una chiesa aperta, illuminata, assolutamente
al passo con l’evoluzione della storiografia più moderna e laica.
IL CENTURIONE DI MONS. CHIOATTO ED IL CASTELLO NEGATO
I Veneti tenevano separati i luoghi di culto e le necropoli dall’abitato, di solito mediante un corso d’acqua.
San Pietro poteva essere l’area sacra perfetta per gli abitanti del castello e dintorni, lo stesso vale per la
guarnigione romana.
Provo a completare la suggestiva provocazione del relatore sul compaesano centurione.
Dopo alcuni anni di servizio in Palestina, viene premiato con il ritorno a casa, a fare la guardia in questo
castello, mette radici qui, perché gli viene anche assegnato del terreno per la famiglia.
Converte i commilitoni e, con Costantino, San Pietro viene ufficialmente convertita al culto cristiano.
Nulla di strano che la nuova religione si sia diffusa più velocemente nel mondo “globalizzato” dell’esercito,
prima nel castello di Godego per esempio, piuttosto che a Cendrole.
DUE METODI DIVERSI DI AVVICINARSI ALLA STORIA
Ho visto un grande interesse da parte del numeroso pubblico, che mi è parso più concentrato sui miti che
eccitano la fantasia e poco interessato ad approfondire il contesto generale.
Ho un atteggiamento opposto, mi annoiano i dettagli inutili e le discussioni sulla veridicità di qualche diceria.
Abbiamo pochissimi riscontri specifici sulle nostre vicende locali, ma disponiamo di un’ottima
documentazione generale su altre situazioni analoghe e contemporanee della regione.
Sovrapponendo questo schema generale ai dati locali, il quadro essenziale diventa più chiaro e leggibile.
1/5 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
CAPITOLO 2
VENETI
Per il santuario della Madonna della Crocetta non esistono, che io sappia, testimonianze
indiscusse di un rito pagano precedente la cristianizzazione, come per Cendrole.
Non c’è un tumulo od un indizio altrettanto significativo, che precisi la posizione dell’abitato
veneto, che certamente c’era nelle vicinanze.
In compenso sono state individuate, in via Casoname, due piccole necropoli, i reperti sono stati
datati intorno alla nascita di Gesù Cristo.
Le analogie tra Godego e Riese proseguono fino ad oggi, con la plurisecolare contrapposizione
tra i Veneti del santuario, tenacemente attaccati al loro antico culto ed il centro, che gravita
attorno al castello, quindi più a contatto con il mondo romano, molto più colto, ricco,
precocemente cristianizzato.
Per il culto di Reita vedi il documento : REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE
IL CASTELLO DI GODEGO
VOCABOLI INDISPENSABILI
Comprendere una pubblicazione accademica d’archeologia è un’impresa eroica, per i non addetti ai lavori.
Fidarsi dei divulgatori è pericoloso, la vanità li induce spesso ad spacciare per fondate le loro libertà poetiche, i peggiori
sono gli eruditi che giocano con le parole, con le assonanze.
Per evitare grossolani equivoci bisogna comprendere bene il significato di alcuni termini.
Motta o Aggere (sinonimo) : è un terrapieno, che serve per sollevare l’area rispetto al territorio circostante.
Lo scopo non è affatto misterioso, ne ho viste molte in Emilia, lungo il Po.
Servono per proteggere persone e beni in una zona esposta a frequenti inondazioni.
Il materiale utilizzato è quello disponibile in loco, per esempio quello ricavato dallo scavo del canale che di solito circonda la
struttura, con lo scopo di migliorare il sistema di protezione.
Frequentate anche per secoli, possono crescere molto di livello, a causa dei residui depositati dagli abitanti stessi.
Vengono realizzate da una comunità per la propria protezione, ma ovviamente possiamo immaginarle anche un luogo
adatto ad ospitare dei mercati, per armenti e persone in transito ecc.
Per motta,nella lingua italiana, s’intende un qualsiasi rialzo di terra, ma nella cultura terramaricola (questa delle motte) è
usuale riferirsi ad un’area abbastanza grande, in grado di ospitare un clan oppure una struttura comunitaria.
Tumulo : è un cumulo di materiale di forma pressappoco semisferica e delle dimensioni di alcuni metri.
Anche questo è un rialzo realizzato con della terra e qualcuno scioccamente lo chiama motta, ma questa licenza genera
gravi equivoci.
E’ la tomba del capo della comunità o di una figura eminente ed è posta proprio al centro dell’abitato, mentre le necropoli
sono sempre nettamente separate dal mondo dei vivi
Può essere seppellito con il cavallo, la moglie, qualche fedelissimo ecc.
Castelliero, Castion , Castellario ed altre storpiature. : struttura protettiva con una precisa finalità militare.
Il basamento può essere realizzato con terra (di nuovo la tentazione di chiamarlo genericamente motta), pietre, rocce: le
pareti ed il soffitto sono spesso in legno o altro materiale deperibile e perciò non si è quasi mai conservato.
Le opere murarie vere e proprie diventano uno standard solo nel medio evo.
2/1 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
UN’ECONOMIA POVERA
L’economia dei nostri antenati
poteva essere l’allevamento, la
caccia, la pesca, poco redditizio
il commercio via terra.
Comunque, anche a Roma, la
grande ricchezza è arrivata solo
dopo la conquista della Grecia.
Da noi ne avranno beneficiato
solo città come Asolo e Padova.
I nostri veneti destarono
l’interesse del vescovo di Treviso
solo dopo il 1000 d.c., quando
apparvero abbastanza ricchi da
risvegliarne la cupidigia erariale.
Inutile cercare costosi reperti archeologici in
queste località, certamente povere.
I modesti traffici tra Asolo e Padova,
potevano avvenire forse sulla via Castellana,
abbiamo visto che i trasporti via terra erano
molto meno redditizi di quelli via acqua.
Asolo
Motta > Castello (Castelfranco)
2/2 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON
Le vie Castellana e Pagnana (colore verde)
collegano i paesi sulle due sponde del
Muson ben prima dei romani, che si sono
tenuti ad una maggior distanza con la via
Aurelia.
Però gli insediamenti veneti noti, nella
direttrice nord-sud, sono addirittura lungo
l’Avenale.
Nella direzione nord-sud, gli insediamenti lungo l’Avenale,
a partire dal tumulo di Spineda, poi Cendrole, il Castelliero
di Vallà ed infine la Motta di Castelfranco, sopra la quale
venne costruito l’attuale castello nel 1200 d.c.
Nella direzione est ovest, linea verde,il castelliero di Vallà,
il santuario della Crocetta, le necropoli di via Casoname, i
castellieri di Castion e di Mottinello.
Le vie romane, Postumia ed
Aurelia ben lontane dai “Prai”
Motta > Castello (Castelfranco)
2/3 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
I VENETI DA MOTTINELLO A VALLA’
Fin dalla più remota preistoria, il flusso della civilizzazione e della migrazione dei popoli ha seguito una pista,
una direttrice est - ovest, che poi i romani hanno semplicemente trasformato in un’ autostrada.
Gli insediamenti da Mottinello a Vallà sono disposti su una vecchia via, parallela alla Postumia, che corre 2
km circa più a sud.
I nomi tramandati,“Castion” e “Castelliero” per Vallà, sono un indizio di una funzione militare prevalente.
Mottinello è un termine generico, ma ha dimensioni molto simili ai due precedenti.
Il santuario della Crocetta e le due piccole necropoli di via Casoname, replicano il contesto di Cendrole.
Motta > Castello (Castelfranco)
2/4 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
ALTIMETRIA DEI PRAI (metri s.l.m.)
LOCALITA MUSON
DEPRESSIO-
NE MASSIMA
(1)
AVENALE
(2)
VIA
CASTELLANA
VIA
AURELIA
TUMULO 67 65 66 68 75
POGGIANA 61 59 61 59 63
VALLA 54 48 52 53 53
POSTUMIA 48 43 46 45 43
I VENETI AI BORDI DEI PRAI
(1) Il punto più basso tra
Muson ed Avenale
(2) Il punto più alto sull’argine
sinistro dell’Avenale dentro
una fascia di 200 m.
L’Avenale non scorre al centro della palude dei Prai,
ma sul suo bordo sinistro, rispetto al Muson.
Sull’argine stesso o pochi metri più a est, l’altitudine
aumenta nettamente.
Procedendo verso la via Castellana e l’Aurelia,
l’aumento in tabella pare trascurabile.
In realtà si alternano ulteriori avallamenti, a
profondità decrescente, a tratti pianeggianti, che
rimangono sopra il livello del piano campagna sul
Muson.
I romani, scegliendo il tragitto dell’Aurelia, sono
andati sul sicuro ed hanno scelto il massimo
risparmio, come investimento.
Hanno scartato, come meno sicura e più onerosa,
anche la via Castellana, usata probabilmente dai
Veneti e dai Retii del castello di Riese.
Tumulo Spineda
Poggiana
Vallà
Via Postumia
2/5 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
UN CULTO A REITA PRIMA DELLA MADONNA DELLA CROCETTA?
GLI INDIZI PRINCIPALI DEL CULTO A REITA
I ritrovamenti finora accertati, presentano alcuni indizi ripetitivi.
-Il culto a Reita viene sostituito da quello a Maria, evoca sempre i temi della nascita e della maternità.
A Godego, con una sofisticata variante, il tema viene assunto dalla chiesa parrocchiale
-Alcuni connotati pagani e non ortodossi non vengono cancellati facilmente, ma persistono per secoli
-Adiacente all’area dei riti sacri c’è sempre la necropoli, vedi i due sepolcreti di via Casoname
-La zona dei morti è separata da quella dei vivi mediante un corso d’acqua, qui il torrente Brenton
-La chiesa e le necropoli sono poste sulla via che collega le vicine postazioni militari di Castion e Vallà
SAREBBE UN PROBLEMA?
Una simile ipotesi non può essere percepita negativamente da
questa chiesa del dialogo multiculturale e interconfessionale.
Ma, se ponessimo un’analoga domanda ad un fanatico dell’ISIS?
Una buona dose di oscurantismo c’era anche da noi, in passato.
Il racconto dell’apparizione non lascia alcuno spazio a certe fantasie
e sottolinea come l’edifico cristiano sorse ex novo.
UNA CERTEZZA IMPOSSIBILE
Il contesto è analogo a quello del santuario di Cendrole, vedi “Reita
a Cendrole, i Retii a Riese”, la prova regina dell’antico culto, quella
della pistola fumante, forse non si troverà mai.
