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L’individuazione e la quantificazione dei fattori di rischio
complementari
Descrizione dei fattori complementari
Accanto ai fattori di rischio definiti principali fin qui esaminati, la letteratura ne evidenzia altri,
sempre di natura lavorativa, che devono essere presi in considerazione nel processo di valutazione
dell’esposizione. In questa sede essi sono definiti come complementari, non già perché di
importanza secondaria, ma perché ciascuno di essi può essere di volta in volta presente o assente
nel contesto esaminato.
Essi sono suddivisibili in due categorie cui corrispondono altrettanti modelli valutativi: la prima
comprende scenari con fattori complementari fisico-meccanici, la seconda comprende fattori
definiti organizzativi.
L’elenco, non necessariamente esaustivo, dei fattori complementari fisico-meccanici
comprende:
a) uso di strumenti vibranti;
b) estrema precisione richiesta nel posizionamento di oggetti,
c) compressioni localizzate su strutture anatomiche della mano o dell’avambraccio da parte di
strumenti, oggetti o aree di lavoro;
d) esposizione a temperature ambientali o di contatto molto fredde;
e) uso di guanti che interferiscono con l'abilità manuale richiesta dal compito;
f) scivolosità della superficie degli oggetti manipolati;
g) esecuzione di movimenti bruschi o “a strappo”;
h) esecuzione di gesti con contraccolpi o impatti ripetuti (es: martellare o picconare su superfici
dure, usare la mano come un attrezzo).
• a) uso di strumenti vibranti. Gli strumenti vibranti determinano rischi per le strutture degli arti
superiori: si sottolinea tuttavia che il livello di vibrazione va valutato con appropriate
procedure analitiche anche in virtù di recenti disposizioni normative in materia (Direttiva
44/2002). La trattazione di tali aspetti analitici esula dalla considerazione del presente contesto
in cui è sufficiente rilevare la presenza di uso di strumenti vibranti, con intensità vibratoria sul
sistema mano/braccio più o meno elevata.
Per quanto riguarda gli avvitatori, se dell’ultima generazione e dotati di meccanismo di arresto
della coppia, possono anche non comportare esposizione a livelli nocivi di vibrazioni. Al
contrario quelli a “saltarello” sono da considerare a rischio. Se comunque si evidenzia la
presenza di contraccolpo al momento dell’arresto, l’avvitatore va comunque considerato a
rischio.
• b) estrema precisione richiesta (tolleranza di circa +/-1,5 mm. nel posizionamento di un
oggetto) con avvicinamento dell’oggetto stesso al campo visivo: è evidente in questo caso la
presenza di una maggior contrattura della muscolatura cervicale, delle spalle e degli arti,
richiesta proprio dalla necessità di applicare precisione allo svolgimento del compito;
• c) compressioni localizzate su strutture anatomiche della mano o dell’avambraccio da parte
di strumenti, oggetti o aree di lavoro: esse sono chiamate in causa nella genesi di tendiniti
traumatiche o borsiti. Dal punto di vista pratico si consiglia di osservare sulle mani dei
lavoratori (in particolare il palmo e le dita), la presenza di arrossamenti e/o callosità che
denota la presenza del fattore;
2
• d) esposizione a temperature ambientali o di contatto molto fredde: temperature ambientali
uguali o inferiori a 0° o per contatto con superfici a temperatura inferiore a 0° (es: carni
congelate, gelati, ecc..);
• e) uso di guanti inadeguati che interferiscono con la capacità di presa richiesta dal compito
(es: taglia decisamente inadeguata, difficoltà o aumento di forza nel chiudere la presa intorno
all’oggetto in lavorazione, ecc..);
• f) scivolosità della superficie degli oggetti manipolati (es: manipolazione di superfici con olii
lubrificanti o di alimenti scivolosi, ecc.);
• g) esecuzione di movimenti bruschi o “a strappo” o veloci (es: il lancio di oggetti, lo strappo
di nastri adesivi o cartoni, ecc..) con frequenze di 2 volte e più al minuto;
• h) esecuzione di gesti con contraccolpi (es. martellare o picconare su superfici dure) con
frequenze di 2 volte e più al minuto; usare la mano come un attrezzo per 10 volte e più all’ora.
