"Una mostra virtuale per l'Archivio Paolo Monti" è stata premiata al Quirinale, nell'ambito della giornata Qualità Italia, il 16 febbraio 2013. Università degli Studi di Milano. Professore: Francesco Tissoni; Correlatore: Silvia Paoli. Con il supporto di Roberta Valtorta.
2012 TESI - Editoria Multimediale + Storia della Fotografia, estratto
1. Università degli Studi di Milano
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Metodi della Comunicazione
UNA MOSTRA VIRTUALE PER L’ARCHIVIO PAOLO MONTI
Tesi di Laurea in Editoria Multimediale
Prof. Francesco Tissoni
Relatore
Dr. Silvia Paoli
Correlatore
Sessione III
A.A. 2010-2011
Vanessa Speziale
Matricola 771603
2. SOMMARIO
Introduzione
6
1. La Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura
1.1 Il paradigma della biblioteca digitale
11
1.2 Il progetto Beic
14
1.3 Patrimonio librario e documentale
18
1.4 Patrimonio digitale
20
1.5 La prospettiva europea
24
2. L’Archivio Paolo Monti
2.1 Storia
2.2 Conservazione del materiale
2.3 Catalogazione
2.4 Scheda F e SIRBeC
2.5 Digitalizzazione delle immagini
3. Piccola storia di Paolo Monti
3.1 Gli anni giovanili
3.2 Il periodo veneziano
3.3 Il professionismo fotografico
3.4 La poetica dello sguardo
4. Una mostra virtuale per l’Archivio Paolo Monti
4.1 Considerazioni sulle mostre on line
4.2 Come si realizza una mostra on line
29
31
35
37
40
44
49
56
66
73
78
3
3. 4.3
L’architettura informativa
83
4.4
Il caso Monti
90
4.5
Il punto di vista degli utenti
97
5. Materiali per la pubblicazione
5.1
Home page
108
5.2
Gallery fotografiche
110
5.2.1 Natura
117
5.2.2 Venezia
126
5.2.3 Manifesti e muri
135
5.2.4 Meme
144
5.2.5 Ritratti
153
5.2.6 Sperimentazioni bianco e nero
162
5.2.7 Sperimentazioni colore
171
5.2.8 Colore
180
5.2.9 Milano
189
5.2.10 Allestimenti
198
5.2.11 Arte antica
207
5.2.12 Pubblicità
216
5.2.13 Censimenti
225
5.2.14 Provini
234
5.3 Biografia
243
5.4 Libri
245
5.5 Collezioni
248
5.6 Conversazioni
252
5.7 Archivio
257
5.8 Footer
259
5.8.1 Crediti
259
5.8.2 Note legali
260
5.8.3 Contatti
260
4
5. Introduzione
Pel bosco Ferraù molto s’avvolse,
e ritrovossi al fine onde si tolse.1
In accordo con le ricerche di settore più recenti, i consumi culturali degli
italiani si collocano al di sotto delle medie europee: i dati ISTAT, ad esempio, indicano
valori assoluti e medi molto più bassi rispetto a paesi come la Germania e la Francia,
evidenziando altresì marcate sperequazioni territoriali. Nel panorama nazionale,
ad oggi in profonda crisi anche per quanto riguarda i capitali a disposizione delle
Istituzioni operanti nel settore della cultura, ci sono delle realtà - come la Fondazione
Beic - che lavorano attivamente per un’estensione dell’offerta di cultura, puntando
su fattori qualitativi e innovativi di fruizione, condivisione e partecipazione, alla
ricerca di un rapporto equilibrato tra sostenibilità economica e qualità dei contenuti.
Il progetto per la realizzazione di una mostra virtuale sull’Archivio Paolo Monti
si sviluppa secondo questi presupposti e sfrutta le potenzialità dell’informatica
umanistica per ottenere un prodotto capace di dare visibilità ai materiali in oggetto di proprietà della Beic - organizzando i contenuti in un percorso che mira a restituire
centralità e protagonismo al pubblico, nell’ambiente condiviso del web.
L’informatica umanistica rappresenta un paradigma teorico relativamente
nuovo, interdisciplinare, che si occupa, nella sostanza, di definire forme adeguate di
rappresentazione dell’informazione in contesti caratterizzati dall’interazione uomomacchina. Contrariamente a quanto si può essere erroneamente portati a credere, l’uso
della tecnologia non è fondativo ma semplicemente strumentale ai fini della disciplina:
1. Ariosto, “Orlando Furioso” canto 1,23 cit. in L. Rosati, Architettura dell’informazione. Trovabilità: dagli
oggetti quotidiani al web, Milano, Apogeo, 2007, p. 79.
6
6. la conversione digitale degli oggetti culturali materialmente intesi è solo il primo passo,
e riguarda la capacità dei calcolatori di riprodurre l’aspetto percettivo delle risorse. Il
problema inizia, per l’umanista, con l’analisi delle possibilità che la codifica digitale
dell’informazione offre per l’implementazione delle funzionalità semiotiche proprie
di ciascun tipo di oggetto culturale, testuale o visivo che sia. A questo proposito,
nell’organizzazione di un progetto complesso come una mostra virtuale, è necessario
affiancare alle consapevolezza teorica di settore la conoscenza degli strumenti
disponibili: solo coniugando queste competenze è possibile realizzare progetti validi
sia sul piano dei contenuti che su quello delle tecnologie e degli standard del web.
L’analisi dei materiali dell’Archivio Monti, di tipo sostanzialmente fotografico,
impone delle considerazioni di carattere generale sulla prevalenza dell’icona nel contesto
comunicativo contemporaneo: i progressi della tecnologia hanno infatti modificato il
peso economico e culturale delle immagini, trasformandole da creazioni rare e quindi
artistiche in oggetti di uso comune. Questa tendenza si ritrova ovunque su internet,
un mondo nato dal testo che si è rapidamente adattato ad accogliere immagini statiche
e materiale video: dal punto di vista estetico, la rete di oggi è un’allegra cacofonia
improntata sulla dialettica tra informazioni visive e testuali. L’opera di Paolo Monti,
figura complessa di intellettuale e artista del Novecento italiano, offre molti spunti per
lavorare sull’integrazione di testo e immagine. In linea con le peculiarità del soggetto
in questione e le disposizioni della rete, la mostra virtuale proposta per l’Archivio
Monti fa di necessità virtù, cercando di catturare l’attenzione del pubblico tramite un
percorso centrato sulla fotografia, che pone il testo come apparato utile a diversi gradi
di approfondimento dei contenuti proposti, in linea con il potenziale grado di interesse
e specializzazione dell’utente finale.
La presentazione dell’iter che ha portato alla realizzazione della mostra è
articolata in cinque capitoli indipendenti, che possono essere letti anche in modo non
sequenziale. L’ordine imposto ai vari argomenti riflette il tentativo di rendere conto
del percorso graduale che ha guidato chi scrive nella conoscenza delle istanze fondanti
e degli obiettivi dell’Istituzione promotrice (capitolo primo), delle dinamiche
d’archivio (capitolo secondo) e, soprattutto, della poetica di Paolo Monti, centrata sul
tema della conoscenza per immagini e costantemente in bilico tra un approccio alla
realtà analitico e razionale e uno sguardo immaginifico e visionario (capitolo terzo).
