SlideShare una empresa de Scribd logo
1 de 26
Descargar para leer sin conexión
11 dicembre 2012 Università degli studi di Firenze – Forum Sostenibilità
Crisi Climatica e le conferenze internazionali sul tema
www.mdf-firenze.it decrescita.firenze@gmail.com
Sommario
Parte 1 – rilevazione situazione as-is
Parte 2 – cronaca dei vari Summit
Parte 3 - considerazioni finali
Parte 1 - Punto della situazione – il trend della la temperatura media
L’effetto serra è dato dallo strato di anidride carbonica (CO2) a altri gas che permette alla terra di
avere una temperatura media di circa 30° superiore a quella che avrebbe senza “effetto serra”.
Aumento della temperatura media viene detto impropriamente “Effetto serra”.
 Temperatura media al terreno senza effetto serra  ~ -18°
 L’aumento CO2 in atmosfera dovuto alla combustione degli idrocarburi  aumento
temperatura media della Terra (stima IPCC del 2007 di ~ 0,76° da fine del 1800)
 entro 2100 si stima aumento progressivo da un minimo di 1,1° a 6,4° (stima IPCC)
 con 4° di aumento di temperatura media vaste zone terrestri saranno inabitabili
Densità della CO2 in atmosfera
 limite posto precedente al 2010  350 ppm
 rilevazione al 2010  390 ppm
 spostamento assicella del limite  450 ppm
 richiesta di ulteriore alzamento del limite  500-550 ppm
 tendenza attuale se non abbassa  650 ppm nel 2100
 studi su ere geologiche passate: limite > 500 ppm (per cause naturali) si sono
innescati meccanismi di estinzione diffusa sul pianeta
 Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”
 COP1-COP2 1995-1996
 Protocollo di Kyoto (COP3 -12/1997 in vigore dal 2/2005 valido fino al 12/2012)
 (Protocollo di Montreal 1997 anti CFC a protezione “buco ozono”)
 COP4 – COP12 dal 1998 al 2006
 Johannesburg (2002) Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD)
COP13 – Bali, Indonesia (12/2007)
COP14 - Poznan Climate Change Conference (12/2008)
G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009
COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009)
COP16 – Cancun (11/2010)
COP17 - Durban (12/2011) “Kyoto 2”
 RIO+20 (giugno 2012)
 COP18 - Doha, Qatar…. (12/2012 Adesso ! )
Parte 2 – I trattati internazionali sul clima
Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”
• Hanno partecipato rappresentanti dei governi di 178 Paesi. La sottoscrivono
anche gli Stati Uniti.
• Sono state sottoscritte 2 convenzioni e 3 dichiarazioni di principi:
La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC con Conferenze delle
Parti riunite periodicamente da qui le varie CoP’s) cui seguirà la Convenzione sulla
Desertificazione. La UNFCCC pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e
stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra.
La Convenzione quadro sulla biodiversità, con l’obiettivo di tutelare le specie nei
loro habitat naturali e riabilitare quelle in via d’estinzione.
L’Agenda 21: il Programma d’Azione per il XXI secolo, pone lo sviluppo sostenibile
come una “prospettiva” da perseguire per tutti i popoli del mondo.
La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste sancisce il
diritto degli Stati di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i
principi di conservazione e sviluppo delle stesse.
La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo, definisce in 27 principi diritti e
responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile.
Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Agenda 21”
Struttura del programma d'azione “Agenda 21”
Costituito da 40 capitoli, divisi in 4 parti:
1-dimensione economica e sociale: povertà, sanità,
ambiente, aspetti demografici, produzione;
2-conservazione e gestione delle risorse: atmosfera,
foreste, deserti, montagne, acqua, prodotti chimici, rifiuti;
3-rafforzamento del ruolo dei gruppi più significativi: donne,
giovani, anziani, Ong, agricoltori, sindacati, settori produttivi,
comunità scientifica;
4-mezzi di esecuzione del programma: strumenti scientifici,
formazione, informazione, cooperazione internazionale,
strumenti finanziari, strumenti giuridici.
Concetti chiave dell'Agenda 21
Corresponsabilizzazione - Cittadini, amministrazioni e
portatori di interesse devono essere sensibilizzati sul
proprio ruolo strategico nella realizzazione di uno sviluppo
realmente sostenibile. Quindi: azione sinergica tra politica –
mondo produttivo – comportamento dei singoli.
I principi alla base del processo di Agenda 21
Miglioramento continuo - Monitoraggio delle varie fasi del
processo affinché vengano continuamente ricalibrate per
raggiungere i migliori risultati possibili.
Governance - Passaggio da un'ottica impositiva ad una
partecipativa, flessibile ed aperta alle varie componenti
sociali.
Trasversalità - Inserimento del concetto di sostenibilità in
tutte le politiche di settore.
Visione condivisa - Costruzione di uno scenario comune di
sviluppo sostenibile di una comunità, condiviso dal più
ampio numero di stakeholders.
Partenariato - Creazione di partnership fondate su un nuovo
modo di intendere il rapporto pubblico-privato, per la
concreta realizzazione di azioni concertate per lo sviluppo
sostenibile.
Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”
Principio 1
Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto ad una
vita sana e produttiva in armonia con la natura.
Principio 2
Conformemente alla Carta delle Nazioni ed ai principi del diritto internazionale, gli Stati hanno il diritto sovrano di
sfruttare le proprie risorse secondo le loro politiche ambientali edi sviluppo, ed hanno il dovere di assicurare che
le attività sottoposte alla loro giurisdizione o al loro controllo non causino danni all'ambiente di altri Stati o di
zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale. (Simile ad Art.41 Costituzione Italiana).
Principio 3
Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente
ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future.
Principio 4
Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente costituirà parte integrante del processo di
sviluppo e non potrà essere considerata separatamente da questo.
Principio 5
Tutti gli Stati e tutti i popoli coopereranno al compito essenziale di eliminare la povertà,come requisito
indispensabile per lo sviluppo sostenibile, al fine di ridurre le disparità tra i tenori di vita e soddisfare meglio i
bisogni della maggioranza delle popolazioni del mondo.
Principio 6
Si accorderà speciale priorità alla situazione ed alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo, in
particolare di quelli più vulnerabili sotto il profilo ambientale. Le azioni internazionali in materia di ambiente e di
sviluppo dovranno anche prendere in considerazione gli interessi e le esigenze di tutti i paesi.
Principio 7
Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e
l'integrità dell'ecosistema terrestre. In considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli
Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe
loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano
Dichiarazione di Rio sull'Ambiente e lo Sviluppo
I primi incontri… COP1 e COP2
COP-1, il Mandato di Berlino 1995
La Conferenza delle Parti dell'UNFCCC si incontrò per la prima volta a Berlino nella
primavera del 1995, ed espresse timori di non adempimento degli impegni previsti
dalla Convenzione.
Questi timori furono espressi in una dichiarazione delle Nazioni Unite conosciuta come
il "Mandato di Berlino", che stabiliva la necessità di una fase di analisi e ricerca
(Analytical and Assessment Phase, AAP) di due anni prima di negoziare un "insieme
completo di azioni" da cui gli Stati potessero scegliere quelle più adeguate per ognuno
di essi, in modo che fossero le migliori dal punto di vista economico e ambientale.
COP-2, Ginevra, Svizzera 1996
La sua dichiarazione rifletteva la posizione statunitense che rigettava politiche uniformi
in favore della flessibilità, stabilendo la necessità di "obblighi a medio termine
legalmente vincolanti".
COP-3 vertice di Kyoto 1997: il “Protocollo di Kyoto”
 Protocollo siglato nel Dicembre 1997 nell’ambito della conferenza COP3 entra
in vigore il 2/2005 e valido fino al 12/2012
 Fu firmato da oltre 160 Paesi.
 Perché il trattato potesse entrare in vigore si richiedeva che fosse ratificato da
non meno di 55 nazioni, e che le nazioni che lo avessero ratificato
assommassero almeno al 55% delle emissioni mondiali totali (2004 Russia).
 Riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri
cinque gas serra) di almeno il 5,2% rispetto alle emissioni registrate nel 1990
 Il periodo d’azione del Protocollo va dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2012
 Tra i paesi non aderenti figurano gli Stati Uniti, responsabili del 36,1% del
totale delle emissioni (*). Anche l'Australia in seguito ha annunciato che non
intendeva aderire all'accordo, per non danneggiare il proprio sistema industriale.
Non hanno aderito neanche Croazia, Kazakistan e Monaco.
 India e Cina hanno ratificato il protocollo ma non sono tenute a ridurre le
emissioni di Co2 (**).
(*) In principio, il presidente Clinton aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George Bush nel
COP6-bis del 2001, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta dagli USA .
(**) Sono stati esonerati con altri paesi in via di sviluppo in quanto essi non sono stati tra i principali responsabili delle
emissioni di gas serra durante il periodo di industrializzazione che si crede stia provocando oggi il cambiamento climatico.
COP4 – COP6 dal 1998 al 2001
COP-4, Buenos Aires 1998 - Stabilito “Piano di azioni" biennale per l'implementazione del Protocollo di Kyōto,
che doveva essere inizialmente avviato entro il 2000.
COP-5, Bonn 1999 - Fu principalmente una riunione tecnica, che non raggiunse conclusioni rilevanti.
COP-6, L'Aja, Olanda 11/2000 e COP6-bis Bonn 7/2001
Le discussioni evolsero rapidamente ad un alto livello politico.
Controversie sulla proposta degli Stati Uniti di permettere di ottenere crediti dai "sink" di carbonio posseduti (boschi e
terre agricole), che avrebbero soddisfatto buona parte delle richieste di riduzione delle emissioni statunitensi; si arrivò
presto a discordie, furono rifiutate le posizioni di compromesso, e le discussioni collassarono.
il Presidente sospese i lavori che ricominciarono a Bonn con la denominazione di "COP-6 bis”, nel mese di luglio.
Questo incontro si svolse dopo che George W. Bush era diventato presidente degli Stati Uniti e aveva rigettato il
protocollo di Kyōto a marzo. Come risultato la delegazione statunitense scelse di agire come osservatrice all'incontro.
Tuttavia mentre le altre parti negoziavano le questioni tecniche, venne raggiunto l'accordo su gran parte delle principali
questioni politiche, con grande sorpresa della maggior parte degli osservatori. Gli accordi comprendevano:
Meccanismi di "flessibilità", che gli USA avevano fortemente sostenuto, comprendenti il commercio di emissioni;
l'implementazione congiunta; ed il Meccanismo di Sviluppo Pulito o (Clean Development Mechanism - CDM in inglese),
