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DON GIUSEPPE MENEGON
DALLA CRONACA ALLA STORIA
Le figure di preti come don Giuseppe, con la scolarizzazione di massa, stanno scomparendo.
I più giovani non possono immaginare quanto erano centrali nella vita delle nostre comunità.
Trovo molto interessanti le memorie scritte da lui stesso: in filigrana si intravede l’uomo, ma
soprattutto illuminano molto efficacemente il contesto storico culturale.
Cappellano nella guerra d’Etiopia
E’ un prete “nonno”, che narra semplicemente la verità, si sente in sintonia con la sua chiesa,
scrive proprio negli anni in cui, don Milani, profeta solitario, è messo in castigo.
Quelle fotografie valgono un trattato, ma guai non contestualizzarle storicamente.
Peace Keeper durante la resistenza
I nostri militari si sono fatti onore come “pacificatori”, questo ruolo mi pare un modello
interpretativo efficace per comprendere il comportamento di molti preti durante la resistenza.
Disponiamo delle sue memorie, in questo caso, è scontato che non possa raccontare
pianamente e schiettamente la verità.
Non lo potrebbe fare impunemente neanche adesso!
L’analisi storica nel dopoguerra era, come sempre, tutta a favore del vincitore, rozza, ipocrita.
Molti schemi sono rimasti gli stessi, scandalosamente obsoleti.
INTELLETTO BRILLANTE
PARROCO NEL REGNO DELLE MALOMBRE E DELLE LUMIERE
Le tre fiammelle, che adornano lo stemma comunale, immortalano un fenomeno
che può essere spacciato per misterioso solo a dei poveri ed ignoranti analfabeti.
Tali erano, senza dubbio, i nostri antenati nel 1754, quando si manifestò.
Ricordano il grado eccezionale di putredine, la diffusa marcescenza di vari tipi di
biomasse, come il corpo dei morti, poco e male interrati.
Non capisco perché i miei compaesani non provino il mio stesso imbarazzo, per
l’ostentazione di questa memoria nello stemma comunale, vedi pag. 13.
(1) Vezzosamente rinominate “Fuochi fatui”
LE LUMIERE DI LORIA (1)
RAS GIUSEPPE
Amico di mio padre, assistente sociale,
autista e factotum, avvocato degli analfabeti,
benefattore, cacciatore, cappellano militare,
divulgatore scientifico, fascista, imprenditore
agricolo, inventore, partigiano, peace keeper,
ras, tiratore scelto…. ah, prete.
Le foto sono tratte dalle sue stesse memorie, che costituiscono la traccia che ho seguito per
rileggere gli aspetti, per me più interessanti, della sua personalità.
Questa è il frontespizio, del suo libro: “Ancora, ancora, ci racconti ancora…”, scritto nel 1977.
Una figura poliedrica, ma può sbiadire rapidamente: urge “restaurarla” e
preservarla per i posteri, con i colori originali.
Benefattore di alcuni dei miei famigliari, io gli ho parlato, proprio a tu per
tu, solo 2-3 volte, ma è un riferimento importante della mia vita.
Intelligentissimo ed amante del confronto, mi chiedo come ha
interpretato una devastante rivoluzione della dottrina della chiesa.
INDICE
TITOLO pagina
CAPPELLANO MILITARE 4
PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO (1) 5
CACCIATORE APPASSIONATO TUTTA LA VITA 6
SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE 7
IL FEELING CON I CAMERATI 8
L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO IL “FLIT” 9
VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI, BRUCIATI VIVI NELLE CHIESE 10
PEACE KEEPER 11
IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO 12
CHIESA E FASCISMO 13
LA RESISTENZA CATTOLICA 14
I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS 15
DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO 16
FASCISTA O PARTIGIANO? 17
APPENDICE 18
LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO "FUOCHI FATUI" 19
NELL’UNIVERSO, NON SIAMO AL CENTRO DI NULLA 20
DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA COMUNITÀ 21
STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA 22
(1) A pagina 5, cliccando sulla relativa icona, potete consultare argomenti, correlati alla vicenda di don Giuseppe.
CAPPELLANO MILITARE
Cosa rimane della terrificante rappresentazione dell’ultraterreno, che ci terrorizzava nel
nostro catechismo? Chiedetelo ad un bambino oggi.
Dove sono finiti inferno e purgatorio, angeli e diavoli, le indulgenze, tot “ave marie” = tot
anni di sconto del purgatorio ecc.
Mi appare ben più tragico il silenzioso tracollo del magistero morale di allora.
Confrontate l’etica sulla guerra in Etiopia, come si evince dal racconto del prete, con
quella laica odierna.
Il magistero cattolico ha guidato od inseguito faticosamente questa evoluzione?
In posa come comandante militare etiope
Nel 1977 Don Giuseppe ha 70 anni e vuole solo emozionare i
suoi bambini che ascoltano incantati le sue fantastiche
avventure in guerra.
Stupido scandalizzarsi giudicando con la mentalità attuale.
In quegli anni il principale divertimento di tutti i bambini era
giocare alla guerra.
A me pare un’immagine molto suggestiva, cioè suggerisce più
di un fiume di parole.
Si intravede meglio il don Giuseppe narcisista, ma si misura
anche il terremoto culturale degli ultimi anni.
Oggi nessuno, tantomeno un prete, si pavoneggerebbe come
guerriero senza scandalizzare chiunque.RAS GIUSEPPE
Quando Giuseppe Sarto diventa papa, dimostra una particolare sollecitudine
per la sua terra natale e la esprime in diversi ambiti.
Vuole che la sua comunità diventi uno specchio di zelo religioso.
Ha un carattere forte e la sua innata determinazione è rinvigorita da una
visione culturale che pone il principio di autorità tra i valori prioritari.
Non ritiene affatto adeguata l’immagine di virtù che deve splendere, come
fulgido modello, dalla sua terra natale.
Pianifica un’energica e rapida riforma e l’affida ad un uomo che deve essere
sicuramente estraneo ad ogni conventicola, totalmente sottoposto alla sua
volontà, predisposto a tenerlo informato, senza riserve, anche delle minuzie,
con la massima fedeltà e scrupolo.
Giacinto Longhin, monaco, presenta, al massimo grado, tutti i requisiti
desiderati.GIACINTO LONGHIN,
VESCOVO DI TREVISO
PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO
DON GIUSEPPE NEL CERCHIO MAGICO DEL PAPA
Il giovane prete è un provetto autista, una vera rarità per i tempi; sveglio, eclettico, è un assistente factotum
perfetto; il suo ruolo comporta inevitabilmente anche una grande intimità con il vescovo.
Il papa è morto, ma il suo cerchio magico è sempre vitale, anche oggi.
In quell’ambiente, la vicinanza all’Austria, fervente cattolica, è fuori discussione.
Se è netta la contrapposizione con Francia, Inghilterra ed Italia, “inquinate” da un crescente anticlericalismo,
ancora più acuto è lo scontro con i cristiani serbo ortodossi del mondo slavo.
Il giudice tedesco Kaiser amerà in don Giuseppe un testimone vivente di Pio X, con tutta l’ammirazione e la
riconoscenza che il mondo germanico attribuisce a questo papa.
PIO X ED AUSTRIA
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
MASACCIO
←Cliccare qui per argomenti correlati
CACCIATORE APPASSIONATO, TUTTA LA VITA
ECCO PERCHE’ BISOGNA CONTESTUALIZZARE
Quando accennavo al tracollo del magistero morale, mi riferivo a temi ben più importanti, ma la passione
per la caccia rappresenta, con particolare efficacia, la rivoluzione avvenuta nella coscienza comune.
Il candido esibizionismo del nostro cacciatore, oggi scandalizzerebbe i benpensanti, ma è sbagliato
giudicarlo con il nostro metro.
Piuttosto, come vedremo, è opportuna una riflessione, più severa ed attenta, sull’occasionale tiratore scelto,
in difesa della sua unità, attaccata dal nemico.