7
7. Il quarto capitolo affronta nello specifico l’argomento delle mostre virtuali, sulla base
della letteratura straniera e di un testo diffuso nel settembre 2011 dall’Osservatorio
Tecnologico afferente al Ministero dei Beni Culturali (OTEBAC), i cui principi
vengono applicati al “caso Monti”; nell’utima parte (capitolo quinto) vengono
riproposti integralmente i contenuti del sito, seguendo l’ordine in cui le varie sezioni
sono articolate nel menù di navigazione principale. Il testo è corredato infine da
un’appendice, che propone una raccolta di materiali utili a una miglior comprensione
delle scelte fatte in fase di progettazione.
La circolarità è assunta qui a emblema di una particolare modalità di
organizzazione dell’informazione che fa dell’incastro e dei rimandi incrociati il
suo cardine. Si tratta di una particolare forma di dispositio che ha radici antiche e
percorre trasversalmente l’arte e la scienza, nonché i ricorsi della storia: come alcune
opere letterarie e certi teoremi in cui la validità della tesi in esame è confermata solo
allontanandosi dall’oggetto di partenza, così l’architettura informativa propria della
navigazione web e il mio percorso di studi hanno seguito un andamento non lineare
ma, con uno sguardo in retrospettiva, coerente con una logica interna definita. Mi
piace l’idea di ricondurre graficamente questa tensione al simbolo della spirale,
che, come un vortice, rappresenta l’intensificarsi e l’indebolirsi della luce del sole
e, per analogia, la crescita e l’espansione delle varie modalità di un essere, il vagare
dell’anima e il suo ritorno finale verso il centro.
8
8. Quelle nature che, una volta incontratesi, si compenetrano e si influenzano reciprocamente, noi
le definiamo affini. Nel caso di alcaloidi e acidi che, benché opposti l’uno all’altro (e forse proprio
perché opposti) si ricercano, si associano con più forza, si modificano e insieme vanno a formare un
nuovo corpo, questa affinità è evidente in maniera assolutamente palese. […]
Inoltre, i casi più complessi sono quelli più degni d’attenzione. Solo studiando questi ultimi si
vengono a conoscere davvero i gradi delle affinità. […]
E in questo lasciare e prendere, in questo fuggire e cercarsi sembra di vedere all’opera un principio
superiore: si deve concedere a queste essenze una sorta di volontà, una attitudine a scegliere, e a quel
punto sembra davvero legittimo il termine tecnico affinità elettive. […]
Simili essenze, in apparenza inerti e tuttavia perennemente predisposte a reagire, bisogna vederle in
azione davanti ai propri occhi, osservare con partecipazione come vanno in cerca l’uno dell’altro, si
attirano, si assorbono, si distruggono, si divorano, si consumano. Poi, bisogna osservare il loro riemergere
dalla più intima congiunzione dotati di una forma nuova, stravolta, inaspettata: in quel caso si deve
davvero attribuire loro una vita eterna e, addirittura, una sensibilità e un intelletto, poiché avvertiamo
che i nostri sensi sono appena bastevoli per osservarli, la nostra ragione riesce a comprendere a stento.
Johann Wolfgang Goethe, Le affinità elettive
9
10. 1. La Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura
La biblioteca non è composta dai libri che abbiamo letto,
ma da quelli che potremmo leggere.1
1.1 Il paradigma della biblioteca digitale
La frase che Eco usa al XXII salone del libro di Torino, in occasione della
presentazione del libro scritto a quattro mani con Jean Claude Carriére ‘Non sperate
di liberarvi dei libri’ (Bompiani, 2009), seppur apparentemente regressiva considerata
all’interno di un discorso sull’editoria multimediale - territorio fecondo per quanto
riguarda la nascita e la proliferazione di oggetti multimediali complessi - punta
invece dritto al cuore della questione, ovvero la cultura, la sua produzione, la sua
conservazione e soprattutto la sua diffusione.
Dalla pergamena a Gutenberg, dal libro stampato ai tablet che riproducono
su schermo il testo scritto, parallelamente si svolge la vicenda delle biblioteche: da
luoghi di culto e sotterranei clandestini alle grandi collezioni specializzate, tra sale di
lettura e depositi polverosi, fino alle moderne infrastrutture che, oltre a custodire il
sapere, si propongono con un’enorme varietà di funzioni accessorie e tuttavia sempre
più complementari al crescendo di complessità e strutturazione delle varie discipline.
Non solo conservazione e veicolazione del patrimonio culturale - più popolare
nella versione inglese cultural heritage - ma produzione attiva di sapere: collegamenti
in rete con altre strutture, laboratori multimediali, aree dedicate allo studio e
1. A. Torno, Eco e Carriére, dialogo sui piaceri dell’attesa e su quelli della carta, in “Corriere della Sera”, Milano,
15 maggio 2009.
11
11. 2. L’archivio Paolo Monti
Un documento è come una piccola parte di una plaga
immensa: tutte le curiosità dell’uomo hanno diritto a un
documento che le accontenti. (...) Ma poi, cosa ce ne facciamo
di milioni di documenti? (...) Il documento, allora, è la
registrazione importante di una cosa a cui siamo ancora
interessati, magari dopo un secolo, e poco importa si tratti di
un fatto storico o della bellezza di una donna.38
Pensare/ Classificare
Che cosa significa la barra di divisione?
Che cosa mi si domanda, alla fine?
Se penso prima di classificare?
Se classifico prima di pensare?
Come classifico ciò che penso?
Come penso quando voglio classificare?39
2.1 Storia
Un archivio fotografico, come sottolinea Italo Zannier nel libro scritto a quattro
mani con Daniela Tartaglia La fotografia in archivio40, “è un insieme di negativi e positivi
- talvolta accompagnati da attrezzature fotografiche, documenti, lettere etc. - che
testimoniano in maniera significativa l’attività di un singolo fotografo o di una ditta”41.
38. Paolo Monti, intervista di Angelo Schwarz in “Il Diaframma Fotografia Italiana”, Milano, n. 244, dicembre
1978, in R. Valtorta (a cura di), Paolo Monti: scritti e appunti sulla fotografia, Milano, Lupetti, 2008, pp. 125/126.
39. Georges Perec, cit. in Pierangelo Cavanna in “Oggetti, autori, cataloghi”, in O. Goti e S. Lusini (a cura di),
Strategie per la fotografia: incontro degli archivi fotografici, atti del convegno, biblioteca comunale Lazzerini, Prato,
30 novembre 2000, Prato, Regione Toscana, Comune di Prato, Archivio Fotografico Toscano, 2001, p. 27.
40. I. Zannier e D. Tartaglia, La fotografia in archivio, Milano, Rizzoli, 2000.
41. I. Zannier e D. Tartaglia, op. cit., 2000, p. 136.
29
12. 3. Piccola storia di Paolo Monti
No. Io sono sicuro invece che il confine è sempre con
noi, indipendentemente dal tempo e dalla nostra età,
onnipresente, anche se più o meno visibile a seconda delle
circostanze.69
“Non si vede che quello che si sa.”70
3.1 Gli anni giovanili
Paolo Monti è stato un professionista di alto livello, un artista, un critico, un
docente; un uomo che con la sua cultura e il suo carattere ha contribuito in maniera
decisiva a elevare lo status della fotografia italiana.
Monti, a detta di chi lo ha conosciuto persona schiva e di poche parole, non è
stato però prodigo nello scrivere. Nella ricostruzione della sua biografia, soprattutto
per quanto riguarda gli anni giovanili e il primo periodo veneziano, sono stati pertanto
fondamentali due volumi, pubblicati a distanza di quattro anni l’uno dall’altro, che
raccolgono la sua produzione scritta. I testi in questione, che raccolgono gli scritti
più significativi di Monti, nell’insieme tardi, pubblicati su riviste, libri e cataloghi
di mostre e dattiloscritti di conferenze e programmi didattici, sono Paolo Monti,
scritti scelti 1953-1983 a cura di Francesca Bertolini, del 200471, e Paolo Monti:
69. M. Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, Milano, Adelphi 1998, p. 260.
70. Johann Wolfgang von Goethe, cit. in Paolo Monti “Per la V Mostra Nazionale...”, 1953, in R. Valtorta (a
cura di), op. cit., 2008, p. 48.