che fornisce sovvenzioni ai paesi in via di sviluppo da parte delle nazioni sviluppate per le attività di riduzione delle
emissioni, con un credito per le nazioni donatrici. Uno degli elementi chiave del CDM fu che non ci sarebbero stati limiti
quantitativi al credito che una nazione poteva rivendicare per l'uso dei meccanismi stessi ma che l'azione interna debba
costituire un elemento significativo degli sforzi per andare incontro ai propri obiettivi che ogni nazione dell’Annex I e II (*)
deve fare.
Abbattimento del carbonio: Venne concordato un credito per le attività che assorbono carbonio dall'atmosfera o lo
immagazzinano, comprendente la gestione di foreste e terreni coltivabili e la ri-vegetazione, senza un tetto complessivo
Conformità: procedure di conformità e i meccanismi riguardanti la non-conformità vennero rinviati al COP-7, ma
inclusero un ampio abbozzo delle conseguenze per il mancato rispetto degli obiettivi che avrebbero incluso fra le altre la
sospensione del diritto di vendere crediti di un eventuale surplus di riduzione di emissioni, la richiesta di un piano
d'azione etc.
Finanziamento: -Tre nuovi fondi vennero concordati per fornire assistenza ai cambiamenti climatici; un fondo per le
nazioni meno sviluppate, e un fondo di adeguamento al Protocollo di Kyōto, sostenuto da una imposta sul CDM e da
contributi volontari.
(*) Paesi dell'Annex I Paesi industrializzati - Paesi dell'Annex II nazioni sviluppate che pagano per i costi per i Paesi in via
di sviluppo (PVS)
COP7 – COP12 dal 2001 al 2006
COP-7, Marrakesh, Marocco 11/2001
completato il lavoro del Piano d'Azione del COP4 di Buenos Aires. Ha creato le condizioni per cui le
nazioni ratificassero il protocollo di Kyoto.
La delegazione statunitense continuò ad agire come osservatrice, declinando la partecipazione a
negoziati attivi. Le principali decisioni del COP-7 comprendevano:
Regole operative per il commercio internazionale delle emissioni tra le parti del protocollo, per il CDM e
per l'implementazione congiunta;
Definita una procedura di conformità che delinei le conseguenze di un eventuale mancato rispetto degli
obiettivi, ma demandi alle parti di decidere se queste conseguenze siano vincolanti dal punto di vista
legale;
Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) - Johannesburg (2002) (vedi avanti)
COP-8, Nuova Delhi, India 11/2002 nessuna azione degna di nota
COP-9, Milano, 12/2003
La Conferenza ha stabilito interessanti novità relative in particolar modo ai progetti di riduzione della CO2 collegata alle
attività di Afforestazione/Riforestazione (A/R projects).
COP-10, Buenos Aires, 12/2004 nessuna azione degna di nota
COP-11, Montreal, Canada 12/2005 idem
COP-12, Nairobi, Kenia 11/2006
La Conferenza è stata incentrata sul maggiore coinvolgimento degli stati africani nei progetti di
Clean Development Mechanism (CDM).
Johannesburg (2002) - Summit Mondiale sullo Sviluppo
Sostenibile (WSSD) – Secondo Earth Summit
• Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile – ha riunito i capi dello Stato e di Governo,
delegati nazionali e leader di organizzazioni non governative (NGOs), del mondo degli
affari ed altri principali gruppi al fine di focalizzare l’attenzione del mondo sulle azioni
necessarie per raggiungere lo sviluppo sostenibile.
• Confermò l'impegno delle Nazioni Unite al 'pieno adempimento' dell'Agenda 21 (dal
vertice di Rio del 1992).
• Alla Conferenza non partecipò alcuna delegazione ufficiale degli Stati Uniti d’America,
l’allora Presidente George W. Bush non considerò l’avvenimento di rilevanza per il suo
Paese.
• Fra i risultati è particolarmente importante anche l’accordo di raggiungere un
ripopolamento dei banchi di pesca a rischio di esaurimento entro il 2015.
• La “novità” del Summit di Johannesburg è stata quella di dare maggiore enfasi alla
creazione di “Partenariati” (*) piuttosto che alla definizione di nuovi accordi governativi.
Questi partenariati dovevano rappresentare lo strumento principale per l’attuazione degli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
(*) da Wikipedia: Il partenariato (in inglese partnership) è un confronto tra parti diverse (soggetti pubblici o privati, forze economiche e
sociali) sulla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, allo sviluppo del territorio e all'integrazione sociale.
COP13 - BALI INDONESIA (15 dicembre 2007 )
• La tredicesima Conferenza Onu sul clima (COP13) dà il via libera a una "road-map” per i
negoziati successivi e un calendario al fine di giungere ad un accordo entro il 2009.
• I rappresentanti di oltre 180 paesi hanno partecipato, insieme con gli osservatori di
organizzazioni intergovernative e ONG.
• Arrivano le prime proposte dell'UE hanno chiesto di tagliare le emissioni globali a "molto meno
della metà" del livello del 2000 a partire fra 10-15 anni ed entro il 2050 per i paesi in via di
sviluppo e per i paesi industrializzati di raggiungere livelli di emissioni del 20-40% rispetto al
1990 entro il 2020.
Gli Stati Uniti erano fortemente contrari questi numeri, a volte sostenuti da Giappone, Canada,
Australia e Russia. I compromessi risultanti obbligano a "ridurre drasticamente le emissioni globali"
con riferimenti alla quarta relazione di valutazione dell'IPCC (*).
(*) da Wikipedia: the Fourth Assessment Report (AR4 2007) of the United Nations Intergovernmental Panel on Climate Change
(IPCC), is the fourth in a series of reports intended to assess scientific, technical and socio-economic information concerning climate
change. to stabilize at between 445 and 490ppm (resulting in an estimate global temperature 2 to 2.4oC above the pre-
industrial average) emissions would need to peak before 2015 by 2050, from 50 to 85% reductions on 2000 levels.
COP14 - Poznan Climate Change Conference
(12/2008)
• La conferenza è passata quasi sotto silenzio.
• I negoziati su un successore al protocollo di Kyoto sono stati l'obiettivo principale della
conferenza.
G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009
• Ha richiesto un taglio dell’80% di emissioni al 2050 per i paesi industrializzati e del
50% al 2050 per tutti gli altri paesi.
PACCHETTO norme UE dicembre 2008 I provvedimenti adottati dall’Unione europea si pongono
come obiettivi al 2020 di ridurre di almeno il 20% e fino al 30% le emissioni di gas serra rispetto ai
livelli del 1990 e di portare al 20% le fonti di energia rinnovabili rispetto al consumo energetico totale
(per l’Italia la percentuale è il 17%). Tale proposta verrà portata avanti al prossimo vertice UNFCCC
di Copenaghen nel 2009.
Inoltre al di fuori dei summit…
COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009)
• È stato adottato l’obiettivo “non vincolante” di non superare il limite dei 2ºC d’aumento della
temperatura media
• Approvato un fondo d’aiuto di 100 miliardi di dollari (30 di riscossione immediata) per i paesi in
via di sviluppo.
• Si è raggiunto un accordo politico per la riduzione delle emissioni e si è riconosciuta l’importanza
di evitare la deforestazione. Tuttavia, non si è raggiunto l’obiettivo primario: rendere giuridicamente
vincolante per gli stati l’effettiva riduzione delle emissioni, condizione senza la quale sarà molto
difficile raggiungere gli obiettivi dichiarati.
COP16 - Cancun (11/2010)
• Certifica tendenza di aumento temperatura media a 3,2° nel 2100 ai ritmi minimi di riduzione
concordati nei trattati attuali (secondo stima Climate Action Tracker www.climateactiontracker.org).
• Impone di rimanere con emissioni di gas serra sotto i 44 mldT/anno (2010 = 50 mldT/anno).
• Ha auspicato un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto.
• L'esito del vertice è stata la richiesta di adottare un grande " Green Climate Fund ", e un “Climate
Technology Centre" e la connessione in rete degli stati partecipanti al fondo.
• Richiede 100 mld$/anno fino al 2020 per supporto ai paesi in via di sviluppo per adottare il
Protocollo di Kyoto  ad oggi non ci sono tali fondi (*)
(*) The Guardian, ha criticato gli accordi di Cancun per non aver fornito la leadership, non aver precisato come il fondo per il clima
proposto sarà finanziato, e per non affermare che i paesi debbano drasticamente ridurre le loro emissioni entro i prossimi 10 anni e poi
continuare a ridurle ulteriormente perché vi sia una possibilità di evitare il riscaldamento.
COP17 - Durban (12/2011) detto “Kyoto 2”
• ha scaturito la “piattaforma di Durban”, ovvero processo per la definizione di un trattato
globale legalmente vincolante (che potrebbe essere un protocollo, o un altro strumento legale o
un altro strumento attuativo ma con valore legale), valido per tutti i paesi UNFCCC (194 Paesi).
Questo processo è suddiviso in due fasi.
1. sarà redatta e messa a punto la bozza del trattato che sarà “adottato” nell’assemblea plenaria della
ventunesima Conferenza delle Parti (COP-21) alla fine del 2015
2. il trattato “adottato” dalla COP-21 sarà aperto alla sottoscrizione e alle ratifiche nazionali secondo le
procedure ONU in modo che possa entrare in vigore nel 2020.
• proposto il prolungamento del Protocollo di Kyoto oltre la scadenza del 2012 fino al 2020
come periodo di transizione in conformità con gli impegni volontari che i Paesi che intenderanno
prolungarlo formuleranno entro il 1 maggio 2012, e con le necessità di integrazione con il
processo stabilito nella piattaforma di Durban di cui al punto precedente.
• Avvio operativo del “Green Climate Fund” come Istituzione Finanziaria della UNFCCC con
personalità giuridica e capacità legali (non è però specificato come sarà alimentato). La sede e i
successivi dettagli di funzionamento operativo verranno decisi nella prossima Conferenza
UNFCCC (Cop-18) alla fine del 2012 a Quatar.
Le decisioni conclusive, cui è giunta la Conferenza di Durban, possono essere considerate, a seconda dei punti di vista, un successo
oppure un insuccesso (o anche fallimento mascherato).
Sono da considerarsi fattori di successo: l’aver coinvolto tutti i paesi compresi quelli più riluttanti come USA, Cina e India, a
impegnarsi in un quadro legalmente vincolante, per ridurre le proprie emissioni, l’aver aperto il protocollo di Kyoto ad obblighi volontari e
legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati e ad obblighi volontari ma non legalmente vincolanti per i Paesi in via di sviluppo oltre
ad aver avviato operativamente il fondo di finanziamento del piano.
Fra i fattori di insuccesso il tempo eccessivamente prolungato previsto dalla piattaforma di Durban prima di arrivare ad un’adeguata
strategia mondiale di riduzione delle emissioni atta a mantenere il surriscaldamento del pianeta sotto i 2°C rispetto all’epoca
preindustriale. La fase transitoria di ben 9 anni prima che gli impegni di riduzione delle emissioni diventino obblighi vincolanti e giungere
ad una riduzione delle emissioni globali entro il 2050 del 80% rispetto al 1990. Se prima del 2020 non ci saranno impegni “volontari”