I nostri antenati erano poverissimi, i manufatti prodotti in loco
erano in legno od altro materiale deperibile.
Anche scavando, difficilmente gli archeologi potrebbero trovare
reperti ben conservati e pienamente significativi.
2/6 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
Nasce dalle parti di san Zenone come
Giaron ed a Bessica diventa Pighenzo.
Quando i Mocenigo integrano le sue
acque con una derivazione dal Muson,
prende il nome di Brenton.
Entra nel Muson tra
Godego e Villarazzo
Per capire il nostro passato, dobbiamo
calarci nel contesto ambientale: i guai
che combina oggi sono irrilevanti rispetto
a quelli sofferti dai nostri antenati
Bessica
Loria
MALEDETTO BRENTON!
2/7 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
IL “CASTELLIERO” DI CASTION
L’area dell’antico castello occupa gran parte
del centro del paese.
Salvo smentite, non esiste la firma di chi ha
realizzato il terrapieno, oppure il reperto
archeologico inequivocabile, così qualsiasi
profano si sente autorizzato ad esprimere
una sua ipotesi.
E’ insopportabile il coro unanime degli storici
locali, che insistono, a “pappagallo”, sulla
fondazione romana.
I più sciocchi e vanitosi aggiungono sempre
qualche ardita elocubrazione etimologica.
L’altura, i canali ed il laghetto,
nel parco della villa Civran
Il Veneto pullula di questi terrapieni caratteristici, realizzati dai Veneti, con funzioni difensive.
Quelli indagati scientificamente sono datati intorno al XII secolo a.c., ai tempi del nostro arrivo e
presentano caratteristiche molto ripetitive.
Tra queste la denominazione stessa, con alcune storpiature locali, citate nella diap. 7, “VOCABOLI
INDISPENSABILI”.
La forma, le dimensioni, il contesto, se concordi, permettono di sciogliere ogni dubbio.
Si può escludere perentoriamente che non sia un manufatto romano?
Ragionando sul contesto sono evidenti almeno due aspetti:
- la struttura è posta su una via veneta, mentre la Postumia, romana, corre 2 km circa più a sud
- la zona, molto povera, era lontana da ogni tentazione d’investimento militare/logistico per chi
aveva spazi infiniti sui quali operare con maggior vantaggio ed urgenza.
Un’eccezione evidente conferma la regola: la via Aurelia con la città di Asolo. Una duplice
testimonianza romana con il medesimo obiettivo: ottimizzare la comunicazione con l’oltralpe.
2/8 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
A RAMON CAMPAGNA UNA CHIESA DIMENTICATA
SAN GIORGIO DE COSTE
Documentata con certezza, gli autori moderni
sono un po’ evasivi sulla sua esatta
collocazione.
Si tratta dell’abitato di Ramon Campagna: in una
mappa catastale del 1700-1714 si parla appunto
di “Contrada della Campagna sive S. Giorgio”.
Veniva frequentata anche dagli abitanti di
Castion, che la trovavano più comoda rispetto a
Godego, il centro al quale l’autorità religiosa li
aveva assegnati, per la riscossione dei tributi.
Invece, fino al 1157, non esisteva la chiesa
parrocchiale di San Pancrazio, forse è anche
per questo che, sopratutto coloro che abitano
più vicini al Muson, preferiscono, ancora oggi, la
chiesa di Poggiana.
Chiesa parrocchiale di Ramon
Dedicata a san Pancrazio, eretta nel 1157,
dopo la distruzione di quella di San Giorgio
de Coste
LA DISTRUSSE IL BRENTON
Le sue piene frequenti e devastatrici erano più spaventose dell’ira del vescovo di Treviso.
Secondo lo storico Agnoletti, una di queste distrugge la chiesa di San Giorgio ed il vescovo può
finalmente imporre la costruzione della parrocchiale attuale, dedicata a San Pancrazio, nel 1157.
Questa fonte, replicata a pappagallo da tutti gli autori locali, attribuisce il disastro al Muson, un
errore grossolano, scusabile solo per un foresto.
2/9 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
LA MOTTA
Struttura ancora piena di misteri, servirebbe un aggiornato approfondimento di un valente specialista.
Lo studio dei pochi reperti archeologici, da solo non dice molto, va integrato con altri metodi di indagine.
La via Pagnana è perfettamente parallela al Muson, andando verso nord ed ortogonale con la via Postumia,
mentre il Muson devia bruscamente verso oriente, come accade spesso nella pedemontana.
Ha una relazione con l’epoca della costruzione e la scelta del sito?
Via Postumia
2/10 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
A COSA SERVIVA?
Non era solo un abitato protetto
Non è un quadrato perfetto, gli angoli sono arrotondati.
Le misure interne equivalgono approssimativamente a 8
campi trevisani.
Decisamente troppo grande per essere semplicemente un
luogo abitato ed infatti gli archeologi trovano conferme solo
per una parte dell’area.
A prescindere dalle forti variazioni demografiche, causate da
eventi luttuosi od altro, a quei tempi la popolazione era
estremamente ridotta, rispetto ad oggi.
Non era un’opera militare
Quando una motta aveva uno scopo militare, viene ricordata come castellario o relative storpiature.
I romani confermarono, con il termine Vallum, la natura prevalentemente militare del castellario di Vallà.
E’ facile intuire che un terrapieno, destinato ad una funzione militare, doveva essere più alto ed avere una
struttura speciale, ben diversa da altri tipi di insediamento, come è evidente per il castello di Godego.
In particolare non poteva essere troppo ampio, la superficie del castellario di Vallà è di 3 campi circa.
Una specie di caravanserraglio ?
La sua struttura rudimentale ed ampia, gli argini molto elevati e robusti, si adattano bene alle esigenze che
possiamo immaginare prioritarie, per i nostri antenati itineranti, sia come allevatori che per il trasporto delle
merci, in un ambiente soggetto ad inondazioni, pericoloso per passarvi la notte all’aperto.
Anche la popolazione stabile del circondario aveva certamente bisogno di un luogo particolarmente protetto
dove organizzare i mercati e rifugiarsi durante le inondazioni ed altre calamità.
Nelle località semidesertiche del medio oriente ho visitato un caravanserraglio, che svolge queste funzioni
in un ambiente analogo.
2/11 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
CAPITOLO 3
GOTI
Sarebbe interessante fare l’esame del DNA, non solo ai cittadini di Godego, ma anche a quelli dei
paesi circostanti, per scoprire quanto la presenza di questo importante castello abbia contribuito
a mescolarci con popolazioni non venete.
Come vedremo più avanti, sia i soldati Goti, che i masnadieri di Ezzelino, non venivano
compensati solo con il denaro o con il bottino di guerra.
Forse il beneficio più agognato era la concessione di un area coltivabile, abbastanza grande e
fertile da garantire un sostentamento appetibile e duraturo di tutta la famiglia al seguito.
IL CASTELLO DI GODEGO
IL DNA CULTURALE DEI GODIGESI
SONO I NOSTRI PROGENITORI VENETI CHE HANNO REALIZZATO LE MOTTE ED IL CASTELLO DI GODEGO
Non esiste la prova della pistola fumante, nessuno l’ha mai cercata, tuttavia lo studio del contesto è tutto a
favore di questa ipotesi.
AI TEMPI DELL’IMPERO ROMANO IL CASTELLO VENNE PRESIDIATO DAI GOTI
Analogamente all’identità dei fondatori, ci sono ben pochi dubbi anche su questo punto.
Piuttosto gli abitanti dovrebbero interrogarsi seriamente sulla genesi di una seconda ipotesi, a cui viene data
un’immeritata credibilità.
L’inventa Mons. Camavitto per omaggiare, in questo modo, il neo eletto Cardinale di Venezia, l’amico
Giuseppe Sarto.
L’intento dell’opera è quello di magnificare la purezza del sentimento religioso del circondario, allora
giravano delle idee storicamente errate sui barbari, come vedremo meglio più avanti.
La parola Godego deriverebbe da Gudega, termine longobardo.
E’ il solito giochino sulle assonanze, altri riscontri zero.
DA DOVE PROVENIVANO I MASNADIERI DI EZZELINO?
Nel medio evo il castello ha continuato ad avere un ruolo strategico molto importante.
L’ultimo proprietario, Ezzelino III da Romano, lo rafforzò ulteriormente e certamente insediò, non solo nel
paese, ma anche in quelli circostanti, i suoi fedelissimi (masnadieri) con le loro famiglie.
Sappiamo che tra costoro c’era un gruppo di saraceni, dei compatrioti tedeschi ed anche un gruppo di
nostrani della pedemontana.
3/1 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO
PERCHE UN CASTELLO PROPRIO LI?
Siamo a breve distanza dalla direttrice est - ovest (Castion - Vallà) degli insediamenti veneti della zona, che è
parallela alla via Postumia, romana, vedi diap. 9 .
Si tratta di una struttura militare, evidentemente presidiava un guado strategico sul Muson.
Di solito, sopra il terrapieno c’era una costruzione in legno e questa impostazione si mantenne fino al medio
evo, quando gli edifici venero sostituiti da imponenti strutture murarie.
Un esempio didattico è il castello di Castelfranco, che poggia su una motta imponente, ancora ben visibile.
Di norma si realizzavano dei presidi militari in prossimità dell’attraversamento di un fiume, sopratutto se
c’era il rischio di un’incursione ostile dall’altra parte.
L’AREA SACRA DI SAN PIETRO
I Veneti si installavano preferibilmente presso un corso d’acqua, da un lato l’abitato, dall’altro la città dei
morti, con l’annessa zona sacra.
L’aspetto dell’area non doveva essere molto diverso dall’attuale; un piccolo edifico per il celebrante, in un
grande spiazzo, i riti avvenivano all’aperto.
UNA FORTIFICAZIONE TRA LE PIU’ ANTICHE ED IMPORTANTI DEL TREVIGIANO
Importante protagonista delle vicende belliche della pedemontana fino al 1229 d.c., quando viene rasa al
suolo, la parte muraria.
Il castello dei Goti nelle mappe antiche non manca mai, insieme a pochissime altre località del trevigiano.
Per esempio, i castelli di Castelfranco e Cittadella, vengono costruiti solo verso il 1200 d.c., cioè proprio
qualche decennio prima della sua distruzione, ed avranno un ruolo minore nelle vicende belliche successive,
perché diventano prestissimo obsoleti.