LA GUERRA IN ETIOPIA
UN ENTUSIASMANTE SAFARI
SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE
Non andava mica all’attacco del nemico!
Il fucile era un mezzo di autodifesa quotidiano contro gli animali feroci,
ma anche, occasionalmente, contro il nemico.
L’unità ospedaliera in cui operava, venne assalita più volte.
IL FEELING CON I CAMERATI
Non nasconde la sua ammirazione per il gen. Vernè, delle camice nere,
che sovrintende anche alla sua unità ospedaliera.
Si lamenta per qualche eccesso dei camerati volontari, ma pare piuttosto
a casa sua in quell’ambiente.
L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO “FLIT”
E’ in sintonia con la sua chiesa, che non ha mai fatto pubblico mea culpa, per
la sua partecipazione attiva, ad una guerra tra le più nefande della storia, di
pura rapina, contro un popolo inerme e particolarmente arretrato.
Si scherza sull’iprite, la chiamano “flit”, il veleno per le mosche.
Una volta un bombardiere precipita nella zona, i suoi colleghi “medici”
posano fieri, per rimanere immortalati nella foto.
Mamma, c’ero anch’io!
Per l’uso delle armi chimiche, peggio di noi solo gli USA, però il napalm, se lo lanciano i buoni, non è più
cattivo, ma profumo di rose. I nazisti, per ragioni non umanitarie, non le hanno usate!!
Abbiamo irrorato d’iprite ed altro, villaggi inermi, perfino le mandrie, con molta cautela i guerrieri nemici, che
combattevano troppo vicini alle nostre postazioni….
Sull’argomento potete trovare ogni minimo dettaglio, luogo dello scontro, data, tipo e quantità, nel libro “LA
GUERRA D’ETIOPIA” di Angelo Del Boca, autorevole storico, specializzato su questa guerra.
VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI COPTI,
LI BRUCIAMO VIVI NELLE CHIESE
Don Giuseppe tiene il fazzoletto sul naso per la puzza dei cadaveri bruciati, vecchi
inermi, donne, bambini, rifugiatisi nelle chiese, fiduciosi che, i civilissimi nemici
italiani, rispetteranno almeno il comune luogo di culto.
Racconta che questa nefandezza era opera degli alleati mussulmani, è probabile, ma
è ancora più certo che il nostro comando non la impedì.
Gli “abissini” erano in maggioranza cristiani, non dovevano essere “convertiti”
PEACE KEEPER
NEMICO DEL POLIZIOTTO FASCISTA, PERRILLO
Ex fascista convinto, ma prete intelligente, capisce prima di altri, che il sogno di Mussolini è definitivamente
naufragato e contrasta, come può, l’accanimento dei perdenti, che può provocare solo lutti.
Naturalmente queste sono solo mie elocubrazioni.
Di sicuro, dopo l’8 settembre, è visto, come il fumo negli occhi, dai fascisti locali.
Perrillo, investigatore per la RSI a Bassano, caccia con successo le sue prede, per
poi vedersele spesso sottrarre dall’intercessione di don Giuseppe su Kaiser.
Il sacerdote rimane sempre fedele ai valori trasmessi da Giuseppe Sarto e ribaditi
dal fascismo, alla lotta contro il comunismo e l’anticlericalismo.
Loria, “plagiata” da lui, nelle prime elezioni del dopoguerra, si schierò compatta
per la monarchia e la D.C.
Due opzioni, le quali, congiunte, costituivano una dichiarazione inequivoca di
fedeltà ai valori del passato regime.
PERRILLO
AMICO DEL GIUDICE TEDESCO, KAISER
Nelle sue memorie “1943….1945”, racconta i salvataggi operati, grazie all’amicizia
con questo importante magistrato, a suo dire, frutto di un miracoloso feeling.
Forse non mente, però può omettere quanto non ritiene opportuno esplicitare,
ma è un sodalizio troppo istituzionalizzato, per fondarsi solo sui buoni sentimenti.
Interviene, sempre, con successo, in molti arresti di partigiani, praticamente in
tutta l’ampia zona , sotto la giurisdizione di Kaiser, a nord di Padova.
Rappresentante dell’entourage del papa filo austriaco, a suo agio negli ambienti
militari come ex cappellano, trova facilmente simpatia e feeling nei suoi contatti
con le gerarchie naziste.
Questa attitudine sarà preziosa per la sua attività di “peace keeper”.
KAISER
IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO
I CONTADINI VENETI: MAGARI MORTI DI FAME, MA SEMPRE “PARONI”
Impossibile capire il nostro mondo, se si adottano modelli importati da altre regioni.
Il legame tra popolo e pastore era totalizzante; il prete, unica guida, suppliva a molte carenze dello stato sociale.
Quasi non esistevano i proletari, i salariati: i contadini, sfruttati e miserabili quanto si vuole, piccoli proprietari,
fittavoli o mezzadri, si potevano sempre sentire padroncini a casa propria.
Una peculiarità socio economica frutto di vicende storiche, ma anche un obiettivo consapevolmente perseguito
dalla classe dirigente, proprio per sottrarre la materia prima ai rivoluzionari comunisti.
IL CLERO: UN ESERCITO CHE NON FACEVA PRIGIONIERI
Con l’annessione all’Italia, il potere della chiesa venne drasticamente messo in discussione.
Essendo esclusi dal diritto di voto gli analfabeti, il predominio clericale nelle campagne veniva azzerato.
Nel collegio di Asolo e Castelfranco, i “cittadini” laici coalizzati determinavano la scelta del candidato al parlamento.
Giuseppe Sarto addestrò il suo clero ad una guerra spregiudicata e dura, dove non si facevano prigionieri.
Lo condusse spesso alla vittoria come cardinale, da papa ne tenne saldissime le redini, attraverso i suoi vescovi.
I PARROCI: DON CAMILLO, MA ANCHE PEPPONE
Il controllo delle campagne era basato su un confronto serrato con i proprietari terrieri, il secondo pilastro, senza il
quale il sistema di potere sarebbe frantumato immediatamente.
Tuttavia non sudditanza, quando il sistema rischiava di crollare, era la chiesa a comandare.
Solo così si può comprendere la straordinaria vicenda del sindacalismo cattolico, di Corazzin.
Il vescovo, che aveva allevato e lasciato crescere il movimento, allungò il guinzaglio fino a consentire forme di lotta
molto violente, emblematico il braccio di ferro a Castion di Loria, nel 1908, con i padroni Manfrin.
Al momento opportuno dovette accorciare il guinzaglio, senza mai smettere di “consigliare” o imporre le soluzioni di
compromesso ai proprietari.
Da Roma, il papa aveva sempre l’ultima parola nella regia degli eventi, anche nei dettagli.
IL CONTESTO
CHIESA E FASCISMO
LEGHE BIANCHE
Dopo la prima guerra mondiale, anche da noi ci furono gravi turbolenze sociali.
L’originalità del mondo veneto si confermò anche in questa occasione: il colore delle nostre leghe fu il
bianco anziché il rosso!
Non si trattava di un fenomeno accidentale, ma della coerente prosecuzione delle esperienza sindacali
dell’anteguerra, con gli stessi attori, Corazzin in particolare.
L’ ADESIONE AL FASCISMO
Anche qui avvenne la fase dello scontro con le camice nere, forse un po’ meno drammatica che altrove.
Il clero accorciò prestissimo il guinzaglio ai suoi, lasciando tutto il campo libero ai fascisti.
Quando poi Mussolini acconsentì al matrimonio, al concordato, fu amore pieno.
Su un punto il clero non indietreggiò con successo, sulla supremazia della formazione cristiana.
L’ASSE FASCISMO + MONDO CATTOLICO
A questa scelta di campo corrispose lo scontro totale con il marxismo, in tutto il mondo.
Per stare all’Italia, la chiesa appoggia la guerra coloniale di aggressione all’Etiopia, inviando i cappellani
militari, come don Giuseppe Menegon, a sostenere il morale delle truppe, tranquillizzandone le coscienze.