molto ambiziosi da parte dei principali paesi, questi tempi lunghi comporteranno il rischio di fallimento dell’obiettivo del mantenimento
del surriscaldamento climatico sotto i 2°C. Infatti, sulla base degli impegni volontari ad oggi dichiarati la tendenza attuale è di giungere a
un surriscaldamento globale attorno ai 4 °C o più entro il 2100.
COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso
Si è chiusa il 7 dicembre dopo circa 36 ore di negoziazioni.
L’unico risultato è l’estensione del Protocollo di Kyoto nel suo secondo periodo d’impegno: dal 1
gennaio 2013 al 31 dicembre 2020. Questo risultato tiene in vita l’unico trattato legalmente vincolante sul
controllo delle emissioni.
Si tratta solamente di un “salvataggio della piattaforma”: un accordo siglato solo dai paesi dell’Unione
Europea, Svizzera, Norvegia e Australia (circa il 15% delle emissioni globali), i cui impegni di riduzione
delle emissioni sono deboli e possono essere modificati entro il 2014.
I principali paesi che firmarono Kyoto nel 1997 ma che non lo hanno ratificato adesso a Doha: Russia,
Giappone, Nuova Zelanda e Canada) .
Chi rimane ancora fuori da Kyoto sono i principali emettitori: Stati Uniti e Cina, le cui emissioni saranno
gestite all’interno della Durban Platform, il tavolo negoziale che porterà al nuovo accordo che sembra più
orientato a un meccanismo di “pledge and review” piuttosto che a un accordo “legally binding“.
L’America di Obama, bloccata dal Congresso, non è riuscita a mettere a disposizione come richiesto dai
paesi meno sviluppati soldi per il Green Climate Fund (per investimenti low carbon destinati ai paesi
poveri) né tanto meno ha modificato gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra (17% entro il
2020 sulla base delle quote del 2005).
L’Unione Europea ha concentrato i suoi sforzi su Kyoto 2, ma indebolita dalla recessione non ha saputo
mettere sul tavolo impegni precisi, in particolare quelli finanziari.
Negativo anche il ruolo ostruzionista di Russia, Polonia (next COP19), Canada e Nuova Zelanda.
COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso
Da “Il Fatto Quotidiano” del 8/12:
“A Doha quindi è mancato il coraggio. Nemmeno gli eventi climatici estremi più recenti quali l’uragano
Sandy e il tifone Bopha hanno fatto in modo che si alzasse il livello di ambizione durante il negoziato
(questo l’intervento del delegato Filippino in una plenaria)”.
“Gli impegni, contenuti nel Doha Climate Gateway, per finanziare la ricostruzione dei danni del
cambiamento climatico nei paesi più poveri e gli impegni economici presi per finanziare il Green Climate
Fund sono infatti limitati (né il fondo promesso a Cancùn per le azioni a breve termine, né il Green Climate
Fund sono stati infatti finanziati in modo appropriato).
Si è fatto troppo poco, come sottolineato sia dalla società civile che dai Paesi in via di sviluppo, i
più esposti al climate change.
La crisi economica e la lobby dei combustibili fossili non possono essere usate come alibi: lo stesso
Ministro Clini, che aveva comunque reso nota la presenza di forti criticità, in un incontro con la società
civile italiana ha ribadito come “la nostra Strategia Energetica sia figlia di un documento di 10 anni fa e
per questo ha un orizzonte limitato al 2020, con quote significative di gas e carbone”, inoltre… “Questo è
un quadro d’impegni che aiuterà le imprese che investono in rinnovabili e in efficienza energetica. Tuttavia
se la dimensione del mercato rimane solo a livello Europeo, il vantaggio è limitato. Se invece la
dimensione in futuro sarà globale, si potranno aprire mercati come quelli di Cina e India”.
Conferenza ONU RIO + 20
Autore: Alberto Zoratti membro del direttivo di AGICES, l'Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e
Solidale- giornalista e collaboratore di Altraeconomia, La Nuova Ecologia e Carta ed è autore di diverse
pubblicazioni come "A Mani Nude" (2002 - Ed. Frilli), "Europa in Movimento" (2003 - con M. Di Sisto - Ed.
Frilli), "Questo Mondo non è in vendita" (2003 - a cura di - Ed. Berti/Altreconomia), "WTO. Dalla dittatura del
mercato alla democrazia globale" (2005 - con M. Di Sisto e R. Bosio - Ed. Emi) membro del Genoa Social
Forum per Rete Lilliput durante il Summit F8 di Genova (2001).
Giugno 2012: “Ha chiuso i battenti il vertice Onu sulla sostenibilità, uno dei punti più
bassi della storia del multilateralismo mondiale. Poca ambizione, nessun coraggio,
niente responsabilità…..” scrive Alberto Zoratti reporter inviato di FAIR (*) a Rio
““Nessun piano d’azione concreto per contrastare il cambiamento climatico, uno
dei maggiori rischi che il pianeta sta affrontando, né per prevenirlo, considerato che
non si è concretizzata alcuna politica efficace per azzerare i sussidi ai combustibili
fossili, che ogni anno assorbono più di mille miliardi di dollari, quasi il 2% del PIL
mondiale….Una visione del diritto al “lavoro dignitoso” (“decent work”) che sembra
uscita da un libro dell’ottocento…. Ma quello che più emerge è l’approccio
“concettuale” di tutto il documento, senza una data, senza una cifra né uno
stanziamento….”
(*) FAIR è una cooperativa sociale che ha deciso di impegnarsi nella consulenza, nella formazione su economie
solidali, nella comunicazione sociale e nella cooperazione internazionale.
Fonte: ass. C.R.E.T.A. Scuola delle Rinnovabili
Conferenza ONU RIO + 20
Se la salvaguardia del Pianeta è considerata una moda, le mode passano. Ma la
desertificazione continua ad avanzare inesorabile, un miliardo di persone stanno
ancora morendo di fame, i poli sono sul punto dello scioglimento definitivo, come
riportato sui media (per esempio leggi il comunicato apparso su Yahoo Notizie
http://it.notizie.yahoo.com/blog/fotoblog/%C3%A8-allarme-scioglimento-ghiacci-nell-artico-1038
).
Che lezioni possiamo trarre dall’andamento e dalle conclusioni di questo come di altri
vertici mondiali? Dobbiamo prendere atto che la salvaguardia del nostro pianeta, della
nostra casa comune, non sia una delle priorità della politica mondiale. Chi ci governa
è ancora legato al concetto di PIL, di crescita economica quando non proprio di
espansione militare.
Per i governanti di tutto il mondo aumentare il benessere significa aumentare lo
sfruttamento delle risorse e competere con gli altri Stati per il reperimento
di quelle rimanenti. Una visione infantile, simile al bambino di due anni che sa dire
“Questo è mio e guai a chi me lo tocca”…
che poi il Pianeta sia loro, da dove hanno desunto questo titolo di proprietà?
Conferenza ONU RIO + 20
Unica azione degna di nota: lo speach del presidente del Uruguay José Mujica
Parte 3 – considerazioni finali sui Summit
Quali “risposte” alla crisi climatica abbiamo dalle conferenze ONU?
Gli outcomes dai vari summit internazionali visti dall’alto hanno gravi limiti:
• I problemi ambientali segnano il rischio di un doppio fallimento: dei mercati e degli Stati
nazionali.
• Non esistono meccanismi (mercantili e/o politici) per allocare efficacemente sul mercato beni al
negativo ossia “non-beni” quali ad esempio la “riduzione di CO2”. Gli individui (persone e
aziende) sono incentivati a non produrli ma per far ciò devono rinunciare volontariamente a
quelle attività redditizie che li vedono come sottoprodotti. Gli economisti reputano che mercati
appositamente creati, come quelli dei diritti d’inquinamento (CDM) possano internalizzare entro i
mercati stessi questi temi cioè creare solo un nuovo tipo di business basato sulla compravendita
dei Crediti d’inquinamento mentre il risultato finale dell’emissione globale di CO2 rimane
costante.
• I governi con i trattati politici puntano a un carattere di obbligatorietà “erga-omnes” dei
provvedimenti ma ogni Stato è chiamato ad aderirvi volontariamente.
Parte 3 – considerazioni finali sui Summit
La speranza è che i “mercati artificiali” creati dai protocolli, introducendo premi e punizioni,
riescano a correggere le scelte spontanee di individui e governi.
Si tratta però di risposte deboli. Le sfide ambientali sono ardue da affrontare poiché:
In esse i guadagni sono collocati in un futuro lontano mentre i costi debbono essere sopportati
immediatamente.
Tale difficoltà può venire rinforzata da ceti politici che si preoccupano della prossima scadenza
elettorale, nonché da imprenditori e finanzieri che puntano a guadagni di breve periodo.
Esse esigono il contributo attivo di un numero grande ed eterogeneo di paesi e di imprese:
realizzare e mantenere questo coordinamento è complicato e oneroso.
Fronteggiare un’esigenza ambientale configge spesso con la gestione di un’altra (*).
Ciò limita la possibilità di impiegare mezzi congiuntamente per più sfide, rendendo più oneroso
fronteggiare ciascuna di esse. È come per le terapie antitumorali: se una si mostra valida verso
un tipo di cancro, di solito è inefficace nel trattare altre forme se non addirittura peggiora altre
sindromi.
I partecipanti cruciali possono cambiare nel tempo, e può variare nel tempo il loro numero. Ciò
vale anzitutto per gli imprenditori. Ma provoca problemi anche tra le nazioni, in quanto ognuna è
riluttante a limitare la propria flessibilità futura. Ad esempio, i Paesi del Sud non vogliono
vincolare il loro sviluppo potenziale impegnandosi a limitare le emissioni di CO2, come richiesto
da alcuni Paesi già sviluppati.
In queste circostanze il free riding diventa un’opportunità capace di spiazzare così le “risposte”
mercantili, come quelle politiche.
(*) 1972: “Rapporto Meadows” al MIT per Club di Roma - “Limits to growth” (1972 Meadows, Randers)
“Thinking in systems” (2008 D.Meadows)
Il futuro del mondo…
Se vogliamo salvarlo tutti insieme dobbiamo re-imparare a fare a meno dei
combustibili fossili, del petrolio, del carbone, ma anche dei fertilizzanti chimici e
dell’energia nucleare.
Orti urbani, case passive, fitodepurazione sono oggi tecniche possibili e a portata di
mano.
E’ il momento che si attivi la società civile organizzata, i cittadini con un movimento
che parta dal basso, le stesse imprese mettano la tutela dell’individuo e del pianeta al
di sopra del profitto. Ognuno di noi può avere una parte da protagonista, senza stare
a guardare e aspettare l’opera dei politici, ma capendo che è nostra responsabilità, e
che il nostro agire quotidiano cambia il corso della storia.
Case passive, energia rinnovabilie che minimizza gli impatti ambientali, agricoltura
compatibile a km 0, sinergica e non intensiva, costruzioni in paglia e materiali naturali
sono tutte alternative che il sapere umano ci mette a disposizione già oggi.
Alternative realizzabili se ci emancipassimo dalla pubblicità e dal profitto come unico
obiettivo, ci mettessimo a studiare cose serie per il mondo futuro, cose che servono a
noi ma sopratutto ai nostri (vostri) figli.
Tuttavia c’è un grande movimento mondiale di genti e organizzazioni che ha capito
che bisogna superare il concetto di Green Economy, per giungere ad una vera
Green Life. Il mondo nonostante i politici, va in questa direzione.
Buona decrescita a tutti