71. F. Bertolini (a cura di), Paolo Monti, scritti scelti 1953-1983, Palermo, Istituto Superiore per la Storia della
Fotografia, 2004.
44
13. 4. Una mostra virtuale per l’Archivio Paolo Monti
DIECI REGOLE
1. RIDUCI Il modo più semplice per conseguire la semplicità
è attraverso una riduzione ragionata.
2. ORGANIZZA L’organizzazione fa si che un sistema
composto da molti elementi appaia costituito da pochi.
3. TEMPO I risparmi di tempo assomigliano alla semplicità.
4. IMPARA La conoscenza rende tutto più semplice.
5. DIFFERENZE Semplicità e complessità sono
necessarie l’una all’altra.
6. CONTESTO Ciò che sta alla periferia della semplicità
non è assolutamente periferico.
7. EMOZIONE Meglio emozioni in più piuttosto che in meno.
8. FIDUCIA Noi crediamo nella semplicità.
9. FALLIMENTO Ci sono cose che non è possibile semplificare.
10. L’UNICA Semplicità significa sottrarre l’ovvio e
aggiungere il significativo.
TRE CHIAVI
1. LONTANO Più sembra meno, basta semplicemente
spostarlo lontano, molto lontano.
2. APERTO L’apertura semplifica la complessità.
3. ENERGIA Usa di meno, ottieni di più.159
4.1 Considerazioni sulle mostre on line
I musei consentono ai visitatori di accedere alle proprie collezioni per scopi che
vanno dall’intrattenimento alla cultura, senza escludere la possibilità, per gli addetti
ai lavori, di apprendere e trarre ispirazione da quanto esposto. Le attività principali di
159. J. Maeda, Le leggi della semplicità, prima edizione Stati Uniti, M.I.T. Press, 2006, trad. it. Bruno Mondadori,
Milano, 2006.
73
14. 5. Materiali per la pubblicazione
Progettare è facile quando si sa come si fa.
Tutto diventa facile quando si conosce il modo di procedere
per giungere alla soluzione di qualche problema. [...]
Riso verde
1 - Tritate insieme, generosamente, prosciutto grasso e cipolla.
2 - Mettete a fuoco con un filo d’olio, lasciate rosolare.
3 - Lavate bene degli spinaci, strizzateli e tagliateli finemente.
4 - Lessateli in tanta acqua.
5 - Uniteli al prosciutto e alla cipolla rosolati.
6 - Versate nel tutto un poco di brodo e condite con sale e pepe.
7 - Lasciate consumare ancora.
8 - Unite il riso e continuate la cottura aggiungendo il brodo.
9 - Togliete dal fuoco quando il riso è al dente.
*Qualunque libro di cucina è un libro di metodologia
progettuale.1
5.1 Home page
A seguire la grafica dell’header, il menù di navigazione principale, il footer che rimangono invariati in tutte le pagine del sito - e la foto cover.
Header contenente il logo della Fondazione Beic e il titolo della mostra virtuale.
1. B. Munari, Da cosa nasce cosa: appunti per una metodologia progettuale, Bari, Laterza, 2008.
108
16. 5.2 Gallery
Questo sito è una mostra virtuale dell’Archivio fotografico di Paolo Monti. L’obiettivo
principale è offrire del materiale che stuzzichi la curiosità del pubblico più vario. A un
livello successivo, la speranza è di poter esser d’aiuto a chi volesse rompere le pigre
abitudini dell’occhio, consapevole di essere circondato da immagini spesso mute,
puramente decorative o eccessivamente costruite.
Trattandosi di una pubblicazione scientifica, nata in ambito universitario, è stato
necessario pensare a delle regole che guidassero la selezione delle immagini da inserire
nella mostra. Avere la possibilità di scegliere è indubbiamente un valore, ma stabilire
i criteri guida di una qualsiasi selezione è tanto difficile quanto più il corpus iniziale è
ampio – si veda in proposito la pagina relativa all’Archivio.
La selezione delle immagini presentate nelle gallery é avvenuta sulla base delle
fotografie presenti su SIRBeC - il Sistema Informativo dei Beni Culturali della
Regione Lombardia - catalogate grazie al lavoro di Pierangelo Cavanna, responsabile
scientifico della schedatura dell’Archivio fotografico Monti, in collaborazione con
Silvia Paoli, Conservatore del Civico Archivio Fotografico di Milano.
In considerazione del fatto che Paolo Monti era solito arrivare all’inquadratura
definitiva operando tagli anche consistenti sul negativo di partenza, è stato deciso di
lavorare soltanto sui positivi, stampati nella maggior parte dei casi dallo stesso Monti.
L’unica eccezione è la sezione “Colore”, che presenta la versione digitalizzata di otto
diapositive e di una stampa in positivo.
Nel tentativo di fornire un quadro dell’Archivio quanto più possibile aderente al reale,
senza per questo tralasciare la qualità estetica dei risultati né l’ideale di uniformità
sotteso al progetto della mostra nel suo complesso, la selezione propone molti “grandi
classici” dell’opera di Monti, ampiamente valorizzati anche dai numerosi volumi
dedicati alla sua fotografia.
110
20. NATURA - Roccia, legno, acqua, piante, fiori, foglie: la natura è li leitmotiv principale
dell’opera di Monti, a partire dagli anni della fotografia amatoriale. L’analisi sulla forma
e sulla materia portata avanti in questo lungo lavoro, rivela una profonda conoscenza sia
delle avanguardie artistiche, dall’Espressionismo all’Informale, che dell’opera di alcuni
importanti fotografi stranieri, tra cui Otto Steinert, Edward Weston e Aaron Siskind.
VENEZIA - Monti vede una città lontana dall’allegria e dal movimento che
caratterizzano lo stereotipo turistico di Venezia: ne risulta un viaggio intimo, segnato
da forti contrasti tonali. La maggior parte delle fotografie sono state scattate dopo il
trasferimento a Milano. Lo stile, sempre riconoscibile nel tempo, lega come un filo
rosso le immagini prodotte con finalità commerciali alle fotografie scattate senza i
vincoli della committenza.
MANIFESTI E MURI - Le fotografie di muri, macchie, materie corrose e manifesti
strappati rivelano l’attitudine di Monti alla “flânerie”. Il “camminare” è qui inteso
nel senso di pratica estetica, investigazione critica votata a vedere - e a mostrare - le
trasformazioni urbane come sintomi della società che cambia. Sono evidenti le
influenze dell’arte contemporanea, in particolare dell’Astrattismo e dell’Informale.
MEME - Esempio magistrale della progettualità montiana, “Meme” raccoglie una
selezione di fotografie di Maria Elvira Cocqio, nipote di Monti, scattate tra il 1941
e il 1965. Con l’espediente del ritratto, Monti parla del mistero del tempo, e svela il
segreto di una bambina che diventa donna davanti all’occhio del suo obiettivo.
RITRATTI - Il ritratto è il genere fotografico per eccellenza, con cui tutti i
professionisti si devono misurare. Nei suoi oltre trent’anni di attività come fotografo,
Monti ha raccolto un vasto campionario di volti più o meno noti: bambini, donne,
uomini. A distanza di tempo, l’assenza di retorica aiuta ancora chi guarda queste
immagini a essere trasportato nel vissuto dei personaggi ritratti.