Non fa trasparire tentennamenti, neanche di fronte all’orrore dei gas asfissianti.
Dopo il 43, il dialogo con l’occupante nazifascista è ininterrotto, efficace , costruttivo.
La guerra senza quartiere contro il mondo laico, ma sopratutto contro quello che puzza di marxismo, un
obiettivo assolutamente prioritario e condiviso sia dal vertice che dalla base.
Si consolidò allora un blocco conservatore, borghesia laica + possidenti terrieri + clero, che ha poi governato,
con pugno di ferro, le finte trasformazioni, dal fascismo alla democrazia cristiana ed infine alla lega.
IL CONTESTO
LA RESISTENZA CATTOLICA
PARTITO CRISTIANO SOCIALE
Con il fascismo sopravisse, molto indebolita, l’anima sindacale, con questa rappresentanza politica.
Sul tema della giustizia sociale avrebbe potuto trovare una certa sintonia con Masaccio.
DEMOCRAZIA CRISTIANA: ANTICOMUNISTA
Gavino Sabadin, dopo il 7 gennaio 45, al vertice del CLN
Nato in Istria e lì imprenditore, Tito è il suo nemico e persecutore: patriota, rifiuta il termine partigiano.
I suoi sono ex militari, è in perfetta simbiosi con il servizio di spionaggio del governo monarchico.
La sua missione è di assicurare la transizione indolore alla democrazia, cioè minimizzare il ricambio della
classe dirigente; gli ultimi mesi scalpita per assumere lui il comando regionale del CLN.
Una “tempestiva” delazione, con la cattura simultanea di tutto il gruppo dirigente, gli spiana la strada.
Nella battaglia per la conquista di Bassano, troviamo, come protagonisti principali, due sue emanazioni:
- Ermes Farina, primo attore sulla scena della “fucilazione” di Chilesotti, il 27/4, a Sandrigo
- Gildo Moro, molto autorevole, ma più defilato, sulla scena dell’omicidio di Masaccio, il 29/4, a Loria.
I fratelli Sartor e la Cesare Battisti
Domenico, la mente della brigata Cesare Battisti, viene arrestato ben due volte e subito liberato, indenne.
La seconda, il suo caro amico, il capitano Franz, ha la premura di riaccompagnarlo personalmente a casa.
Gino, il capo militare, ha 23 anni quando, per trattare la resa, accetta la sede stessa del comando tedesco,
genuflesso, disarmato, ascolta le condizioni alle quali avranno la bontà di andarsene, armati e con onore.
Non è un vigliacco, ottempera alle direttive di Sabadin, in netto contrasto con quelle del CLN nazionale.
Una scelta discutibile, forse anche saggia, che però misura l’abisso rispetto a Masaccio.
Il quale, in quei giorni, ha già creato una vera e propria zona franca: se una formazione tedesca vi transita,
viene sistematicamente disarmata, spogliata e lasciata proseguire.
IL CONTESTO
I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS
Allora il prete era la persona più colta, il vero leader del paese, con tutti quei renitenti alla leva e sbandati in
giro, nessuno meglio di lui poteva tenere le fila di una società disgregata e forze armate e contrapposte,
serviva senz’altro un lavoro di “peace keeping”, come si dice oggi.
A vantaggio militare dell’occupante tedesco, che evitava di distogliere forze dall’impegno bellico.
UNA CHIESA, NEI FATTI, SOLIDALE CON IL FASCISMO E FERMAMENTE ANTICOMUNISTA
La contrapposizione capitalismo/comunismo era profonda e lacerante, la vicinanza al fascismo evidente e
motivata, basta pensare alla guerra civile di Spagna.
Gli antifascisti trattavano i preti come nemici di classe, ne ammazzarono molti con crudeltà esemplare.
In questo clima, la folle aggressione alla Russia, “atea e comunista”, trovò un buon consenso popolare.
PADRE NICOLINI CON I FASCISTI A BASSANO, DON MENEGON CON I TEDESCHI A PADOVA
Entrambi hanno un ruolo ufficioso abbastanza esplicito e sistematico, la differenza nei ruoli appare
chiaramente determinata dai diversi obiettivi dei due poteri.
Kaiser ha bisogno di tenere tranquilla un vasta zona, senza sprecare preziose risorse militari.
Perrillo sarà molto più focalizzato sulla transizione, sul futuro assetto politico della zona, i suoi migliori
interlocutori i “patrioti”, militari “badogliani” come Moro, o “democristiani” come Sabadin.
DON GIUSEPPE FINISCE IL LAVORO QUALCHE SETTIMANA PRIMA
La promessa liberazione dei suoi parrocchiani imprigionati ad Asolo è il suo primo fallimento, ma, è nella
vicenda di Spineda, che il primo intermediario diventa decisamente padre Nicolini.
Ormai i tedeschi stanno per scappare, hanno altro a cui pensare, mentre i fascisti sono in piena, frenetica,
attività, interlocutori principali, nella determinazione dell’assetto politico della zona nel dopoguerra.
IL CONTESTO
DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO
Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale.
Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane.
Anche poco prima, don Giuseppe(1) l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a
vanvera.
Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si
occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2)
Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito.
Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico,
inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi.
Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di
occuparsi personalmente della resa dei tedeschi.
E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che
mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica.
Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola.
(1) Come abbiamo visto, la fuga dei tedeschi ha azzerato il suo potere di mediazione, i suoi rapporti con i
fascisti di Bassano sono sempre stati conflittuali, per quanto esplicita lui stesso nelle memorie.
Chi e cosa lo muoveva a recitare ancora un ruolo da protagonista? Forse il segreto se l’è portato nella tomba.
(2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati?
Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene.
Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite.
Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire.
Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente.
«I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il
fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo)
DUNQUE, PARTIGIANO O FASCISTA?
Il tema della resistenza ha attratto la cupidigia editoriale di due tipi contrapposti di divulgatore.
Prima Pansa, ex comunista, estremista dalla condanna facile, intollerante con i moderati.
Il quale poi ha voltato gabbana ed ha continuato, con maggior fanatismo, denigrando la resistenza.
Nelle guerre l’uomo rivela il peggio di sé, è molto facile e stupido cercarne le prove su entrambi i fronti.
Topo di fogna, fiuta e si accanisce sulle peggiori schifezze, convinto di fare grande opera di verità.
Il pubblico forse si stava stancando del truculento Pansa, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo.
Questo affabile e suadente giovane, mellifluo come certi preti, ha attaccato una musica ben diversa,
buonista, conformista, superficiale, “troppe note…”
Un primo assaggio dei suoi libri mi ha lasciato vagamente disgustato, malfidente.
E’ stata la promozione del suo “capolavoro” sulla resistenza, con la frase sopra riportata, a costringermi ad
una maggiore attenzione sulla sua opera.
COLOSSALI SCEMENZE
Si sciacqua la bocca con il nome di Masaccio, non di un’oscura mezza figura, se è solo incompetente, l’errore
non è comunque veniale. Clicchi qui chi non è della nostra zona.
Definire don Giuseppe una “figura cardine della resistenza” è pura idiozia.
Certo, hanno conferito anche a lui la tessera di partigiano, a chi mai l’hanno negata?
Lui prende schiettamente e lucidamente le distanze dall’etichetta, ma riuscirebbe a capire, Aldo Cazzullo, il
suo delicato e complesso ruolo di “peace keeper”?
Etichetta Masaccio come “cattolico”, ignorando la sua formazione laica nell’università di Padova ed il rifiuto
formale di far parte dei “democristiani”: io sono convinto che sia stato ucciso proprio per questo.
Fascista convinto? Quanto la stragrande maggioranza degli italiani, anche eroi partigiani.
Giovanissimo, si è cimentato nel ruolo di segretario del fascio e si è dimesso subito dopo.
Masaccio
APPENDICE
Ho radunato qui qualche annotazione marginale e apertamente soggettiva.
Sul tema delle lumiere sono convinto di scandalizzare i benpensanti, cioè la maggioranza.