Más contenido relacionado

La actualidad más candente

Rassegna stampa stati generali della green economy conferenza stampa 28 giu...
Rassegna stampa stati generali della green economy   conferenza stampa 28 giu...Rassegna stampa stati generali della green economy   conferenza stampa 28 giu...
Rassegna stampa stati generali della green economy conferenza stampa 28 giu...eAmbiente
 
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...Pino Ciampolillo
 
Lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibileLo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibilesara1668
 
Una legge per i disastri naturali
Una legge per i disastri naturaliUna legge per i disastri naturali
Una legge per i disastri naturaliLuana Di Lodovico
 
Sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileSviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileocmmedia
 
Sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileSviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileSette chiese
 
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...Associazione Civica Mente
 
Sviluppo sostenibile e globalizzazione
Sviluppo sostenibile e globalizzazioneSviluppo sostenibile e globalizzazione
Sviluppo sostenibile e globalizzazioneGianluca Dallari
 
20180508 selvatica sost_v7
20180508 selvatica sost_v720180508 selvatica sost_v7
20180508 selvatica sost_v7p.bertaccini
 

La actualidad más candente (13)

Presentazione 2
Presentazione 2Presentazione 2
Presentazione 2
 
Rassegna stampa stati generali della green economy conferenza stampa 28 giu...
Rassegna stampa stati generali della green economy   conferenza stampa 28 giu...Rassegna stampa stati generali della green economy   conferenza stampa 28 giu...
Rassegna stampa stati generali della green economy conferenza stampa 28 giu...
 