3/2 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA
NEL CASTELLO, COME SOLDATI ROMANI
Con Costantino, nel 4 secolo d.c., il degrado della struttura militare subisce una brusca ed inarrestabile
accelerazione.
Il mestiere del soldato è come quello del cementista oggi; si guadagna molto, ma pochi intendono accettare i
gravi sacrifici che comporta, così le file dell’esercito si riempiono progressivamente di barbari.
Senza altri riscontri, è statisticamente molto probabile, che fossero Goti i soldati romani a Godego.
Praticamente certo che questi mercenari installassero in prossimità anche il loro numeroso nucleo
famigliare, il compenso, con la concessione di un terreno coltivabile, era forse la principale attrattiva.
BUONI SOLDATI, MA DIFFICILI DA INQUADRARE
All’inizio l’esercito romano riusciva facilmente a vincere ed a sterminare questi gruppi di invasori ed era
molto interessato a riciclare i guerrieri superstiti nell’esercito.
Tuttavia erano considerati infidi ed inadatti alla disciplina, perciò si preferì sempre diluirne attentamente la
presenza con altre etnie.
I Goti, al contrario, aspiravano a rimanere uniti e cercavano di contrattare un territorio dove insediare
l’intero gruppo, garantendo sia la difesa militare che la coltivazione di campi abbandonati.
I GOTI A CASA LORO NEL NORD EST
Man mano che i rapporti di forza si spostavano a loro favore, questa aspirazione cominciò ad essere
esaudita: verso il 370 d.c. vengono concessi ampi insediamenti, in zone che si erano ormai spopolate, a
Modena, Reggio, Parma.
Invadono il nord est (378 d.c.) e vi sostano a lungo, prima del sacco di Roma (410 d.c.)
Totila viene eletto re quando è insediato nell’importante piazza militare di Treviso (541 d.c.), nella
spedizione verso il sud, si attarda a Goito (Mn), dove viene accolto calorosamente e raccoglie alleati.
3/3 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI
AMMIANO MARCELLINO SE NE INTENDEVA
Militare romano, testimonia gli eventi esattamente fino all’arrivo dei Goti nel Veneto, poi smette di scrivere!
Serio, leggibile, accettabilmente obiettivo, considerando il suo ruolo: con lui termina la storiografia latina,
laica ed il cristianesimo completa la conquista di tutto il potere culturale.
Cominciano gli anni della storia sistematicamente manipolata, della verità teologica inculcata con la forza.
L’eresia ariana, una raffinata disputa teologica sulla natura di Cristo, provoca infinite guerre, per almeno tre
secoli: le contese odierne dei mussulmani, tra Sciti e Sunniti, sono vicende da educande al confronto.
SCHIAVI DOCILI ED A BUON MERCATO
Meglio non addentrarsi nel groviglio delle diverse etnie classificate dai romani, spesso confusionarie ed
errate: per la gente comune goti erano tutti gli extracomunitari di allora.
Venivano dal nord Europa, rozzi e semianalfabeti all’inizio, i romani li percepivano comunque meno orribili
degli Unni, che arrivarono poi, dalle più lontane steppe dell’Asia.
Ammiano dice che i genitori stessi vendevano i propri figli ai mercanti di schiavi romani, certi che avrebbero
avuto una vita migliore come tali, all’interno dell’impero.
Erano reputati servi docili ed a basso prezzo: una famiglia un po’ borghese doveva possederne almeno un
paio, per mantenere un minimo decoro.
Molti di loro dimostrarono grande talento e li troviamo diffusi in posizioni altolocate.
DISCRETI CONTADINI
Dopo Costantino, il dissolvimento dell’impero procedeva con accelerazione progressiva, anche dal punto di
vista economico: ampie zone, esposte alle incursioni barbariche, si desertificavano.
Il fisco romano non poteva assolutamente rinunciare agli introiti di vaste terre fertili, ma spopolate.
La pressione delle esigenze erariali fu un altro fattore determinante nel far gradualmente prevalere la scelta
di donare interi territori ai vinti, contro le esigenze più prudenziali dell’esercito.
3/4 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
PERCHE’ NON PIACEVANO A MONS. CAMAVITTO
Sono convinto che il nostro storico avesse una visione molto errata della realtà confessionale di quei tempi,
la revisione storica ha compiuto passi da gigante nel frattempo.
Riderebbe incredulo leggendo quanto è accertato oggi e che sintetizzo qui.
Questo spiega forse il suo zelo nell’ inventarsi l’origine longobarda, vedi Chi era Giuseppe Sarto?
CRISTIANI I GOTI
Dopo Costantino, i soldati romani della guarnigione di Godego, Goti compresi, erano normalmente cristiani,
per il semplice fatto che lo era il loro capo, l’imperatore.
Anche gli invasori lo erano, quando arrivarono a Godego nel 378 d.c.
Erano cristiani ariani, convertiti in massa da un prete, Ulfila, figlio di genitori misti, dopo il 350 d.c.
Questo personaggio ha un ruolo di rilievo nella formazione culturale di questo popolo ed anche come loro
rappresentante, nelle trattative con l’imperatore.
Si adunavano nella vicina chiesa di san Pietro: questa sì, meritoriamente, oggetto di attenzione da parte degli
archeologi, non sottovalutatene l’importanza, a causa dalle sue piccole dimensioni.
I popoli del nord sceglievano queste ampie radure all’aperto, in mezzo ai boschi, per i loro riti.
PROBABILMENTE PAGANI I VENETI
Sono state scoperte delle tombe, coeve di Gesù Cristo, in località Casoname.
Certamente confermano la presenza di una comunità raccolta nei pressi dell’attuale santuario mariano: è
probabile che adorassero la loro divinità, Reita, anche ai tempi della presenza dei Goti .
La cristianizzazione di queste aree depresse arrivò verso il 1000 d.c.: pagano deriva da pagus, villaggio.
3/5 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING
PRIMA STERMINARONO IL GROSSO DELL’ESERCITO ROMANO (378 D.C.)
Attraversarono il Danubio, supplicando umilmente e pazientemente aiuto, incalzati dai terribili Unni.
L’imperatore tentennò troppo, tra l’ingordigia di valorizzare quell’immensa moltitudine di manodopera per
l’esercito e per l’agricoltura ed il timore di non riuscire a controllarla.
Alla fine decise di ricacciarli oltre Danubio. Nella battaglia di Adrianopoli, il grosso dell’esercito romano fu
sterminato: perì, senza che se ne ritrovasse il cadavere, lo stesso imperatore.
I ricchi si rifugiarono nelle città ben fortificate e tutto il territorio fu alla mercé dei Goti, che non avevano
macchine d’assedio adeguate: così si avviarono, saccheggiando liberamente, verso occidente.
NELLO STESSO ANNO SI FERMARONO PROPRIO A CASA NOSTRA
Nello stesso anno arrivarono fino alle alpi Giulie, dette anche venete da Ammiano ed il nord est rimase
sempre l’area centrale della loro permanenza in Italia: nel 541, quando il famoso Totila viene eletto re,
comanda l’importante piazza militare di Treviso.
Nella sua spedizione trionfale verso il centro sud, raccoglie consensi e sostegno quasi ovunque, specie fino al
Po: la tappa più lunga e festosa è a Goito (Mn).
Abbiamo già visto che, per esempio, a Modena, Reggio e Parma, poco prima dell’invasione del 378 d.c., si
erano insediati gruppi della stessa etnia, autorizzati, con un accordo di pace, da Roma.
IN VENETO FURONO I LONGOBARDI A SEGNARE LA VERA FINE DELLA CIVILTA’ ROMANA
Tutti i barbari citati nella storia di Roma, sono passati per casa nostra, sulla comoda autostrada Postumia:
sorprendentemente abbiamo poche conferme, anche archeolgiche, di lutti locali veramente epocali.
Certo, la decadenza già in atto, accelera, ma le grandi città sopravvivono comunque, alcune prosperano.
Nel 639, con i Longobardi, gli abitanti di Altino distrutta fuggono a Torcello, cessa di colpo e definitivamente
il life style della civiltà romana.
3/6 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
CAPITOLO 4
MASNADIERI
Abbiamo visto che, dover spiegare che i “compaesani” del papa erano degli ex barbari,
miscredenti, dava molto fastidio a Mons. Camavitto.
Sbagliava, ma allora gli storici la pensavano come lui.
Ben più fastidiosa ed infamante la consapevolezza di essere figli di “masnadiero”.
Dopo tutto, i Goti erano soldati pagati per proteggere l’impero e quindi anche gli abitanti del
luogo, dalle terribili incursioni di altri “barbari”.
La crudeltà ed i pessimi costumi dei masnadieri sono talmente celebri da rendere infame anche il
nome, che inizialmente non aveva un connotato necessariamente negativo.
Mentre i barbari puntavano sulle ricche città, ai tempi di Ezzelino, l’esercito nemico aveva come
priorità militare la conquista del castello.
Il condottiero, come prassi, concedeva ai suoi mercenari di saccheggiare le vicinanze.
IL CASTELLO DI GODEGO
EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA?
Guidati dall’insigne storico, Umberto Bossi, i leghisti locali si sono prodigati a rivalutare l’età dei comuni.
Un tentativo ipotizzabile, ma molto arduo, che mi ricorda l’esaltazione fascista della romanità.
Certamente la seconda impresa, a parte gli eccessi e le goffaggini, era molto più credibile.
DRACULA DEL VENETO
Universalmente deprecato per la crudeltà esercitata non solo per
perseguire cinicamente i suoi obiettivi politico-militari, ma per una
conclamata perversione sadica.
La sua fama di uomo malvagio è universale e risalta anche se
contestualizzata in un’epoca terribile, da ogni punto di vista.
NEMICO DELLA LEGA
Di origine tedesca, i suoi
antenati sono arrivati in Italia
come mercenari al servizio
dell’imperatore di Germania.
La fedeltà all’imperatore
tedesco, dopo la spregiudicata,
spietata, ricerca del proprio
interesse, è il secondo riferi-
mento costante di una vita tutta
disonorevole.
Ingannatore, mutevole, subdolo,
ma sempre nemico acerrimo
della lega e dei comuni italiani.
L’esaltazione storica, che ne
fanno i nostri leghisti, testimonia
la loro ignoranza.