SPERIMENTAZIONI BIANCO E NERO - L’utilizzo di movimenti di macchina,
sfocature, solarizzazioni, fotogrammi e tecniche miste è una costante nella produzione
114
21. di Monti e dimostra la sua reticenza nel sottomettersi ai presunti limiti imposti dalla
macchina fotografica. I risultati che raggiunge sono un incentivo sempre maggiore
all’invettiva e allo sperimentalismo, a cui ricorre anche per i lavori su commissione.
SPERIMENTAZIONI COLORE - Analogamente agli esperimenti in bianco e nero,
Monti gioca a infrangere i canoni della tecnica anche nel campo del colore. Oltre
a sfocature, luce diffratta e composizioni, Monti lavora molto con i chimigrammi,
immagini ai limiti del pittorico, ottenute con carta e acidi fotografici senza l’uso di
apparecchiature.
COLORE - La parte figurativa del lavoro a colori di Monti è inedita, ossia non è mai
stata pubblicata su libri né cataloghi. Si tratta per la maggior parte di diapositive e i
temi trattati sono gli stessi della fotografia in bianco e nero, affrontati con medesima
perizia. La selezione raccoglie immagini di città, monumenti, installazioni, ritratti,
natura e sperimentazione.
MILANO - Il trasferimento a Milano coincide per Monti con l’inizio di un percorso
professionale che lo porterà a raggiungere traguardi importanti. Oltre alla fotografia
commerciale, Monti si dedica da subito alla riscoperta della città dove ha trascorso gli
anni universitari. Le immagini scelte propongono un itinerario che, dal centro verso la
periferia, percorre lo sviluppo del capoluogo lombardo negli anni del boom economico.
ALLESTIMENTI - L’avvio alla carriera di fotografo professionista vede Monti
impegnato su fronti diversi. Collabora con numerose case editrici e riviste, nel 1953
viene ingaggiato come fotografo ufficiale della Triennale ed è a Torino per “Italia ‘61”,
manifestazione organizzata per il centenario dell’Unità. Nel campo dell’architettura
lavora a fianco dei maggiori progettisti dell’epoca, tra cui Albini, B.B.P.R., Castiglioni,
Figini e Pollini, Magistretti, Pagano, Ponti, Scarpa, Sottsass, Zanuso.
ARTE ANTICA - La grande passione per la cultura umanistica e i numerosi viaggi,
sia in Italia che all’estero, sono le premesse necessarie a comprendere l’interesse di
Monti verso la fotografia d’arte, indipendentemente dal lavoro su commissione.
115
22. Monti guarda alla produzione dei più grandi Maestri della storia dell’arte con l’occhio
colto dell’intellettuale, enfatizzando il valore delle opere fotografate con un approccio
oscillante tra il rigore descrittivo e un’interpretazione squisitamente personale.
PUBBLICITÀ - Impossibile per un professionista non cedere ai richiami del mercato
nel contesto della Milano anni Sessanta. In campo pubblicitario Monti lavora molto
con Albe Steiner, progettista grafico conosciuto durante gli anni di insegnamento
presso i corsi della Società Umanitaria, con cui entra in particolare sintonia. Il lavoro
di Monti per la pubblicità riassume in maniera esemplare l’attenzione al dettaglio e la
perizia compositiva proprie di tutta la sua produzione fotografica.
CENSIMENTI - A partire dal 1966 Monti lavora a una vasta opera di censimento
architettonico e ambientale, su modello delle indagini condotte negli anni ‘30 e ‘40
in Nord America, all’interno del programma anti-crisi del New Deal roosveltiano.
Il lavoro, commissionato dall’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna,
prende avvio dai rilevamenti fotografici delle valli appenniniche del Delta padano e
delle architetture rurali della provincia di Bologna, per allargarsi poi ai centri storici
di numerose località della Regione.
PROVINI - Questa sezione speciale presenta i provini a contatto di Monti. I provini,
illustrando i processi nascosti dietro alle fotografie, svelano il metodo di lavoro del
fotografo. Spiegano che lo scatto finale non è frutto di un’esposizione fortuita, ma la scelta
di un’immagine inserita all’interno di una sequenza ragionata di prove. Le annotazioni
personali di Monti completano l’opera, aggiungendo quel “non so che” irriducibile a
forme e schemi prestabiliti, ma utile a far aderire le stampe alla vita del fotografo.
116
149. 5.3 Biografia
Paolo Monti nasce l’11 agosto del 1908 a Novara. Il padre Romeo, originario della Val
d’Ossola, era un foto-amatore dilettante e Monti trascorre l’infanzia e la giovinezza
tra le lastre e i pesanti apparecchi dell’epoca.
Dopo gli anni passati spostandosi con la famiglia tra le piccole città dove il padre
veniva trasferito dalla banca in cui lavorava come funzionario, Monti si stabilisce a
Milano per frequentare l’Università Bocconi. Si laurea in Economia Politica nel 1930
e ritorna in Piemonte, dove lavora per qualche anno.
Poco dopo la prematura scomparsa del padre, nel 1936, sposa Maria Binotti, coetanea
e compagna di giochi negli anni infantili trascorsi in Val d’Ossola.
Nello stesso anno Monti viene assunto dalla Montecatini e lavora per diverse filiali
dell’azienda, cambiando spesso città. Nel 1939 viene trasferito a Mestre e vi rimane fino al
1945, quando decide di lasciare la Montecatini a causa di alcune agitazioni che interessano
l’azienda nella fase finale della dominazione fascista. Grazie all’aiuto di un amico fotografo
trova lavoro al Consorzio Agrario Regionale e si trasferisce a Venezia l’anno stesso.
Parallelamente all’attività professionale, Monti si dedica con sempre maggior devozione
all’hobby della fotografia. Nel 1947 con alcuni amici fonda il circolo La Gondola, che nel
giro di pochi anni si impone sulla scena internazionale come movimento d’avanguardia.
Nel 1953, forte delle collaborazioni avviate con alcune note riviste di architettura
e design, Monti decide di cambiare lavoro e ritornare a Milano per dedicarsi alla
fotografia. Viene scelto come fotografo per la X Triennale e dà inizio a una feconda
attività editoriale: oltre ai servizi pubblicati sulle riviste, le sue foto concorrono a
illustrare più di 200 volumi su regioni, città, artisti e architetti.
Negli anni Sessanta, come esponente significativo della realtà culturale legata alla
fotografia, Monti è parte di una fitta rete di relazioni che gli porta notevoli fortune
anche in ambito lavorativo. Nel 1965 intraprende una vasta campagna di rilevamento
243
151. 5.4 Libri
1979
1979
1979 - PAOLO MONTI
Trent’anni di fotografia, 1948-1978
1977 - LA PIETÀ RONDANINI
DI MICHELANGELO BUONARROTI
Fotografie di Paolo Monti
1979 - IL CENSIMENTO FOTOGRAFICO
DEI CENTRI STORICI. MODENA
di Paolo Monti
1983 - PAOLO MONTI FOTOGRAFO E
L’ETA’ DEI PIANI REGOLATORI
1960-1980
245
152. 1986 - PAOLO MONTI FOTOGRAFO DI
BRUNELLESCHI/ Le architetture fiorentine
1985 - PAOLO MONTI
LABORATORIO OSSOLANO
1986 - PAOLO MONTI
MILANO NEGLI ANNI CINQUANTA
1993 - PAOLO MONTI
Fotografie 1950-1980
246
153. 1995
2004
1995 - PIEVE DI CENTO
NELLE FOTO DI PAOLO MONTI
2004 - PAOLO MONTI.