B. Sviluppo Sostenibile
B. Sviluppo SostenibileB. Sviluppo Sostenibile
B. Sviluppo Sostenibile
 
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...
Cuspilici 2007 aree ad elevato rischio industriale ag21palermo16 10-2007 dott...
 
Lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibileLo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile
 
Una legge per i disastri naturali
Una legge per i disastri naturaliUna legge per i disastri naturali
Una legge per i disastri naturali
 
Sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileSviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibile
 
Livorno istitutocomprensivomicali.ppt
Livorno istitutocomprensivomicali.pptLivorno istitutocomprensivomicali.ppt
Livorno istitutocomprensivomicali.ppt
 
Sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibileSviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibile
 
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...
Settimana UNESCO a Battipaglia - Lo sviluppo sostenibile - Agenda 21 ed Aahru...
 
Sviluppo sostenibile e globalizzazione
Sviluppo sostenibile e globalizzazioneSviluppo sostenibile e globalizzazione
Sviluppo sostenibile e globalizzazione
 
Il Progetto sostenibile
Il Progetto sostenibileIl Progetto sostenibile
Il Progetto sostenibile
 
20180508 selvatica sost_v7
20180508 selvatica sost_v720180508 selvatica sost_v7
20180508 selvatica sost_v7
 

Destacado

An Application to give complains and feedback
An Application to give complains and feedback An Application to give complains and feedback
An Application to give complains and feedback Akshay Bhoite
 
Pane Web e Salame - social media barcamp a Brescia
Pane Web e Salame - social media barcamp a BresciaPane Web e Salame - social media barcamp a Brescia
Pane Web e Salame - social media barcamp a BresciaFabrizio Martire
 
presentation de Olivier Ziegler(2)
presentation de Olivier Ziegler(2)presentation de Olivier Ziegler(2)
presentation de Olivier Ziegler(2)tsoret1
 
Template of front cove.. updated
Template of front cove.. updatedTemplate of front cove.. updated
Template of front cove.. updatedRuqayyahO
 
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...Julien Mariman
 
Adventure Travel Awards
Adventure Travel AwardsAdventure Travel Awards
Adventure Travel AwardsOscar Comes
 
Magazine analysis presentation
Magazine analysis presentationMagazine analysis presentation
Magazine analysis presentationMohammad Dawood
 
Чем заняться дома
Чем заняться домаЧем заняться дома
Чем заняться домаChelsea275
 
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality Company
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality CompanyAstute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality Company
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality CompanyArvind Rajan
 
Research of fonts x
Research of fonts xResearch of fonts x
Research of fonts xRuqayyahO
 
Why Every Small Business In New York Needs a Website
Why Every Small Business In New York Needs a WebsiteWhy Every Small Business In New York Needs a Website
Why Every Small Business In New York Needs a WebsiteFeng Liu
 
Cuida tus finanzas personales
Cuida tus finanzas personalesCuida tus finanzas personales
Cuida tus finanzas personalesLaura Lima
 
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...die.agilen GmbH
 

Destacado (18)

An Application to give complains and feedback
An Application to give complains and feedback An Application to give complains and feedback
An Application to give complains and feedback
 
Pane Web e Salame - social media barcamp a Brescia
Pane Web e Salame - social media barcamp a BresciaPane Web e Salame - social media barcamp a Brescia
Pane Web e Salame - social media barcamp a Brescia
 
MY CV
MY CVMY CV
MY CV
 
presentation de Olivier Ziegler(2)
presentation de Olivier Ziegler(2)presentation de Olivier Ziegler(2)
presentation de Olivier Ziegler(2)
 
Template of front cove.. updated
Template of front cove.. updatedTemplate of front cove.. updated
Template of front cove.. updated
 
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...
Espace canin : Centre polyvalent de Soins et d'Apprentissage des relations en...
 
Adventure Travel Awards
Adventure Travel AwardsAdventure Travel Awards
Adventure Travel Awards
 
Magazine analysis presentation
Magazine analysis presentationMagazine analysis presentation
Magazine analysis presentation
 
Чем заняться дома
Чем заняться домаЧем заняться дома
Чем заняться дома
 
Anno di formazione: step by step
Anno di formazione: step by stepAnno di formazione: step by step
Anno di formazione: step by step
 
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality Company
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality CompanyAstute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality Company
Astute Case Study - PeopleSoft Financials Integration for Hospitality Company
 
B iodiversidad
B iodiversidadB iodiversidad
B iodiversidad
 
Research of fonts x
Research of fonts xResearch of fonts x
Research of fonts x
 
Il percorso di formazione neoassunti 2015/2016
Il percorso di formazione neoassunti 2015/2016Il percorso di formazione neoassunti 2015/2016
Il percorso di formazione neoassunti 2015/2016
 
Video-educazione: nuovi scenari per lo sviluppo professionale degli insegnanti
Video-educazione: nuovi scenari per lo sviluppo professionale degli insegnantiVideo-educazione: nuovi scenari per lo sviluppo professionale degli insegnanti
Video-educazione: nuovi scenari per lo sviluppo professionale degli insegnanti
 
Why Every Small Business In New York Needs a Website
Why Every Small Business In New York Needs a WebsiteWhy Every Small Business In New York Needs a Website
Why Every Small Business In New York Needs a Website
 
Cuida tus finanzas personales
Cuida tus finanzas personalesCuida tus finanzas personales
Cuida tus finanzas personales
 
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...
OKR und BVB - Warum OKR der bessere Cristiano Ronaldo ist oder warum Scrum ni...
 

Similar a Conferenze onu clima unifi 11.12.2012

Oltre parigi - AESS SaveAtWork
Oltre parigi - AESS SaveAtWorkOltre parigi - AESS SaveAtWork
Oltre parigi - AESS SaveAtWorkLuca Lombroso
 
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazione
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazioneDa Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazione
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazioneLuca Lombroso
 
Famiglietti 2, il protocollo di kyoto
Famiglietti 2, il protocollo di kyotoFamiglietti 2, il protocollo di kyoto
Famiglietti 2, il protocollo di kyotoChiaraFamiglietti
 
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologici
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologiciAndrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologici
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologiciMontelupo Demo Lab
 
Kyoto: una introduzione
Kyoto: una introduzioneKyoto: una introduzione
Kyoto: una introduzioneEmilio Ranieri
 
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul clima
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul climaLa #cop21 e l'accordo di Parigi sul clima
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul climaLuca Lombroso
 
Oltre Parigi #COP21 vers. Campogalliano
Oltre Parigi #COP21 vers. CampogallianoOltre Parigi #COP21 vers. Campogalliano
Oltre Parigi #COP21 vers. CampogallianoLuca Lombroso
 
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...Comitato Energia Felice
 
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svolta
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svoltaImmagina se… COP 26 fosse la COP della svolta
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svoltaLuca Lombroso
 
Cambiamenti climatici: quale futuro?
Cambiamenti climatici: quale futuro?Cambiamenti climatici: quale futuro?
Cambiamenti climatici: quale futuro?Luca Lombroso
 
Il settore forestale nell'accordo di Parigi
Il settore forestale nell'accordo di ParigiIl settore forestale nell'accordo di Parigi
Il settore forestale nell'accordo di ParigiEtifor srl
 
Clima: ultima chiamata?
Clima: ultima chiamata?  Clima: ultima chiamata?
Clima: ultima chiamata? Luca Lombroso
 

Similar a Conferenze onu clima unifi 11.12.2012 (20)

Oltre parigi - AESS SaveAtWork
Oltre parigi - AESS SaveAtWorkOltre parigi - AESS SaveAtWork
Oltre parigi - AESS SaveAtWork
 
Durban
DurbanDurban
Durban
 
Resoconto dalla Cop21
Resoconto dalla Cop21Resoconto dalla Cop21
Resoconto dalla Cop21
 
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazione
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazioneDa Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazione
Da Severn Suzuki a Greta Thunberg: come è cambiato il clima e la comunicazione
 
Famiglietti 2, il protocollo di kyoto
Famiglietti 2, il protocollo di kyotoFamiglietti 2, il protocollo di kyoto
Famiglietti 2, il protocollo di kyoto
 
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologici
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologiciAndrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologici
Andrea Calonaci - Sviluppo sostenibile e comportamenti ecologici
 
Kyoto: una introduzione
Kyoto: una introduzioneKyoto: una introduzione
Kyoto: una introduzione
 
7 Co2
7 Co27 Co2
7 Co2
 
Fse 16 - co2
Fse   16 - co2Fse   16 - co2
Fse 16 - co2
 
Bd V ComunitàSostenibile09
Bd V ComunitàSostenibile09Bd V ComunitàSostenibile09
Bd V ComunitàSostenibile09
 
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul clima
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul climaLa #cop21 e l'accordo di Parigi sul clima
La #cop21 e l'accordo di Parigi sul clima
 
Oltre Parigi #COP21 vers. Campogalliano
Oltre Parigi #COP21 vers. CampogallianoOltre Parigi #COP21 vers. Campogalliano
Oltre Parigi #COP21 vers. Campogalliano
 
News doc maggio 2020
News doc maggio 2020News doc maggio 2020
News doc maggio 2020
 
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...
L'imperativo della riduzione delle emissioni climalteranti: motivazioni scien...
 
Oltre parigi #cop21
Oltre parigi #cop21Oltre parigi #cop21
Oltre parigi #cop21
 
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svolta
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svoltaImmagina se… COP 26 fosse la COP della svolta
Immagina se… COP 26 fosse la COP della svolta
 
Cambiamenti climatici: quale futuro?
Cambiamenti climatici: quale futuro?Cambiamenti climatici: quale futuro?
Cambiamenti climatici: quale futuro?
 
America first
America firstAmerica first
America first
 
Il settore forestale nell'accordo di Parigi
Il settore forestale nell'accordo di ParigiIl settore forestale nell'accordo di Parigi
Il settore forestale nell'accordo di Parigi
 
Clima: ultima chiamata?
Clima: ultima chiamata?  Clima: ultima chiamata?
Clima: ultima chiamata?
 