Fosse per me, avrei tolto da tempo quelle fiammelle, perché sono letteralmente disdicevoli per la
nostra comunità.
Credo però che i tempi non siano maturi, fa più scandalo l’indice che le mostra ed invita a toglierle,
che l’esibizione stessa .
La mia divagazione sul trascendente vuole essere un affettuoso omaggio al prete intelligente e
coraggioso, su questi confronti sarebbe andato a nozze.
La mia condanna di qualsiasi “tribunale del popolo” rimarrà sempre dura e senza attenuanti.
Un confronto senza peli sulla lingua è auspicabile, il coinvolgimento della gente sacrosanto, ma non
può prescindere dalla guida rigorosa e competente del relatore.
Beninteso, su un tema che rimane tanto controverso, una libera espressione della pluralità di
opinioni è la prima condizione che va sempre garantita.
LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO “FUOCHI FATUI”
Le lumiere nello stemma di Loria ricordano una vicenda del1754.
Ci furono numerosi casi di incendi, apparentemente spontanei, fienili e
altre suppellettili combustibili, ma anche fiammelle vaganti nella notte.
La spiegazione scientifica è prosaica; la conosce bene chi ha fatto il
servizio militare oppure ha visto i film di Pierino.
Ricordate il gioco dell’incendio della scoreggia?
Insomma la fermentazione delle sostanze organiche genera il famoso
biogas, metano non raffinato, facilmente combustibile.
IL CONTESTO
La differenza tra miseria e povertà la conosce bene chi l’ha vista da vicino, per esempio chi è nato
nell’immediato dopoguerra.
Molti di noi hanno vissuto in quei tempi una condizione di povertà anche estrema, ma senza
arrivare al degrado della miseria; la differenza è una questione di pulizia e dignità.
A Loria, nel 1754, molta gente viveva proprio nella miseria più squallida, per parlare schietto, nello
sporco e nel marciume, a cominciare da quello dei cadaveri, sotterrati a profondità insufficiente.
Questa è banalmente la causa di questi fuochi, come sapevano benissimo molti contemporanei
meno ignoranti, come il Larber, medico chirurgo di Crespano.
PERCHE’ ESIBIRE I FUOCHI FATUI NEL NOSTRO STEMMA?
Miseria ce n’era sicuramente tanta anche negli altri paesi, ma da noi di più!
Al punto da renderci famosi per l’entità del fenomeno. Le cronache narrano di fuochi attivati per
dolo, la miseria morale aggiunta a quella materiale...
Non bisogna rinnegare il proprio passato, ma ha senso ostentare le nostre magagne?
Come scegliere, per il profilo di Facebook, la gigantografia di una propria emorroide.
SIAMO UN PUNTO INVISIBILE, IN UN ANGOLO INSIGNIFICANTE
Nello spazio siamo sperduti, lontani 13,8 miliardi di anni luce dal big bang, forse non siamo soli.
Nel tempo, se poniamo pari a 1” i 2000 anni trascorsi dalla venuta di Cristo, ci ha dimenticati per
42’ (5 milioni di anni), prima di farsi vivo e ben 80 gg dopo aver creato l’universo.
Budda, più “solerte”, si è annunciato prima (1,25”) e Maometto più tardi (0,75”).
Qualsiasi visione antropocentrica non ha più alcun senso ed appare palesemente menzognera.
Cosa s’inventeranno gli specialisti del settore? L’uomo pretenderà sempre di essere rassicurato.
TEOLOGI
Controllano il mercato di minore livello culturale e differenziano molto l’offerta in base al target, dalla
superstizione più volgare all’ascetismo più raffinato.
Il loro racconto, come le favole per i bambini, ha la duplice funzione di rassicurare e moralizzare.
Le intenzioni spesso sono buone, le degenerazioni una costante, prendiamo il testo del “Credo”.
Certe parole mi paiono logorate, poco significanti oggi, forse erano interessanti duemila anni fa.
Allora, qualcuna di queste, che ora mi paiono astruse sottigliezze, fu causa di battaglie cruente.
METAFISICI
Gestiscono il mercato delle classi più colte, niente favole, la ricerca basata solo sulla ragione.
Socrate, “l’umile”, “Hoc unum scio, quod nescio”, ha raggiunto vertici di saggezza morale,
preziosissimi, anche oggi, per la nostra vita.
Aristotele, “il presuntuoso”, ha torturato milioni di studenti con le sue ardite investigazioni.
Forse sono solo stupido, non riesco a scorgere quali concreti vantaggi abbia prodotto per l’umanità.
SCIENZIATI
Devono certificare sperimentalmente quanto affermano, non possono mentire.
Hanno stravinto tutte le sfide con i teologi, nell’area del “non conosciuto”, ma “conoscibile”.
Ahimè, la scienza non ci può rassicurare, anzi aumenta il nostro smarrimento di fronte all’ignoto.
Ogni volta che allarga, un poco, l’orizzonte noto, scopre aree oscure ancora più ampie.
DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA
COMUNITÀ
CAPO D’IMPUTAZIONE
Durante la resistenza salvò molte vite umane, senza alcun rispetto delle buone regole e
delle convenienze, che piacciono ai benpensanti
Il giorno 28/4, a Loria, si è svolto il processo all’ex-parroco, davanti ai suoi parrocchiani.
Una cronaca da osteria, senza neanche un tentativo di analisi del contesto storico.
Le insinuazioni ed i pregiudizi mai esplicitati chiaramente, piuttosto veicolati mediante allusioni ed
ammiccamenti d’intesa, tra gente che, spettegolando, sa e lascia intendere.
La condanna, irrevocabile, pare sia stata accettata senza fiatare anche dalla difesa d’ufficio, il
parroco ed un’altra persona, che si sono limitati ad invocare le “attenuanti generiche”.
La sensazione che ho ricevuto io dalla relazione?
Un tipo molto losco e indisciplinato questo don Giuseppe, meglio metterci una pietra sopra.
Ritengo che la figura di don Giuseppe sia stata infangata, in modo rozzo e surrettizio
Alla fine della serata, ho tentato di avviare un minimo di approfondimento storico.
Ho cominciato riassumendo vecchi contenuti, usando più o meno le stesse parole delle pagine 13
e 14 di questo documento, dove, riferendomi esplicitamente ad Aldo Cazzullo, stigmatizzo la
superficialità di certe analisi che lo portano a sintesi, a mio parere, molto “sciocche”.
Qualche volta mi diverto a guardare, per due minuti non di più, quelle trasmissioni TV, nelle quali 3-4 conduttori si
fingono scalmanati per raccontare, divertendo, le partite di calcio, che non si possono mostrare in diretta.
Bene, immaginate che, a condurre un simile spettacolo, si candidi la Boldrini nazionale.
Così, con molta ironia e senza rancore, preferisco ricordare la buffa signorina, che ha coordinato il dibattito.
STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA
STORIA (dal lat. historia, gr. ἱστορία, «ricerca, indagine, cognizione»)
Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da un’indagine critica volta ad
accertare sia la verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi un’unità di sviluppo
CRONACA (dal lat. chronĭca, dal gr. χρονικά(βιβλία) «annali, cronache»)
Narrazione di fatti esposti secondo la successione cronologica, senza alcun tentativo di interpretazione o di critica
degli avvenimenti.
SCIOCCHEZZA [forse lat. exsuccus «cosa priva di succo, di sugo»]
Di cosa che denota mancanza o scarsezza di intelligenza, di criterio e accortezza
Il relatore, che ha affrontato l’ardua impresa a Loria, secondo me, non ha dimostrato di sapere dove
stia di casa la STORIA, però diciamo che è stato capace di fare una buona cronaca.
All’osteria, davanti ad un bicchiere di vino, certi suoi aneddoti mi avrebbero divertito.
Ma quando si affronta un processo bisogna fare le cose più seriamente.
Quella sera l’arringa dell’accusa c’è stata, doppiamente deprecabile, perché confusa, ambigua,
surrettizia: mantengo tutta la severità del mio giudizio.