4/1 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
GODEGO E GLI EZZELINI
GLI EZZELINI ED IL CASTELLO DI GODEGO
Abbiamo già visto che la costruzione del castellario è stimata nel XII secolo a.c., quindi all’epoca
dell’insediamento dei Veneti.
Sopra questa base, di norma, fino ai tempi dei romani, si realizzava una costruzione in legno.
Con l’evolversi delle macchine per l’assedio, si realizzarono delle opere murarie, sempre più poderose.
Certamente si trattava di una muratura abbastanza imponente per i tempi, quella che realizzò la famiglia
degli Ezzelini, quando, entrati in possesso del castello, provvidero a rafforzarlo.
La fortificazione fu distrutta nella fase finale della guerra contro il suo ultimo proprietario: Ezzelino III.
I GODIGESI: UN PO’ GOTI, UN PO MASNADIERI…
Ezzelino III aveva 3 gruppi di mercenari tra i suoi fedelissimi: i tedeschi, i saraceni ed infine i masnadieri,
soldataglia di mestiere, di varia origine, ma residente sempre nelle immediate vicinanze del castello.
E’ noto che il loro reddito principale non veniva dal soldo del padrone, bensì dai saccheggi.
Questi erano contemplati e pianificati con cura nel piano strategico, perfino all’inizio del conflitto: soldataglia
specializzata devastava il territorio nemico per seminare il panico nei villaggi fedeli all’avversario.
L’esercito romano non si comportava in modo molto dissimile.
Un’altra importante fonte di reddito era costituita dall’elargizione di terre a queste truppe di fedelissimi, che
si volevano radicare nelle vicinanze del castello.
Nel medioevo queste proprietà si chiamavano masnade, donde il nome del proprietario, masnadiero, così
famigerato oggi.
Certamente Ezzelino III ne insediò molti, non solo a Godego, ma anche nel circondario.
4/2 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
IL SENTIERO DEGLI EZZELINI
E’ inverosimile che gli Ezzelini bazzicassero le rive del Muson, dove passa il sentiero con il loro nome.
La via Pagnana, che corre ad una distanza di 0,5 - 0,8 km dal Muson, acquistò importanza proprio ai loro
tempi, probabilmente perché idonea al transito di armati.
In quel periodo aumentò significativamente anche l’importanza dei paesi attraversati, Loria apparteneva
tutta ad Ezzelino III, il castello di Godego naturalmente era suo.
COSA VOGLIAMO RICORDARE CELEBRANDO GLI EZZELINI?.
Se paragoniamo Ezzelino III a Dracula, sono i Rumeni che si devono offendere!
Pari a Vlad III, realmente esistito, nella crudeltà.
Però, mentre quest’ultimo è stato rivalutato come un grande patriota, Ezzelino III perseguì con i mezzi più
atroci e perversi, solo la sua avidità di ricchezza e potere personale.
Se proprio vogliamo discettare di fedeltà e di patria, dobbiamo per forza riferirci all’impero tedesco.
Molti di noi hanno un crudele mercenario tra i propri antenati, stupido ignorarlo, però bisogna fare bene i
conti con il nostro passato
Con il marasma culturale che c’è in giro, trovo discutibile usare gli “Ezzelini” come promozione turistica.
IL MUSON NON E’ PIU UN TORRENTE, MA UN FIUME, PARDON, UN CANALE FOGNARIO
Non va più in secca, come fa un vero torrente ed i sassi ritornano rapidamente neri, dopo le piogge.
Io sono convinto che dipenda dall’eutrofizzazione, cioè dal troppo piscio ed affini, umano ed animale.
Per anni ho protestato contro il depuratore di Ca’ Falier, la parte liquida immessa nel Muson puzzava molto
e provocava schiume.
Dopo una ristrutturazione, odore e schiume sono scomparse quasi del tutto, il naso e l’occhio ringraziano,
ma l’ARPAV che ne dice?
Nei punti accessibili, vedo bambini che giocano a pescare, con le mani nell’acqua, è prudente permetterlo?
4/3 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
IL MUSON SELVAGGIO E QUELLO CIVILIZZATO
Dalla più remota antichità e fino al dopoguerra, non potevano esistere, lungo le rive del Muson, sentieri
praticabii dalla gente normale, quindi esclusi ragazzi, cacciatori, malviventi ecc.
La strada più sicura e vicina rimase sempre l’antica via Pagnana.
L’aspetto attuale è frutto di un radicale intervento, patrocinato dall’ on. Maria Pia Dal Canton, gli argini sono
stati rinforzati e rimodellati, la vegetazione arborea completamente eliminata.
Solo in quel momento le rive diventarono percorribili, proprio come due comodi sentieri.
Dopo qualche decennio di totale incuria, la vegetazione riprese in parte il sopravvento.
L’alveo era molto più ampio ed irregolare di oggi, come si può vedere nella mappa.
Gli straripamenti erano molto frequenti, catastrofici e modificavano spesso il suo percorso.
corso attuale
corso del 1842
ViaCallalta,Loria
Poggiana
4/4 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO

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Il castello di Godego. Veneti, Goti, Masnadieri.

  • 1. IL CASTELLO DI GODEGO VENETI, GOTI, MASNADIERI ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’ Il castello di Godego è posto esattamente nel punto in cui il fiume fa una brusca svolta ad est. In questa zona l’alveo è molto allargato e digradante, un posto molto adatto al guado. Poche centinaia di metri a sud, l’abitato è attraversato da una direttrice che collega tutti i siti veneti della zona; le motte di Mottinello e Castion, le necropoli di via Casoname, l’area sacra del santuario della Crocetta,il castelliero della “Bea Venezia”. La millenaria presenza della fortificazione deve aver comportato un importante afflusso di soldati, amministratori ecc. che si sono stabilizzati nel paese : Veneti, Goti, Masnadieri. Gli eruditi stanno alla storia come i collezionisti di farfalle alla scienza Le conferenze sulla storia locale trovano un pubblico eccezionalmente numeroso ed attento. L’anno scorso mons. Chioatto ha trattato le origini locali del cristianesimo in modo assolutamente lodevole, da ogni punto di vista, come dettaglio più avanti. Quest’anno gli incontri sono stati dedicati ad Ezzelino III, ultimo proprietario del nostro castello. Da tante citazioni raffinate non ho tratto elementi che illuminino il nostro contesto, ma nemmeno le molte ombre che circondano questo oscuro, ma interessantissimo, personaggio. Questo argomento è inserito in raccolte di temi analoghi, clicca a pag. 4
  • 2. LA STORIA : ERUDIZIONE O CULTURA ? ERUDIZIONE Complesso delle cognizioni acquisite in una o più discipline con profonda e spesso minuziosa conoscenza di dati e di particolari CULTURA Complesso delle acquisizioni, delle esperienze, dei comportamenti che caratterizzano il tipo e il grado di sviluppo delle qualità intellettuali e morali di un determinato ambiente, di un determinato gruppo sociale, di una determinata epoca La cultura non va confusa con l’erudizione, non è patrimonio di un’èlite di “topi di biblioteca”, è ricerca viva e profonda di quella conoscenza che determina concretamente gli indirizzi ed i valori su cui basare la nostra vita. LA RICERCA STORICA MULTIDISCIPLINARE L’epica dell’Iliade e l’Odissea era un canto dilettevole e pedagogico insieme, molto prima di diventare un testo scritto, la letteratura e la storia coesistevano con un’armonia raffinatamente perseguita. Anche Livio, il più grande degli storici, Veneto, persegue questo equilibrio quando racconta le nostre origini. Sappiamo quando siamo arrivati qui, eravamo un popolo nobile, evoluto, ma relativamente povero, pacifico. Con poche eccezioni, Padova, Este, i nostri manufatti, spesso in materiali deperibili, sono andati distrutti. Per fortuna il territorio racconta molto del nostro passato, se sappiamo leggerlo attraverso la localizzazione e la contestualizzazione delle motte, oppure dei santuari mariani, molto spesso evoluti da un culto alla nostra dea Reita. IL CASTELLO DI GODEGO
  • 3. TITOLO IL CASTELLO E L’IDENTITA’ NEGATA LA RIMOZIONE NELLA TOPONOMASTICA LA NEGAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITA’: LA RIMOZIONE DEL LUTTO UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO L’EVANGELLIZZAZIONE DELLE NOSTRE TERRE VENETI VOCABOLI INDISPENSABILI UN’ECONOMIA POVERA I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON I VENETI DA MOTTINELLO A VALLA’ I VENETI AI BORDI DEI PRAI UN CULTO A REITA PRIMA DELLA MADONNA DELLA CROCETTA? MALEDETTO BRENTON! IL “CASTELLIERO” DI CASTION A RAMON CAMPAGNA UNA CHIESA DIMENTICATA LA MOTTA A COSA SERVIVA? GOTI IL DNA CULTURALE DEI GODIGESI CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI PERCHE’ NON PIACEVANO A MONS. CAMAVITTO TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING MASNADIERI EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA? GODEGO E GLI EZZELINI IL SENTIERO DEGLI EZZELINI IL MUSON SELVAGGIO E QUELLO CIVILIZZATO PAGINA 1 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 2 2/1 2/2 2/3 2/4 2/5 2/6 2/7 2/8 2/9 2/10 2/11 3 3/1 3/2 3/3 3/4 3/5 3/6 4 4/1 4/2 4/3 4/4 INDICE IL CASTELLO DI GODEGO
  • 4. CAPITOLO 1 IL CASTELLO E L’IDENTITA’ NEGATA IL CASTELLO DI GODEGO ALTURA A DESTRA DELLA CANONICA LA CANONICA COSTRUITA SULLE ROVINE DEL CASTELLO CAPITELLO La presenza attiva del castello, per oltre due millenni, ha inciso profondamente perfino sulla composizione della comunità, non solo del paese, ma anche del circondario. Quello di Castelfranco viene costruito solo nel 1200 d.c , non fa in tempo ad affacciarsi alla storia che è presto obsoleto. BIOGAS STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE REITA, I RETII, RIESE ←Cliccare qui per argomenti correlati