SCRITTI SCELTI 1953-1983
2008 - PAOLO MONTI. SCRITTI
E APPUNTI SULLA FOTOGRAFIA
2008
247
154. 2010 - PAOLO MONTI, FOTOGRAFIA
Nei segreti della luce tra le cose
Oltre alla selezione dei principali volumi illustrati con le foto di Paolo Monti, a cui
sono aggiunti due testi che ne raccolgono gli scritti critici, di seguito l’elenco delle
riviste con cui l’Autore ha collaborato: Abitare, Architectural Forum, Architettura,
Arts d’Aujourd’hui, Bauen und Wohen, Camera, Casabella, Comunità, Connaissance
des Arts, Domus, Du, Ferrania, Actuelles, Foto Magazin, Illustrazione Italiana,
Interiors, L’Oeil, Metro, Popular Photography, Réalitées, Stern, Stile e Industria,
Zodiac, Werk
5.5 Collezioni
Il seguente elenco raccoglie, senza la pretesa di essere esaustivo, i link ad alcune
Istituzioni che includono le fotografie di Paolo Monti nelle loro collezioni:
CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA, Venezia
248
155. ARCHIVIO ALBE E LICA STEINER, Milano
MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA, Cinisello Balsamo
CINETECA DI BOLOGNA, Bologna
FOTOMUSEO GIUSEPPE PANINI, Modena
BIBLIOTECA MALATESTIANA, Cesena
ISTITUTO DEI MUSEI COMUNALI, Santarcangelo di Romagna
CENTRO DOCUMENTAZIONE TOURING CLUB ITALIANO, Milano
SOCIETÀ UMANITARIA, Milano
CIVICA FOTOTECA NAZIONALE TRANQUILLO CASIRAGHI, Sesto San Giovanni
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA ROMAGNA, Bologna
CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA, Venezia
(http://www.cflagondola.it/)
Associazione di promozione sociale fondata nel 1948 da Paolo Monti, Gino
Bolognini, Luciano Scattola e Alfredo Bresciani. Il Circolo, oltre allo svolgimento
delle attività interne, continua a promuovere la cultura fotografica tramite
l’organizzazione di eventi e mostre.
Sede sociale: Centro Culturale Zitelle,
Sestiere Giudecca 95, Venezia
Archivio storico: Palazzo Fortuny
Via San Marco 3758, Venezia
http://www.cflagondola.it/index-09.html
ARCHIVIO ALBE E LICA STEINER, Milano
(http://www.archiviosteiner.dpa.polimi.it/)
L’archivio comprende il materiale relativo all’attività professionale, le fotografie, i
documenti privati e la biblioteca di Albe e Lica Steiner, coppia di grafici attivi a Milano
tra la prima e la seconda metà del Novecento. L’archivio, dichiarato di notevole
interesse storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stato donato dai
familiari al Politecnico di Milano nel 2004.
249
156. Politecnico di Milano, Facoltà di Design
Via Durando 38/ A, Milano
http://www.archiviosteiner.dpa.polimi.it/archivio-steiner-patrimonio-sezioni.php
MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA, Cinisello Balsamo
(http://www.mufoco.org/)
Il museo, nato da un progetto della Provincia di Milano con il comune di Cinisello
Balsamo, è aperto al pubblico dal 2004. Oltre alla sala adibita ad ospitare la collezione
permanente e agli spazi per le esposizioni temporanee, il museo è dotato di una biblioteca
a tema, di una sala conferenze per incontri e workshop e di un’area dedicata alla didattica.
Villa Ghirlanda
Via Frova 10 Cinisello Balsamo (MI)
http://www.mufoco.org/collezioni/fondo-paolo-monti-santarcangelo-di-romagna/
CINETECA DI BOLOGNA, Bologna
(http://www.cinetecadibologna.it/home)
La Cineteca di Bologna è un’Istituzione Culturale autonoma del Comune di Bologna
dal 1995. La sua missione principale, la conservazione e il restauro del patrimonio
cinematografico, si accompagna a una serie di iniziative collaterali che coinvolgono, tra le
altre cose, la valorizzazione della biblioteca e degli archivi di proprietà della stessa Cineteca.
Cineteca: Via Riva di Reno 72, Bologna
Cinema e Archivi: Via Azzo Gardino 65/ B, Bologna
http://www.cinetecadibologna.it/archivi/archiviofotografico/storia_archivio_fotografico
http://www.cinetecadibologna.it/archivi/archiviofotografico/sezionebologna
FOTOMUSEO GIUSEPPE PANINI, Modena
(http://www.fotomuseo.it/)
Il Fotomuseo nasce come istituzione nel 2006, con lo scopo di salvaguardare,
valorizzare e rendere disponibile al pubblico il grande patrimonio fotografico raccolto
dall’editore e collezionista Giuseppe Panini. Il fulcro delle raccolte è costituito dagli
archivi di due importanti studi fotografici attivi a Modena all’inizio del Novecento e
acquisiti da Panini negli anni Ottanta.
250
157. Via Giardini 160, Modena
http://www.fotomuseo.it/raccolte/deposito/deposito.html
BIBLIOTECA MALATESTIANA, Cesena
(http://www.malatestiana.it)
La Malatestiana è la biblioteca comunale di Cesena. Oltre a svolgere i normali servizi
bibliotecari, è convenzionata con l’Università di Bologna e custodisce numerosi
fondi rari e preziosi che le sono valsi, nel 2005, l’iscrizione al Registro della Mémoire
du Monde dell’Unesco.
Piazza Maurizio Bufalini 1, Cesena (FC)
http://www.malatestiana.it/sezioni/foto.htm
ISTITUTO DEI MUSEI COMUNALI, Santarcangelo di Romagna
(http://www.metweb.org/)
L’ente si costituisce nel 1996 con l’obiettivo di gestire e valorizzare il patrimonio
del Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna e del Museo Storico
Archeologico di Santarcangelo di Romagna.
Via Montevecchi 41, Santarcangelo di Romagna (RN)
http://www.metweb.org/content.asp?id=53
La presenza delle fotografie di Paolo Monti è stata inoltre accertata negli archivi
fotografici delle Istituzioni che seguono:
CENTRO DOCUMENTAZIONE TOURING CLUB ITALIANO, Milano
(www.touringclub.it)
Il patrimonio dell’associazione Touring Club, costituita nel 1894 con il duplice fine
di sviluppare il turismo e salvaguardare il patrimonio nazionale, comprende i materiali
della biblioteca, della cartoteca e della fototeca dell’Istituzione. In particolare la
fototeca è composta da oltre 400.000 stampe di vari formati, realizzate a partire da
inizio Novecento.
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6, Milano
251
158. SOCIETÀ UMANITARIA, Milano
(http://www.umanitaria.it/)
La Società Umanitaria è una grande istituzione filantropica fondata a Milano nel 1893,
grazie al lascito del mecenate illuminato Prospero Mosè Loira. La Società porta avanti
la sua attività perseguendo lo scopo originario di assistere i più deboli anche attraverso
la didattica, con adeguati programmi di istruzione e formazione professionale.
Sede storica: Via Daverio 7, Milano
CIVICA FOTOTECA NAZIONALE TRANQUILLO CASIRAGHI, Sesto San Giovanni
(http://www.sestosg.net/uffici/settore/servizio/ufficio/,193)
La Fototeca conserva le fotografie di alcuni importanti fotografi italiani dagli anni
Cinquanta ad oggi. Accanto alla Fototeca si trova la sezione di Storia Locale, dove
sono raccolti libri e materiale vario.
