1. V
iviamo in un mondo nel
quale, “di facciata”, l’etica
sembra aver invaso tutto. Il
commercio è etico e soli-
dale, le imprese si autoregolamentano e
adottano codici etici e perfino la finanza
è diventata etica.
In realtà: compensi stravaganti, rendi-
menti finanziari senza senso, esaspe-
razione delle differenze, incertezza del
diritto, prevaricazione verso gli altri e
mancanza di rispetto per l’ambiente,
sono sintomatici di una vera e propria
emergenza etico-valoriale che non può
non essere, tra l’altro, conseguenza di
un’economia e verrebbe da dire di una
politica che non si sono mai realmente
preoccupate dell’etica. Certo, l’econo-
mia, come la scienza, sono da sempre
considerate disgiunte dalla morale, ma,
la politica e la “polis” di un paese civile
“devono” essere comunque fisiologi-
camente deputate a organizzare regole
che consentano l’evolversi, in assoluto
e prioritariamente, di una diffusa cultura
di valori e di rispetto.
L’autonomia dell’economia e la sua au-
toreferenziale capacità di regolarsi si
sono rivelate un’illusione; se si è giunti
al dover misurare i danni, poco calcola-
di ANTONIO PANIGALLI
EEE ETHICONOMIA CERCASI...
(MA IL RUOLO FONDAMENTALE
È DELLA POLIS)
“L’autonomia
dell’economia e la
sua autoreferenziale
capacità di
regolarsi si sono
rivelate un’illusione”.
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OPINIONI
12MESI
GIUGNO 2009
bili in corso d’opera, di una crisi globale
è proprio perché lo sbilanciamento tra
regola dettata dalla politica (con i suoi
tempi pachidermici) e regola di libero
mercato (con le sue innovative fulminee
tecnologie) hanno portato a una scom-
pensazione di valori o comunque a una
diversa velocità di azione e di reazione.
I soliti furbi hanno fatto e fanno il resto
navigando a vista in questo limbo incon-
trollabile e i risultati sono visibili alla
buona parte delle persone di buon sen-
so; la colpa comune sta nell’accettazione
di un circolo di illegalità e di carenza
valoriale teoricamente insostenibile
in un paese democratico. D’altron-
de il sistema vive sul filo del rasoio
e solo la politica, e la sua necessaria
capacità di regolamentazione della
vita civile, può ergersi da facilita-
tore tra il principio del mercato e
della conseguente disparità da una
parte (un euro, una voce) e quello
della democrazia e dell’uguaglian-
za dall’altra (una persona, una voce),
obbligati alla ricerca permanente di
un compromesso. Questa tensione
“democratica” permette al sistema di
adattarsi e di non rompersi come suc-
cede alle società governate da regimi
totalitari e ai sistemi basati su un
principio solo, avvalorando così la
tesi secondo la quale il capitalismo
vince come organizzazione eco-
nomica grazie alla democrazia, ma
proprio il bilanciamento di questo
articolato sistema, affidato al go-
verno della politica, deve essere
prioritariamente salvaguardato
per evitare che etica e denaro va-
dano in conflitto.
Resta il problema della globalizza-
zione, dove gli attori si dividono in
categorie non omogenee: governi demo-
cratici, teocratici, oligarchici, dittatoria-
li, tribù, lobbies e potentati mondiali e
locali, parlano con linguaggi incompren-
sibili fra loro rendendo impossibile ogni
mediazione per la condivisione di un
modello di sviluppo. Forse una confe-
renza mondiale su una definizione uni-
voca della parola “etica” potrebbe essere
un punto di partenza.