Mettersi sull’attenti e sciacquarsi bene la bocca prima di nominare don Giuseppe Menegon!
Sono niente di fronte a lui e non vedo giganti tra chi l’ha conosciuto e avrebbe titolo per dire la sua.
Grandi virtù e qualche grande difetto.
Chi può osare un giudizio su un personaggio tanto sfaccettato e complesso, senza un adeguato
approfondimento storico?

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Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e delle lumiere

  • 1. DON GIUSEPPE MENEGON DALLA CRONACA ALLA STORIA Le figure di preti come don Giuseppe, con la scolarizzazione di massa, stanno scomparendo. I più giovani non possono immaginare quanto erano centrali nella vita delle nostre comunità. Trovo molto interessanti le memorie scritte da lui stesso: in filigrana si intravede l’uomo, ma soprattutto illuminano molto efficacemente il contesto storico culturale. Cappellano nella guerra d’Etiopia E’ un prete “nonno”, che narra semplicemente la verità, si sente in sintonia con la sua chiesa, scrive proprio negli anni in cui, don Milani, profeta solitario, è messo in castigo. Quelle fotografie valgono un trattato, ma guai non contestualizzarle storicamente. Peace Keeper durante la resistenza I nostri militari si sono fatti onore come “pacificatori”, questo ruolo mi pare un modello interpretativo efficace per comprendere il comportamento di molti preti durante la resistenza. Disponiamo delle sue memorie, in questo caso, è scontato che non possa raccontare pianamente e schiettamente la verità. Non lo potrebbe fare impunemente neanche adesso! L’analisi storica nel dopoguerra era, come sempre, tutta a favore del vincitore, rozza, ipocrita. Molti schemi sono rimasti gli stessi, scandalosamente obsoleti.
  • 2. INTELLETTO BRILLANTE PARROCO NEL REGNO DELLE MALOMBRE E DELLE LUMIERE Le tre fiammelle, che adornano lo stemma comunale, immortalano un fenomeno che può essere spacciato per misterioso solo a dei poveri ed ignoranti analfabeti. Tali erano, senza dubbio, i nostri antenati nel 1754, quando si manifestò. Ricordano il grado eccezionale di putredine, la diffusa marcescenza di vari tipi di biomasse, come il corpo dei morti, poco e male interrati. Non capisco perché i miei compaesani non provino il mio stesso imbarazzo, per l’ostentazione di questa memoria nello stemma comunale, vedi pag. 13. (1) Vezzosamente rinominate “Fuochi fatui” LE LUMIERE DI LORIA (1) RAS GIUSEPPE Amico di mio padre, assistente sociale, autista e factotum, avvocato degli analfabeti, benefattore, cacciatore, cappellano militare, divulgatore scientifico, fascista, imprenditore agricolo, inventore, partigiano, peace keeper, ras, tiratore scelto…. ah, prete. Le foto sono tratte dalle sue stesse memorie, che costituiscono la traccia che ho seguito per rileggere gli aspetti, per me più interessanti, della sua personalità. Questa è il frontespizio, del suo libro: “Ancora, ancora, ci racconti ancora…”, scritto nel 1977. Una figura poliedrica, ma può sbiadire rapidamente: urge “restaurarla” e preservarla per i posteri, con i colori originali. Benefattore di alcuni dei miei famigliari, io gli ho parlato, proprio a tu per tu, solo 2-3 volte, ma è un riferimento importante della mia vita. Intelligentissimo ed amante del confronto, mi chiedo come ha interpretato una devastante rivoluzione della dottrina della chiesa.
  • 3. INDICE TITOLO pagina CAPPELLANO MILITARE 4 PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO (1) 5 CACCIATORE APPASSIONATO TUTTA LA VITA 6 SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE 7 IL FEELING CON I CAMERATI 8 L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO IL “FLIT” 9 VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI, BRUCIATI VIVI NELLE CHIESE 10 PEACE KEEPER 11 IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO 12 CHIESA E FASCISMO 13 LA RESISTENZA CATTOLICA 14 I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS 15 DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO 16 FASCISTA O PARTIGIANO? 17 APPENDICE 18 LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO "FUOCHI FATUI" 19 NELL’UNIVERSO, NON SIAMO AL CENTRO DI NULLA 20 DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA COMUNITÀ 21 STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA 22 (1) A pagina 5, cliccando sulla relativa icona, potete consultare argomenti, correlati alla vicenda di don Giuseppe.
  • 4. CAPPELLANO MILITARE Cosa rimane della terrificante rappresentazione dell’ultraterreno, che ci terrorizzava nel nostro catechismo? Chiedetelo ad un bambino oggi. Dove sono finiti inferno e purgatorio, angeli e diavoli, le indulgenze, tot “ave marie” = tot anni di sconto del purgatorio ecc. Mi appare ben più tragico il silenzioso tracollo del magistero morale di allora. Confrontate l’etica sulla guerra in Etiopia, come si evince dal racconto del prete, con quella laica odierna. Il magistero cattolico ha guidato od inseguito faticosamente questa evoluzione? In posa come comandante militare etiope Nel 1977 Don Giuseppe ha 70 anni e vuole solo emozionare i suoi bambini che ascoltano incantati le sue fantastiche avventure in guerra. Stupido scandalizzarsi giudicando con la mentalità attuale. In quegli anni il principale divertimento di tutti i bambini era giocare alla guerra. A me pare un’immagine molto suggestiva, cioè suggerisce più di un fiume di parole. Si intravede meglio il don Giuseppe narcisista, ma si misura anche il terremoto culturale degli ultimi anni. Oggi nessuno, tantomeno un prete, si pavoneggerebbe come guerriero senza scandalizzare chiunque.RAS GIUSEPPE
  • 5. Quando Giuseppe Sarto diventa papa, dimostra una particolare sollecitudine per la sua terra natale e la esprime in diversi ambiti. Vuole che la sua comunità diventi uno specchio di zelo religioso. Ha un carattere forte e la sua innata determinazione è rinvigorita da una visione culturale che pone il principio di autorità tra i valori prioritari. Non ritiene affatto adeguata l’immagine di virtù che deve splendere, come fulgido modello, dalla sua terra natale. Pianifica un’energica e rapida riforma e l’affida ad un uomo che deve essere sicuramente estraneo ad ogni conventicola, totalmente sottoposto alla sua volontà, predisposto a tenerlo informato, senza riserve, anche delle minuzie, con la massima fedeltà e scrupolo. Giacinto Longhin, monaco, presenta, al massimo grado, tutti i requisiti desiderati.GIACINTO LONGHIN, VESCOVO DI TREVISO PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO DON GIUSEPPE NEL CERCHIO MAGICO DEL PAPA Il giovane prete è un provetto autista, una vera rarità per i tempi; sveglio, eclettico, è un assistente factotum perfetto; il suo ruolo comporta inevitabilmente anche una grande intimità con il vescovo. Il papa è morto, ma il suo cerchio magico è sempre vitale, anche oggi. In quell’ambiente, la vicinanza all’Austria, fervente cattolica, è fuori discussione. Se è netta la contrapposizione con Francia, Inghilterra ed Italia, “inquinate” da un crescente anticlericalismo, ancora più acuto è lo scontro con i cristiani serbo ortodossi del mondo slavo. Il giudice tedesco Kaiser amerà in don Giuseppe un testimone vivente di Pio X, con tutta l’ammirazione e la riconoscenza che il mondo germanico attribuisce a questo papa. PIO X ED AUSTRIA STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE MASACCIO ←Cliccare qui per argomenti correlati
  • 6. CACCIATORE APPASSIONATO, TUTTA LA VITA ECCO PERCHE’ BISOGNA CONTESTUALIZZARE Quando accennavo al tracollo del magistero morale, mi riferivo a temi ben più importanti, ma la passione per la caccia rappresenta, con particolare efficacia, la rivoluzione avvenuta nella coscienza comune. Il candido esibizionismo del nostro cacciatore, oggi scandalizzerebbe i benpensanti, ma è sbagliato giudicarlo con il nostro metro. Piuttosto, come vedremo, è opportuna una riflessione, più severa ed attenta, sull’occasionale tiratore scelto, in difesa della sua unità, attaccata dal nemico. LA GUERRA IN ETIOPIA UN ENTUSIASMANTE SAFARI
  • 7. SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE Non andava mica all’attacco del nemico! Il fucile era un mezzo di autodifesa quotidiano contro gli animali feroci, ma anche, occasionalmente, contro il nemico. L’unità ospedaliera in cui operava, venne assalita più volte.