Villa Visconti d’Aragona
via Dante 6, Sesto San Giovanni (MI)
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA ROMAGNA, Bologna
(http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/)
L’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna
(IBC) è nato nel 1974 come strumento della programmazione regionale e organo
di consulenza degli enti locali nel settore dei Beni culturali. Dal 1983 fa parte
dell’Istituto la Soprintendenza Regionale per i Beni librari e documentari che gestisce
gli interventi per le biblioteche e gli archivi storici.
Sede principale: Via Galliera 21, Bologna
5.6 Conversazioni
I brani che seguono sono estratti della produzione scritta di Monti, utili per una
miglior comprensione dei temi presenti nelle gallery e della poetica dell’Autore.
252
159. Persuaso che le mie fotografie non a tutti possono piacere, ammetto subito che gli
eventuali dissenzienti sono pienamente giustificati […]
Finalmente ad aiutare i ricordi venne una macchina […]
Come usare il colore: non documento ma invenzione visiva […]
A questo servono le esposizioni di fotografia: selezionare per conoscere, giudicare e
conservare il meglio […]
Resta il fatto che senza acido non si fanno acqueforti […]
Anch’io ebbi il problema delle domeniche che in parte risolsi fotografando quelle
degli altri […]
Prima pensare e poi scattare […]
1.
Presentandomi dopo oltre due anni agli amici romani devo confessare che la mia
attività di fotografo mostra ancora un interesse indiscriminato per immagini tra
loro differentissime, quali possono essere un ritratto di artista e una composizione
che si affida unicamente rapporti di bianco e nero di un piccolo particolare di roccia
corrosa. Questa presunta indifferenza di fronte al soggetto mi è costata qualche accusa
di aridità di sentimento, cosa che polemicamente non mi dispiace, visto che nel nostro
paese si fa un consumo esagerato di “anema e core”.
Persuaso che le mie fotografie non a tutti possono piacere, ammetto subito che gli eventuali
dissenzienti sono pienamente giustificati; vorrei però aggiungere che non a tutti la natura
appare arcadica, gli uomini felici e Venezia una divertente città turistica. Il carattere comune
di questi lavori è il tentativo di raggiungere uno stile unitario anche attraverso quelle
operazioni di camera oscura che ad alcuni puristi della fotografia sembrano inammissibili
manomissioni del negativo. A questo proposito dirò solo che io non sono un purista, ma
unicamente un fotografo che accetta i limiti di questo entusiasmante mestiere.
253
160. In “Mostra personale di Paolo Monti”, Roma, Associazione Fotografica Romana, 3-10
dicembre 1954
2.
L’uomo è sempre stato affascinato dal mistero del tempo, e atterrito dal mistero del suo
veloce divenire ha desiderato vincerne il corso o almeno rallentarne la marcia, fermarne
alcune immagini strappandole al passato. Ognuno aveva solo la sua memoria che con
il passare degli anni, incapace di documentare, si sforzava di illudere arricchendo il
passato di quegli sperati splendori che non ebbe. Finalmente ad aiutare i ricordi venne
una macchina, l’apparecchio fotografico un tempo ingombrante come un mobile in
mezzo alla stanza, oggi leggero, lucido e preciso come un’arma. Preciso. E fedele? […]
Questa serie di ritratti di Mariel vuole essere un tentativo di biografia di un volto
dall’infanzia alla giovinezza, come il mutare di un paesaggio nel volgere delle stagioni,
in luci e ore diverse; immagini che un giorno potranno forse aiutare a non deludere
quella che un filosofo giustamente definì “la memoria creatrice”. E poiché la giovinezza
di Mariel comincia ora, le fotografie più numerose sono quelle dell’adolescenza. […]
Poi passerà anche la lucente giovinezza e allora? Fino a quando inseguire un volto,
inseguire una vita? Un giorno l’obiettivo dovrà chiudere il suo gelido occhio e lasciare
che il tempo compia la sua opera. Come dice Leonardo “O tempo, consumatore di
tutte le create cose”.
Versione italiana originale dattiloscritta pubblicata come Mariel: un visage dans le
temps, in “Camera”, Lucerna, numero 10, ottobre 1956
3.
La fotografia è ritenuta il mezzo più perfetto di riproduzione della realtà oggettiva,
ma l’esperienza ci dimostra che essa è pur sempre una traduzione in bianco e nero,
accettata come altre convenzioni e abitudini visive. […] Si è temuto da molti che con
l’avvento del colore la fotografia cedesse a un eccessivo e noioso verismo e infatti ogni
giorno ci vengono proposte immagini che nulla giungono alla nostra esperienza visiva
[…]. Ma il colore come nuovo mezzo visivo si è rivelato prezioso per molti fotografi
254
161. che hanno sperimentato in diverse direzioni le sue varie possibilità. […] Il colore
fotografico come favola, fantasia, invenzione. Sempre il colore è stato usato anche in
funzione decorativa, secondo una esigenza edonistica che proprio ora, nelle continue
scoperte della chimica, trova stimoli e utilizzazioni così imponenti quali l’uomo non
aveva mai conosciuto. […] Come usare il colore: non documento ma invenzione visiva,
da un realismo quasi magico all’astrazione. I mezzi usati sono quasi sempre quelli
soliti per la fotografia in bianco e nero: una utilizzazione razionale e immaginosa delle
proprietà ottiche, meccaniche e chimiche del processo fotografico.
In “Il colore e la fotografia”, catalogo della mostra, Centro Culturale Pirelli, Milano,
maggio 1963
4.
Da qualche tempo si parla con sempre maggior insistenza di una civiltà dell’immagine
destinata a sostituirsi quasi interamente e presto alla millenaria civiltà della parola.
Non è questo il luogo per esaminare le profezie, né per tentare una definizione di
quelli che potranno essere in futuro i rapporti fra parola e immagine. Occorrerebbe
anzitutto definire le possibilità espressive e i limiti di comunicazione del visibile, e
non basterebbe un volume. Bisognerà rilevare invece la periodica necessità di fare
confronti e di fissare qualche punto di riferimento, altrimenti l’invadente marea delle
immagini destinate al consumo immediato ci impedirebbe di “vedere” quello che
merita di essere ricordato. A questo servono le esposizioni di fotografia: selezionare
per conoscere, giudicare e conservare il meglio. […]
Dopo tanto parlare di fotografie vogliamo chiudere con un ammonimento di Emilio
Cecchi che in America Amara, dopo aver visitato una enorme collezione di fotografie
della Biblioteca civica di New York, scriveva: “Nella igiene e nella salute del mondo ha
gran parte, forse la parte suprema, il trascurare, il distruggere, semplificare e dimenticare.
Le antiche civiltà erano vigorose e vitali perché generosamente distruggitrici e si
affidavano spavaldamente all’oblio.” Siamo d’accordo, purché si aggiunga che occorre
distruggere con giudizio per poter conservare secondo giustizia e nel nostro caso con
quel giudizio critico che può lentamente formarsi attraverso mostre come questa dove
ci è quasi consentito di essere posteri di noi stessi.
255
162. In “Quarta Mostra Biennale Internazionale della Fotografia”, catalogo della mostra,
Venezia, 1963. Edizioni Biennale Fotografica, Venezia 1963
5.