Accanto ai fattori di natura fisica o meccanica, altri fattori, indicati sotto il termine generico di
psico-sociali, vengono invocati in letteratura nel determinismo dei UP-WMSDs. Tra tali fattori
alcuni riguardano più direttamente la sfera individuale e pertanto non vengono inclusi in metodiche
che apprezzano l’esposizione “collettiva” e “lavorativa” di un gruppo.
Al contrario altri fattori, più propriamente definibili come organizzativi (straordinario abituale,
lavoro per incentivi, inadeguata formazione, lavoro a tempi predeterminati dalle macchine, lavoro
su oggetti in rapido movimento), sono comunque identificati come amplificatori del rischio
collettivo di “UL-WMSDs” (nonchè di altri effetti di salute) e, laddove parametrabili, sono in
questa sede considerati nel modello di rischio.
Alcuni di questi fattori (come ad esempio incentivi e orario prolungato) sono considerati in altre
fasi dell’analisi (es.: frequenza di azione, durata complessiva del lavoro ripetitivo giornaliero).
Altri, in particolare il lavoro a ritmi predeterminati dalla machina vengono in questa sede esaminati
secondo due distinti scenari:
• i ritmi di lavoro sono determinati dalla macchina ma esistono “zone polmone” per cui si può almeno in
parte accelerare o decelerare il ritmo di lavoro. Si intende per “zona polmone” la presenza di un buffer di
solo poche unità tale da permettere solo brevissimi distacchi dalla linea (es.: tempo per bere un sorso
d’acqua). Per zone polmone che consentono un distacco dalla postazione di lavoro di almeno 5 minuti
consecutivi, non sussiste il rischio da ritmi imposti dalla macchina;
• i ritmi di lavoro sono completamente determinati dalla macchina: in genere si applica quando il lavoratore
deve operare in linea con ritmi assolutamente prefissati ed in particolare con oggetti in movimento.
La descrizione dei fattori complementari fisico-meccanici può essere condotta parallelamente a
quella delle posture, utilizzando gli stessi supporti di informazione (es.: videoregistrazione). Per
ciascuno di tali fattori va espresso il tempo (rispetto a quello di ciclo e poi di compito) speso in
presenza del fattore, oppure la frequenza di azioni con il fattore presente (specie per i movimenti
bruschi e per quelli con colpi) o anche il livello quantitativo (ad esempio per le vibrazioni).
Ai fini della valutazione, fatta eccezione del fattore vibrazioni per il quale, come riferito,
esistono ben definite procedure di stima dell’esposizione, si tratta di valutare ogni scostamento
dalla condizione ottimale (assenza di fattori complementari o scarsa presenza) in modo crescente al
crescere del numero di fattori complementari presenti, nonché della relativa durata e/o frequenza
e/o livello.
Per i fattori organizzativi la descrizione si limita, in questa sede, a verificare la presenza o meno
di ritmi completamente vincolati (lavoro su catene in scorrimento) o vincolati ma con zone
polmone.
Lo schema di rilevazione di Scheda 10.1 contiene un modello descrittivo-valutativo dei fattori
complementari. Ne vengono elencati i più frequenti: altri possono essere di volta in volta aggiunti
qualora vengano osservati nel compito in esame.
3
Attribuzione dei punteggi di rischio
Ad ogni fattore complementare indicato è stato assegnato un identico punteggio di rischio
(Punteggio = 4 per una durata di una terzina del tempo di ciclo, 8 per due terzine e 12 per tre
terzine); si possono usare anche altri valor,i qualora il fattore complementare compaia con livelli di
intensità diversi, ma .mai superiori a 12.
Non essendo possibile quantificare a priori tutti i fattori complementari, si lascia la possibilità di
scegliere un punteggio da 2 a 4 rappresentativo della gravità (2 – bassa, 4 – alta) sempre riferito ad
esposizioni di 1/3, 2/3 o 3/3 del tempo di ciclo per presenza di altri fattori complementari ritenuti
dannosi per patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori..