  • 8. IL FEELING CON I CAMERATI Non nasconde la sua ammirazione per il gen. Vernè, delle camice nere, che sovrintende anche alla sua unità ospedaliera. Si lamenta per qualche eccesso dei camerati volontari, ma pare piuttosto a casa sua in quell’ambiente.
  • 9. L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO “FLIT” E’ in sintonia con la sua chiesa, che non ha mai fatto pubblico mea culpa, per la sua partecipazione attiva, ad una guerra tra le più nefande della storia, di pura rapina, contro un popolo inerme e particolarmente arretrato. Si scherza sull’iprite, la chiamano “flit”, il veleno per le mosche. Una volta un bombardiere precipita nella zona, i suoi colleghi “medici” posano fieri, per rimanere immortalati nella foto. Mamma, c’ero anch’io! Per l’uso delle armi chimiche, peggio di noi solo gli USA, però il napalm, se lo lanciano i buoni, non è più cattivo, ma profumo di rose. I nazisti, per ragioni non umanitarie, non le hanno usate!! Abbiamo irrorato d’iprite ed altro, villaggi inermi, perfino le mandrie, con molta cautela i guerrieri nemici, che combattevano troppo vicini alle nostre postazioni…. Sull’argomento potete trovare ogni minimo dettaglio, luogo dello scontro, data, tipo e quantità, nel libro “LA GUERRA D’ETIOPIA” di Angelo Del Boca, autorevole storico, specializzato su questa guerra.
  • 10. VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI COPTI, LI BRUCIAMO VIVI NELLE CHIESE Don Giuseppe tiene il fazzoletto sul naso per la puzza dei cadaveri bruciati, vecchi inermi, donne, bambini, rifugiatisi nelle chiese, fiduciosi che, i civilissimi nemici italiani, rispetteranno almeno il comune luogo di culto. Racconta che questa nefandezza era opera degli alleati mussulmani, è probabile, ma è ancora più certo che il nostro comando non la impedì. Gli “abissini” erano in maggioranza cristiani, non dovevano essere “convertiti”
  • 11. PEACE KEEPER NEMICO DEL POLIZIOTTO FASCISTA, PERRILLO Ex fascista convinto, ma prete intelligente, capisce prima di altri, che il sogno di Mussolini è definitivamente naufragato e contrasta, come può, l’accanimento dei perdenti, che può provocare solo lutti. Naturalmente queste sono solo mie elocubrazioni. Di sicuro, dopo l’8 settembre, è visto, come il fumo negli occhi, dai fascisti locali. Perrillo, investigatore per la RSI a Bassano, caccia con successo le sue prede, per poi vedersele spesso sottrarre dall’intercessione di don Giuseppe su Kaiser. Il sacerdote rimane sempre fedele ai valori trasmessi da Giuseppe Sarto e ribaditi dal fascismo, alla lotta contro il comunismo e l’anticlericalismo. Loria, “plagiata” da lui, nelle prime elezioni del dopoguerra, si schierò compatta per la monarchia e la D.C. Due opzioni, le quali, congiunte, costituivano una dichiarazione inequivoca di fedeltà ai valori del passato regime. PERRILLO AMICO DEL GIUDICE TEDESCO, KAISER Nelle sue memorie “1943….1945”, racconta i salvataggi operati, grazie all’amicizia con questo importante magistrato, a suo dire, frutto di un miracoloso feeling. Forse non mente, però può omettere quanto non ritiene opportuno esplicitare, ma è un sodalizio troppo istituzionalizzato, per fondarsi solo sui buoni sentimenti. Interviene, sempre, con successo, in molti arresti di partigiani, praticamente in tutta l’ampia zona , sotto la giurisdizione di Kaiser, a nord di Padova. Rappresentante dell’entourage del papa filo austriaco, a suo agio negli ambienti militari come ex cappellano, trova facilmente simpatia e feeling nei suoi contatti con le gerarchie naziste. Questa attitudine sarà preziosa per la sua attività di “peace keeper”. KAISER
  • 12. IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO I CONTADINI VENETI: MAGARI MORTI DI FAME, MA SEMPRE “PARONI” Impossibile capire il nostro mondo, se si adottano modelli importati da altre regioni. Il legame tra popolo e pastore era totalizzante; il prete, unica guida, suppliva a molte carenze dello stato sociale. Quasi non esistevano i proletari, i salariati: i contadini, sfruttati e miserabili quanto si vuole, piccoli proprietari, fittavoli o mezzadri, si potevano sempre sentire padroncini a casa propria. Una peculiarità socio economica frutto di vicende storiche, ma anche un obiettivo consapevolmente perseguito dalla classe dirigente, proprio per sottrarre la materia prima ai rivoluzionari comunisti. IL CLERO: UN ESERCITO CHE NON FACEVA PRIGIONIERI Con l’annessione all’Italia, il potere della chiesa venne drasticamente messo in discussione. Essendo esclusi dal diritto di voto gli analfabeti, il predominio clericale nelle campagne veniva azzerato. Nel collegio di Asolo e Castelfranco, i “cittadini” laici coalizzati determinavano la scelta del candidato al parlamento. Giuseppe Sarto addestrò il suo clero ad una guerra spregiudicata e dura, dove non si facevano prigionieri. Lo condusse spesso alla vittoria come cardinale, da papa ne tenne saldissime le redini, attraverso i suoi vescovi. I PARROCI: DON CAMILLO, MA ANCHE PEPPONE Il controllo delle campagne era basato su un confronto serrato con i proprietari terrieri, il secondo pilastro, senza il quale il sistema di potere sarebbe frantumato immediatamente. Tuttavia non sudditanza, quando il sistema rischiava di crollare, era la chiesa a comandare. Solo così si può comprendere la straordinaria vicenda del sindacalismo cattolico, di Corazzin. Il vescovo, che aveva allevato e lasciato crescere il movimento, allungò il guinzaglio fino a consentire forme di lotta molto violente, emblematico il braccio di ferro a Castion di Loria, nel 1908, con i padroni Manfrin. Al momento opportuno dovette accorciare il guinzaglio, senza mai smettere di “consigliare” o imporre le soluzioni di compromesso ai proprietari. Da Roma, il papa aveva sempre l’ultima parola nella regia degli eventi, anche nei dettagli. IL CONTESTO
  • 13. CHIESA E FASCISMO LEGHE BIANCHE Dopo la prima guerra mondiale, anche da noi ci furono gravi turbolenze sociali. L’originalità del mondo veneto si confermò anche in questa occasione: il colore delle nostre leghe fu il bianco anziché il rosso! Non si trattava di un fenomeno accidentale, ma della coerente prosecuzione delle esperienza sindacali dell’anteguerra, con gli stessi attori, Corazzin in particolare. L’ ADESIONE AL FASCISMO Anche qui avvenne la fase dello scontro con le camice nere, forse un po’ meno drammatica che altrove. Il clero accorciò prestissimo il guinzaglio ai suoi, lasciando tutto il campo libero ai fascisti. Quando poi Mussolini acconsentì al matrimonio, al concordato, fu amore pieno. Su un punto il clero non indietreggiò con successo, sulla supremazia della formazione cristiana. L’ASSE FASCISMO + MONDO CATTOLICO A questa scelta di campo corrispose lo scontro totale con il marxismo, in tutto il mondo. Per stare all’Italia, la chiesa appoggia la guerra coloniale di aggressione all’Etiopia, inviando i cappellani militari, come don Giuseppe Menegon, a sostenere il morale delle truppe, tranquillizzandone le coscienze. Non fa trasparire tentennamenti, neanche di fronte all’orrore dei gas asfissianti. Dopo il 43, il dialogo con l’occupante nazifascista è ininterrotto, efficace , costruttivo. La guerra senza quartiere contro il mondo laico, ma sopratutto contro quello che puzza di marxismo, un obiettivo assolutamente prioritario e condiviso sia dal vertice che dalla base. Si consolidò allora un blocco conservatore, borghesia laica + possidenti terrieri + clero, che ha poi governato, con pugno di ferro, le finte trasformazioni, dal fascismo alla democrazia cristiana ed infine alla lega. IL CONTESTO