Non vediamo mai ritratti scattati da fotografi italiani fatti con quel minimo di
cattiveria che spesso assicura un buon risultato: più o meno c’è sempre un ossequio
al personaggio. Per capire cosa intendiamo per cattiveria si vedano i molti ritratti
di Avedon e in particolare quelli dell’ultimo suo libro Nothing Personal. Vero è
che l’Italia è un paese dove il reato di vilipendio sovrasta come una nera nuvola le
teste dei cittadini. Si teme il vilipendio del personaggio? Forse la ragione è diversa;
il fotografo da noi non ha ancora lo status sociale che gli permetta di essere almeno
moderatamente insolente. Guadagna bene ma se ne stia buono e tranquillo; resta però
il fatto che senza acido non si fanno acqueforti. […]
In “Popular Photography Italiana”, Milano, numero 116, marzo 1967
6.
[…] Arrivato a Milano nel 1953, dopo lunghi anni di assenza, per iniziare il mio
nuovo lavoro di fotografo professionista, il passato di questa città mi inseguiva: una
Milano in parte immaginaria e quasi stendhaliana. Come guarirne? Anch’io ebbi il
problema delle domeniche che in parte risolsi fotografando quelle degli altri: operai,
piccoli impiegati e gli immigrati che scoprivano negli stabilimenti della Bovisa e di
Baggio il fascino delle nuove cattedrali. E poi le coppie che passeggiavano al sole di
Ripa Ticinese, quasi senza automobili, e nei prati divisi dalle rotaie della ferrovia,
con lontane voci di giochi del calcio. Dopo quasi un quarto di secolo dal mio nuovo
incontro con Milano, risuonano ancora nella mia memoria gli zoccoli dei cavalli che
trascinavano le grandi barche, sul naviglio lungo le sforzesche strade Alzaia di via
Senato, via Santa Sofia, via Molino delle Armi. Ma queste fotografie, per me tanto
attuali, mi correggono: Leonardo è morto da un pezzo e i cavalli ci sono solo a San
Siro. E altre coppie, venute anche da lontano, passano ancora la domenica così.
256
163. In Cesare Colombo (a cura di), “L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/ 1977”,
catalogo della mostra, Milano, 1977. Magma, Milano 1977
7.
Una cosa che secondo me bisogna fare quando si fanno fotografie è non accontentarsi
della prima visione, cioè occorre girare attorno alle cose e individuare più punti di
vista. […] Non bisogna aver fretta, né accettare la prima risposta dell’occhio, perché
quest’ultimo è molto più frettoloso del cervello. Girando intorno all’oggetto da
fotografare l’occhio vede molte soluzioni e poi si può decidere per la migliore. Ora,
invece, data la poca fatica con cui si fanno le fotografie, c’è una estrema facilità a
scattare, con il risultato di fotografie brutte o inutili. […] Occorre agire diversamente:
prima pensare e poi scattare la fotografia. D’altra parte le cose che io ho fotografato, e
che anche voi fotograferete, sono di un tale interesse che a guardarle bene ci si guadagna
sempre. […] Ho parlato anche dei “capricci” del fotografo, che vuole cercare di capire
le cose che ritrae. Il fotografo è un voyeur, uno a cui piace guardare; ma non gli basta
guardare, vuole possedere quello che ha guardato. La fotografia dà l’illusione del
possesso. Quando si ha il negativo di una cosa è come se si possedesse quella cosa. Molte
volte, infatti, non si stampa neanche, basta sapere di avere quell’immagine. Lascio da
parte il fotografo professionista che, oltre ad essere un po’ voyeur, è anche narcisista…
In “Lavoro contadino, fotografia e disegno tecnico”, atti del seminario per operatori di
musei rurali, Bologna 1981
5.7 Archivio
Dopo la morte dell’Autore, per iniziativa di alcuni amici, viene costituito a Milano
l’Istituto di Fotografia Paolo Monti.
Nel 2004 l’Archivio Paolo Monti viene riconosciuto di notevole interesse storico da
parte del Ministero dei Beni Culturali.
257
165. 5.8 Footer
5.8.1 Crediti
Questo prodotto multimediale è stato realizzato da Vanessa Speziale come tesi di
Laurea Magistrale in Editoria Multimediale, facoltà di Lettere e Filosofia con indirizzo
Teoria e Metodi della Comunicazione, presso l’Università degli Studi di Milano.
Il relatore della tesi è il Professor Francsco Tissoni, coadiuvato dalla Dotteressa Silvia
Paoli in veste di correlatrice.
La realizzazione di questo lavoro è stata possibile grazie all’opera di catalogazione dei
materiali dell’Archivio Monti precedentemente svolta. Le immagini inserite nella mostra
virtuale sono state scelte tra quelle già digitalizzate e non sono pertanto da considerarsi
esemplificative dell’intero fondo stampe né dei vari fondi relativi ai negativi.
Si ringraziano tutti coloro che con il loro aiuto e il loro appoggio hanno contribuito a
questo lavoro, in particolar modo:
• il Professor Francesco Tissoni, docente di Editoria Multimediale e consulente del
progetto Beic Digitale, relatore della tesi;
• la Dottoressa Silvia Paoli, Conservatore del Civico Archivio Fotografico del
Comune di Milano, correlatore della tesi;
• la Dottoressa Roberta Valtorta, Direttore scientifico del Museo di Fotografia
Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI);
• il Professor Pierangelo Cavanna, che si è occupato della catalogazione del fondo
fotografico della Collezione Monti;
• Alessandro Vicari, docente presso il C.F.P. Riccardo Bauer di Milano;
• la Fondazione Beic, proprietaria dell’Archivio Paolo Monti, che ha concesso i
diritti al trattamento e all’utilizzo delle immagini qui riportate.
Un ringraziamento particolare anche allo staff del Civico Archivio Fotografico, in
particolare Laura, Nadia e Giusy, e a Carole ed Edoardo del Museo di Fotografia
Contemporanea, sempre gentili e disponibili.
259
166. 5.8.2 Note legali
Le immagini presenti su questo sito sono di proprietà esclusiva della Fondazione
Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (C.F. e P. IVA 97364220158); i testi,
la grafica e la parte web sono stati realizzati nell’ambito del progetto di tesi di Laurea
Magistrale della Drs. Vanessa Speziale.
La riproduzione di quanto contenuto all’interno del sito, le immagini e ogni altra
forma di proprietà intellettuale, è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale
senza il consenso scritto dell’avente diritto. Eventuali riproduzioni o citazioni sono
consentite purché accompagnate dall’indicazione della fonte posta in posizione
ben leggibile, nei limiti previsti dalla legge vigente in materia di tutela del diritto
d’autore (legge n .633/1941 e successive modificazioni ed integrazioni). Fanno
eccezione gli script in quanto utilizzati e modificati secondo i termini GNU
General Public License.
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loro mancato aggiornamento e ad altri danni che possono verificarsi all’utente durante
la navigazione. I titolari dei siti linkati che non gradissero il rinvio possono segnalarlo e
saranno immediatamente rimossi.