  • 5. LA RIMOZIONE NELLA TOPONOMASTICA Sentiamo parlare tutti i giorni di valorizzazione turistica, spesso anche a sproposito secondo me. Non c’è alcun dubbio che il castello di Godego presenti un interesse enorme, da molti punti di vista, ma la comunità pare ignorarlo pervicacemente. L’unico cartello segnaletico che ho notato in loco è un vero capolavoro di ambiguità. 1) Non si precisa se ci si riferisce al 12 secolo prima o dopo Cristo 2)In che senso questo Ezzelino da il nome al castello Vengono favoriti in questo modo due madornali equivoci: - quello citato può apparire come il fondatore, invece è colui che, con la propria sconfitta, ne ha causato la distruzione, fino alle fondamenta - l’equivoco sulla data aumenta esponenzialmente la confusione, la distruzione è avvenuta nel 1229 d.c., 12 secoli dopo Cristo. Ovvero, il visitatore colto, ma non documentato su questo specifico argomento, può concludere che Ezzelino III ha costruito il castello, il quale avrebbe meno di un millennio di vita, invece di tre! Manca sul posto un cartello didattico decente Lontano dal castello, verso il municipio, ho scorto una misera targhetta che parla anche del castello. Sono convinto che ben pochi visitatori la notino o si fermino, per approfondirne il sintetico contenuto. La lapide posto sull’altura, vedi diap. precedente, è un legittimo, ma esemplare, capolavoro di oscurità 1/1 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
  • 6. LA NEGAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITA’ LA RIMOZIONE DEL LUTTO VETUSTISSIMUM HUNC AGGEREM CONTENTIONIBUS NON SEMEL FERRO STRATUM ADULESCENTULIS UT ESSET PALESTRA AD SPIRITUM MEMBRAQUE EXERCENDA PACIFICIS PROELI CHRISTI B.D. GHERARDO PASINI AB. PROVIDO MODERATORE EIUSQUE PRESBITERIS ADIUTORIBUS CIVES S. MARIAE NASCENTIS UNO CONSILIO UNOQUE NISU COMPLANAVERUNT ATQUE ANGELICO IUVENI DOMINICO SAVIO PRAESIDI(O?) DICATUM VOLUERUNT VIII ANTE IDUS OCTOBRES ANNO IUBILEI MCML I CITTADINI (DELLA PAROCCHIA) DELLA NATIVITA’ DI MARIA, CON DECISIONE ED IMPEGNO UNANIME SPIANARONO QUESTA ANTICHISSIMA ALTURA, BATTUTA PIU VOLTE NELLE CONTESE CON LA SPADA, AFFINCHE’ DIVENTASSE PER GLI ADOLESCENTI PALESTRA DOVE ESERCITARE LO SPIRITO E LE MEMBRA ECC. LA RIMOZIONE DEL LUTTO Quando subiamo un trauma fisico troppo forte sveniamo ed in questo modo ci proteggiamo da una sofferenza insopportabile, un processo analogo avviene per la mente. La storia del paese è straordinariamente lunga e piena di traumi, con l’arrivo dei Veneti, l’insediamento dei Goti, la concentrazione in paese dei masnadieri di Ezzelino. La comunità ha affidato alla chiesa la pietosa opera di consegnare all’oblio il proprio passato e questa lapide è una testimonianza esemplare. L’ELABORAZIONE DEL LUTTO FASULLA La rimozione ha un’utilità temporanea, poi bisogna attivare in tempo la cura, rendersi conto di cosa è successo. Godego pare aver dimenticato, con il passato traumatico, anche la propria identità, ma si trova sempre un’anima pia disposta a regalartene una copia fasulla. -Mons. Camavitto propone l’origine longobarda in sostituzione di quella gotica, vedi diap. 23 -La lega di Bossi ha convinto i godigesi, discendenti dei masnadieri di Ezzelino III, che questo ignobile ed infame personaggio fu un glorioso precursore del movimento. 1/2 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
  • 7. UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE DEL PASSATO IL CASTELLO DI GODEGO Il nostro territorio, perché molto povero, è rimasto quasi inalterato fino al dopoguerra, quel poco di buono che è stato fatto, è merito dei nostri stessi avi , in particolare dei connazionali veneziani. Poco allettante per gli archeologi come Schliemann, armati dell’Iliade e della lente d’ingrandimento: non possono sperare di trovare ricchi tesori o misteriosi reperti da decifrare. Lo studio delle localizzazioni, ben contestualizzato, ci può illuminare, là dove non troveremo mai conferme scritte. La chiesa di san Pietro a Godego, con la grande area antistante rappresenta la tipica impostazione pagana, è stata poi convertita al culto cristiano, ma presto affiancata/sostituita da quella nel castello. I pagani separavano drasticamente le necropoli ed i culti connessi dal mondo dei vivi, il cristianesimo non respinge, anzi celebra, il corpo dei morti, sposta il cimitero vicino alla chiesa, al centro dell’abitato. chiesa nel castello San Pietro Muson (1)Dal castelliere di Mottinello a quello di Vallà 1/3 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’
  • 8. A SAN PIETRO I CULTI PAGANI DEI SOLDATI DEL CASTELLO IL CASTELLO DI GODEGO1/4 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ Il cristianesimo rivoluziona profondamente tutto il rito sacro. Il luogo stesso del culto, inizialmente, può essere una casa privata o una catacomba, a causa delle persecuzioni. All’assemblea (ecclesia) è ammessa tutta la comunità dei credenti, anzi, è protagonista della celebrazione, dagli apostoli all’ultimo dei discepoli. Quindi, dopo Costantino, l’ecclesia avrà bisogno di edifici sacri di dimensioni inimmaginabili per un pagano. Nei culti pagani l’edificio sacro era riservato esclusivamente alla statua del dio ed al sacerdote che vi svolgeva riti riservati, mentre la folla dei fedeli riempiva un’area esterna, dove avvenivano anche i sacrifici. Dunque la comunità attorno al castello di Godego, con questa area sacra enorme per quei tempi, doveva essere una realtà importantissima.
  • 9. L’EVANGELIZZAZIONE DELLE NOSTRE TERRE RACCONTATA DA MONS. CHIOATTO (29/10/2015) Ho trovato la sua narrazione ottima, soprattutto interessante, divulgativa. Nelle parti che conosco un po’ meglio, ho scoperto, con gioia, una chiesa aperta, illuminata, assolutamente al passo con l’evoluzione della storiografia più moderna e laica. IL CENTURIONE DI MONS. CHIOATTO ED IL CASTELLO NEGATO I Veneti tenevano separati i luoghi di culto e le necropoli dall’abitato, di solito mediante un corso d’acqua. San Pietro poteva essere l’area sacra perfetta per gli abitanti del castello e dintorni, lo stesso vale per la guarnigione romana. Provo a completare la suggestiva provocazione del relatore sul compaesano centurione. Dopo alcuni anni di servizio in Palestina, viene premiato con il ritorno a casa, a fare la guardia in questo castello, mette radici qui, perché gli viene anche assegnato del terreno per la famiglia. Converte i commilitoni e, con Costantino, San Pietro viene ufficialmente convertita al culto cristiano. Nulla di strano che la nuova religione si sia diffusa più velocemente nel mondo “globalizzato” dell’esercito, prima nel castello di Godego per esempio, piuttosto che a Cendrole. DUE METODI DIVERSI DI AVVICINARSI ALLA STORIA Ho visto un grande interesse da parte del numeroso pubblico, che mi è parso più concentrato sui miti che eccitano la fantasia e poco interessato ad approfondire il contesto generale. Ho un atteggiamento opposto, mi annoiano i dettagli inutili e le discussioni sulla veridicità di qualche diceria. Abbiamo pochissimi riscontri specifici sulle nostre vicende locali, ma disponiamo di un’ottima documentazione generale su altre situazioni analoghe e contemporanee della regione. Sovrapponendo questo schema generale ai dati locali, il quadro essenziale diventa più chiaro e leggibile. 1/5 IL PROBLEMA DELL’IDENTITA’ IL CASTELLO DI GODEGO
  • 10. CAPITOLO 2 VENETI Per il santuario della Madonna della Crocetta non esistono, che io sappia, testimonianze indiscusse di un rito pagano precedente la cristianizzazione, come per Cendrole. Non c’è un tumulo od un indizio altrettanto significativo, che precisi la posizione dell’abitato veneto, che certamente c’era nelle vicinanze. In compenso sono state individuate, in via Casoname, due piccole necropoli, i reperti sono stati datati intorno alla nascita di Gesù Cristo. Le analogie tra Godego e Riese proseguono fino ad oggi, con la plurisecolare contrapposizione tra i Veneti del santuario, tenacemente attaccati al loro antico culto ed il centro, che gravita attorno al castello, quindi più a contatto con il mondo romano, molto più colto, ricco, precocemente cristianizzato. Per il culto di Reita vedi il documento : REITA A CENDROLE, I RETII A RIESE IL CASTELLO DI GODEGO
  • 11. VOCABOLI INDISPENSABILI Comprendere una pubblicazione accademica d’archeologia è un’impresa eroica, per i non addetti ai lavori. Fidarsi dei divulgatori è pericoloso, la vanità li induce spesso ad spacciare per fondate le loro libertà poetiche, i peggiori sono gli eruditi che giocano con le parole, con le assonanze. Per evitare grossolani equivoci bisogna comprendere bene il significato di alcuni termini. Motta o Aggere (sinonimo) : è un terrapieno, che serve per sollevare l’area rispetto al territorio circostante. Lo scopo non è affatto misterioso, ne ho viste molte in Emilia, lungo il Po. Servono per proteggere persone e beni in una zona esposta a frequenti inondazioni. Il materiale utilizzato è quello disponibile in loco, per esempio quello ricavato dallo scavo del canale che di solito circonda la struttura, con lo scopo di migliorare il sistema di protezione. Frequentate anche per secoli, possono crescere molto di livello, a causa dei residui depositati dagli abitanti stessi. Vengono realizzate da una comunità per la propria protezione, ma ovviamente possiamo immaginarle anche un luogo adatto ad ospitare dei mercati, per armenti e persone in transito ecc. Per motta,nella lingua italiana, s’intende un qualsiasi rialzo di terra, ma nella cultura terramaricola (questa delle motte) è usuale riferirsi ad un’area abbastanza grande, in grado di ospitare un clan oppure una struttura comunitaria. Tumulo : è un cumulo di materiale di forma pressappoco semisferica e delle dimensioni di alcuni metri. Anche questo è un rialzo realizzato con della terra e qualcuno scioccamente lo chiama motta, ma questa licenza genera gravi equivoci. E’ la tomba del capo della comunità o di una figura eminente ed è posta proprio al centro dell’abitato, mentre le necropoli sono sempre nettamente separate dal mondo dei vivi Può essere seppellito con il cavallo, la moglie, qualche fedelissimo ecc. Castelliero, Castion , Castellario ed altre storpiature. : struttura protettiva con una precisa finalità militare. Il basamento può essere realizzato con terra (di nuovo la tentazione di chiamarlo