Per l’esposizione a strumenti vibranti importanti quali martelli pneumatici, mole ecc. che
comportassero elevata esposizione a vibrazioni, i punteggi espositivi saranno di 8 per una terzina
del tempo, 12 per due terzine e 16 per tre terzine.
Per quanto riguarda l’attribuzione dei punteggi ai fattori definiti come organizzativi (ritmi
imposti dalla macchina), i valori proposti sono (in genere tali valori vanno attribuiti a tutto il ciclo):
- 8 per ritmi imposti ma con presenza di zone polmone;
- 12 per ritmi completamente imposti dalla macchina.
Come per la valutazione dell’impegno posturale, il rischio da presenza di fattori complementari
viene sintetizzato in un unico codice (ottenuto sommando i punteggi dei fattori fisico-meccanici a
quelli organizzativi).
Un esempio applicativo
Osservando un ciclo, sarà facile rilevare se per una terzina, due terzine o tre terzine di esso, sono
presenti dei fattori complementari di rischio. Se sono presenti solo per una terzina si barra la prima
casella; se presenti per due terzine del ciclo, si barra la seconda; se presenti per tutto il ciclo si barra
la terza. Se sono presenti più fattori, si sommano i punteggi corrispondenti a ciascuno dei fattori
presenti.
In questo esempio un operatore impugna una mola ad albero flessibile che gli provoca anche
una compressione localizzata al palmo della mano. Usa lo strumento vibrante per una terzina del
ciclo; nello stesso periodo ha "compressione localizzata".
Ne deriva che:
VIBRAZIONI [8 ] 1/3 [12 ] 2/3 [16 ] 3/3
COMPRESSIONI[4 ] 1/3 [8 ] 2/3 [12] 3/3
Il punteggio totale relativo ai fattori fisico meccanici sarà pari a 12 (somma dei due punteggi).
Se la linea su cui opera il lavoratore fosse a ritmo completamente vincolato, al punteggio relativo ai
fattori fisico-meccanici, si sommerà il punteggio di 12 relativo alla presenza di fattori organizzativi: il
punteggio finale risulterà pari a 24.

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  • 1. 1 L’individuazione e la quantificazione dei fattori di rischio complementari Descrizione dei fattori complementari Accanto ai fattori di rischio definiti principali fin qui esaminati, la letteratura ne evidenzia altri, sempre di natura lavorativa, che devono essere presi in considerazione nel processo di valutazione dell’esposizione. In questa sede essi sono definiti come complementari, non già perché di importanza secondaria, ma perché ciascuno di essi può essere di volta in volta presente o assente nel contesto esaminato. Essi sono suddivisibili in due categorie cui corrispondono altrettanti modelli valutativi: la prima comprende scenari con fattori complementari fisico-meccanici, la seconda comprende fattori definiti organizzativi. L’elenco, non necessariamente esaustivo, dei fattori complementari fisico-meccanici comprende: a) uso di strumenti vibranti; b) estrema precisione richiesta nel posizionamento di oggetti, c) compressioni localizzate su strutture anatomiche della mano o dell’avambraccio da parte di strumenti, oggetti o aree di lavoro; d) esposizione a temperature ambientali o di contatto molto fredde; e) uso di guanti che interferiscono con l'abilità manuale richiesta dal compito; f) scivolosità della superficie degli oggetti manipolati; g) esecuzione di movimenti bruschi o “a strappo”; h) esecuzione di gesti con contraccolpi o impatti ripetuti (es: martellare o picconare su superfici dure, usare la mano come un attrezzo). • a) uso di strumenti vibranti. Gli strumenti vibranti determinano rischi per le strutture degli arti superiori: si sottolinea tuttavia che il livello di vibrazione va valutato con appropriate procedure analitiche anche in virtù di recenti disposizioni normative in materia (Direttiva 44/2002). La trattazione di tali aspetti analitici esula dalla considerazione del presente contesto in cui è sufficiente rilevare la presenza di uso di strumenti vibranti, con intensità vibratoria sul sistema mano/braccio più o meno elevata. Per quanto