1. 7
OPINIONI
TTRs FOR THE EUROPEAN UNION
Luxembourg
Cyprus
Ireland
Bulgaria
Denmark
Slovenia
United Kingdom
Latvia
Lithuania
Netherlands
Poland
Portugal
Finland
Romania
Greece
Germany
Slovak Republic
Czech Republic
Estonia
Hungary
Sweden
Austria
Spain
Belgium
France
Italy
21.1%
23.2%
26.5%
29.0%
29.2%
35.4%
37.3%
38.5%
38.7%
40.5%
42.3%
43.3%
44.6%
44.9%
47.2%
48.2%
48.7%
48.8%
49.6%
53.3%
54.6%
55.5%
56.6%
57.0%
65.8%
68.6%
EU averange 44.2% World averange 47.8%Profit taxes
Labour taxes
Other taxes
Note: The chart shows the TTRs for economies in the European Union split by type of tax
compared to the EU and the world averange.
Source: PwC analysis.
di ANTONIO PANIGALLI
2
00.000 imprese, 2.400.000
lavoratori, 60 miliardi di euro,
sono all’incirca i numeri di
quello che si sta muovendo in-
tornoallamoratoriachefumessaincampo
per prorogare le quote capitale dei finan-
ziamenti bancari… ed ora cosa succederà?
Se non ci saranno ulteriori interventi go-
vernativi si verificherà una nuova stagione
di pesante moria delle imprese. La cosa
auspicabile e più importante non è quella
di ottenere ulteriori interventi di spot/
moratorie, bensì quella di “ripensare”
nell’insieme la politica economica, fiscale
eburocratica.
Infatti, secondo lo studio “Paying taxes
2011”, realizzato dalla Banca Mondiale e
dallasocietàdiconsulenzaPwC,l’Italiaèal
“profondo” vertice della pressione fiscale
in Europa, e, tanto per non smentirsi, tra
le prime al mondo (il solito preoccupante
einaccettabileprimatonegativo).
Il TTR (Total Tax Rate, indice del carico
complessivo dei tributi nazionali, locali
e sociali) ammonta al 68,6%, a fronte di
una media europea del 44,2% (al di sotto
diquasi25puntipercentuali)ediuname-
dia mondiale del 47,8% (quasi il 21% di
differenza). Ma il dato ormai sembra non
colpire più nessuno visti i temi sui quali è
impegnata l’agenda pubblica della politica
dientrambiglischieramentiequestolivel-
lo di TTR è sicuramente figlio di un siste-
mapoliticochedaldopoguerraaoggi,per
attuare il compromesso del compromesso
del compromesso, ha portato a un’evasio-
nestimataincirca120miliardidi¤/annui
e ad un giro d’affari della malavita stimato
incirca60miliardidi¤/annui.
Su 183 Paesi esaminati dal dossier, l’Italia
risultaal167°postotraiPaesiincuicom-
plessivamente è più pesante il carico fisca-
le. A pesare particolarmente sono le tasse
sul lavoro (contributi sociali e TFR) che
rispetto al tasso complessivo del 68,6%
rappresentanoil43,4%delcarico.
Anche la burocrazia rende difficile la vita
FINE DELLA MORATORIA,
RI-MUOIONO LE IMPRESE
alle nostre imprese che impiegano 285
ore l’anno soltanto per adempiere i pro-
pri doveri fiscali, posizionandosi al 123°
posto della classifica mondiale. Anche
qui il confronto con la media europea (di
circa 225 ore) è molto critico.
A conti fatti, un’azienda italiana impiega
mediamente quasi 24 giorni per essere
in regola con tutti i pagamenti all’erario
e agli istituti di previdenza. Va poi det-
to che il nostro posto in classifica non è
migliorato, anzi siamo scesi di un posto
(nell’edizione dello scorso anno l’Italia
era il paese numero 166) e non si au-
torizzano neppure facili speranze per il
futuro, perché durante le fasi di crisi e di
economia stagnante il costo del fisco per
le imprese aumenta, in quanto il carico
fiscale tende a rimanere rigido proprio
mentre gli utili ed il PIL si contraggono.
Tra le curiosità dello studio, in tema di
gender gap (già trattato nei precedenti
articoli), è da segnalare anche il fatto che
in alcune legislazioni c’è un diverso tratta-
mentofiscalepergenere:ledonnepagano
più tasse degli uomini in Costa d’Avorio,
Burkina Faso, Indonesia e Libano. Ci
sono però anche paesi, come Israele, Co-
rea e Singapore, dove avviene l’opposto,
per incentivare l’ingresso delle donne nel
mondodellavoro.
“Letassesonoilprezzochesidevepagare
per una società civilizzata”: la citazione di
Oliver Wendell Holmes, giurista america-
nodell’iniziodelsecoloscorso,campeggia
sul frontespizio di “Paying Taxes 2011”.
Daaggiungere:“Semprechesianoequee
nontifaccianomorire”.
12MESI
GENNAIO 2011