genericamente motta), pietre, rocce: le pareti ed il soffitto sono spesso in legno o altro materiale deperibile e perciò non si è quasi mai conservato. Le opere murarie vere e proprie diventano uno standard solo nel medio evo. 2/1 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 12. UN’ECONOMIA POVERA L’economia dei nostri antenati poteva essere l’allevamento, la caccia, la pesca, poco redditizio il commercio via terra. Comunque, anche a Roma, la grande ricchezza è arrivata solo dopo la conquista della Grecia. Da noi ne avranno beneficiato solo città come Asolo e Padova. I nostri veneti destarono l’interesse del vescovo di Treviso solo dopo il 1000 d.c., quando apparvero abbastanza ricchi da risvegliarne la cupidigia erariale. Inutile cercare costosi reperti archeologici in queste località, certamente povere. I modesti traffici tra Asolo e Padova, potevano avvenire forse sulla via Castellana, abbiamo visto che i trasporti via terra erano molto meno redditizi di quelli via acqua. Asolo Motta > Castello (Castelfranco) 2/2 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 13. I VENETI SULLE RIVE DEL MUSON Le vie Castellana e Pagnana (colore verde) collegano i paesi sulle due sponde del Muson ben prima dei romani, che si sono tenuti ad una maggior distanza con la via Aurelia. Però gli insediamenti veneti noti, nella direttrice nord-sud, sono addirittura lungo l’Avenale. Nella direzione nord-sud, gli insediamenti lungo l’Avenale, a partire dal tumulo di Spineda, poi Cendrole, il Castelliero di Vallà ed infine la Motta di Castelfranco, sopra la quale venne costruito l’attuale castello nel 1200 d.c. Nella direzione est ovest, linea verde,il castelliero di Vallà, il santuario della Crocetta, le necropoli di via Casoname, i castellieri di Castion e di Mottinello. Le vie romane, Postumia ed Aurelia ben lontane dai “Prai” Motta > Castello (Castelfranco) 2/3 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 14. I VENETI DA MOTTINELLO A VALLA’ Fin dalla più remota preistoria, il flusso della civilizzazione e della migrazione dei popoli ha seguito una pista, una direttrice est - ovest, che poi i romani hanno semplicemente trasformato in un’ autostrada. Gli insediamenti da Mottinello a Vallà sono disposti su una vecchia via, parallela alla Postumia, che corre 2 km circa più a sud. I nomi tramandati,“Castion” e “Castelliero” per Vallà, sono un indizio di una funzione militare prevalente. Mottinello è un termine generico, ma ha dimensioni molto simili ai due precedenti. Il santuario della Crocetta e le due piccole necropoli di via Casoname, replicano il contesto di Cendrole. Motta > Castello (Castelfranco) 2/4 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 15. ALTIMETRIA DEI PRAI (metri s.l.m.) LOCALITA MUSON DEPRESSIO- NE MASSIMA (1) AVENALE (2) VIA CASTELLANA VIA AURELIA TUMULO 67 65 66 68 75 POGGIANA 61 59 61 59 63 VALLA 54 48 52 53 53 POSTUMIA 48 43 46 45 43 I VENETI AI BORDI DEI PRAI (1) Il punto più basso tra Muson ed Avenale (2) Il punto più alto sull’argine sinistro dell’Avenale dentro una fascia di 200 m. L’Avenale non scorre al centro della palude dei Prai, ma sul suo bordo sinistro, rispetto al Muson. Sull’argine stesso o pochi metri più a est, l’altitudine aumenta nettamente. Procedendo verso la via Castellana e l’Aurelia, l’aumento in tabella pare trascurabile. In realtà si alternano ulteriori avallamenti, a profondità decrescente, a tratti pianeggianti, che rimangono sopra il livello del piano campagna sul Muson. I romani, scegliendo il tragitto dell’Aurelia, sono andati sul sicuro ed hanno scelto il massimo risparmio, come investimento. Hanno scartato, come meno sicura e più onerosa, anche la via Castellana, usata probabilmente dai Veneti e dai Retii del castello di Riese. Tumulo Spineda Poggiana Vallà Via Postumia 2/5 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 16. UN CULTO A REITA PRIMA DELLA MADONNA DELLA CROCETTA? GLI INDIZI PRINCIPALI DEL CULTO A REITA I ritrovamenti finora accertati, presentano alcuni indizi ripetitivi. -Il culto a Reita viene sostituito da quello a Maria, evoca sempre i temi della nascita e della maternità. A Godego, con una sofisticata variante, il tema viene assunto dalla chiesa parrocchiale -Alcuni connotati pagani e non ortodossi non vengono cancellati facilmente, ma persistono per secoli -Adiacente all’area dei riti sacri c’è sempre la necropoli, vedi i due sepolcreti di via Casoname -La zona dei morti è separata da quella dei vivi mediante un corso d’acqua, qui il torrente Brenton -La chiesa e le necropoli sono poste sulla via che collega le vicine postazioni militari di Castion e Vallà SAREBBE UN PROBLEMA? Una simile ipotesi non può essere percepita negativamente da questa chiesa del dialogo multiculturale e interconfessionale. Ma, se ponessimo un’analoga domanda ad un fanatico dell’ISIS? Una buona dose di oscurantismo c’era anche da noi, in passato. Il racconto dell’apparizione non lascia alcuno spazio a certe fantasie e sottolinea come l’edifico cristiano sorse ex novo. UNA CERTEZZA IMPOSSIBILE Il contesto è analogo a quello del santuario di Cendrole, vedi “Reita a Cendrole, i Retii a Riese”, la prova regina dell’antico culto, quella della pistola fumante, forse non si troverà mai. I nostri antenati erano poverissimi, i manufatti prodotti in loco erano in legno od altro materiale deperibile. Anche scavando, difficilmente gli archeologi potrebbero trovare reperti ben conservati e pienamente significativi. 2/6 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 17. Nasce dalle parti di san Zenone come Giaron ed a Bessica diventa Pighenzo. Quando i Mocenigo integrano le sue acque con una derivazione dal Muson, prende il nome di Brenton. Entra nel Muson tra Godego e Villarazzo Per capire il nostro passato, dobbiamo calarci nel contesto ambientale: i guai che combina oggi sono irrilevanti rispetto a quelli sofferti dai nostri antenati Bessica Loria MALEDETTO BRENTON! 2/7 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 18. IL “CASTELLIERO” DI CASTION L’area dell’antico castello occupa gran parte del centro del paese. Salvo smentite, non esiste la firma di chi ha realizzato il terrapieno, oppure il reperto archeologico inequivocabile, così qualsiasi profano si sente autorizzato ad esprimere una sua ipotesi. E’ insopportabile il coro unanime degli storici locali, che insistono, a “pappagallo”, sulla fondazione romana. I più sciocchi e vanitosi aggiungono sempre qualche ardita elocubrazione etimologica. L’altura, i canali ed il laghetto, nel parco della villa Civran Il Veneto pullula di questi terrapieni caratteristici, realizzati dai Veneti, con funzioni difensive. Quelli indagati scientificamente sono datati intorno al XII secolo a.c., ai tempi del nostro arrivo e presentano caratteristiche molto ripetitive. Tra queste la denominazione stessa, con alcune storpiature locali, citate nella diap. 7, “VOCABOLI INDISPENSABILI”. La forma, le dimensioni, il contesto, se concordi, permettono di sciogliere ogni dubbio. Si può escludere perentoriamente che non sia un manufatto romano? Ragionando sul contesto sono evidenti almeno due aspetti: - la struttura è posta su una via veneta, mentre la Postumia, romana, corre 2 km circa più a sud - la zona, molto povera, era lontana da ogni tentazione d’investimento militare/logistico per chi aveva spazi infiniti sui quali operare con maggior vantaggio ed urgenza. Un’eccezione evidente conferma la regola: la via Aurelia con la città di Asolo. Una duplice testimonianza romana con il medesimo obiettivo: ottimizzare la comunicazione con l’oltralpe. 2/8 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 19. A RAMON CAMPAGNA UNA CHIESA DIMENTICATA SAN GIORGIO DE COSTE Documentata con certezza, gli autori moderni sono un po’ evasivi sulla sua esatta collocazione. Si tratta dell’abitato di Ramon Campagna: in una mappa catastale del 1700-1714 si parla appunto di “Contrada della Campagna sive S. Giorgio”. Veniva frequentata anche dagli abitanti di Castion, che la trovavano più comoda rispetto a Godego, il centro al quale l’autorità religiosa li aveva assegnati, per la riscossione dei tributi. Invece, fino al 1157, non esisteva la chiesa parrocchiale di San Pancrazio, forse è anche per questo che, sopratutto coloro che abitano più vicini al Muson, preferiscono, ancora oggi, la chiesa di Poggiana. Chiesa parrocchiale di Ramon Dedicata a san Pancrazio, eretta nel 1157, dopo la distruzione di quella di San Giorgio de Coste LA DISTRUSSE IL BRENTON Le sue piene frequenti e devastatrici erano più spaventose dell’ira del vescovo di Treviso. Secondo lo storico Agnoletti, una di queste distrugge la chiesa di San Giorgio ed il vescovo può finalmente imporre la costruzione della parrocchiale attuale, dedicata a San Pancrazio, nel 1157. Questa fonte, replicata a pappagallo da tutti gli autori locali, attribuisce il disastro al Muson, un errore grossolano, scusabile solo per un foresto. 