Conferenze onu clima unifi 11.12.2012

  • 1. 11 dicembre 2012 Università degli studi di Firenze – Forum Sostenibilità Crisi Climatica e le conferenze internazionali sul tema www.mdf-firenze.it decrescita.firenze@gmail.com
  • 2. Sommario Parte 1 – rilevazione situazione as-is Parte 2 – cronaca dei vari Summit Parte 3 - considerazioni finali
  • 3. Parte 1 - Punto della situazione – il trend della la temperatura media L’effetto serra è dato dallo strato di anidride carbonica (CO2) a altri gas che permette alla terra di avere una temperatura media di circa 30° superiore a quella che avrebbe senza “effetto serra”. Aumento della temperatura media viene detto impropriamente “Effetto serra”.  Temperatura media al terreno senza effetto serra  ~ -18°  L’aumento CO2 in atmosfera dovuto alla combustione degli idrocarburi  aumento temperatura media della Terra (stima IPCC del 2007 di ~ 0,76° da fine del 1800)  entro 2100 si stima aumento progressivo da un minimo di 1,1° a 6,4° (stima IPCC)  con 4° di aumento di temperatura media vaste zone terrestri saranno inabitabili
  • 4. Densità della CO2 in atmosfera  limite posto precedente al 2010  350 ppm  rilevazione al 2010  390 ppm  spostamento assicella del limite  450 ppm  richiesta di ulteriore alzamento del limite  500-550 ppm  tendenza attuale se non abbassa  650 ppm nel 2100  studi su ere geologiche passate: limite > 500 ppm (per cause naturali) si sono innescati meccanismi di estinzione diffusa sul pianeta
  • 5.  Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”  COP1-COP2 1995-1996  Protocollo di Kyoto (COP3 -12/1997 in vigore dal 2/2005 valido fino al 12/2012)  (Protocollo di Montreal 1997 anti CFC a protezione “buco ozono”)  COP4 – COP12 dal 1998 al 2006  Johannesburg (2002) Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) COP13 – Bali, Indonesia (12/2007) COP14 - Poznan Climate Change Conference (12/2008) G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009 COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009) COP16 – Cancun (11/2010) COP17 - Durban (12/2011) “Kyoto 2”  RIO+20 (giugno 2012)  COP18 - Doha, Qatar…. (12/2012 Adesso ! ) Parte 2 – I trattati internazionali sul clima
  • 6. Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit” • Hanno partecipato rappresentanti dei governi di 178 Paesi. La sottoscrivono anche gli Stati Uniti. • Sono state sottoscritte 2 convenzioni e 3 dichiarazioni di principi: La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC con Conferenze delle Parti riunite periodicamente da qui le varie CoP’s) cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione. La UNFCCC pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra. La Convenzione quadro sulla biodiversità, con l’obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via d’estinzione. L’Agenda 21: il Programma d’Azione per il XXI secolo, pone lo sviluppo sostenibile come una “prospettiva” da perseguire per tutti i popoli del mondo. La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste sancisce il diritto degli Stati di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e sviluppo delle stesse. La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo, definisce in 27 principi diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile.
  • 7. Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Agenda 21” Struttura del programma d'azione “Agenda 21” Costituito da 40 capitoli, divisi in 4 parti: 1-dimensione economica e sociale: povertà, sanità, ambiente, aspetti demografici, produzione; 2-conservazione e gestione delle risorse: atmosfera, foreste, deserti, montagne, acqua, prodotti chimici, rifiuti; 3-rafforzamento del ruolo dei gruppi più significativi: donne, giovani, anziani, Ong, agricoltori, sindacati, settori produttivi, comunità scientifica; 4-mezzi di esecuzione del programma: strumenti scientifici, formazione, informazione, cooperazione internazionale, strumenti finanziari, strumenti giuridici. Concetti chiave dell'Agenda 21 Corresponsabilizzazione - Cittadini, amministrazioni e portatori di interesse devono essere sensibilizzati sul proprio ruolo strategico nella realizzazione di uno sviluppo realmente sostenibile. Quindi: azione sinergica tra politica – mondo produttivo – comportamento dei singoli. I principi alla base del processo di Agenda 21 Miglioramento continuo - Monitoraggio delle varie fasi del processo affinché vengano continuamente ricalibrate per raggiungere i migliori risultati possibili. Governance - Passaggio da un'ottica impositiva ad una partecipativa, flessibile ed aperta alle varie componenti sociali. Trasversalità - Inserimento del concetto di sostenibilità in tutte le politiche di settore. Visione condivisa - Costruzione di uno scenario comune di sviluppo sostenibile di una comunità, condiviso dal più ampio numero di stakeholders. Partenariato - Creazione di partnership fondate su un nuovo modo di intendere il rapporto pubblico-privato, per la concreta realizzazione di azioni concertate per lo sviluppo sostenibile.
  • 8. Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit” Principio 1 Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura. Principio 2 Conformemente alla Carta delle Nazioni ed ai principi del diritto internazionale, gli Stati hanno il diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse secondo le loro politiche ambientali edi sviluppo, ed hanno il dovere di assicurare che le attività sottoposte alla loro giurisdizione o al loro controllo non causino danni all'ambiente di altri Stati o di zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale. (Simile ad Art.41 Costituzione Italiana). Principio 3 Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future. Principio 4 Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente costituirà parte integrante del processo di sviluppo e non potrà essere considerata separatamente da questo. Principio 5 Tutti gli Stati e tutti i popoli coopereranno al compito essenziale di eliminare la povertà,come requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile, al fine di ridurre le disparità tra i tenori di vita e soddisfare meglio i bisogni della maggioranza delle popolazioni del mondo. Principio 6 Si accorderà speciale priorità alla situazione ed alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli più vulnerabili sotto il profilo ambientale. Le azioni internazionali in materia di ambiente e di sviluppo dovranno anche prendere in considerazione gli interessi e le esigenze di tutti i paesi. Principio 7 Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre. In considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano Dichiarazione di Rio sull'Ambiente e lo Sviluppo
  • 9. I primi incontri… COP1 e COP2 COP-1, il Mandato di Berlino 1995 La Conferenza delle Parti dell'UNFCCC si incontrò per la prima volta a Berlino nella primavera del 1995, ed espresse timori di non adempimento degli impegni previsti dalla Convenzione. Questi timori furono espressi in una dichiarazione delle Nazioni Unite conosciuta come il "Mandato di Berlino", che stabiliva la necessità di una fase di analisi e ricerca (Analytical and Assessment Phase, AAP) di due anni prima di negoziare un "insieme completo di azioni" da cui gli Stati potessero scegliere quelle più adeguate per ognuno di essi, in modo che fossero le migliori dal punto di vista economico e ambientale. COP-2, Ginevra, Svizzera 1996 La sua dichiarazione rifletteva la posizione statunitense che rigettava politiche uniformi in favore della flessibilità, stabilendo la necessità di "obblighi a medio termine legalmente vincolanti".
  • 10. COP-3 vertice di Kyoto 1997: il “Protocollo di Kyoto”  Protocollo siglato nel Dicembre 1997 nell’ambito della conferenza COP3 entra in vigore il 2/2005 e valido fino al 12/2012  Fu firmato da oltre 160 Paesi.  Perché il trattato potesse entrare in vigore si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni, e che le nazioni che lo avessero ratificato assommassero almeno al 55% delle emissioni mondiali totali (2004 Russia).  Riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri cinque gas serra) di almeno il 5,2% rispetto alle emissioni registrate nel 1990  Il periodo d’azione del Protocollo va dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2012  Tra i paesi non aderenti figurano gli Stati Uniti, responsabili del 36,1% del totale delle emissioni (*). Anche l'Australia in seguito ha annunciato che non intendeva aderire all'accordo, per non danneggiare il proprio sistema industriale. Non hanno aderito neanche Croazia, Kazakistan e Monaco.  India e Cina hanno ratificato il protocollo ma non sono tenute a ridurre le emissioni di Co2 (**). (*) In principio, il presidente Clinton aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George Bush nel COP6-bis del 2001, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta dagli USA . (**) Sono stati esonerati con altri paesi in via di sviluppo in quanto essi non sono stati tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra durante il periodo di industrializzazione che si crede stia provocando oggi il cambiamento climatico.
  • 11. COP4 – COP6 dal 1998 al 2001 COP-4, Buenos Aires 1998 - Stabilito “Piano di azioni" biennale per l'implementazione del Protocollo di Kyōto, che doveva essere inizialmente avviato entro il 2000. COP-5, Bonn 1999 - Fu principalmente una riunione tecnica, che non raggiunse conclusioni rilevanti. COP-6, L'Aja, Olanda 11/2000 e COP6-bis Bonn 7/2001 Le discussioni evolsero rapidamente ad un alto livello politico. Controversie sulla proposta degli Stati Uniti di permettere di ottenere crediti dai "sink" di carbonio posseduti (boschi e terre agricole), che avrebbero soddisfatto buona parte delle richieste di riduzione delle emissioni statunitensi; si arrivò presto a discordie, furono rifiutate le posizioni di compromesso, e le discussioni collassarono. il Presidente sospese i lavori che ricominciarono a Bonn con la denominazione di "COP-6 bis”, nel mese di luglio. Questo incontro si svolse dopo che George W. Bush era diventato presidente degli Stati Uniti e aveva rigettato il protocollo di Kyōto a marzo. Come risultato la delegazione statunitense scelse di agire come osservatrice all'incontro. Tuttavia mentre le altre parti negoziavano le questioni tecniche, venne raggiunto l'accordo su gran parte delle principali questioni politiche, con grande sorpresa della maggior parte degli osservatori. Gli accordi comprendevano: Meccanismi di "flessibilità", che gli USA avevano fortemente sostenuto, comprendenti il commercio di emissioni; l'implementazione congiunta; ed il Meccanismo di Sviluppo Pulito o (Clean Development Mechanism - CDM in inglese), che fornisce sovvenzioni ai paesi in via di sviluppo da parte delle nazioni sviluppate per le attività di riduzione delle emissioni, con un credito per le nazioni donatrici. Uno degli elementi chiave del CDM fu che non ci sarebbero stati limiti quantitativi al credito che una nazione poteva rivendicare per l'uso dei meccanismi stessi ma che l'azione interna debba costituire un elemento significativo degli sforzi per andare incontro ai propri obiettivi che ogni nazione dell’Annex I e II (*) deve fare. Abbattimento del carbonio: Venne concordato un credito per le attività che assorbono carbonio dall'atmosfera o lo immagazzinano, comprendente la gestione di foreste e terreni coltivabili e la ri-vegetazione, senza un tetto complessivo Conformità: procedure di conformità e i meccanismi riguardanti la non-conformità vennero rinviati al COP-7, ma inclusero un ampio abbozzo delle conseguenze per il mancato rispetto degli obiettivi che avrebbero incluso fra le altre la sospensione del diritto di vendere crediti di un eventuale surplus di riduzione di emissioni, la richiesta di un piano d'azione etc. Finanziamento: -Tre nuovi fondi vennero concordati per fornire assistenza ai cambiamenti climatici; un fondo per le nazioni meno sviluppate, e un fondo di adeguamento al Protocollo di Kyōto, sostenuto da una imposta sul CDM e da contributi volontari. (*) Paesi dell'Annex I Paesi industrializzati - Paesi dell'Annex II nazioni sviluppate che pagano per i costi per i Paesi in via di sviluppo (PVS)
  • 12. COP7 – COP12 dal 2001 al 2006 COP-7, Marrakesh, Marocco 11/2001 completato il lavoro del Piano d'Azione del COP4 di Buenos Aires. Ha creato le condizioni per cui le nazioni ratificassero il protocollo di Kyoto. La delegazione statunitense continuò ad agire come osservatrice, declinando la partecipazione a negoziati attivi. Le principali decisioni del COP-7 comprendevano: Regole operative per il commercio internazionale delle emissioni tra le parti del protocollo, per il CDM e per l'implementazione congiunta; Definita una procedura di conformità che delinei le conseguenze di un eventuale mancato rispetto degli obiettivi, ma demandi alle parti di decidere se queste conseguenze siano vincolanti dal punto di vista legale; Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) - Johannesburg (2002) (vedi avanti) COP-8, Nuova Delhi, India 11/2002 nessuna azione degna di nota COP-9, Milano, 12/2003 La Conferenza ha stabilito interessanti novità relative in particolar modo ai progetti di riduzione della CO2 collegata alle attività di Afforestazione/Riforestazione (A/R projects). COP-10, Buenos Aires, 12/2004 nessuna azione degna di nota COP-11, Montreal, Canada 12/2005 idem COP-12, Nairobi, Kenia 11/2006 La Conferenza è stata incentrata sul maggiore coinvolgimento degli stati africani nei progetti di Clean Development Mechanism (CDM).
  • 13. Johannesburg (2002) - Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) – Secondo Earth Summit • Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile – ha riunito i capi dello Stato e di Governo, delegati nazionali e leader di organizzazioni non governative (NGOs), del mondo degli affari ed altri principali gruppi al fine di focalizzare l’attenzione del mondo sulle azioni necessarie per raggiungere lo sviluppo sostenibile. • Confermò l'impegno delle Nazioni Unite al 'pieno adempimento' dell'Agenda 21 (dal vertice di Rio del 1992). • Alla Conferenza non partecipò alcuna delegazione ufficiale degli Stati Uniti d’America, l’allora Presidente George W. Bush non considerò l’avvenimento di rilevanza per il suo Paese. • Fra i risultati è particolarmente importante anche l’accordo di raggiungere un ripopolamento dei banchi di pesca a rischio di esaurimento entro il 2015. • La “novità” del Summit di Johannesburg è stata quella di dare maggiore enfasi alla creazione di “Partenariati” (*) piuttosto che alla definizione di nuovi accordi governativi. Questi partenariati dovevano rappresentare lo strumento principale per l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. (*) da Wikipedia: Il partenariato (in inglese partnership) è un confronto tra parti diverse (soggetti pubblici o privati, forze economiche e sociali) sulla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, allo sviluppo del territorio e all'integrazione sociale.
  • 14. COP13 - BALI INDONESIA (15 dicembre 2007 ) • La tredicesima Conferenza Onu sul clima (COP13) dà il via libera a una "road-map” per i negoziati successivi e un calendario al fine di giungere ad un accordo entro il 2009. • I rappresentanti di oltre 180 paesi hanno partecipato, insieme con gli osservatori di organizzazioni intergovernative e ONG. • Arrivano le prime proposte dell'UE hanno chiesto di tagliare le emissioni globali a "molto meno della metà" del livello del 2000 a partire fra 10-15 anni ed entro il 2050 per i paesi in via di sviluppo e per i paesi industrializzati di raggiungere livelli di emissioni del 20-40% rispetto al 1990 entro il 2020. Gli Stati Uniti erano fortemente contrari questi numeri, a volte sostenuti da Giappone, Canada, Australia e Russia. I compromessi risultanti obbligano a "ridurre drasticamente le emissioni globali" con riferimenti alla quarta relazione di valutazione dell'IPCC (*). (*) da Wikipedia: the Fourth Assessment Report (AR4 2007) of the United Nations Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), is the fourth in a series of reports intended to assess scientific, technical and socio-economic information concerning climate change. to stabilize at between 445 and 490ppm (resulting in an estimate global temperature 2 to 2.4oC above the pre- industrial average) emissions would need to peak before 2015 by 2050, from 50 to 85% reductions on 2000 levels.