riguarda gli avvitatori, se dell’ultima generazione e dotati di meccanismo di arresto della coppia, possono anche non comportare esposizione a livelli nocivi di vibrazioni. Al contrario quelli a “saltarello” sono da considerare a rischio. Se comunque si evidenzia la presenza di contraccolpo al momento dell’arresto, l’avvitatore va comunque considerato a rischio. • b) estrema precisione richiesta (tolleranza di circa +/-1,5 mm. nel posizionamento di un oggetto) con avvicinamento dell’oggetto stesso al campo visivo: è evidente in questo caso la presenza di una maggior contrattura della muscolatura cervicale, delle spalle e degli arti, richiesta proprio dalla necessità di applicare precisione allo svolgimento del compito; • c) compressioni localizzate su strutture anatomiche della mano o dell’avambraccio da parte di strumenti, oggetti o aree di lavoro: esse sono chiamate in causa nella genesi di tendiniti traumatiche o borsiti. Dal punto di vista pratico si consiglia di osservare sulle mani dei lavoratori (in particolare il palmo e le dita), la presenza di arrossamenti e/o callosità che denota la presenza del fattore;
  • 2. 2 • d) esposizione a temperature ambientali o di contatto molto fredde: temperature ambientali uguali o inferiori a 0° o per contatto con superfici a temperatura inferiore a 0° (es: carni congelate, gelati, ecc..); • e) uso di guanti inadeguati che interferiscono con la capacità di presa richiesta dal compito (es: taglia decisamente inadeguata, difficoltà o aumento di forza nel chiudere la presa intorno all’oggetto in lavorazione, ecc..); • f) scivolosità della superficie degli oggetti manipolati (es: manipolazione di superfici con olii lubrificanti o di alimenti scivolosi, ecc.); • g) esecuzione di movimenti bruschi o “a strappo” o veloci (es: il lancio di oggetti, lo strappo di nastri adesivi o cartoni, ecc..) con frequenze di 2 volte e più al minuto; • h) esecuzione di gesti con contraccolpi (es. martellare o picconare su superfici dure) con frequenze di 2 volte e più al minuto; usare la mano come un attrezzo per 10 volte e più all’ora. Accanto ai fattori di natura fisica o meccanica, altri fattori, indicati sotto il termine generico di psico-sociali, vengono invocati in letteratura nel determinismo dei UP-WMSDs. Tra tali fattori alcuni riguardano più direttamente la sfera individuale e pertanto non vengono inclusi in metodiche che apprezzano l’esposizione “collettiva” e “lavorativa” di un gruppo. Al contrario altri fattori, più propriamente definibili come organizzativi (straordinario abituale, lavoro per incentivi, inadeguata formazione, lavoro a tempi predeterminati dalle macchine, lavoro su oggetti in rapido movimento), sono comunque identificati come amplificatori del rischio collettivo di “UL-WMSDs” (nonchè di altri effetti di salute) e, laddove parametrabili, sono in questa sede considerati nel modello di rischio. Alcuni di questi fattori (come ad esempio incentivi e orario prolungato) sono considerati in altre fasi dell’analisi (es.: frequenza di azione, durata complessiva del lavoro ripetitivo giornaliero). Altri, in particolare il lavoro a ritmi predeterminati dalla machina vengono in questa sede esaminati secondo due distinti scenari: • i ritmi di lavoro sono determinati dalla macchina ma esistono “zone polmone” per cui si può almeno in parte accelerare o decelerare il ritmo di lavoro. Si intende per “zona polmone” la presenza di un buffer di solo poche unità tale da permettere solo brevissimi distacchi dalla linea (es.: tempo per bere un sorso d’acqua). Per zone polmone che consentono un distacco dalla postazione di lavoro di almeno 5 minuti consecutivi, non sussiste il rischio da ritmi imposti dalla macchina; • i ritmi di lavoro sono completamente determinati dalla macchina: in genere si applica quando il lavoratore deve operare in linea con ritmi assolutamente prefissati ed in particolare con oggetti in movimento. La descrizione dei fattori complementari