  • 14. LA RESISTENZA CATTOLICA PARTITO CRISTIANO SOCIALE Con il fascismo sopravisse, molto indebolita, l’anima sindacale, con questa rappresentanza politica. Sul tema della giustizia sociale avrebbe potuto trovare una certa sintonia con Masaccio. DEMOCRAZIA CRISTIANA: ANTICOMUNISTA Gavino Sabadin, dopo il 7 gennaio 45, al vertice del CLN Nato in Istria e lì imprenditore, Tito è il suo nemico e persecutore: patriota, rifiuta il termine partigiano. I suoi sono ex militari, è in perfetta simbiosi con il servizio di spionaggio del governo monarchico. La sua missione è di assicurare la transizione indolore alla democrazia, cioè minimizzare il ricambio della classe dirigente; gli ultimi mesi scalpita per assumere lui il comando regionale del CLN. Una “tempestiva” delazione, con la cattura simultanea di tutto il gruppo dirigente, gli spiana la strada. Nella battaglia per la conquista di Bassano, troviamo, come protagonisti principali, due sue emanazioni: - Ermes Farina, primo attore sulla scena della “fucilazione” di Chilesotti, il 27/4, a Sandrigo - Gildo Moro, molto autorevole, ma più defilato, sulla scena dell’omicidio di Masaccio, il 29/4, a Loria. I fratelli Sartor e la Cesare Battisti Domenico, la mente della brigata Cesare Battisti, viene arrestato ben due volte e subito liberato, indenne. La seconda, il suo caro amico, il capitano Franz, ha la premura di riaccompagnarlo personalmente a casa. Gino, il capo militare, ha 23 anni quando, per trattare la resa, accetta la sede stessa del comando tedesco, genuflesso, disarmato, ascolta le condizioni alle quali avranno la bontà di andarsene, armati e con onore. Non è un vigliacco, ottempera alle direttive di Sabadin, in netto contrasto con quelle del CLN nazionale. Una scelta discutibile, forse anche saggia, che però misura l’abisso rispetto a Masaccio. Il quale, in quei giorni, ha già creato una vera e propria zona franca: se una formazione tedesca vi transita, viene sistematicamente disarmata, spogliata e lasciata proseguire. IL CONTESTO
  • 15. I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS Allora il prete era la persona più colta, il vero leader del paese, con tutti quei renitenti alla leva e sbandati in giro, nessuno meglio di lui poteva tenere le fila di una società disgregata e forze armate e contrapposte, serviva senz’altro un lavoro di “peace keeping”, come si dice oggi. A vantaggio militare dell’occupante tedesco, che evitava di distogliere forze dall’impegno bellico. UNA CHIESA, NEI FATTI, SOLIDALE CON IL FASCISMO E FERMAMENTE ANTICOMUNISTA La contrapposizione capitalismo/comunismo era profonda e lacerante, la vicinanza al fascismo evidente e motivata, basta pensare alla guerra civile di Spagna. Gli antifascisti trattavano i preti come nemici di classe, ne ammazzarono molti con crudeltà esemplare. In questo clima, la folle aggressione alla Russia, “atea e comunista”, trovò un buon consenso popolare. PADRE NICOLINI CON I FASCISTI A BASSANO, DON MENEGON CON I TEDESCHI A PADOVA Entrambi hanno un ruolo ufficioso abbastanza esplicito e sistematico, la differenza nei ruoli appare chiaramente determinata dai diversi obiettivi dei due poteri. Kaiser ha bisogno di tenere tranquilla un vasta zona, senza sprecare preziose risorse militari. Perrillo sarà molto più focalizzato sulla transizione, sul futuro assetto politico della zona, i suoi migliori interlocutori i “patrioti”, militari “badogliani” come Moro, o “democristiani” come Sabadin. DON GIUSEPPE FINISCE IL LAVORO QUALCHE SETTIMANA PRIMA La promessa liberazione dei suoi parrocchiani imprigionati ad Asolo è il suo primo fallimento, ma, è nella vicenda di Spineda, che il primo intermediario diventa decisamente padre Nicolini. Ormai i tedeschi stanno per scappare, hanno altro a cui pensare, mentre i fascisti sono in piena, frenetica, attività, interlocutori principali, nella determinazione dell’assetto politico della zona nel dopoguerra. IL CONTESTO
  • 16. DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale. Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane. Anche poco prima, don Giuseppe(1) l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a vanvera. Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2) Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito. Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico, inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi. Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di occuparsi personalmente della resa dei tedeschi. E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica. Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola. (1) Come abbiamo visto, la fuga dei tedeschi ha azzerato il suo potere di mediazione, i suoi rapporti con i fascisti di Bassano sono sempre stati conflittuali, per quanto esplicita lui stesso nelle memorie. Chi e cosa lo muoveva a recitare ancora un ruolo da protagonista? Forse il segreto se l’è portato nella tomba. (2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati? Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene. Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite. Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire. Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente.
  • 17. «I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo) DUNQUE, PARTIGIANO O FASCISTA? Il tema della resistenza ha attratto la cupidigia editoriale di due tipi contrapposti di divulgatore. Prima Pansa, ex comunista, estremista dalla condanna facile, intollerante con i moderati. Il quale poi ha voltato gabbana ed ha continuato, con maggior fanatismo, denigrando la resistenza. Nelle guerre l’uomo rivela il peggio di sé, è molto facile e stupido cercarne le prove su entrambi i fronti. Topo di fogna, fiuta e si accanisce sulle peggiori schifezze, convinto di fare grande opera di verità. Il pubblico forse si stava stancando del truculento Pansa, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo. Questo affabile e suadente giovane, mellifluo come certi preti, ha attaccato una musica ben diversa, buonista, conformista, superficiale, “troppe note…” Un primo assaggio dei suoi libri mi ha lasciato vagamente disgustato, malfidente. E’ stata la promozione del suo “capolavoro” sulla resistenza, con la frase sopra riportata, a costringermi ad una maggiore attenzione sulla sua opera. COLOSSALI SCEMENZE Si sciacqua la bocca con il nome di Masaccio, non di un’oscura mezza figura, se è solo incompetente, l’errore non è comunque veniale. Clicchi qui chi non è della nostra zona. Definire don Giuseppe una “figura cardine della resistenza” è pura idiozia. Certo, hanno conferito anche a lui la tessera di partigiano, a chi mai l’hanno negata? Lui prende schiettamente e lucidamente le distanze dall’etichetta, ma riuscirebbe a capire, Aldo Cazzullo, il suo delicato e complesso ruolo di “peace keeper”? Etichetta Masaccio come “cattolico”, ignorando la sua formazione laica nell’università di Padova ed il rifiuto formale di far parte dei “democristiani”: io sono convinto che sia stato ucciso proprio per questo. Fascista convinto? Quanto la stragrande maggioranza degli italiani, anche eroi partigiani. Giovanissimo, si è cimentato nel ruolo di segretario del fascio e si è dimesso subito dopo. Masaccio
  • 18. APPENDICE Ho radunato qui qualche annotazione marginale e apertamente soggettiva. Sul tema delle lumiere sono convinto di scandalizzare i benpensanti, cioè la maggioranza. Fosse per me, avrei tolto da tempo quelle fiammelle, perché sono letteralmente disdicevoli per la nostra comunità. Credo però che i tempi non siano maturi, fa più scandalo l’indice che le mostra ed invita a toglierle, che l’esibizione stessa . La mia divagazione sul trascendente vuole essere un affettuoso omaggio al prete intelligente e coraggioso, su questi confronti sarebbe andato a nozze. La mia condanna di qualsiasi “tribunale del popolo” rimarrà sempre dura e senza attenuanti. Un confronto senza peli sulla lingua è auspicabile, il coinvolgimento della gente sacrosanto, ma non può prescindere dalla guida rigorosa e competente del relatore. Beninteso, su un tema che rimane tanto controverso, una libera espressione della pluralità di opinioni è la prima condizione che va sempre garantita.