2/9 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 20. LA MOTTA Struttura ancora piena di misteri, servirebbe un aggiornato approfondimento di un valente specialista. Lo studio dei pochi reperti archeologici, da solo non dice molto, va integrato con altri metodi di indagine. La via Pagnana è perfettamente parallela al Muson, andando verso nord ed ortogonale con la via Postumia, mentre il Muson devia bruscamente verso oriente, come accade spesso nella pedemontana. Ha una relazione con l’epoca della costruzione e la scelta del sito? Via Postumia 2/10 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 21. A COSA SERVIVA? Non era solo un abitato protetto Non è un quadrato perfetto, gli angoli sono arrotondati. Le misure interne equivalgono approssimativamente a 8 campi trevisani. Decisamente troppo grande per essere semplicemente un luogo abitato ed infatti gli archeologi trovano conferme solo per una parte dell’area. A prescindere dalle forti variazioni demografiche, causate da eventi luttuosi od altro, a quei tempi la popolazione era estremamente ridotta, rispetto ad oggi. Non era un’opera militare Quando una motta aveva uno scopo militare, viene ricordata come castellario o relative storpiature. I romani confermarono, con il termine Vallum, la natura prevalentemente militare del castellario di Vallà. E’ facile intuire che un terrapieno, destinato ad una funzione militare, doveva essere più alto ed avere una struttura speciale, ben diversa da altri tipi di insediamento, come è evidente per il castello di Godego. In particolare non poteva essere troppo ampio, la superficie del castellario di Vallà è di 3 campi circa. Una specie di caravanserraglio ? La sua struttura rudimentale ed ampia, gli argini molto elevati e robusti, si adattano bene alle esigenze che possiamo immaginare prioritarie, per i nostri antenati itineranti, sia come allevatori che per il trasporto delle merci, in un ambiente soggetto ad inondazioni, pericoloso per passarvi la notte all’aperto. Anche la popolazione stabile del circondario aveva certamente bisogno di un luogo particolarmente protetto dove organizzare i mercati e rifugiarsi durante le inondazioni ed altre calamità. Nelle località semidesertiche del medio oriente ho visitato un caravanserraglio, che svolge queste funzioni in un ambiente analogo. 2/11 VENETI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 22. CAPITOLO 3 GOTI Sarebbe interessante fare l’esame del DNA, non solo ai cittadini di Godego, ma anche a quelli dei paesi circostanti, per scoprire quanto la presenza di questo importante castello abbia contribuito a mescolarci con popolazioni non venete. Come vedremo più avanti, sia i soldati Goti, che i masnadieri di Ezzelino, non venivano compensati solo con il denaro o con il bottino di guerra. Forse il beneficio più agognato era la concessione di un area coltivabile, abbastanza grande e fertile da garantire un sostentamento appetibile e duraturo di tutta la famiglia al seguito. IL CASTELLO DI GODEGO
  • 23. IL DNA CULTURALE DEI GODIGESI SONO I NOSTRI PROGENITORI VENETI CHE HANNO REALIZZATO LE MOTTE ED IL CASTELLO DI GODEGO Non esiste la prova della pistola fumante, nessuno l’ha mai cercata, tuttavia lo studio del contesto è tutto a favore di questa ipotesi. AI TEMPI DELL’IMPERO ROMANO IL CASTELLO VENNE PRESIDIATO DAI GOTI Analogamente all’identità dei fondatori, ci sono ben pochi dubbi anche su questo punto. Piuttosto gli abitanti dovrebbero interrogarsi seriamente sulla genesi di una seconda ipotesi, a cui viene data un’immeritata credibilità. L’inventa Mons. Camavitto per omaggiare, in questo modo, il neo eletto Cardinale di Venezia, l’amico Giuseppe Sarto. L’intento dell’opera è quello di magnificare la purezza del sentimento religioso del circondario, allora giravano delle idee storicamente errate sui barbari, come vedremo meglio più avanti. La parola Godego deriverebbe da Gudega, termine longobardo. E’ il solito giochino sulle assonanze, altri riscontri zero. DA DOVE PROVENIVANO I MASNADIERI DI EZZELINO? Nel medio evo il castello ha continuato ad avere un ruolo strategico molto importante. L’ultimo proprietario, Ezzelino III da Romano, lo rafforzò ulteriormente e certamente insediò, non solo nel paese, ma anche in quelli circostanti, i suoi fedelissimi (masnadieri) con le loro famiglie. Sappiamo che tra costoro c’era un gruppo di saraceni, dei compatrioti tedeschi ed anche un gruppo di nostrani della pedemontana. 3/1 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 24. CONTESTUALIZZANDO LE VICENDE DEL CASTELLO PERCHE UN CASTELLO PROPRIO LI? Siamo a breve distanza dalla direttrice est - ovest (Castion - Vallà) degli insediamenti veneti della zona, che è parallela alla via Postumia, romana, vedi diap. 9 . Si tratta di una struttura militare, evidentemente presidiava un guado strategico sul Muson. Di solito, sopra il terrapieno c’era una costruzione in legno e questa impostazione si mantenne fino al medio evo, quando gli edifici venero sostituiti da imponenti strutture murarie. Un esempio didattico è il castello di Castelfranco, che poggia su una motta imponente, ancora ben visibile. Di norma si realizzavano dei presidi militari in prossimità dell’attraversamento di un fiume, sopratutto se c’era il rischio di un’incursione ostile dall’altra parte. L’AREA SACRA DI SAN PIETRO I Veneti si installavano preferibilmente presso un corso d’acqua, da un lato l’abitato, dall’altro la città dei morti, con l’annessa zona sacra. L’aspetto dell’area non doveva essere molto diverso dall’attuale; un piccolo edifico per il celebrante, in un grande spiazzo, i riti avvenivano all’aperto. UNA FORTIFICAZIONE TRA LE PIU’ ANTICHE ED IMPORTANTI DEL TREVIGIANO Importante protagonista delle vicende belliche della pedemontana fino al 1229 d.c., quando viene rasa al suolo, la parte muraria. Il castello dei Goti nelle mappe antiche non manca mai, insieme a pochissime altre località del trevigiano. Per esempio, i castelli di Castelfranco e Cittadella, vengono costruiti solo verso il 1200 d.c., cioè proprio qualche decennio prima della sua distruzione, ed avranno un ruolo minore nelle vicende belliche successive, perché diventano prestissimo obsoleti. 3/2 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 25. I GOTI A GODEGO, PRIMA DEL SACCO DI ROMA NEL CASTELLO, COME SOLDATI ROMANI Con Costantino, nel 4 secolo d.c., il degrado della struttura militare subisce una brusca ed inarrestabile accelerazione. Il mestiere del soldato è come quello del cementista oggi; si guadagna molto, ma pochi intendono accettare i gravi sacrifici che comporta, così le file dell’esercito si riempiono progressivamente di barbari. Senza altri riscontri, è statisticamente molto probabile, che fossero Goti i soldati romani a Godego. Praticamente certo che questi mercenari installassero in prossimità anche il loro numeroso nucleo famigliare, il compenso, con la concessione di un terreno coltivabile, era forse la principale attrattiva. BUONI SOLDATI, MA DIFFICILI DA INQUADRARE All’inizio l’esercito romano riusciva facilmente a vincere ed a sterminare questi gruppi di invasori ed era molto interessato a riciclare i guerrieri superstiti nell’esercito. Tuttavia erano considerati infidi ed inadatti alla disciplina, perciò si preferì sempre diluirne attentamente la presenza con altre etnie. I Goti, al contrario, aspiravano a rimanere uniti e cercavano di contrattare un territorio dove insediare l’intero gruppo, garantendo sia la difesa militare che la coltivazione di campi abbandonati. I GOTI A CASA LORO NEL NORD EST Man mano che i rapporti di forza si spostavano a loro favore, questa aspirazione cominciò ad essere esaudita: verso il 370 d.c. vengono concessi ampi insediamenti, in zone che si erano ormai spopolate, a Modena, Reggio, Parma. Invadono il nord est (378 d.c.) e vi sostano a lungo, prima del sacco di Roma (410 d.c.) Totila viene eletto re quando è insediato nell’importante piazza militare di Treviso (541 d.c.), nella spedizione verso il sud, si attarda a Goito (Mn), dove viene accolto calorosamente e raccoglie alleati. 3/3 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 26. CHE TIPI ERANO QUESTI GOTI AMMIANO MARCELLINO SE NE INTENDEVA Militare romano, testimonia gli eventi esattamente fino all’arrivo dei Goti nel Veneto, poi smette di scrivere! Serio, leggibile, accettabilmente obiettivo, considerando il suo ruolo: con lui termina la storiografia latina, laica ed il cristianesimo completa la conquista di tutto il potere culturale. Cominciano gli anni della storia sistematicamente manipolata, della verità teologica inculcata con la forza. L’eresia ariana, una raffinata disputa teologica sulla natura di Cristo, provoca infinite guerre, per almeno tre secoli: le contese odierne dei mussulmani, tra Sciti e Sunniti, sono vicende da educande al confronto. SCHIAVI DOCILI ED A BUON MERCATO Meglio non addentrarsi nel groviglio delle diverse etnie classificate dai romani, spesso confusionarie ed errate: per la gente comune goti erano tutti gli extracomunitari di allora. Venivano dal nord Europa, rozzi e semianalfabeti all’inizio, i romani li percepivano comunque meno orribili degli Unni, che arrivarono poi, dalle più lontane steppe dell’Asia. Ammiano dice che i genitori stessi vendevano i propri figli ai mercanti di schiavi romani, certi che avrebbero avuto una vita migliore come tali, all’interno dell’impero. Erano reputati servi docili ed a basso prezzo: una famiglia un po’ borghese doveva possederne almeno un paio, per mantenere un minimo decoro. Molti di loro dimostrarono grande talento e li troviamo diffusi in posizioni altolocate. DISCRETI CONTADINI Dopo Costantino, il dissolvimento dell’impero procedeva con accelerazione progressiva, anche dal punto di vista economico: ampie zone, esposte alle incursioni barbariche, si desertificavano. Il fisco romano non poteva assolutamente rinunciare agli introiti di vaste terre fertili, ma spopolate. La pressione delle esigenze erariali fu un altro fattore determinante nel far gradualmente prevalere la scelta di donare interi territori ai vinti, contro le esigenze più prudenziali dell’esercito. 