  • 15. COP14 - Poznan Climate Change Conference (12/2008) • La conferenza è passata quasi sotto silenzio. • I negoziati su un successore al protocollo di Kyoto sono stati l'obiettivo principale della conferenza. G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009 • Ha richiesto un taglio dell’80% di emissioni al 2050 per i paesi industrializzati e del 50% al 2050 per tutti gli altri paesi. PACCHETTO norme UE dicembre 2008 I provvedimenti adottati dall’Unione europea si pongono come obiettivi al 2020 di ridurre di almeno il 20% e fino al 30% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e di portare al 20% le fonti di energia rinnovabili rispetto al consumo energetico totale (per l’Italia la percentuale è il 17%). Tale proposta verrà portata avanti al prossimo vertice UNFCCC di Copenaghen nel 2009. Inoltre al di fuori dei summit…
  • 16. COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009) • È stato adottato l’obiettivo “non vincolante” di non superare il limite dei 2ºC d’aumento della temperatura media • Approvato un fondo d’aiuto di 100 miliardi di dollari (30 di riscossione immediata) per i paesi in via di sviluppo. • Si è raggiunto un accordo politico per la riduzione delle emissioni e si è riconosciuta l’importanza di evitare la deforestazione. Tuttavia, non si è raggiunto l’obiettivo primario: rendere giuridicamente vincolante per gli stati l’effettiva riduzione delle emissioni, condizione senza la quale sarà molto difficile raggiungere gli obiettivi dichiarati. COP16 - Cancun (11/2010) • Certifica tendenza di aumento temperatura media a 3,2° nel 2100 ai ritmi minimi di riduzione concordati nei trattati attuali (secondo stima Climate Action Tracker www.climateactiontracker.org). • Impone di rimanere con emissioni di gas serra sotto i 44 mldT/anno (2010 = 50 mldT/anno). • Ha auspicato un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto. • L'esito del vertice è stata la richiesta di adottare un grande " Green Climate Fund ", e un “Climate Technology Centre" e la connessione in rete degli stati partecipanti al fondo. • Richiede 100 mld$/anno fino al 2020 per supporto ai paesi in via di sviluppo per adottare il Protocollo di Kyoto  ad oggi non ci sono tali fondi (*) (*) The Guardian, ha criticato gli accordi di Cancun per non aver fornito la leadership, non aver precisato come il fondo per il clima proposto sarà finanziato, e per non affermare che i paesi debbano drasticamente ridurre le loro emissioni entro i prossimi 10 anni e poi continuare a ridurle ulteriormente perché vi sia una possibilità di evitare il riscaldamento.
  • 17. COP17 - Durban (12/2011) detto “Kyoto 2” • ha scaturito la “piattaforma di Durban”, ovvero processo per la definizione di un trattato globale legalmente vincolante (che potrebbe essere un protocollo, o un altro strumento legale o un altro strumento attuativo ma con valore legale), valido per tutti i paesi UNFCCC (194 Paesi). Questo processo è suddiviso in due fasi. 1. sarà redatta e messa a punto la bozza del trattato che sarà “adottato” nell’assemblea plenaria della ventunesima Conferenza delle Parti (COP-21) alla fine del 2015 2. il trattato “adottato” dalla COP-21 sarà aperto alla sottoscrizione e alle ratifiche nazionali secondo le procedure ONU in modo che possa entrare in vigore nel 2020. • proposto il prolungamento del Protocollo di Kyoto oltre la scadenza del 2012 fino al 2020 come periodo di transizione in conformità con gli impegni volontari che i Paesi che intenderanno prolungarlo formuleranno entro il 1 maggio 2012, e con le necessità di integrazione con il processo stabilito nella piattaforma di Durban di cui al punto precedente. • Avvio operativo del “Green Climate Fund” come Istituzione Finanziaria della UNFCCC con personalità giuridica e capacità legali (non è però specificato come sarà alimentato). La sede e i successivi dettagli di funzionamento operativo verranno decisi nella prossima Conferenza UNFCCC (Cop-18) alla fine del 2012 a Quatar. Le decisioni conclusive, cui è giunta la Conferenza di Durban, possono essere considerate, a seconda dei punti di vista, un successo oppure un insuccesso (o anche fallimento mascherato). Sono da considerarsi fattori di successo: l’aver coinvolto tutti i paesi compresi quelli più riluttanti come USA, Cina e India, a impegnarsi in un quadro legalmente vincolante, per ridurre le proprie emissioni, l’aver aperto il protocollo di Kyoto ad obblighi volontari e legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati e ad obblighi volontari ma non legalmente vincolanti per i Paesi in via di sviluppo oltre ad aver avviato operativamente il fondo di finanziamento del piano. Fra i fattori di insuccesso il tempo eccessivamente prolungato previsto dalla piattaforma di Durban prima di arrivare ad un’adeguata strategia mondiale di riduzione delle emissioni atta a mantenere il surriscaldamento del pianeta sotto i 2°C rispetto all’epoca preindustriale. La fase transitoria di ben 9 anni prima che gli impegni di riduzione delle emissioni diventino obblighi vincolanti e giungere ad una riduzione delle emissioni globali entro il 2050 del 80% rispetto al 1990. Se prima del 2020 non ci saranno impegni “volontari” molto ambiziosi da parte dei principali paesi, questi tempi lunghi comporteranno il rischio di fallimento dell’obiettivo del mantenimento del surriscaldamento climatico sotto i 2°C. Infatti, sulla base degli impegni volontari ad oggi dichiarati la tendenza attuale è di giungere a un surriscaldamento globale attorno ai 4 °C o più entro il 2100.
  • 18. COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso Si è chiusa il 7 dicembre dopo circa 36 ore di negoziazioni. L’unico risultato è l’estensione del Protocollo di Kyoto nel suo secondo periodo d’impegno: dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2020. Questo risultato tiene in vita l’unico trattato legalmente vincolante sul controllo delle emissioni. Si tratta solamente di un “salvataggio della piattaforma”: un accordo siglato solo dai paesi dell’Unione Europea, Svizzera, Norvegia e Australia (circa il 15% delle emissioni globali), i cui impegni di riduzione delle emissioni sono deboli e possono essere modificati entro il 2014. I principali paesi che firmarono Kyoto nel 1997 ma che non lo hanno ratificato adesso a Doha: Russia, Giappone, Nuova Zelanda e Canada) . Chi rimane ancora fuori da Kyoto sono i principali emettitori: Stati Uniti e Cina, le cui emissioni saranno gestite all’interno della Durban Platform, il tavolo negoziale che porterà al nuovo accordo che sembra più orientato a un meccanismo di “pledge and review” piuttosto che a un accordo “legally binding“. L’America di Obama, bloccata dal Congresso, non è riuscita a mettere a disposizione come richiesto dai paesi meno sviluppati soldi per il Green Climate Fund (per investimenti low carbon destinati ai paesi poveri) né tanto meno ha modificato gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra (17% entro il 2020 sulla base delle quote del 2005). L’Unione Europea ha concentrato i suoi sforzi su Kyoto 2, ma indebolita dalla recessione non ha saputo mettere sul tavolo impegni precisi, in particolare quelli finanziari. Negativo anche il ruolo ostruzionista di Russia, Polonia (next COP19), Canada e Nuova Zelanda.
  • 19. COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso Da “Il Fatto Quotidiano” del 8/12: “A Doha quindi è mancato il coraggio. Nemmeno gli eventi climatici estremi più recenti quali l’uragano Sandy e il tifone Bopha hanno fatto in modo che si alzasse il livello di ambizione durante il negoziato (questo l’intervento del delegato Filippino in una plenaria)”. “Gli impegni, contenuti nel Doha Climate Gateway, per finanziare la ricostruzione dei danni del cambiamento climatico nei paesi più poveri e gli impegni economici presi per finanziare il Green Climate Fund sono infatti limitati (né il fondo promesso a Cancùn per le azioni a breve termine, né il Green Climate Fund sono stati infatti finanziati in modo appropriato). Si è fatto troppo poco, come sottolineato sia dalla società civile che dai Paesi in via di sviluppo, i più esposti al climate change. La crisi economica e la lobby dei combustibili fossili non possono essere usate come alibi: lo stesso Ministro Clini, che aveva comunque reso nota la presenza di forti criticità, in un incontro con la società civile italiana ha ribadito come “la nostra Strategia Energetica sia figlia di un documento di 10 anni fa e per questo ha un orizzonte limitato al 2020, con quote significative di gas e carbone”, inoltre… “Questo è un quadro d’impegni che aiuterà le imprese che investono in rinnovabili e in efficienza energetica. Tuttavia se la dimensione del mercato rimane solo a livello Europeo, il vantaggio è limitato. Se invece la dimensione in futuro sarà globale, si potranno aprire mercati come quelli di Cina e India”.
  • 20. Conferenza ONU RIO + 20 Autore: Alberto Zoratti membro del direttivo di AGICES, l'Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale- giornalista e collaboratore di Altraeconomia, La Nuova Ecologia e Carta ed è autore di diverse pubblicazioni come "A Mani Nude" (2002 - Ed. Frilli), "Europa in Movimento" (2003 - con M. Di Sisto - Ed. Frilli), "Questo Mondo non è in vendita" (2003 - a cura di - Ed. Berti/Altreconomia), "WTO. Dalla dittatura del mercato alla democrazia globale" (2005 - con M. Di Sisto e R. Bosio - Ed. Emi) membro del Genoa Social Forum per Rete Lilliput durante il Summit F8 di Genova (2001). Giugno 2012: “Ha chiuso i battenti il vertice Onu sulla sostenibilità, uno dei punti più bassi della storia del multilateralismo mondiale. Poca ambizione, nessun coraggio, niente responsabilità…..” scrive Alberto Zoratti reporter inviato di FAIR (*) a Rio ““Nessun piano d’azione concreto per contrastare il cambiamento climatico, uno dei maggiori rischi che il pianeta sta affrontando, né per prevenirlo, considerato che non si è concretizzata alcuna politica efficace per azzerare i sussidi ai combustibili fossili, che ogni anno assorbono più di mille miliardi di dollari, quasi il 2% del PIL mondiale….Una visione del diritto al “lavoro dignitoso” (“decent work”) che sembra uscita da un libro dell’ottocento…. Ma quello che più emerge è l’approccio “concettuale” di tutto il documento, senza una data, senza una cifra né uno stanziamento….” (*) FAIR è una cooperativa sociale che ha deciso di impegnarsi nella consulenza, nella formazione su economie solidali, nella comunicazione sociale e nella cooperazione internazionale. Fonte: ass. C.R.E.T.A. Scuola delle Rinnovabili
  • 21. Conferenza ONU RIO + 20 Se la salvaguardia del Pianeta è considerata una moda, le mode passano. Ma la desertificazione continua ad avanzare inesorabile, un miliardo di persone stanno ancora morendo di fame, i poli sono sul punto dello scioglimento definitivo, come riportato sui media (per esempio leggi il comunicato apparso su Yahoo Notizie http://it.notizie.yahoo.com/blog/fotoblog/%C3%A8-allarme-scioglimento-ghiacci-nell-artico-1038 ). Che lezioni possiamo trarre dall’andamento e dalle conclusioni di questo come di altri vertici mondiali? Dobbiamo prendere atto che la salvaguardia del nostro pianeta, della nostra casa comune, non sia una delle priorità della politica mondiale. Chi ci governa è ancora legato al concetto di PIL, di crescita economica quando non proprio di espansione militare. Per i governanti di tutto il mondo aumentare il benessere significa aumentare lo sfruttamento delle risorse e competere con gli altri Stati per il reperimento di quelle rimanenti. Una visione infantile, simile al bambino di due anni che sa dire “Questo è mio e guai a chi me lo tocca”… che poi il Pianeta sia loro, da dove hanno desunto questo titolo di proprietà?
  • 22. Conferenza ONU RIO + 20 Unica azione degna di nota: lo speach del presidente del Uruguay José Mujica
  • 23. Parte 3 – considerazioni finali sui Summit Quali “risposte” alla crisi climatica abbiamo dalle conferenze ONU? Gli outcomes dai vari summit internazionali visti dall’alto hanno gravi limiti: • I problemi ambientali segnano il rischio di un doppio fallimento: dei mercati e degli Stati nazionali. • Non esistono meccanismi (mercantili e/o politici) per allocare efficacemente sul mercato beni al negativo ossia “non-beni” quali ad esempio la “riduzione di CO2”. Gli individui (persone e aziende) sono incentivati a non produrli ma per far ciò devono rinunciare volontariamente a quelle attività redditizie che li vedono come sottoprodotti. Gli economisti reputano che mercati appositamente creati, come quelli dei diritti d’inquinamento (CDM) possano internalizzare entro i mercati stessi questi temi cioè creare solo un nuovo tipo di business basato sulla compravendita dei Crediti d’inquinamento mentre il risultato finale dell’emissione globale di CO2 rimane costante. • I governi con i trattati politici puntano a un carattere di obbligatorietà “erga-omnes” dei provvedimenti ma ogni Stato è chiamato ad aderirvi volontariamente.
  • 24. Parte 3 – considerazioni finali sui Summit La speranza è che i “mercati artificiali” creati dai protocolli, introducendo premi e punizioni, riescano a correggere le scelte spontanee di individui e governi. Si tratta però di risposte deboli. Le sfide ambientali sono ardue da affrontare poiché: In esse i guadagni sono collocati in un futuro lontano mentre i costi debbono essere sopportati immediatamente. Tale difficoltà può venire rinforzata da ceti politici che si preoccupano della prossima scadenza elettorale, nonché da imprenditori e finanzieri che puntano a guadagni di breve periodo. Esse esigono il contributo attivo di un numero grande ed eterogeneo di paesi e di imprese: realizzare e mantenere questo coordinamento è complicato e oneroso. Fronteggiare un’esigenza ambientale configge spesso con la gestione di un’altra (*). Ciò limita la possibilità di impiegare mezzi congiuntamente per più sfide, rendendo più oneroso fronteggiare ciascuna di esse. È come per le terapie antitumorali: se una si mostra valida verso un tipo di cancro, di solito è inefficace nel trattare altre forme se non addirittura peggiora altre sindromi. I partecipanti cruciali possono cambiare nel tempo, e può variare nel tempo il loro numero. Ciò vale anzitutto per gli imprenditori. Ma provoca problemi anche tra le nazioni, in quanto ognuna è riluttante a limitare la propria flessibilità futura. Ad esempio, i Paesi del Sud non vogliono vincolare il loro sviluppo potenziale impegnandosi a limitare le emissioni di CO2, come richiesto da alcuni Paesi già sviluppati. In queste circostanze il free riding diventa un’opportunità capace di spiazzare così le “risposte” mercantili, come quelle politiche. (*) 1972: “Rapporto Meadows” al MIT per Club di Roma - “Limits to growth” (1972 Meadows, Randers) “Thinking in systems” (2008 D.Meadows)
  • 25. Il futuro del mondo… Se vogliamo salvarlo tutti insieme dobbiamo re-imparare a fare a meno dei combustibili fossili, del petrolio, del carbone, ma anche dei fertilizzanti chimici e dell’energia nucleare. Orti urbani, case passive, fitodepurazione sono oggi tecniche possibili e a portata di mano. E’ il momento che si attivi la società civile organizzata, i cittadini con un movimento che parta dal basso, le stesse imprese mettano la tutela dell’individuo e del pianeta al di sopra del profitto. Ognuno di noi può avere una parte da protagonista, senza stare a guardare e aspettare l’opera dei politici, ma capendo che è nostra responsabilità, e che il nostro agire quotidiano cambia il corso della storia. Case passive, energia rinnovabilie che minimizza gli impatti ambientali, agricoltura compatibile a km 0, sinergica e non intensiva, costruzioni in paglia e materiali naturali sono tutte alternative che il sapere umano ci mette a disposizione già oggi. Alternative realizzabili se ci emancipassimo dalla pubblicità e dal profitto come unico obiettivo, ci mettessimo a studiare cose serie per il mondo futuro, cose che servono a noi ma sopratutto ai nostri (vostri) figli. Tuttavia c’è un grande movimento mondiale di genti e organizzazioni che ha capito che bisogna superare il concetto di Green Economy, per giungere ad una vera Green Life. Il mondo nonostante i politici, va in questa direzione.