5.8.3 Contatti
Per la consultazione dell’Archivio Paolo Monti scrivere a:
Drs. Silvia Paoli, conservatore del Civico Archivio Fotografico
silvia.paoli@comune.milano.it
Dr. Mauro Maffeis, referente della sala studio per il Civico Archivio Fotografico
mauro.maffeis@comune.milano.it
Tel. (+39) 02 884 63836
260
167. Fondazione Beic
Tel. (+39) 02 884 50202
beic.mi@libero.it
Per richieste o segnalazioni riguardo al sito scrivere a:
Drs. Vanessa Speziale
vanessa.speziale@yahoo.it
261
168. Bibliografia
Capitolo 1
L. Anolli, P. Legrenzi, Psicologia generale, Bologna, Il Mulino, 2009;
F. M. Cataluccio, Che fine faranno i libri?, Roma, Edizioni Nottetempo, 2010;
F. Tissoni, Lineamenti di editoria multimediale, Milano, Edizioni Unicopli, 2009;
F. Tomasi, Metodologie informatiche e discipline umanistiche, Roma, Carrocci, 2008.
Articoli:
F. Irace, Incontrarsi sulla piazza del sapere, in “Il Sole 24 Ore”, Milano, 24 marzo 2002;
S.N., Libri e tecnologia: puntiamo sulla Biblioteca Europea, in “Corriere della Sera”,
Milano, 6 ottobre 2002;
A. Torno, Eco e Carriére, dialogo sui piaceri dell’attesa e su quelli della carta, in “Corriere
della Sera”, Milano, 15 maggio 2009;
T. Monestiroli, Biblioteca Europea, l’addio del Comune: spunta l’ipotesi di vendere i
terreni, in “La Repubblica”, Milano, 13 giugno 2010;
A. Padoa Schioppa, Che danno perdere la Beic, in “La Repubblica”, Milano, 17 giugno 2010;
S. N., La Biblioteca Europea di Milano: a giorni la decisione del Cipe, in “Corriere della
Sera”, Milano, 29 giugno 2010;
298
169. A. Senesi, Boeri: Ambrogino a Cattelan e studio di fattibilità per Brera, in “Corriere
della Sera”, Milano, 12 ottobre 2011;
L. Fugnoli, Cantiere fermo a Porta Vittoria, in “La Repubblica”, Milano, 1 novembre 2011.
Siti web:
http://www.beic.it/wps/wcm/connect/Beic/Site00/Home/
http://ec.europa.eu/index_it.htm
http://www.europeana.eu/portal/
http://www.exlibrisgroup.com/
Capitolo 2
R. Barthes, L’ovvio e l’ottuso, prima edizione Parigi, Éd. du Seuil, 1982, trad. it.
Einaudi, Torino, 1995;
M. F. Bonetti (a cura di), Strutturazione dei dati delle schede di catalogo: beni
artistici e storici: scheda F, prima parte, Roma, Istituto Centrale per il Catalogo e la
Documentazione, 1999;
O. Goti e S. Lusini (a cura di), Strategie per la fotografia: incontro degli archivi fotografici,
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Regione Toscana, Comune di Prato, Archivio Fotografico Toscano, 2001;
M. Padovani, Photoshop. Creare ed elaborare immagini digitali, Milano, Apogeo, 2005;
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170. I. Zannier e D. Tartaglia, La fotografia in archivio, Milano, Rizzoli, 2000.
Siti web:
http://www.lombardiabeniculturali.it/
http://www.pierpaolofassetta.it/Notiziario_Gondola_2011_12_Dicembre.pdf
http://www.jpeg.org/jpeg2000/index.html
Capitolo 3
Aa. Vv., Paolo Monti fotografo di Brunelleschi: le architetture fiorentine, catalogo della
mostra, Gabinetto Vieusseux, Palazzo Strozzi, Firenze, 19 luglio - 12 agosto 1986,
Bologna, Istituto di Fotografia Paolo Monti, 1986;
Aa. Vv., Paolo Monti fotografo e l’età dei piani regolatori, 1960-1980, catalogo della mostra,
Palazzo Re Enzo, Bologna, novembre - dicembre 1983, Bologna, Edizioni Alfa, 1983;
A. Arcari, I grandi fotografi: Paolo Monti, Milano, Fabbri Editore, 1983;
F. Bertolini (a cura di), Paolo Monti: scritti scelti 1953-1983, Palermo, Istituto
Superiore per la storia della fotografia, 2004;
F. Bonilauri, N. Squarza (a cura di), Paolo Monti: trent’anni di fotografia, 1948-1978,
catalogo della mostra, Sala Comunale delle Esposizioni, Reggio Emilia, 20 ottobre 15 novembre 1979, Modena, Comune di Reggio Emilia, 1979;
R. Cecchi (a cura di), Lo spazio rubato: architettura e fotografia, Milano, Edizioni Unicopli, 1983;
300
171. G. Chiaramonte (a cura di), Paolo Monti: fotografie 1950-1980, Milano, Federico
Motta Editore, 1993;
A. Colombo, La fotografia astratta di Paolo Monti, in “Progresso Fotografico” Milano, maggio 1975;
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A. Emiliani (a cura di), Pieve di Cento nelle foto di Paolo Monti, catalogo della mostra,
Museo Civico della Rocca, Pieve di Cento, maggio 1995; Cinisello Balsamo (MI),
Silvana Editore, 1995;
M. R. Fiory Ceccopieri (a cura di), Foto d’archivio. Italia tra ‘800 e ‘900, Milano,
Touring Club Italiano, 1979;
M. Manfroi (a cura di), Paolo Monti. Gli anni veneziani 1945/ 1953, opuscolo della
mostra, Campo San Luca, Salone della Cassa di Risparmio, Venezia, maggio - giugno
1998, Venezia, Circolo Fotografico La Gondola, 1998;
A. Masotti, L’ immagine di Ferrara nelle fotografie di Antonio Masotti, Paolo Monti,
Enrico Baglioni, catalogo della mostra, Centro Etnografico Ferrarese, Ferrara,
settembre 1985, Padova, Interbooks, 1986;
P. Monti, Indice dell’archivio, S. Giovanni in Persiceto (BO), Istituto di Fotografia
Paolo Monti, 1986;
P. Monti, Paolo Monti a Figline Valdarno, Firenze, Opus Libri, 2002;
P. Monti, Paolo Monti. Milano negli anni Cinquanta, Milano, Istituto di fotografia
Paolo Monti, 1986;
P. Monti, La pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, Milano, Battaglini Editore, 1977;
P. Monti e M. Alassio, Fotografia in Venezia/ Photography in Venice, Venezia e New
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301
172. P. Monti e G. Butazzi, Venezia e la sua gondola, Milano, Gorlich Editore, 1974;
P. Monti e P. Orlandi, Modena di Paolo Monti, 1973: il censimento fotografico dei
centri storici, Modena, Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia-Romagna, Comune di
Bologna e Comune di Modena, 1979;
A. Schwarz, Intervista con Paolo Monti, in “Il Diaframma”, giugno 1978, Milano;
L. Steiner e M. Cresci (a cura di), Albe Steiner: FOTO-GRAFIA e progetto, Bari, LaTerza, 1990;
R. Valtorta (a cura di), Paolo Monti: laboratorio ossolano, catalogo della mostra,
Museo del Paesaggio, Verbania, 17 agosto - 22 settembre 1985, Milano, Istituto di
fotografia Paolo Monti, 1985;
R. Valtorta (a cura di), Paolo Monti. Scritti e appunti sulla fotografia, Milano, Lupetti, 2008;
G. Tani (a cura di), Nove maestri: Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Franco
Fontana, Mario Giacomelli, Pepi Merisio, Nino Migliori, Riccardo Moncalvo, Paolo
Monti, Fulvio Roiter, Torino, Edizioni FIAF, 1998;
G. Turroni, Nuova fotografia italiana, Milano, Schwarz Editore, 1959;
P. Zanzi (a cura di), Paolo Monti Fotografia. Nei segreti della luce tra le cose, Milano,
Fondazione B.E.I.C. e Fondazione Enrico Monti, 2010.
Capitolo 4
Aa. Vv. (a cura di), Mostre virtuali on line. Linee guida per la realizzazione, Roma,
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2011, disponibile all’indirizzo http://www.
otebac.it/index.php?it/320/mostre-virtuali-online-linee-guida-per-la-realizzazione;
302
173. J. Maeda, Le leggi della semplicità, prima edizione Stati Uniti, M.I.T. Press, 2006, trad.
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