3/4 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 27. PERCHE’ NON PIACEVANO A MONS. CAMAVITTO Sono convinto che il nostro storico avesse una visione molto errata della realtà confessionale di quei tempi, la revisione storica ha compiuto passi da gigante nel frattempo. Riderebbe incredulo leggendo quanto è accertato oggi e che sintetizzo qui. Questo spiega forse il suo zelo nell’ inventarsi l’origine longobarda, vedi Chi era Giuseppe Sarto? CRISTIANI I GOTI Dopo Costantino, i soldati romani della guarnigione di Godego, Goti compresi, erano normalmente cristiani, per il semplice fatto che lo era il loro capo, l’imperatore. Anche gli invasori lo erano, quando arrivarono a Godego nel 378 d.c. Erano cristiani ariani, convertiti in massa da un prete, Ulfila, figlio di genitori misti, dopo il 350 d.c. Questo personaggio ha un ruolo di rilievo nella formazione culturale di questo popolo ed anche come loro rappresentante, nelle trattative con l’imperatore. Si adunavano nella vicina chiesa di san Pietro: questa sì, meritoriamente, oggetto di attenzione da parte degli archeologi, non sottovalutatene l’importanza, a causa dalle sue piccole dimensioni. I popoli del nord sceglievano queste ampie radure all’aperto, in mezzo ai boschi, per i loro riti. PROBABILMENTE PAGANI I VENETI Sono state scoperte delle tombe, coeve di Gesù Cristo, in località Casoname. Certamente confermano la presenza di una comunità raccolta nei pressi dell’attuale santuario mariano: è probabile che adorassero la loro divinità, Reita, anche ai tempi della presenza dei Goti . La cristianizzazione di queste aree depresse arrivò verso il 1000 d.c.: pagano deriva da pagus, villaggio. 3/5 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 28. TRA NOI ED I GOTI, UN MISTERIOSO FEELING PRIMA STERMINARONO IL GROSSO DELL’ESERCITO ROMANO (378 D.C.) Attraversarono il Danubio, supplicando umilmente e pazientemente aiuto, incalzati dai terribili Unni. L’imperatore tentennò troppo, tra l’ingordigia di valorizzare quell’immensa moltitudine di manodopera per l’esercito e per l’agricoltura ed il timore di non riuscire a controllarla. Alla fine decise di ricacciarli oltre Danubio. Nella battaglia di Adrianopoli, il grosso dell’esercito romano fu sterminato: perì, senza che se ne ritrovasse il cadavere, lo stesso imperatore. I ricchi si rifugiarono nelle città ben fortificate e tutto il territorio fu alla mercé dei Goti, che non avevano macchine d’assedio adeguate: così si avviarono, saccheggiando liberamente, verso occidente. NELLO STESSO ANNO SI FERMARONO PROPRIO A CASA NOSTRA Nello stesso anno arrivarono fino alle alpi Giulie, dette anche venete da Ammiano ed il nord est rimase sempre l’area centrale della loro permanenza in Italia: nel 541, quando il famoso Totila viene eletto re, comanda l’importante piazza militare di Treviso. Nella sua spedizione trionfale verso il centro sud, raccoglie consensi e sostegno quasi ovunque, specie fino al Po: la tappa più lunga e festosa è a Goito (Mn). Abbiamo già visto che, per esempio, a Modena, Reggio e Parma, poco prima dell’invasione del 378 d.c., si erano insediati gruppi della stessa etnia, autorizzati, con un accordo di pace, da Roma. IN VENETO FURONO I LONGOBARDI A SEGNARE LA VERA FINE DELLA CIVILTA’ ROMANA Tutti i barbari citati nella storia di Roma, sono passati per casa nostra, sulla comoda autostrada Postumia: sorprendentemente abbiamo poche conferme, anche archeolgiche, di lutti locali veramente epocali. Certo, la decadenza già in atto, accelera, ma le grandi città sopravvivono comunque, alcune prosperano. Nel 639, con i Longobardi, gli abitanti di Altino distrutta fuggono a Torcello, cessa di colpo e definitivamente il life style della civiltà romana. 3/6 GOTI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 29. CAPITOLO 4 MASNADIERI Abbiamo visto che, dover spiegare che i “compaesani” del papa erano degli ex barbari, miscredenti, dava molto fastidio a Mons. Camavitto. Sbagliava, ma allora gli storici la pensavano come lui. Ben più fastidiosa ed infamante la consapevolezza di essere figli di “masnadiero”. Dopo tutto, i Goti erano soldati pagati per proteggere l’impero e quindi anche gli abitanti del luogo, dalle terribili incursioni di altri “barbari”. La crudeltà ed i pessimi costumi dei masnadieri sono talmente celebri da rendere infame anche il nome, che inizialmente non aveva un connotato necessariamente negativo. Mentre i barbari puntavano sulle ricche città, ai tempi di Ezzelino, l’esercito nemico aveva come priorità militare la conquista del castello. Il condottiero, come prassi, concedeva ai suoi mercenari di saccheggiare le vicinanze. IL CASTELLO DI GODEGO
  • 30. EZZELINO III DA ROMANO MITO LEGHISTA? Guidati dall’insigne storico, Umberto Bossi, i leghisti locali si sono prodigati a rivalutare l’età dei comuni. Un tentativo ipotizzabile, ma molto arduo, che mi ricorda l’esaltazione fascista della romanità. Certamente la seconda impresa, a parte gli eccessi e le goffaggini, era molto più credibile. DRACULA DEL VENETO Universalmente deprecato per la crudeltà esercitata non solo per perseguire cinicamente i suoi obiettivi politico-militari, ma per una conclamata perversione sadica. La sua fama di uomo malvagio è universale e risalta anche se contestualizzata in un’epoca terribile, da ogni punto di vista. NEMICO DELLA LEGA Di origine tedesca, i suoi antenati sono arrivati in Italia come mercenari al servizio dell’imperatore di Germania. La fedeltà all’imperatore tedesco, dopo la spregiudicata, spietata, ricerca del proprio interesse, è il secondo riferi- mento costante di una vita tutta disonorevole. Ingannatore, mutevole, subdolo, ma sempre nemico acerrimo della lega e dei comuni italiani. L’esaltazione storica, che ne fanno i nostri leghisti, testimonia la loro ignoranza. 4/1 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 31. GODEGO E GLI EZZELINI GLI EZZELINI ED IL CASTELLO DI GODEGO Abbiamo già visto che la costruzione del castellario è stimata nel XII secolo a.c., quindi all’epoca dell’insediamento dei Veneti. Sopra questa base, di norma, fino ai tempi dei romani, si realizzava una costruzione in legno. Con l’evolversi delle macchine per l’assedio, si realizzarono delle opere murarie, sempre più poderose. Certamente si trattava di una muratura abbastanza imponente per i tempi, quella che realizzò la famiglia degli Ezzelini, quando, entrati in possesso del castello, provvidero a rafforzarlo. La fortificazione fu distrutta nella fase finale della guerra contro il suo ultimo proprietario: Ezzelino III. I GODIGESI: UN PO’ GOTI, UN PO MASNADIERI… Ezzelino III aveva 3 gruppi di mercenari tra i suoi fedelissimi: i tedeschi, i saraceni ed infine i masnadieri, soldataglia di mestiere, di varia origine, ma residente sempre nelle immediate vicinanze del castello. E’ noto che il loro reddito principale non veniva dal soldo del padrone, bensì dai saccheggi. Questi erano contemplati e pianificati con cura nel piano strategico, perfino all’inizio del conflitto: soldataglia specializzata devastava il territorio nemico per seminare il panico nei villaggi fedeli all’avversario. L’esercito romano non si comportava in modo molto dissimile. Un’altra importante fonte di reddito era costituita dall’elargizione di terre a queste truppe di fedelissimi, che si volevano radicare nelle vicinanze del castello. Nel medioevo queste proprietà si chiamavano masnade, donde il nome del proprietario, masnadiero, così famigerato oggi. Certamente Ezzelino III ne insediò molti, non solo a Godego, ma anche nel circondario. 4/2 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 32. IL SENTIERO DEGLI EZZELINI E’ inverosimile che gli Ezzelini bazzicassero le rive del Muson, dove passa il sentiero con il loro nome. La via Pagnana, che corre ad una distanza di 0,5 - 0,8 km dal Muson, acquistò importanza proprio ai loro tempi, probabilmente perché idonea al transito di armati. In quel periodo aumentò significativamente anche l’importanza dei paesi attraversati, Loria apparteneva tutta ad Ezzelino III, il castello di Godego naturalmente era suo. COSA VOGLIAMO RICORDARE CELEBRANDO GLI EZZELINI?. Se paragoniamo Ezzelino III a Dracula, sono i Rumeni che si devono offendere! Pari a Vlad III, realmente esistito, nella crudeltà. Però, mentre quest’ultimo è stato rivalutato come un grande patriota, Ezzelino III perseguì con i mezzi più atroci e perversi, solo la sua avidità di ricchezza e potere personale. Se proprio vogliamo discettare di fedeltà e di patria, dobbiamo per forza riferirci all’impero tedesco. Molti di noi hanno un crudele mercenario tra i propri antenati, stupido ignorarlo, però bisogna fare bene i conti con il nostro passato Con il marasma culturale che c’è in giro, trovo discutibile usare gli “Ezzelini” come promozione turistica. IL MUSON NON E’ PIU UN TORRENTE, MA UN FIUME, PARDON, UN CANALE FOGNARIO Non va più in secca, come fa un vero torrente ed i sassi ritornano rapidamente neri, dopo le piogge. Io sono convinto che dipenda dall’eutrofizzazione, cioè dal troppo piscio ed affini, umano ed animale. Per anni ho protestato contro il depuratore di Ca’ Falier, la parte liquida immessa nel Muson puzzava molto e provocava schiume. Dopo una ristrutturazione, odore e schiume sono scomparse quasi del tutto, il naso e l’occhio ringraziano, ma l’ARPAV che ne dice? Nei punti accessibili, vedo bambini che giocano a pescare, con le mani nell’acqua, è prudente permetterlo? 4/3 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO
  • 33. IL MUSON SELVAGGIO E QUELLO CIVILIZZATO Dalla più remota antichità e fino al dopoguerra, non potevano esistere, lungo le rive del Muson, sentieri praticabii dalla gente normale, quindi esclusi ragazzi, cacciatori, malviventi ecc. La strada più sicura e vicina rimase sempre l’antica via Pagnana. L’aspetto attuale è frutto di un radicale intervento, patrocinato dall’ on. Maria Pia Dal Canton, gli argini sono stati rinforzati e rimodellati, la vegetazione arborea completamente eliminata. Solo in quel momento le rive diventarono percorribili, proprio come due comodi sentieri. Dopo qualche decennio di totale incuria, la vegetazione riprese in parte il sopravvento. L’alveo era molto più ampio ed irregolare di oggi, come si può vedere nella mappa. Gli straripamenti erano molto frequenti, catastrofici e modificavano spesso il suo percorso. corso attuale corso del 1842 ViaCallalta,Loria Poggiana 4/4 MASNADIERI IL CASTELLO DI GODEGO