  • 19. LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO “FUOCHI FATUI” Le lumiere nello stemma di Loria ricordano una vicenda del1754. Ci furono numerosi casi di incendi, apparentemente spontanei, fienili e altre suppellettili combustibili, ma anche fiammelle vaganti nella notte. La spiegazione scientifica è prosaica; la conosce bene chi ha fatto il servizio militare oppure ha visto i film di Pierino. Ricordate il gioco dell’incendio della scoreggia? Insomma la fermentazione delle sostanze organiche genera il famoso biogas, metano non raffinato, facilmente combustibile. IL CONTESTO La differenza tra miseria e povertà la conosce bene chi l’ha vista da vicino, per esempio chi è nato nell’immediato dopoguerra. Molti di noi hanno vissuto in quei tempi una condizione di povertà anche estrema, ma senza arrivare al degrado della miseria; la differenza è una questione di pulizia e dignità. A Loria, nel 1754, molta gente viveva proprio nella miseria più squallida, per parlare schietto, nello sporco e nel marciume, a cominciare da quello dei cadaveri, sotterrati a profondità insufficiente. Questa è banalmente la causa di questi fuochi, come sapevano benissimo molti contemporanei meno ignoranti, come il Larber, medico chirurgo di Crespano. PERCHE’ ESIBIRE I FUOCHI FATUI NEL NOSTRO STEMMA? Miseria ce n’era sicuramente tanta anche negli altri paesi, ma da noi di più! Al punto da renderci famosi per l’entità del fenomeno. Le cronache narrano di fuochi attivati per dolo, la miseria morale aggiunta a quella materiale... Non bisogna rinnegare il proprio passato, ma ha senso ostentare le nostre magagne? Come scegliere, per il profilo di Facebook, la gigantografia di una propria emorroide.
  • 20. SIAMO UN PUNTO INVISIBILE, IN UN ANGOLO INSIGNIFICANTE Nello spazio siamo sperduti, lontani 13,8 miliardi di anni luce dal big bang, forse non siamo soli. Nel tempo, se poniamo pari a 1” i 2000 anni trascorsi dalla venuta di Cristo, ci ha dimenticati per 42’ (5 milioni di anni), prima di farsi vivo e ben 80 gg dopo aver creato l’universo. Budda, più “solerte”, si è annunciato prima (1,25”) e Maometto più tardi (0,75”). Qualsiasi visione antropocentrica non ha più alcun senso ed appare palesemente menzognera. Cosa s’inventeranno gli specialisti del settore? L’uomo pretenderà sempre di essere rassicurato. TEOLOGI Controllano il mercato di minore livello culturale e differenziano molto l’offerta in base al target, dalla superstizione più volgare all’ascetismo più raffinato. Il loro racconto, come le favole per i bambini, ha la duplice funzione di rassicurare e moralizzare. Le intenzioni spesso sono buone, le degenerazioni una costante, prendiamo il testo del “Credo”. Certe parole mi paiono logorate, poco significanti oggi, forse erano interessanti duemila anni fa. Allora, qualcuna di queste, che ora mi paiono astruse sottigliezze, fu causa di battaglie cruente. METAFISICI Gestiscono il mercato delle classi più colte, niente favole, la ricerca basata solo sulla ragione. Socrate, “l’umile”, “Hoc unum scio, quod nescio”, ha raggiunto vertici di saggezza morale, preziosissimi, anche oggi, per la nostra vita. Aristotele, “il presuntuoso”, ha torturato milioni di studenti con le sue ardite investigazioni. Forse sono solo stupido, non riesco a scorgere quali concreti vantaggi abbia prodotto per l’umanità. SCIENZIATI Devono certificare sperimentalmente quanto affermano, non possono mentire. Hanno stravinto tutte le sfide con i teologi, nell’area del “non conosciuto”, ma “conoscibile”. Ahimè, la scienza non ci può rassicurare, anzi aumenta il nostro smarrimento di fronte all’ignoto. Ogni volta che allarga, un poco, l’orizzonte noto, scopre aree oscure ancora più ampie.
  • 21. DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA COMUNITÀ CAPO D’IMPUTAZIONE Durante la resistenza salvò molte vite umane, senza alcun rispetto delle buone regole e delle convenienze, che piacciono ai benpensanti Il giorno 28/4, a Loria, si è svolto il processo all’ex-parroco, davanti ai suoi parrocchiani. Una cronaca da osteria, senza neanche un tentativo di analisi del contesto storico. Le insinuazioni ed i pregiudizi mai esplicitati chiaramente, piuttosto veicolati mediante allusioni ed ammiccamenti d’intesa, tra gente che, spettegolando, sa e lascia intendere. La condanna, irrevocabile, pare sia stata accettata senza fiatare anche dalla difesa d’ufficio, il parroco ed un’altra persona, che si sono limitati ad invocare le “attenuanti generiche”. La sensazione che ho ricevuto io dalla relazione? Un tipo molto losco e indisciplinato questo don Giuseppe, meglio metterci una pietra sopra. Ritengo che la figura di don Giuseppe sia stata infangata, in modo rozzo e surrettizio Alla fine della serata, ho tentato di avviare un minimo di approfondimento storico. Ho cominciato riassumendo vecchi contenuti, usando più o meno le stesse parole delle pagine 13 e 14 di questo documento, dove, riferendomi esplicitamente ad Aldo Cazzullo, stigmatizzo la superficialità di certe analisi che lo portano a sintesi, a mio parere, molto “sciocche”. Qualche volta mi diverto a guardare, per due minuti non di più, quelle trasmissioni TV, nelle quali 3-4 conduttori si fingono scalmanati per raccontare, divertendo, le partite di calcio, che non si possono mostrare in diretta. Bene, immaginate che, a condurre un simile spettacolo, si candidi la Boldrini nazionale. Così, con molta ironia e senza rancore, preferisco ricordare la buffa signorina, che ha coordinato il dibattito.
  • 22. STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA STORIA (dal lat. historia, gr. ἱστορία, «ricerca, indagine, cognizione») Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da un’indagine critica volta ad accertare sia la verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi un’unità di sviluppo CRONACA (dal lat. chronĭca, dal gr. χρονικά(βιβλία) «annali, cronache») Narrazione di fatti esposti secondo la successione cronologica, senza alcun tentativo di interpretazione o di critica degli avvenimenti. SCIOCCHEZZA [forse lat. exsuccus «cosa priva di succo, di sugo»] Di cosa che denota mancanza o scarsezza di intelligenza, di criterio e accortezza Il relatore, che ha affrontato l’ardua impresa a Loria, secondo me, non ha dimostrato di sapere dove stia di casa la STORIA, però diciamo che è stato capace di fare una buona cronaca. All’osteria, davanti ad un bicchiere di vino, certi suoi aneddoti mi avrebbero divertito. Ma quando si affronta un processo bisogna fare le cose più seriamente. Quella sera l’arringa dell’accusa c’è stata, doppiamente deprecabile, perché confusa, ambigua, surrettizia: mantengo tutta la severità del mio giudizio. Mettersi sull’attenti e sciacquarsi bene la bocca prima di nominare don Giuseppe Menegon! Sono niente di fronte a lui e non vedo giganti tra chi l’ha conosciuto e avrebbe titolo per dire la sua. Grandi virtù e qualche grande difetto. Chi può osare un giudizio su un personaggio tanto sfaccettato e complesso, senza un adeguato approfondimento storico?