Notas del editor

  1. Mi presento sono Alessio Mugnaini di MDF circolo di Firenze. Sono qui grazie agli organizzatori del Forum Sostenibilità che hanno richiesto alla nostra associazione un intervento sul tema della crisi climatica e quindi essendomi in passato occupato di Picco del Petrolio, Transition Town e appunto del fenomeno dell’aumento della temperatura media terrestre, ho accettato con piacere di condividere insieme a voi le informazioni che ho raccolto. Non è una esposiizione scientifica, non sono uno scienziato sono un informatico e quindi questa esposizione sarà semplicemente una cronaca sui vari vertici internazionali sul clima (come mi è stato richiesto) può essere definita come una esposizione con caratteristiche socio-economiche e divulgative.
  2. IPCC=L'Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Questo grafico rappresenta la variazione delle temperature medie annuali  in  superficie nel corso degli anni 1880-2007. La linea dello zero rappresenta la  media di tutte le temperature, mentre le barre rosse e blu indicano gli  scostamenti da tale media. Come si può vedere, c'è un chiaro trend di crescita. Le temperature riferite alle terre emerse presentano degli scostamenti  maggiori di quelle degli oceani perchè le terre si riscaldano e si raffreddano più  velocemente delle acque. VAI ALLA SLIDE E LEGGI Il progresso che si farà nella riduzione delle emissioni dei gas serra nell’immediato futuro determinerà il livello di riscaldamento globale a cui dovranno andare incontro le generazioni che verranno. L’approccio dovrà essere necessariamente coordinato, infatti i progressi fatti con la riduzione delle emissioni in un determinato settore possono essere facilmente compromessi dall’aumento delle emissioni in un altro. In ogni caso le azioni intraprese finora a livello internazionale e locale non sono confortanti e la situazione continua a peggiorare.
  3. LEGGI PRIMA LA SLIDE Causa dell’effetto serra non è solo il CO2 Biossido di Carbonio (influsso del 15% sull’aumento della temperatura media) ma anche il metano CH4 (influsso 8% con capacità di trattenere il calore 30 volte maggiore passato da 700 a 1750 ppb dal 1800 al 2000) e gli cloroflurocarburi CFC presenti in minima parte ma con una potenza di trattenere il calore fino a 13.000 volte maggiore della CO2 e il protossido di azoto N2O presente in minima parte ma in forte aumento da 275 a 312 ppb con potenza calorica 300 volte maggiore del CO2. Durata media CO2 in atmosfera 70 anni – Durata – durata CFC alcuni mesi – durata metano 10-15 anni Aumento temperatura  scioglimento dei ghiacci  rilascio in atmosfera di metano presente negli idrati di metano presente nel permafrost (ghiaccio che brucia) La barriera corallina è molto sensibile ai cambiamenti della temperatura dell’acqua ed ai livelli di acidità. Il rapporto avverte che dal momento in cui i livelli di riscaldamento raggiungono gli 1,4°C nel 2030, la barriera corallina potrebbe smettere di crescere. Questo sarebbe il risultato di un oceano che diventa più acido a sua volta risultato di più alte concentrazioni di CO2. E con +2,4°C, le barriere coralline in diverse aree potrebbe di fatto cominciare a dissolversi Si parla di “bomba d’acqua” (libera traduzione di cloud burst) quando si superano in 2 ore i 50 millimetri di pioggia. Prima del 1990, in Italia, ve ne era una ogni 10 anni; adesso ne abbiamo almeno una all’anno, ma arriviamo anche a 3 o 4: È provocata dal riscaldamento dei mari, le cui acque producono più umidità, che viene raccolta dalle masse d’aria che incrociano nei cieli. Così le nuvole sono più cariche di pioggia e aumentano le probabilità che scarichino in un colpo solo tutto il loro carico. Il record italiano si è avuto nel 2003 a Carrara: 450 millimetri di pioggia in 2 ore; la metà di quella che, in media, cade in un intero anno. I danni delle “bombe d’acqua” ci costano in media 4 miliardi di euro l’anno. Buco Ozono: In Europa alcuni ricercatori hanno scoperto che l'ozono influisce sul ruolo svolto dall'oceano nell'assorbimento del carbonio: l'oceano funge infatti da "pozzo di carbonio" (carbon sink), ovvero come una sorta di serbatoio che assorbe e immagazzina il carbonio proveniente da altre fasi del ciclo del carbonio. I quattro pozzi di carbonio principali sono l'atmosfera, la biosfera terrestre, gli oceani e i sedimenti.
  4. The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC or FCCC) is an international environmental treaty negotiated at the United Nations Conference on Environment and Development (UNCED), informally known as the Earth Summit, held in Rio de Janeiro from June 3 to 14, 1992.
  5. Art. 41 Costituzione Italiana L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità; sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Principio 11 Gli Stati adotteranno misure legislative efficaci in materia ambientale. Gli standard ecologici, gli obiettivi e le priorità di gestione dell'ambiente dovranno riflettere il contesto ambientale e di sviluppo nel quale si applicano. Gli standard applicati da alcuni paesi possono essere inadeguati per altri paesi, in particolare per i paesi in via di sviluppo, e imporre loro un costo economico e sociale ingiustificato. Principio 12 Gli Stati dovranno cooperare per promuovere un sistema economico internazionale aperto e favorevole, idoneo a generare una crescita economica ed uno sviluppo sostenibile in tutti i paesi ed a consentire una lotta pi efficace ai problemi del degrado ambientale. Le misure di politica commerciale a fini ecologici non dovranno costituire un mezzo di discriminazione arbitraria o ingiustificata o una restrizione dissimulata al commercio internazionale. Si dovrà evitare ogni azione unilaterale diretta a risolvere i grandi problemi ecologici transfrontalieri o mondiali dovranno essere basate, per quanto possibile, su un consenso internazionale. Principio 13 Gli Stati svilupperanno il diritto nazionale in materia di responsabilità e risarcimento per i danni causati dall'inquinamento e altri danni all'ambiente e per l'indennizzo delle vittime.Essi coopereranno, in modo rapido e più determinato, allo sviluppo progressivo del diritto internazionale in materia di responsabilità e di indennizzo per gli effetti nocivi del danno ambientale causato da attività svolte nell'ambito della loro giurisdizione o sotto il loro controllo in zone situate al di fuori della loro giurisdizione. Principio 14 Gli Stati dovranno cooperare efficacemente per scoraggiare o prevenire la ricollocazione o il trasferimento in altri Stati di tutte le attività e sostanze che provocano un grave degrado ambientale o si dimostrano nocive per la salute umana. Principio 15 Al fine di proteggere l'ambiente, gli Stati applicheranno largamente, secondo le loro capacità, il Principio di precauzione. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per differire l'adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale. Principio 16 Le autorità nazionali dovranno adoprarsi a promuovere l'"internalizzazione" dei costi per la tutela ambientale e l'uso di strumenti economici, considerando che, in linea di principio, e‘ l'inquinatore a dover sostenere il costo dell'inquinamento, tenendo nel debito conto l'interesse pubblico e senza alterare il commercio e le finanze internazionali. Principio 17 La valutazione d'impatto ambientale, come strumento nazionale, sarà effettuata nel caso di attività proposte che siano suscettibili di avere effetti negativi rilevanti sull'ambiente e dipendano dalla decisione di un'autorità nazionale competente. Principio 18 Gli Stati notificheranno immediatamente agli altri Stati ogni catastrofe naturale o ogni altra situazione di emergenza che sia suscettibile di produrre effetti nocivi imprevisti sull'ambiente di tali Stati. La comunità internazionale compirà ogni sforzo per aiutare gli Stati così colpiti. Principio 19 Gli Stati invieranno notificazione previa e tempestiva agli Stati potenzialmente coinvolti e comunicheranno loro tutte le informazioni pertinenti sulle attività che possono avere effetti transfrontalieri seriamente negativi sull'ambiente ed avvieranno fin dall'inizio con tali Stati consultazioni in buona fede. Principio 20 Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo. La loro piena partecipazione e' quindi essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Principio 21 La creatività, gli ideali e il coraggio dei giovani di tutto il mondo devono essere mobilitati per creare una partnership globale idonea a garantire uno sviluppo sostenibile e ad assicurare a ciascuno un futuro migliore. Principio 22 Le popolazioni e comunità indigene e le altre collettività locali hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo grazie alle loro conoscenze e pratiche tradizionali. Gli Stati dovranno riconoscere la loro identità, la loro cultura ed i loro interessi ed accordare ad esse tutto il sostegno necessario a consentire la loro efficace partecipazione alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Principio 23 L'ambiente e le risorse naturali dei popoli in stato di oppressione, dominazione ed occupazione saranno protetti. Principio 24 La guerra esercita un'azione intrinsecamente distruttiva sullo sviluppo sostenibile. Gli Stati rispetteranno il diritto internazionale relativo alla protezione dell'ambiente in tempi di conflitto armato e coopereranno al suo progressivo sviluppo secondo necessità. Principio 25 La pace, lo sviluppo e la protezione dell'ambiente sono interdipendenti e indivisibili. Principio 26 Gli Stati risolveranno le loro controversie ambientali in modo pacifico e con mezzi adeguati in conformità alla Carta delle Nazioni Unite. Principio 27 Gli Stati ed i popoli coopereranno in buona fede ed in uno spirito di partnership all'applicazione dei principi consacrati nella presente Dichiarazione ed alla progressiva elaborazione del diritto internazionale in materia
  6. World Summit on Sustainable Development, WSSD or Earth Summit 2002
  7. The headline findings of the report were: "warming of the climate system is unequivocal", and "most of the observed increase in global average temperatures since the mid-20th century is very likely due to the observed increase in anthropogenic greenhouse gas concentrations.“ Mitigation in the short and medium term (until 2030) The IPCC estimates that stabilizing atmospheric greenhouse gases at between 445-535ppm CO2 equivalent would result in a reduction of average annual GDP growth rates of less than 0.12%. Stabilizing at 535 to 590ppm would reduce average annual GDP (Gross Domestic product) growth rates by 0.1%, while stabilization at 590 to 710ppm would reduce rates by 0.06%.[32] There was high agreement and much evidence that a substantial fraction of these mitigation costs may be offset by benefits to health as a result of reduced air pollution, and that there would be further cost savings from other benefits such as increased energy security, increased agricultural production, and reduced pressure on natural ecosystems as well as, in certain countries, balance of trade improvements, provision of modern energy services to rural areas and employment.[33] The IPCC considered that achieving these reductions would require a 'large shift in the pattern of investment, although the net additional investment required ranges from negligible to 5-10%'.They also concluded that it is often more cost effective to invest in end-use energy efficiency improvement than in increasing energy supply.[34] In terms of electricity generation, the IPCC envisage that renewable energy can provide 30 to 35% of electricity by 2030 (up from 18% in 2005) at a carbon price of up to US$50/t, and that nuclear power can rise from 16% to 18%. They also warn that higher oil prices might lead to the exploitation of high-carbon alternatives such as oil sands, oil shales, heavy oils, and synthetic fuels from coal and gas, leading to increasing emissions, unless carbon capture and storage technologies are employed.[35] In the transport sector there was a medium level of agreement and evidence that the multiple mitigation options may be counteracted by increased use, and that there were many barriers and a lack of government policy frameworks.[36] There was high agreement and much evidence that, despite many barriers (particularly in the developing countries), new and existing buildings could reduce emissions considerably, and that this would also provide other benefits in terms of improved air quality, social welfare and energy security.[37] Mitigation in the long term (after 2030) The IPCC reported that the effectiveness of mitigation efforts over the next two or three decades would have a large impact on the ability to stabilize atmospheric greenhouse gases at lower levels, and that the lower the ultimate stabilization levels, the more quickly emissions would need to peak and decline. For example, to stabilize at between 445 and 490ppm (resulting in an estimate global temperature 2 to 2.4oC above the pre-industrial average) emissions would need to peak before 2015, with 50 to 85% reductions on 2000 levels by 2050.[39]
  8. "Risultato molto deludente: niente smuove le coscienze per il cambiamento climatico" è il commento dell'Italian Climate Network Italian Climate Network è un'associazione di cittadini, aziende, NGO impegnati nel risolvere la questione climatica e assicurare all'Italia un futuro sostenibile.
  9. 84 pagine di documento, intitolato “Turn Down the Heat: Why a 4°C Warmer World Must Be Avoided”, è stato redatto per la Banca Mondiale dal PIK (www.pik-potsdam.de) e da Climate Analytics (www.climateanalytics.org) e pubblicato in novembre 2012. Gli esseri umani dovranno immediatamente applicare una serie di misure drastiche per fermare le emissioni di carbonio, se non vorranno prepararsi al collasso di interi ecosistemi o all'evacuazione, alla sofferenza e alla morte di centinaia di milioni di abitanti della Terra, secondo quanto emerge da un rapporto commissionato dalla Banca Mondiale. La persistente incapacità di rispondere in modo aggressivo al cambiamento climatico, avverte il rapporto, significa che il nostro pianeta subirà un aumento della sua temperatura di circa 4° C (7,2° Fahrenheit) entro la fine del secolo: l'inizio di un'apocalisse.
  10. Il fenomeno del free rider ha luogo quando, all'interno di un gruppo di individui, si ha un membro che evita di dare il suo contributo al bene comune poiché ritiene che il gruppo possa funzionare ugualmente nonostante la sua astensione. Free Riding è un'espressione che prende il nome proprio dal comportamento di colui che sale sull'autobus senza comprare il biglietto
  11. Il fenomeno del free rider ha luogo quando, all'interno di un gruppo di individui, si ha un membro che evita di dare il suo contributo al bene comune poiché ritiene che il gruppo possa funzionare ugualmente nonostante la sua astensione. Free Riding è un'espressione che prende il nome proprio dal comportamento di colui che sale sull'autobus senza comprare il biglietto