fisico-meccanici può essere condotta parallelamente a quella delle posture, utilizzando gli stessi supporti di informazione (es.: videoregistrazione). Per ciascuno di tali fattori va espresso il tempo (rispetto a quello di ciclo e poi di compito) speso in presenza del fattore, oppure la frequenza di azioni con il fattore presente (specie per i movimenti bruschi e per quelli con colpi) o anche il livello quantitativo (ad esempio per le vibrazioni). Ai fini della valutazione, fatta eccezione del fattore vibrazioni per il quale, come riferito, esistono ben definite procedure di stima dell’esposizione, si tratta di valutare ogni scostamento dalla condizione ottimale (assenza di fattori complementari o scarsa presenza) in modo crescente al crescere del numero di fattori complementari presenti, nonché della relativa durata e/o frequenza e/o livello. Per i fattori organizzativi la descrizione si limita, in questa sede, a verificare la presenza o meno di ritmi completamente vincolati (lavoro su catene in scorrimento) o vincolati ma con zone polmone. Lo schema di rilevazione di Scheda 10.1 contiene un modello descrittivo-valutativo dei fattori complementari. Ne vengono elencati i più frequenti: altri possono essere di volta in volta aggiunti qualora vengano osservati nel compito in esame.
  • 3. 3 Attribuzione dei punteggi di rischio Ad ogni fattore complementare indicato è stato assegnato un identico punteggio di rischio (Punteggio = 4 per una durata di una terzina del tempo di ciclo, 8 per due terzine e 12 per tre terzine); si possono usare anche altri valor,i qualora il fattore complementare compaia con livelli di intensità diversi, ma .mai superiori a 12. Non essendo possibile quantificare a priori tutti i fattori complementari, si lascia la possibilità di scegliere un punteggio da 2 a 4 rappresentativo della gravità (2 – bassa, 4 – alta) sempre riferito ad esposizioni di 1/3, 2/3 o 3/3 del tempo di ciclo per presenza di altri fattori complementari ritenuti dannosi per patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori.. Per l’esposizione a strumenti vibranti importanti quali martelli pneumatici, mole ecc. che comportassero elevata esposizione a vibrazioni, i punteggi espositivi saranno di 8 per una terzina del tempo, 12 per due terzine e 16 per tre terzine. Per quanto riguarda l’attribuzione dei punteggi ai fattori definiti come organizzativi (ritmi imposti dalla macchina), i valori proposti sono (in genere tali valori vanno attribuiti a tutto il ciclo): - 8 per ritmi imposti ma con presenza di zone polmone; - 12 per ritmi completamente imposti dalla macchina. Come per la valutazione dell’impegno posturale, il rischio da presenza di fattori complementari viene sintetizzato in un unico codice (ottenuto sommando i punteggi dei fattori fisico-meccanici a quelli organizzativi). Un esempio applicativo Osservando un ciclo, sarà facile rilevare se per una terzina, due terzine o tre terzine di esso, sono presenti dei fattori complementari di rischio. Se sono presenti solo per una terzina si barra la prima casella; se presenti per due terzine del ciclo, si barra la seconda; se presenti per tutto il ciclo si barra la terza. Se sono presenti più fattori, si sommano i punteggi corrispondenti a ciascuno dei fattori presenti. In questo esempio un operatore impugna una mola ad albero flessibile che gli provoca anche una compressione localizzata al palmo della mano. Usa lo strumento vibrante per una terzina del ciclo; nello stesso periodo ha "compressione localizzata". Ne deriva che: VIBRAZIONI [8 ] 1/3 [12 ] 2/3 [16 ] 3/3 COMPRESSIONI[4 ] 1/3 [8 ] 2/3 [12] 3/3 Il punteggio totale relativo ai fattori fisico meccanici sarà pari a 12 (somma dei due punteggi). Se la linea su cui opera il lavoratore fosse a ritmo completamente vincolato, al punteggio relativo ai fattori fisico-meccanici, si sommerà il punteggio di 12 relativo alla presenza di fattori organizzativi: il punteggio finale risulterà pari a 24.